Il 25 novembre 2021 è stata lanciata la Campagna #lavoromolesto, contro la violenza e le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, organizzata da Cgil Piemonte, Cgil Umbria insieme a “L’Espresso”.
Il sindacato ha raccolto i racconti e le testimonianze di tante lavoratrici vittime di molestie, aggressioni, minacce, ricatti anche sessuali nei luoghi di lavoro, nell’ambito di un percorso formativo per la prevenzione delle violenze e delle molestie, nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2021. Proprio da questa iniziativa ha preso le mosse la campagna #lavoromolesto, per rompere il silenzio.
La formazione è stata occasione per entrare nel merito di temi quali l’identità di genere, l’orientamento sessuale, le discriminazioni, l’importanza della lingua e del linguaggio, le misure di prevenzione, i principi costituzionali, la Convenzione ILO 190 e altri approfondimenti culturali e normativi.
Sono un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. Nei tre anni precedenti all’indagine, ovvero fra il 2013 e il 2016, hanno subito questi episodi oltre 425 mila donne (il 2,7%).
Con riferimento ai soli ricatti sessuali sul lavoro, sono un milione 173 mila (il 7,5%) le donne che nel corso della loro vita lavorativa sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni nella loro carriera. https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-sul-luogo-di-lavoro
Formare le delegate e i delegati è importantissimo per prevenire il rischio violenza e molestie nei luoghi di lavoro e per tutelare coloro che ne sono state vittime, ma fondamentale è prima di tutto saperle riconoscere anche se non sono raccontate.
L’importanza della rete e delle relazioni sono emerse con forza durante la formazione e dal riconoscimento di questa importanza Cgil Piemonte e Cgil Umbria hanno avviato una collaborazione con L’Espresso per dare spazio e voce, in maniera anonima, a chi vorrà scrivere e raccontare di molestie anche sessuali o violenze subite, conosciute, trattate e gestite.
Come è scritto nell’articolo 1 della “Convenzione sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro”, redatta dall’Ilo (International labour organization), l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove la giustizia sociale e i diritti umani in ambito lavorativo, ratificata da poco anche dall’Italia, la violenza o le molestie sul lavoro sono «un insieme di pratiche e comportamenti inaccettabili». Ma lo è anche solo «la minaccia di porli in essere, sia in un’unica occasione, sia ripetutamente». La stessa convenzione spiega che consistono in azioni che «possano comportare un danno fisico, psicologico, sessuale o economico, e includono la violenza e le molestie di genere». Rappresentano, quindi, una minaccia alle pari opportunità e sono incompatibili con il lavoro dignitoso, sano, sicuro, per tutti. In un ambiente lavorativo in buona salute devono essere favorite le relazioni interpersonali basate su principi di eguaglianza e di reciproca correttezza.
https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/11/23/news/molestie_lavoro_denuncia-326871401/
https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/11/23/news/molestie_lavoro_licenziata-326986992/
https://ne-np.facebook.com/hashtag/lavoromolesto?source=feed_text&epa=HASHTAG
L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo ha adottato le nuove “Linee guida sull’Uguaglianza di Genere e Empowerment di Donne, Ragazze e Bambine (2020-2024)”, presentate al Comitato Congiunto del 14/12/2020. Il documento è stato redatto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo con il concorso della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).
Oltre ad inquadrare la politica di genere nel contesto internazionale, le Linee guida definiscono le priorità della Cooperazione italiana per la promozione dell’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne e ragazze, e si rivolgono a tutti gli attori del sistema Italia (come previsto dalla legge 125/2014), applicandosi a tutti i progetti e programmi finanziati e/o cofinanziati dall’Italia.
Il carattere innovativo delle linee guida risiede nella definizione di obiettivi concreti ed ambiziosi. In particolare, si prevedono target sul finanziamento di iniziative ad hoc (almeno 10% dei contributi volontari e 10% de delle iniziative inserite in programmazione) e sul mainstreaming, attraverso l’uso sistemico del policy gender marker del OCSE-DAC ed il potenziamento delle analisi di genere. Inoltre, un accento particolare è posto sul cambiamento istituzionale interno, attraverso la previsione di azioni per il rafforzamento delle capacità dello staff, l’individuazione di Focal point, l’adeguamento del sistema di monitoraggio e valutazione, l’adozione di indicatori di genere disaggregati.
