Durante la pandemia di COVID-19, le persone anziane hanno dovuto fare i conti con le conseguenze derivanti dall’isolamento e dall’emarginazione di cui sono stati oggetto in maniera diffusa. Molti studi e ricerche hanno indagato il fenomeno, elaborando delle raccomandazioni, inerenti interventi mirati, con l’obiettivo di facilitare la loro inclusione.
Nella fase post pandemia da COVID-19, sarà necessario reinvestire nella salute materna, neonatale e infantile, come suggerisce un articolo pubblicato su Lancet Public Health. Dors ne propone una sintesi.
Il progetto B.E.S.T.® diventa una buona pratica di welfare territoriale condiviso con lo scopo dicontrastare le disuguaglianze nell’accesso ai servizi di cura e salute, rivolgendosi in particolare alle famiglie con figli con bisogni educativi speciali associati a svantaggio socio-economico e linguistico di una circoscrizione/area di Milano.
Il 3 agosto scorso sono stati presentati i primi risultati dell'indagine di sieroprevalenza dell’infezione da virus SARS-CoV-2 realizzata dal Ministero della Salute e l'Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana.
Dors pubblica, a corredo del documento con i risultati provvisori dell'indagine, il commento del Professor Giuseppe Costa del Servizio di Epidemiologia dell'ASL TO relativo ai dati piemontesi.
Nel “Manifesto per riabitare l’Italia” sono contenute e approfondite ventotto parole chiave considerate come alfabeto ideale per poter tornare ad un'immagine aggregata del Paese, delle tante Italie che da una parte sono svuotate e dall’altra non reggono più ai fenomeni di concentrazione avvenuti nei decenni.
CARE – Catalogo di Azioni orientate all’Equità è una banca dati in cui si possono trovare esempi di interventi realizzati in Italia, in Europa e in altri paesi con caratteristiche simili al nostro.
La promozione della salute può essere più importante che mai nei momenti di crisi come quello generato dalla pandemia da covid 19. Abbiamo condotto una ricerca rapida di letteratura per provare a capire come.
Disporre di dati quanto più precisi e completi e appliccare le migliori tecniche di analisi è oggi il bisogno piu' sentito per supportare scientificamente le scelte dei decisori. Analizziamo gli aspetti di gestione dei dati personali e presentiamo la Survey appena promossa da Ministero e Istat per gestire questa fase di emergenza.
Autori dell'articolo sono medici che lavorano nel distretto ad alta densità multi-etnica del Bronx di New York, sul territorio e in ospedale. Evidenziano che durante la crisi pandemica gli immigrati con basso reddito sono le UNICHE persone colpite da Covid-19.
In queste comunità il rischio di infezione da Covid-19 è notevolmente più alto a causa della combinazione di vari fattori: livelli gravi di malattie degenerative (asma, diabete, ipertensione, obesità, alcolismo) che aumentano il rischio di complicazioni in caso di contagio, stress cronico e minor accesso ai servizi sanitari di prevenzione. Influisce anche la condizione abitativa: molti dei pazienti immigrati vivono in case con spazi ristretti, condividendo letti e bagni tra più generazioni; è perciò spesso impossibile separare le persone anziane o affette da patologie croniche, e ciò vale persino per coloro che contraggono il virus e che devono stare a casa in quarantena; ai fattori di rischio si aggiunge la necessità per le persone - pur se contagiate dal virus - di uscire di casa per lavorare (in maggioranza lavori che rientrano nei servizi essenziali: infermieri, badanti, autisti di autobus e metropolitana, commessi in negozi di alimentari, etc.) Non sorprende perciò questo dato: attualmente nel Bronx - in cui vive mezzo milione di immigrati - c'è il tasso più elevato di contagi e di morti per Covid19 rispetto agli altri distretti di New York City.
Gli autori evidenziano come la crisi abbia esacerbato la situazione delle comunità di immigrati statunitensi che era già da tempo caratterizzata da numerose difficoltà, in primis lo scarso accesso ai servizi sanitari per ostacoli dovuti alla lingua (a casa viene usata la lingua d'origine), la mancanza di un’assicurazione sanitaria dovuta allo status legale, alla paura di un collegamento tra servizi medici e forze di polizia. La pandemia ha perciò rivelato in maniera prepotente le disuguaglianze del sistema sanitario statunitense.
Conclusioni: Un sistema sanitario più equo non deve mettere in secondo piano gli immigrati e gli altri gruppi vulnerabili. Man mano che la gravità della crisi si riduce e il Paese comincia a individuare obiettivi di gestione della pandemia a lungo termine, è necessario pensare a costruire un sistema più "comprensivo" ed equo. Test e trattamenti devono essere accessibili a tutti i pazienti, in particolare per le categorie a rischio elevato. Nel caso degli immigrati, test e terapie per essere efficaci devono essere comunicati usando le lingue del Paese d'origine, e l'accesso ai servizi dovrebbe essere facilitato eliminando il rischio di conseguenze legali ad es. espulsione.
Queste riflessioni ed esortazioni valgono per i sistemi sanitari di qualsiasi Paese, poiché richiamano l'attenzione sulle categorie più vulnerabili.
(Ross J, Diaz CM, Starrels JL. The Disproportionate Burden of COVID-19 for Immigrants in the Bronx, New York. JAMA Intern Med. 2020 May 8)
EuroHealnet (EHN) pubblica sul sito alcune interessanti riflessioni, supportate da evidenze scientifiche, sulle sfide attuali che la pandemia da COVID19 sta costringendo i sistemi sanitari dei vari paesi ad affrontare soprattutto in termini di disuguaglianze sociali. EHN inoltre suggerisce di cominciare non solo a ipotizzare delle strategie per tutte le sfide che ancora ci aspettano sul medio e lungo termine, ma di cominciare a fare qualcosa di concreto fin da subito e coinvolgendo le varie communities: Proteggere la salute dei cittadini è una responsabilità di tutti.
Scarica la traduzione Italiana a cura di Dors