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» Tema : Infortuni sul lavoro
» Tipologia : Recensioni

Stima del tasso di infortunio fra gli immigrati irregolari: risultati di un studio realizzato in Veneto.

Lo studio di Mastrangelo et al, pubblicato in  questi giorni su BMC Research Notes, stima il tasso di infortunio fra gli immigrati in una area del nord est del'Italia.

Dors ha curato la traduzione in lingua italiana dell'abstract:


Introduzione: Le statistiche sugli infortuni sul lavoro si basano sui lavoratori dipendenti assicurati. Con il crescere del  numero di immigrati impiegati illegalmente e / o senza regolare visto di lavoro in molti paesi industrializzati, è importante  stimare il tasso di infortuni tra questi lavoratori. Risultati: Il presente studio è stato condotto in una zona del Nord-Est Italia. Le fonti di informazione utilizzate sono i dati di accesso al pronto soccorso di un ospedale in Provincia di Verona; i dati sulla popolazione straniera residente nati nel bacino d'utenza dell'ospedale; e la percentuale stimata di lavoratori impiegati illegalmente in campioni rappresentativi della Provincia di Verona e la Regione Veneto.
Dei 419 immigrati non dell'Unione europea (non UE) che hanno avuto accesso al pronto soccorso tra gennaio e dicembre 2004 , 146 hanno suscitato sospetti in quanto hanno segnalato la casa, piuttosto che il posto di lavoro, come il luogo dell'incidente. Questi casi sono stati considerati come casi di infortunio sul lavoro e usati come numeratore per il calcolo del tasso d’infortunio. Il numero di lavoratori extracomunitari impiegati illegalmente, è stato stimato in base alle differenti ipotesi e variava da 537 a 1.338 lavoratori. Il tasso corrispondente varia da 109,1-271,8 per 1.000 lavoratori extracomunitari illegali, contro il 65 per 1.000 riportato in Italia nel 2004.
Conclusioni: I risultati di questo studio suggeriscono che vi è una quota piuttosto importante di lavoratori stranieri che subiscono infortuni nell’ambito del lavoro ma che non hanno alcuna forma di tutela. Occorre pertanto fare ulteriori sforzi per la prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro. Si può concludere che l’Istituto nazionale per l'assicurazione di infortuni legati all'attività lavorativa (INAIL) probabilmente sottovaluta l'incidenza di questi infortuni in Italia.

Riferimento bibliografico
Mastrangelo G, Rylander R, Buja A, Marangi G, Fadda E, Fedeli U, Cegolon L. Work related injuries: estimating the incidence among illegally employed immigrants. BMC Res Notes. 2010 Dec 8;3:331.


Il rischio infortunistico dipende anche dalla durata del rapporto di lavoro
L'anzianità aziendale, la durata cioè del rapporto di lavoro, risulta essere uno dei fattori determinanti del rischio infortunistico.
Questo aspetto non è trascurabile se consideriamo la crescita negli ultimi decenni del fenomeno del precariato, con conseguente frammentazione delle carriere.

L’obiettivo di questo studio, condotto dalla Scuola di Sanità Pubblica (ex servizio di epidemiologia) dell'ASL TO3, è descrivere la dipendenza del rischio infortunistico dalla durata del rapporto di lavoro, studiando soprattutto l’impatto dell’età, del settore economico in cui è inserito il lavoratore e dell’esperienza specifica accumulata nello stesso settore produttivo.

Le analisi indicano che 1) Esiste un’associazione lineare inversa tra il rischio infortunistico e l’anzianità aziendale 2) conoscendo i dati relativi all'anzianità aziendale e all'esperienza pregressa, non è più necessaria l'informazione sull'età nel determinare il rischio infortunistico. 3) nei primi 6 mesi di lavoro il rischio infortunistico è più alto del 50% rispetto a quello di un individuo che lavora nella stessa azienda da più di 3 anni.


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