Le Linee guida identificano quali temi prioritari dell’azione della Cooperazione italiana la violenza di genere e diritti di donne/ragazze/bambine; l’empowerment ed il settore privato; lo sviluppo agricolo, la sicurezza alimentare ed cambiamento climatico; la salute sessuale e riproduttiva; l’istruzione e la formazione professionale; l’aiuto umanitario e i contesti fragili.
La redazione del documento ha previsto un processo di consultazione multi-sakeholder, coordinato dalla DGCS del MAECI, con le Organizzazioni della Società Civile e con il gruppo di lavoro “Strategie e linee di indirizzo della cooperazione italiana allo sviluppo” del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CNCS), che hanno contribuito all’elaborazione del testo attraverso successive revisioni.
L’adozione delle Linee guida sull’Uguaglianza di Genere e Empowerment di Donne, Ragazze e Bambine per il prossimo quadriennio (2020/2024) rappresenta un nuovo punto di partenza per la Cooperazione Italiana e l’AICS ha già iniziato a lavorare per mettere in pratica i principi e le azioni in esse contenute. (Fonte: Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo)
Un gruppo di operatori torinesi, riscoprendo e assumendo il ruolo di cittadini attivi, ha recentemente redatto un documento nell’ambito della campagna “Torino per la salute mentale e l’equità”, che è stato condiviso tra le varie realtà del territorio e sottoposto alle forze politiche candidate alle elezioni amministrative di Torino 2021 con la richiesta di inserimento di azioni di protezione/promozione della salute mentale della comunità all’interno dell’agenda politica dei decisori in una più ampia cornice di giustizia sociale.
La pandemia di COVID-19 ha esacerbato i problemi di salute mentale, che hanno già colpito milioni di persone, con un impatto che probabilmente si farà sentire negli anni a venire. In un incontro di vertice organizzato dall'OMS/Europa e dal governo della Grecia, i ministri e i rappresentanti dei paesi della regione europea dell'OMS hanno inviato un messaggio forte sull'importanza di dare priorità alla salute mentale nel processo di recupero.
In una dichiarazione innovativa adottata durante il vertice, i ministri hanno riconosciuto l'impatto sulla salute mentale del COVID-19 e hanno chiesto maggiori investimenti nei servizi di salute mentale e l'inserimento del supporto per la salute mentale al centro dell'agenda di recupero post COVID-19.
L'incontro, durato 2 giorni dal 22 al 23 luglio, ha accolto figure politiche di alto profilo, esperti tecnici e scientifici e sostenitori della comunità. Le discussioni si sono concentrate sugli aspetti critici della salute mentale, compresi i servizi di salute mentale, gli impatti della pandemia sui gruppi vulnerabili, gli aspetti della qualità dell'assistenza e gli impatti specifici sugli operatori sanitari.
Oltre ad esacerbare i problemi di salute mentale esistenti per milioni di persone in tutta la Regione, la pandemia ha anche portato la salute mentale in prima linea nelle discussioni globali sulla salute e il benessere, creando opportunità per affrontare questioni come stigma, vulnerabilità e silenzio.
Parlando ai delegati, Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'OMS per l'Europa, ha sottolineato il lavoro già intrapreso dall'OMS/Europa sulla salute mentale e ha sottolineato l'opportunità che la pandemia presenta quando si tratta di ripensare la salute mentale e in particolare la cura della salute mentale: “Questa pandemia offre l'opportunità di ripensare i servizi, sanare le fratture nella società che sono state esposte e le lacune che sono state ingrandite. Questa è un'opportunità che nessun Paese può sprecare e oggi segna un punto di svolta”.
La diffusione di COVID-19, i blocchi risultanti e altri limiti al movimento e all'interazione sociale hanno causato un aumento dei problemi di salute mentale, in particolare quelli associati alla sicurezza personale, all'autoisolamento, alla disoccupazione, alle preoccupazioni finanziarie e all'esclusione sociale. In molti casi, i servizi sono stati interrotti a causa delle restrizioni di blocco e della riallocazione degli operatori sanitari.
Ripensare i servizi di salute mentale è stata una parte centrale del Summit. In sessioni separate, i delegati hanno ascoltato gli operatori sanitari e gli utenti dei servizi, evidenziando le sfide della pandemia.
