Ricerca e politica: due mondi troppo distanti? a cura di Paola Capra, DoRSPubblicato il 22 Luglio 2014Aggiornato il 07 Maggio 2018Sintesi di studi/reviewDa sapere Esiste un divario tra le evidenze tratte dalla ricerca scientifica e la loro applicazione a livello pratico e di azioni politiche. L’uso di evidenze scientifiche nei processi decisionali e’ influenzato da: accesso tempestivo a evidenze scientifiche rilevanti e di qualita’ collaborazione e costruzione di relazioni tra chi fa ricerca e i decisori politici acquisizione di competenze in merito alla ricerca di evidenze da parte dei decisori Qual è l’argomento dello studio Gli interventi per colmare la distanza tra i risultati derivati dalla ricerca scientifica e la loro concreta applicazione alle azioni politiche - concetto sinteticamente definito come gap tra ricerca e politica - sono oggetto di recenti studi. E’ necessario studiare le barriere e gli elementi che possono facilitare la comprensione della ricerca e il suo utilizzo, per disegnare interventi appropriati ed efficaci. E’ noto che la politica è determinata e altresì influenzata dal contesto in cui si svolgono i processi decisionali ma anche dalle evidenze tratte dalla ricerca scientifica. Rispetto ai fattori che impediscono e quelli che facilitano l’utilizzo delle evidenze, la revisione sistematica Innvaer 2002 è la sola che ha preso in esame le percezioni dei decisori politici, in quanto potenziali utenti delle evidenze tratte dalla ricerca. La revisione sistematica Oliver 2014 aggiorna ed amplia gli obiettivi della revisione del 2002 al fine di: identificare i fattori che agiscono come barriere o che invece facilitano l’utilizzo della ricerca nell’ambito delle politiche pubbliche, non solo sanitarie, includendo i fattori percepiti dai diversi tipi di portatori di interesse (oltre ai decisori politici, i ricercatori e altri utenti della ricerca); descrivere l’obiettivo, i metodi, le popolazioni e i risultati delle nuove evidenze prese in esame in questo settore Quali sono i risultati dello studio Barriere e facilitatori per l’utilizzo di evidenze riferiti con maggiore frequenza (n = # studi in cui viene riferito il fattore) Le prime 5 barriere per l’uso di evidenze I primi 5 facilitatori per l’uso di evidenze Disponibilità e accesso alla ricerca / migliore disseminazione (n = 63) Chiarezza, rilevanza e affidabilità dei risultati della ricerca (n = 54) Tempestività / opportunità (n = 42) Competenze dei decisori politici rispetto alla ricerca (n = 25) Costi (n = 25) Disponibilità e accesso alla ricerca / migliore disseminazione (n = 65) Collaborazione (n = 49) Chiarezza, rilevanza e affidabilità dei risultati della ricerca (n = 46) Relazioni con i decisori politici (n = 39) Relazioni con i ricercatori (n = 37) Le barriere e i facilitatori sono classificati secondo il loro contenuto in temi: Contatti e relazioni, organizzazioni e risorse, ricerca e caratteristiche dei ricercatori, caratteristiche dei decisori politici caratteristiche della politica, altri fattori Contatti e relazioni I contatti, le collaborazioni, le relazioni interpersonali sono i principali facilitatori per l’utilizzo delle evidenze, così come riferiscono oltre due terzi degli studi inclusi. La tempestività e l’opportunità sono la barriera più importante per la creazione di rapporti di collaborazione. Alcuni studi discutono sul ruolo dei contatti di tipo informale, non programmati, spontanei, sia per lo sviluppo di politiche che per la ricerca di evidenze. Organizzazioni e risorse I fattori di carattere organizzativo, come la difficoltà di accedere ai risultati della ricerca, la scarsa disseminazione e i costi sono i fattori che più incidono e impediscono l’utilizzo delle evidenze. Altre barriere individuate sono la mancanza di supporto gestionale da parte dell’organizzazione, la presenza di ordini professionali, la carenza di risorse materiali e di personale, il frequente turn over dello staff nell’ambito di un’organizzazione, la volontà dell’organizzazione di