"Essere preparati" in promozione della salute per affrontare le crisi sanitarie: un "dovere" o una "cosa carina da fare"?Qualche esempio dal Piemonte sulla pandemia covid-19a cura di Antonella BenaPubblicato il 25 Novembre 2021Aggiornato il 16 Dicembre 2021RaccomandazioniLa pandemia di Covid-19 ha evidenziato la vitale importanza di utilizzare le metodologie e gli strumenti della promozione della salute all’interno delle politiche di emergenza locali/nazionali/globali. In questi due anni è emerso chiaramente che per contrastare efficacemente il coronavirus è fondamentale creare le condizioni affinché le persone abbiano un maggiore controllo sulle proprie vite, individualmente e collettivamente. Questo richiede di essere pronti all’imprevisto, al non atteso, ed essere preparati (preparedness) utilizzando in forma nuova le competenze e gli strumenti professionali. Mentre Covid-19 si diffonde, si attenua e riappare, le persone devono affrontare l'incertezza con la consapevolezza che i bisogni individuali devono rispondere anche ai bisogni collettivi. Informazioni accessibili, affidabili, comprensibili, culturalmente appropriate e tempestive sono essenziali al fine di ottenere un cambiamento positivo del comportamento sanitario necessario per contenere e mitigare la pandemia. Prevenzione e previsione sono ora parole chiave che inondano il discorso pubblico, ma la mancanza di (health) literacy, cioè di “strumenti culturali” (per fare scelte consapevoli e argomentate per la salute), mina alla base il sostegno a un forte impegno in tal senso. Dors ha messo a disposizione numerosi materiali documentando la necessità, per esempio, di mantenere stili di vita sani durante i periodi di lockdown (Dors | Attività fisica a casa. Una serie d’infografiche per proporla), sostenere l’empowerment e la cura di sé per tutti (Dors | Comunità e COVID-19: la prospettiva di Glenn Laverack, esperto di epidemie), affrontare i problemi di salute mentale generati dalla pandemia (https://www.dors.it/tipologie.php?tipocont=B08&idtema=35 ), far fronte all'infodemia (Dors | Covid -19: consideriamo (anche) l'Health Literacy). È tuttavia abbastanza evidente quanto sia stato carente un approccio di questo tipo: i più vulnerabili si sono ammalati di più e sono morti di più. I bambini più disagiati hanno avuto gravi ripercussioni sugli apprendimenti a causa della didattica a distanza. I piani di emergenza si sono concentrati principalmente sulla cura. La promozione della salute non era tra gli obiettivi prioritari da perseguire sebbene fin da subito i medici in prima linea abbiano denunciato la necessità di affrontare il virus nel territorio e affiancare strumenti diversi da quelli strettamente “sanitari”. Consapevoli di tutto ciò, gli operatori del Piemonte, oltre ad affrontare l’emergenza sul campo rinforzando le fila degli operatori in prima linea, “sono stati pronti”, lì dove era possibile/fattibile, a sviluppare velocemente progetti e interventi a diversi livelli. Nel 2020-21 sono stati segnalati sulla banca dati Pro.Sa 44 progetti riguardanti Covid-19. 37 sono interventi rivolti alle scuole, 36 sviluppati nel setting sanitario, 35 diretti alla comunità, 20 a sostegno dei lavoratori della sanità. Una selezione di casi provenienti da diverse Asl sono raccolti nell’area “Coronavirus SARS-CoV-2: Il piemonte per il Covid-19” del sito dors (https://www.dors.it/pagina_singola.php?idpagina=45 ): ognuno di essi è brevemente descritto e accompagnato da una scheda che sintetizza le azioni ‘orientate o ri-orientate’ all’emergenza sanitaria. La scheda è corredata dei link per accedere ai progetti e ai relativi materiali. L'obiettivo non è quello di fornire una panoramica completa, ma piuttosto di illustrare esempi diversi - per destinatari, contesto, setting, tematica - esemplificando il contributo che la promozione della salute potrebbe/dovrebbe dare per ridurre il rischio di infezione e/o trasmissione di Covid-19. Le azioni vanno dall'intervento individuale dedicato a malati, cittadini fragili, operatori o caregiver, all'azione incentrata sulle famiglie e la comunità, dal ri-orientamento di interventi dedicati agli utenti dei dipartimenti di salute mentale, al sostegno ai familiari di pazienti deceduti per Covid-19 ed altre patologie durante il lockdown, a iniziative di sostegno dedicate a insegnanti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado. I temi chiave che emergono da questi casi includono: l’equità: è fondamentale affrontare le esigenze e valorizzare le risorse delle popolazioni