Katerina Messimeri, della Cooperativa Sociale di Corfù, ha parlato dell'importanza dei modelli incentrati sul paziente.
Allo stesso tempo, ripensare i servizi di salute mentale richiede anche supporto e investimenti da parte dei governi, come ha spiegato Maria Dimopoulou, capo infermiera presso il Centro di salute mentale di Corfù: “I governi devono concentrarsi sul rafforzamento della voce dei pazienti psichiatrici. Dobbiamo concentrarci sui modelli di recupero regionali e nazionali: un approccio olistico e umano alla cura della salute mentale. Dobbiamo investire finanziariamente e soprattutto nelle risorse umane, perché obiettivi forti e persone forti possono costruire il futuro. E l'Oms può garantire che nessuno venga lasciato indietro”.
Pur avendo un impatto fisico minore sui giovani, la pandemia ha causato loro particolari difficoltà, soprattutto a causa dell'interruzione della scuola e della loro vita sociale.
Chryssa, volontaria e attivista di Euro Youth Mental Health, ha parlato delle sfide di salute mentale affrontate dai giovani: “Una delle cose più difficili durante questa pandemia è che dobbiamo ancora presentarci come studenti o come dipendenti e agire come se non fosse successo niente. Dobbiamo ancora dare il 100% di noi stessi a quello che stiamo facendo perché la vita continua, anche se assomiglia a malapena alla vita come la conoscevamo”.
Garantire la massima qualità dell'assistenza alla salute mentale è essenziale quanto sottolineare l'importanza del supporto per gli operatori sanitari e gli utenti dei servizi. La qualità dell'assistenza ha ricevuto maggiore attenzione negli ultimi mesi, con l'OMS/Europa e il governo greco che hanno aperto un nuovo ufficio secondario ad Atene incentrato sulla qualità dell'assistenza e i rappresentanti del governo hanno discusso approfonditamente la questione al vertice.
I servizi sanitari di qualità, in particolare legati alla salute mentale, sono stati identificati come una parte cruciale della ripresa da COVID-19. Questo è un problema che riguarda tutti i settori dell'assistenza sanitaria, ma è particolarmente cruciale per il settore della salute mentale.
Poiché siamo ora a un bivio in questo momento critico, i governi, i decisori politici e gli attori internazionali stanno ripensando il loro approccio alla qualità dell'assistenza alla salute mentale, con la sicurezza dei pazienti in primo piano nella discussione.
La pandemia di COVID-19 ha esacerbato i problemi di salute mentale, che hanno già colpito milioni di persone, con un impatto che probabilmente si farà sentire negli anni a venire. In un vertice di alto livello organizzato dall'OMS/Europa e dal governo della Grecia, i ministri e i rappresentanti dei paesi della regione europea dell'OMS hanno inviato un messaggio forte sull'importanza di dare priorità alla salute mentale nel processo di recupero. In una dichiarazione innovativa adottata durante il vertice, i ministri hanno riconosciuto l'impatto sulla salute mentale del COVID-19 e hanno chiesto maggiori investimenti nei servizi di salute mentale e l'inserimento del supporto per la salute mentale al centro dell'agenda di recupero post COVID-19.
Le discussioni si sono concentrate sugli aspetti critici della salute mentale, compresi i servizi di salute mentale, gli impatti della pandemia sui gruppi vulnerabili, gli aspetti della qualità dell'assistenza e gli impatti specifici sugli operatori sanitari.
Con la diffusione di COVID-19, i conseguenti blocchi e altri limiti al movimento e all'interazione sociale hanno causato un aumento dei problemi di salute mentale, in particolare quelli associati alla sicurezza personale, all'autoisolamento, alla disoccupazione, alle preoccupazioni finanziarie e all'esclusione sociale. In molti casi, i servizi sono stati interrotti a causa delle restrizioni di blocco e della riallocazione degli operatori sanitari.
I servizi sanitari di qualità, in particolare legati alla salute mentale, sono stati identificati come una parte cruciale della ripresa da COVID-19. Questo è un problema che riguarda tutti i settori dell'assistenza sanitaria, ma è particolarmente cruciale per il settore della salute mentale. Poiché siamo ora a un bivio in questo momento critico, i governi, i decisori politici e gli attori internazionali stanno ripensando il loro approccio alla qualità dell'assistenza alla salute mentale, con la sicurezza dei pazienti in primo piano nella discussione.