sostenere un approccio evidence based. Gli ordini professionali sono visti come barriere nel caso non esistano linee guida utili e evidence based o quando gli ordini sono percepiti come più orientati ad interessi politici e quindi non indipendenti nel loro giudizio. Altri fattori chiamati in causa rispetto al tema organizzazioni e risorse sono i tempi veloci della programmazione politica, i processi politici spesso poco flessibili e trasparenti e, nei paesi in via di sviluppo, la mancanza di un efficace sistema di assistenza sanitaria. Disponibilità, accesso e disseminazione sono importanti facilitatori al pari del sostegno pratico da parte dell’organizzazione. Ricerca e caratteristiche dei ricercatori Le caratteristiche delle evidenze tratte dalla ricerca sono fattori che incidono sulla comprensione e sull’utilizzo, con particolare attenzione alla chiarezza, alla rilevanza e all’affidabilità dei risultati. Non sono da trascurare l’aspetto formale del prodotto finale, la qualità delle evidenze scientifiche e l’autorevolezza. La figura del knowledge broker, un mediatore nel passaggio di conoscenze tra il mondo della ricerca scientifica e quello della politica, è vista come un elemento che favorisce la comprensione e l’utilizzo delle evidenze. I ricercatori in sé possono essere “fattori” che incidono sulla comprensione e sull’uso di evidenze: se il ricercatore comprende il processo politico e le priorità del contesto politico è di aiuto e di sostegno, se viceversa ha altre urgenze e riceve pressioni per pubblicare su riviste scientifiche è una barriera. Ovviamente i ricercatori valutati in modo positivo devono essere super partes, indipendenti e non fare gli interessi di altri. Caratteristiche dei decisori politici La mancanza di competenze nella ricerca di evidenze e il poco interesse e la poca sensibilizzazione verso l’utilità delle evidenze sono barriere per un loro utilizzo concreto da parte dei decisori stessi. In ogni caso l’esperienza personale, i possibili pregiudizi e i valori del singolo incidono fortemente sulla scelta di utilizzare o meno le evidenze. Caratteristiche della politica Senza dubbio la rilevanza e la complessità dei processi decisionali in politica sono messi a confronto con la relativa semplicità o la maggiore linearità dei problemi clinici. La pressione di fattori economici, politici, sociali e culturali ha un forte impatto ed è un ostacolo allo sviluppo di politiche evidenze based, così come l’influenza ed il potere delle lobbies, la poca chiarezza dei processi decisionali. Nella pratica questo studio è importante perché: Consigli per i decisori e i ricercatori Le evidenze tratte dalla ricerca scientifica sono solo una fonte di informazione per i decisori politici, e i ricercatori iniziano a riconoscere questo fatto: oltre un terzo degli studi inclusi nella revisione fanno riferimento all’uso di evidenza informale, dai dati locali a una conoscenze tacita, cioè una conoscenza non codificata, non contenuta in testi o manuali, non gestita attraverso flussi comunicativi strutturati; ma una conoscenza che esiste nella testa degli individui, che nasce dall'esperienza lavorativa e che - come tale - si collega alla capacità di comprensione dei contesti di azione, intuizioni, sensazioni che difficilmente possono essere comprese da chi non condivide tale esperienza (cit. da Wikipedia). Identificare queste differenti fonti e tipi di informazione è cruciale per descrivere ed influenzare il processo politico. Sarebbe utile formulare una definizione chiara di evidenza, che ad oggi manca: pochi studi inclusi nella revisione specificano il tipo di informazioni cui si fa riferimento parlando di evidenza. Questo perché la maggioranza degli studi sono scritti da e per i ricercatori e sono perciò focalizzati sulle evidenze tratte dalla ricerca scientifica. Sarebbe utile coinvolgere i decisori politici già nella scrittura e nel disegno di uno studio: fino ad allora sarà difficile difendere il mondo accademico dall’accusa di non capire le