vulnerabili utilizzando un linguaggio appropriato e tenendo conto del contesto culturale. Bisogna incontrare le persone là dove si trovano, ascoltandole per individuare ciò di cui hanno bisogno per rimanere in salute, considerando le sfide poste dal distanziamento fisico. Devono essere riconosciuti i bisogni dei gruppi “nascosti”, come le persone con problemi di salute mentale che non esprimono apertamente le proprie necessità, o i bambini confinati a casa e disconnessi tecnologicamente i cui conflitti famigliari sono spesso invisibili; la fiducia: per creare fiducia sono necessarie trasparenza e comunicazione chiara e coerente, specialmente quando, come in questo caso, la pandemia dura a lungo ed è in continua evoluzione. La fiducia si costruisce riconoscendo che le indicazioni riflettono le migliori conoscenze maturate fino ad oggi. E possono cambiare man mano che la scienza e lo studio della pandemia si sviluppano. Un’azione continua a tutti i livelli a sostegno di un’interpretazione corretta delle informazioni e delle indicazioni ufficiali è importantissima per garantire che pazienti e cittadini capiscano e per contrastare l’infodemia. l’approccio sistemico: come si vede dai casi raccolti, Covid-19 non è solo un problema di salute individuale, ma anche di organizzazione sociale, dato che coinvolge anche caregiver, famiglie, reti sociali estese, quartieri, comunità, organizzazioni sanitarie. Una forte infrastruttura di promozione della salute è necessaria per soddisfare le esigenze immediate e a lungo termine che la pandemia pone, ma anche per non interrompere i programmi in corso (le vaccinazioni di routine, i programmi per la prevenzione / cessazione del fumo, gli screening oncologici, ecc). Su questo aspetto relativo all’investimento strutturale, nel 2020, è stata fatta una riflessione profonda e operativa da parte degli operatori di promozione della salute piemontesi, che abbiamo ospitato sul nostro sito (Dors | La Promozione della Salute del Piemonte è pronta a ripartire?). La domanda che è sorta da questa riflessione è stata: siamo pronti a ripartire? Essere pronti e preparati fa parte del DNA delle strategie di promozione della salute. Gli effetti immediati e a lungo termine sulla salute individuale, sul benessere della comunità e sui sistemi sanitari stanno ancora emergendo, ma è chiaro che ci stiamo avviando verso una “nuova normalità” con cambiamenti che probabilmente rimarranno stabili (in particolare il passaggio alla digitalizzazione della comunicazione, degli interventi e dell'assistenza sanitaria) e porranno alcune sfide prioritarie per “essere preparati e pronti”: la costruzione di buone pratiche e l’investimento di risorse nella organizzazione della promozione della salute, concentrandosi sull'health literacy, l'educazione alla salute, l’accessibilità e l’appropriatezza dell'informazione e dell'assistenza sanitaria, tenendo conto che siamo in una nuova “era tecnologica” che comprende strumenti come i social media e la telemedicina; la necessità di dati e prove valide e affidabile riguardanti interventi di promozione della salute/health literacy per migliorare e sostenere l’equità nella salute per tutti attraverso processi partecipativi che coinvolgano le organizzazioni e le comunità locali la preparazione per i cambiamenti attesi legati alla pandemia, come la resistenza ai vaccini e il sostegno alle persone con disabilità croniche da Covid-19. Gli esempi che abbiamo riportato descrivono quanto è stato possibile avviare in emergenza e forniscono suggerimenti concreti da attuare anche nel prossimo futuro. La collaborazione interdisciplinare e le strategie di coinvolgimento della comunità sono fondamentali per promuovere il benessere e ottenere risultati positivi a lungo termine basati sulla fiducia, il rispetto e obiettivi condivisi. Non sono una “cosa carina da fare” in caso ci siano abbastanza tempo e risorse, ma fanno parte della preparedness per affrontare le crisi sanitarie e dovrebbero pertanto essere inserite nei piani pandemici. Descrivere quanto è già stato attuato con successo è uno stimolo importante per diffondere questo approccio: continueremo a riportare altri esempi dal Piemonte e da altre regioni. Rielaborato da Antonella Bena a partire da Health promotion preparedness for health crises – a ‘must’ or ‘nice to have’? Case studies and global lessons learned from the COVID-19 pandemic (nih.gov) TAG ARTICOLOCOVID19; PROGETTI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE; PROMOZIONE DELLA SALUTE NELLE SCUOLE;