Obiettivi della Coalizione europea per la salute mentale: affrontare lo stigma e la discriminazione; costruire servizi di salute mentale accessibili e multidisciplinari nelle comunità locali; rinnovare l'assistenza sanitaria di base; rafforzare gli investimenti in una forza lavoro per la salute mentale adeguata allo scopo; affrontare i determinanti strutturali e ambientali della cattiva salute mentale.
Un terzo delle donne nell'UE ha subito violenza fisica e/o sessuale. Circa 50 donne perdono la vita a causa della violenza domestica ogni settimana e il 75% delle donne in ambito professionale ha subito molestie sessuali. Oltre ai molti effetti negativi personali, sociali ed economici della violenza di genere, la situazione è esacerbata a causa della pandemia.
Il Parlamento Europeo chiede che la violenza di genere, online e offline, sia trattata come un crimine particolarmente grave con “una dimensione transnazionale" attraverso una legge e delle politiche mirate per affrontare tutte le forme di violenza e discriminazione basate sul genere (contro donne e ragazze, ma anche contro le persone LGBTIQ+).
Il testo è stato approvato con 427 voti favorevoli, 119 contrari e 140 astensioni (maggioranza assoluta).
Ciò servirebbe da base giuridica per una direttiva UE incentrata sulle vittime, che utilizzi gli standard della Convenzione di Istanbul e altri standard internazionali e dovrebbe includere in particolare:
Inoltre, i deputati denunciano il femminicidio come forma più estrema di violenza di genere contro le donne e le ragazze e sottolineano che anche negare l'assistenza all'aborto sicuro e legale è una forma di violenza di genere.
Promuovere e rilanciare l’assistenza territoriale per la salute mentale, assumere la comunità come cornice di riferimento, proteggere i diritti umani e la dignità delle persone con sofferenza mentale, favorire ovunque possibile una presa in carico inclusiva e partecipata.
Nerina Dirindin fa il punto sui possibili esiti della Conferenza governativa 2021 per la salute mentale di comunità.
L’evolversi della situazione pandemica ha determinato la necessità di trovare nuove risposte ai bisogni della popolazione per conciliare necessità di ripresa e tutela della salute.Dors illustra gli ultimi provvedimenti normativi che hanno portato all’istituzione della Certificazione verde covid-19, documento che mira a consentire gli spostamenti dei soggetti tutelandone la privacy.
La bussola proposta dal convegno (8 aprile) dell'Associazione Italiana di Sociologia e sezione Medicina e Salute, con il patrocinio dell’ISS, ha offerto un confronto su quattro distorsioni del SSN confermate dalla epidemia di Covid-19. É stato presentato anche il Libro Bianco con un capitolo (di M. Ingrosso e G. Osti) dedicato alla promozione della salute, una rivoluzione ancora incompresa e inapplicata, riconnessa all'ambiente.
L’indice sull’uguaglianza di genere (gender equality index), è uno strumento che monitora le disparità tra uomo e donna nei paesi dell’Unione europea. È stato sviluppato da Eige, l’istituto europeo per l’uguaglianza di genere, e si basa sull’analisi di numerosi indicatori relativi ad alcune aree specifiche, i cosiddetti domini. Cioè ambiti della vita quotidiana in cui le donne rischiano di trovarsi in condizioni di svantaggio rispetto agli uomini. Sono in tutto sei i domini considerati dall’indice:
A questi si aggiungerà in futuro un settimo dominio, quello relativo alla violenza contro le donne. Per il quale i primi dati saranno disponibili solo nel 2023.
67,9 su 100 il punteggio dell’indice sull’uguaglianza di genere 2020 per l’Unione europea
Con ben 83,8 punti la Svezia è prima tra i paesi Ue, a distanza di circa 30 punti dalla Grecia, ultima in classifica.
La Spagna è l'unico paese del sud a superare l'indice Ue.
Mentre quasi tutti gli stati del nord, tra cui Danimarca (77,4), Finlandia (74,7) e Paesi Bassi (74,1) superano ampiamente il punteggio medio Ue (67,9), lo stesso non si può dire per nessun paese del sud né dell'est Europa, fatta eccezione per la Spagna (72).