priorità e i processi politici, accusa che si protrae ormai da un ventennio. La mancanza di chiarezza, rilevanza e affidabilità della ricerca sono barriere che dovrebbero indurre nei ricercatori una riflessione sui obiettivi, metodi e modalità di comunicazione dei loro prodotti. Tuttavia, parlando di due mondi, quello della ricerca e della politica, lontani, sarebbe importante capire che cosa i decisori politici intendono per chiarezza, rilevanza e affidabilità della ricerca e perché e in che modo utilizzerebbero la ricerca. Per promuovere e favorire lo scambio di conoscenze tra mondo della ricerca scientifica e mondo politico, con un approccio di knowledge trasfer and exchange, sono state individuate diverse strategie: il knowledge broker o mediatore di conoscenza, sommari, sintesi di studi e revisioni, risorse indirizzate ai decisori per aiutarli ad orientarsi nella comprensione delle evidenze scientifiche e favorirne l’applicazione pratica. Questioni aperte e indicazioni per le ricerche future La maggior parte degli studi inclusi nella revisione è di carattere descrittivo. Pochi studi esplorano quando, come e perché i facilitatori e le barriere entrano in gioco durante i processi politici decisionali, nell’utilizzo di evidenze. Pochi studi valutano l’impatto che il mondo della ricerca ha sulla politica e gli esiti sulle popolazioni La ricerca futura potrebbe partire dalla classificazione delle barriere e dei facilitatori secondo i temi individuati in questa revisione per identificare quali sono i temi e i fattori più rilevanti e che più incidono sull’uso di evidenze da parte dei politici, in base al differente ambito di ricerca, ai differenti contesti o ai vari paesi. Un altro obiettivo futuro, per i ricercatori, potrebbe essere di migliorare i 5 fattori barriera più menzionati dagli studi della revisione (cfr tabella): rendere la ricerca accessibile e di conseguenza aumentarne le possibilità di utilizzo, migliorare le competenze dei decisori politici riguardo la ricerca, calcolare i costi con maggiore accuratezza. Come è stato realizzato lo studio Gli studi selezionati per la revisione Oliver 2014 rispondono ai seguenti criteri di inclusione: sono di ricerca primaria (a prescindere dal disegno di studio) o revisioni sistematiche che descrivono o spiegano come le evidenze tratte dalla ricerca scientifica vengono utilizzate nei processi decisionali; vengono inclusi anche studi di intervento; riguardano una politica (intesa come decisone presa da un’organizzazione statale, a livello nazionale, regionale o di agglomerato urbano); analizzano barriere e facilitatori per l’utilizzo delle evidenze (relazionali, organizzativi, relativi ai ricercatori o ai decisori politici, alla ricerca o alle politiche, o ancora di altra natura) Vengono inclusi tutti i disegni di studio, tutti i tipi di popolazione, e tutti i settori della politica. L’arco temporale preso in esame considera gli studi pubblicati da luglio 2000 a settembre 2012. La ricerca bibliografica si è svolta su numerose banche dati, tra cui Medline, Embase, SocSci Abstracts, Psychlit, Cochrane Library. Da un punto di vista geografico il 23 % degli studi è stato condotto in paesi a basso e medio reddito, dalle regioni dell’Africa Sub Sahariana ai paesi dell’America Centrale e alcuni studi negli stati del Medio Oriente. Tramite un progressivo processo di selezione gli iniziali 6879 studi si riducono a 145, di cui la metà sono stati pubblicati tra settembre 2010 e settembre 2012. Riferimenti bibliografici Oliver K, Innvaer S, Lorenc T, Woodman J, Thomas J. A systematic review of barriers to and facilitators of the use of evidence by policymakers. BMC Health Services Research 2014 14:2.http://www.biomedcentral.com/1472-6963/14/2 Innvaer S, Vist G, Trommald M, Oxman A. Health policymakers' perceptions of their use of evidence: a systematic review. Journal of health services research and policy 2002; 7: 239-44. TAG ARTICOLODECISORI; EVIDENCE INFORMED POLICY MAKING; EVIDENZE; KTE; P.R.P. 2014-2018;