Il peso sproporzionato del contagio da Covid-19 fra gli immigrati del Bronx
a cura di R. Longo; M. Penasso

Autori dell'articolo sono medici che lavorano nel distretto ad alta densità multi-etnica del Bronx di New York, sul territorio e in ospedale. Evidenziano che durante la crisi pandemica gli immigrati con basso reddito sono le UNICHE persone colpite da Covid-19.

 In queste comunità il rischio di infezione da Covid-19 è notevolmente più alto a causa della combinazione di vari fattori: livelli gravi di malattie degenerative (asma, diabete, ipertensione, obesità, alcolismo) che aumentano il rischio di complicazioni in caso di contagio, stress cronico e minor accesso ai servizi sanitari di prevenzione. Influisce anche la condizione abitativa: molti dei pazienti immigrati vivono in case con spazi ristretti, condividendo letti e bagni tra più generazioni; è perciò spesso impossibile separare le persone anziane o affette da patologie croniche, e ciò vale persino per coloro che contraggono il virus e che devono stare a casa in quarantena; ai fattori di rischio si aggiunge la necessità per le persone - pur se contagiate dal virus - di uscire di casa per lavorare (in maggioranza lavori che rientrano nei servizi essenziali: infermieri, badanti, autisti di autobus e metropolitana, commessi in negozi di alimentari, etc.) 
Non sorprende perciò questo dato: attualmente nel Bronx - in cui vive mezzo milione di immigrati - c'è il tasso più elevato di contagi e di morti per Covid19 rispetto agli altri distretti di New York City.

 Gli autori evidenziano come la crisi abbia esacerbato la situazione delle comunità di immigrati statunitensi che era già da tempo caratterizzata da numerose difficoltà, in primis lo scarso accesso ai servizi sanitari per ostacoli dovuti alla lingua (a casa viene usata la lingua d'origine), la mancanza di un’assicurazione sanitaria dovuta allo status legale, alla paura di un collegamento tra servizi medici e forze di polizia. La pandemia ha perciò rivelato in maniera prepotente le disuguaglianze del sistema sanitario statunitense. 

 Conclusioni: Un sistema sanitario più equo non deve mettere in secondo piano gli immigrati e gli altri gruppi vulnerabili. Man mano che la gravità della crisi si riduce e il Paese comincia a individuare obiettivi di gestione della pandemia a lungo termine, è necessario pensare a costruire un sistema più "comprensivo" ed equo. Test e trattamenti devono essere accessibili a tutti i pazienti, in particolare per le categorie a rischio elevato. Nel caso degli immigrati, test e terapie per essere efficaci devono essere comunicati usando le lingue del Paese d'origine, e l'accesso ai servizi dovrebbe essere facilitato eliminando il rischio di conseguenze legali ad es. espulsione.

Queste riflessioni ed esortazioni valgono per i sistemi sanitari di qualsiasi Paese, poiché richiamano l'attenzione sulle categorie più vulnerabili.

 (Ross J, Diaz CM, Starrels JL. The Disproportionate Burden of COVID-19 for Immigrants in the Bronx, New York. JAMA Intern Med. 2020 May 8)

 


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