In questo senso l'Italia si posiziona al di sotto della media con un punteggio di 63,5 su 100, distante di circa 4 punti dal dato Ue. Chiudono invece la classifica la Grecia, insieme a Ungheria (52), Romania (54,4) e Slovacchia (55,5). (Fonte Openpolis)
Dors pubblica i primi risultati di Scuola Sicura, lo screening attivo da gennaio 2021 per contrastare la diffusione della covid-19; indirizzato agli studenti delle classi II e III delle scuole secondarie di primo grado del Piemonte.
Il Coordinamento nazionale conferenza per la Salute Mentale chiede, in un appello, investimenti destinati a misure per la tutela della salute mentale e rilancia i punti cardine per una rete diffusa di servizi per la salute mentale inclusivi, integrati e radicati nel territorio, in primis con il potenziamento dei Dipartimenti di Salute Mentale DSM e del personale, con piani di assunzioni e finanziamenti adeguati.
Questi gli altri punti chiave dell’appello:
Dors pubblica le esperienze dell'anno passato e presenta la relazione di attività 2020 attraverso immagini e numeri e il documento relativo la programmazione del 2021. Ringraziamo tutti i nostri utenti per averci accompagnato con il loro supporto e i loro suggerimenti.
“Diario della Salute. Percorsi di promozione del benessere tra i pre-adolescenti” è un programma scolastico di promozione del benessere psicosociale e della salute dei ragazzi di 12-13 anni. L’obiettivo è potenziare le capacità emotive e sociali dei ragazzi (life-skills) che svolgono un ruolo di protezione nella prevenzione dei comportamenti a rischio e del disagio adolescenziale.
L’obiettivo ha consentito di esplorare e sperimentare possibili nuove rotte, per migliorare l'accessibilità e la qualità dei servizi di prossimità in montagna. La metodologia del Future Lab è stato uno strumento di analisi partecipata dei bisogni sociali e sanitari, delle comunità del Pinerolese e delle Valli di Susa e Sangone. Un percorso ricco di segnali concreti, buone pratiche già in atto, e spunti per la ripartenza.
Quest'anno, il tema della Giornata internazionale della donna (8 marzo), "Women in leadership: Achieving an equal future in a COVID-19 world", celebra gli enormi sforzi delle donne e delle ragazze di tutto il mondo nel plasmare un futuro e una ripresa più equi dalla pandemia COVID-19 e mette in evidenza le lacune che rimangono. Le donne sono ancora sottorappresentate nella vita pubblica e nel processo decisionale, come rivelato nel recente rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite. Le donne sono capi di Stato o di governo in 22 paesi e solo il 24,9% dei parlamentari nazionali sono donne. Al ritmo di progresso attuale, l'uguaglianza di genere tra i capi di governo richiederà altri 130 anni. Le donne sono anche in prima linea nella battaglia contro COVID-19, in qualità di operatori in prima linea del settore sanitario, come scienziati, medici e assistenti, ma vengono pagate l'11% in meno a livello globale rispetto ai loro colleghi maschi. Alcune delle risposte più efficienti ed esemplari alla pandemia COVID-19 sono state guidate da donne. E le donne, in particolare le giovani donne, sono in prima linea in movimenti diversi e inclusivi online e nelle strade per la giustizia sociale, il cambiamento climatico e l'uguaglianza in tutte le parti del mondo. Tuttavia, le donne sotto i 30 anni sono meno dell'1 per cento dei parlamentari nel mondo. Questo è il motivo per cui la Giornata internazionale della donna di quest'anno è un grido di battaglia per l'uguaglianza delle generazioni, per agire per un futuro uguale per tutti. Il Generation Equality Forum, la più importante convocazione per gli investimenti e le azioni sull'uguaglianza di genere, prenderà il via a Città del Messico dal 29 al 31 marzo e culminerà a Parigi nel giugno 2021. Attirerà leader, visionari e attivisti da tutto il mondo, in sicurezza su una piattaforma virtuale, per spingere verso un cambiamento trasformativo e duraturo per le generazioni a venire.
Con il decreto del 26 gennaio 2021 è stato istituito il nuovo “Tavolo di lavoro tecnico sulla salute mentale” presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute.
Il Tavolo ha i seguenti compiti:
Il Tavolo di lavoro ha una durata di tre anni ed è composto da persone che rappresentano istituzioni, realtà organizzate, società scientifiche e portatrici di interesse del mondo della salute mentale.
(Fonte: CCM)
La “chiave di volta” per trasformare questo periodo di transizione in una ripresa sostenibile sono le nuove competenze per la vita che riguardano le politiche e la società. Per la sanità e il sociale sono centrali le competenze sulla health/digital literacy dentro una ri-organizzazione dei servizi orientati alla prossimità e al lavoro di rete nella comunità locale.
Il progetto, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è destinato alle scuole dell’infanzia, nelle prime classi della scuola primaria e nei centri di istruzione/educazione.
Sono luoghi fondamentali della vita dei bambini e delle bambine e uno dei principali contesti in cui si svolge la socializzazione di genere ed in cui si creano, si mantengono e si trasmettono comportamenti ed atteggiamenti stereotipati.
Il progetto ha sperimentato alcune azioni volte ad aumentare la consapevolezza sull’argomento nelle educatrici ed educatori, e negli/nelle insegnanti che quotidianamente sono in contatto con bambini e bambine della fascia di età 4- 7 anni.
Con questa linea di intervento D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) vuole promuovere attraverso i centri antiviolenza la diffusione di strumenti didattici per attività dedicate a una fascia di età importante e delicata per la costruzione della propria identità e delle relazioni con l’altro/altra.
Sono stati realizzati quattro video animati della durata di circa un minuto ciascuno, destinati a una fascia di età 4-7 anni. I video sono stati utilizzati per attività di sensibilizzazione in sedici città su tutto il territorio nazionale, con l’organizzazione di laboratori didattici. Questi erano rivolti a un gruppo ristretto di insegnanti, educatrici ed educatori, allo scopo di far conoscere gli strumenti pedagogici prodotti, sperimentarli, e per programmare attività in aula con bambini/e.
Il Parlamento Europeo ha approvato il 21 gennaio 20121 la nuova strategia UE per la parità di genere.
La strategia per la parità di genere 2020-2025, presentata a marzo 2020 dalla Commissione Europea, traccia le azioni chiave per porre fine alle discriminazioni e alla violenza di genere, per garantire pari partecipazione e opportunità nel mercato lavorativo e il raggiungimento dell’equilibrio di genere nel processo decisionale e politico.
Dati recenti dimostrano che la pandemia di covid-19 e i periodi di confinamento hanno portato ad un aumento della violenza contro le donne, del divario di genere nei lavori assistenziali non retribuiti, nonché altri potenziali impatti a lungo termine sul lavoro retribuito e sui redditi delle donne.
Vengono chieste misure vincolanti contro la violenze di genere. In particolare l’accesso a meccanismi sicuri ed efficaci per la denuncia e la risoluzione delle controversie, campagne informative, servizi di supporto per le donne vittime di violenza e azioni di risarcimento.
La Commissione propone inoltre che nel 2021 vengano poste in atto misure per raggiungere gli obiettivi della Convenzione di Istanbul, nel caso non venga applicata da alcuni Stati membri.
Per quanto attiene al mercato del lavoro, si chiede che gli stipendi e le condizioni lavorative siano uniformati fra donne e uomini.
I deputati sono poi profondamente preoccupati per il contraccolpo a sfavore dei diritti delle donne in alcuni Paesi UE, in particolare per il diritto all'aborto e l'accesso ad un'educazione sessuale completa in Polonia e per la riforma adottata in Ungheria che attacca i diritti della comunità transessuale e intersessuale. Il PE chiede che la situazione dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere sia continuamente monitorata, comprese le campagne di disinformazione e le iniziative regressive in tutti i Paesi UE, e che venga messo a punto un sistema di allarme che avvisi quando questi diritti vengono negati.
Ottiene il riconoscimento di "buona pratica" il programma "Aziende che Promuovono Salute - Rete WHP Lombardia" che ha l'obiettivo generale promuovere cambiamenti organizzativi dei luoghi di lavoro e renderli ambienti favorevoli alla adozione consapevole ed alla diffusione di stili di vita salutari.