Sono quattro, per ora, i vaccini approvati dall' Agenzia Europea per il farmaco (EMA). Si tratta del vaccino Comirnaty (BNT162b2) della Pfizer-BioNTec, del mRNA-1273 sviluppato da Moderna, ChAdOx1 nCoV-19 prodotto AstraZeneca e di Ad26.COV2.S sviluppato dalla Johnson & Johnson.
Un tratto che spesso caratterizza le storie di giovani migranti e rifugiate è la volontà di superare la violenza e le esperienze traumatiche vissute, al fine di migliorare la propria condizione e quella della loro famiglia, lavorando e acquisendo autonomia. Le donne e ragazze migranti e rifugiate, nonostante le incredibili sfide affrontate, in ragione delle numerose barriere che ostacolo il loro accesso a determinati servizi, assumono ruoli di leader e diventano punti di riferimento all’interno delle loro comunità, nei centri informali e nelle occupazioni.
Attraverso l’empowerment di donne e ragazze - tramite programmi di life-skills e il miglioramento dell’accesso alle informazioni e ai servizi disponibili – l’UNICEF mitiga il rischio di violenza rafforzando la consapevolezza delle giovani su come riconoscere e affrontare eventuali casi di rischio. L’UNICEF ha inoltre realizzato e diffuso una campagna di sensibilizzazione e materiale aggiuntivo al fine di promuovere l’accesso ai servizi di protezione e di diffondere informazioni chiave.
Il lavoro di prevenzione della violenza richiede anche uno stretto lavoro con le istituzioni al fine di supportare lo sviluppo di politiche, leggi e protocolli di risposta alla violenza di genere, e attraverso l’implementazione di strategie per generare un cambiamento delle norme.
Tra le note condivise con le istituzioni, un manuale sull’identificazione delle minori straniere non accompagnate in Bulgaria, Grecia, Italia e o ancora una ricerca sulla violenza sessuale contro uomini e ragazzi nella rotta del Mediterraneo Centrale che ha consentito la diffusione e generazione di conoscenze sul tema. Tra le attività recentemente condotte anche il rafforzamento della risposta dei servizi nell’ambito dell’emergenza COVID-19 in Italia.
Continuano le nostre riflessioni sul ruolo della Promozione della Salute ai tempi di pandemia. Oggi parliamo del lavoro della SS Promozione della Salute dell’ASL TO3 della Regione Piemonte con i Comuni resilienti del suo territorio di competenza. Il dialogo attivo e il supporto ai Comuni e alle comunità apre una riflessione più ampia e interessante.
Il report OMS descrive l'entità del problema, in termini di decessi e numero di incidenti, i principali fattori di rischio e gli interventi efficaci. Insiste sull'importanza di un approccio olistico che includa misure legislative, azioni di enforcement e indirizzate a modificare i comportamenti, innanzitutto dei ciclisti, riprogettazione dell'ambiente costruito. Evidenzia la necessità di integrare la sicurezza di chi si muove in bicicletta, in una strategia di sicurezza stradale e dei trasporti, più ampia e globale. Infine sottolinea i benefici di chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto, per la salute e per l'ambiente.
Il periodo del lockdown ha influito positivamente sul numero totale degli omicidi, ma non sugli omicidi con vittime di sesso femminile. È uno dei dati più significativi che emerge dal report elaborato dal Servizio analisi criminale della direzione della Polizia criminale.
Il documento analizza l’andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente. Sono stati esaminati, in particolare, i cosiddetti reati spia relativi alla violenza di genere e i delitti potenzialmente riconducibili a liti familiari, soprattutto se consumati in ambito domestico. L’incidenza degli atti persecutori rivolti contro le donne ha avuto un andamento costante pari al 76% nello scorso anno, mentre nel 2020 si è passati dal 76% di gennaio, al 71% ad aprile e maggio, per poi risalire al 73% a giugno.
Oscillante nel 2020 anche la percentuale di donne vittime di maltrattamenti da parte di familiari e conviventi: dall’82% di gennaio il dato scende al 78% del mese di maggio, risalendo all’82% nel mese di giugno, mentre nel 2019 si attestava sull’83% in maniera pressoché costante.
Le violenze sessuali, dopo il periodo di lockdown, risultano in aumentano a maggio e ancora di più a giugno, restando sempre al di sotto dei dati registrati a gennaio e febbraio 2020.
Anche i reati di minaccia, lesione personale e percosse in ambito familiare restano inferiori rispetto ai dati del 2019: durante il periodo del lockdown si registra un’importante flessione, addirittura un dimezzamento nei mesi di marzo e aprile rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, ma i reati tornano a crescere nei mesi di maggio (10.828) e giugno (10.662).
Un approfondimento riguarda i dati sugli omicidi volontari che si confermano in calo del 19% rispetto a quelli dell’anno scorso (da 161 a 131). Le vittime di sesso femminile, però, aumentano (da 56 a 59) e, se nel 2019 costituivano il 35% degli omicidi totali, nel 2020 l’incidenza si attesta al 45%.
Stesso trend per quanto riguarda gli omicidi in ambito familiare/affettivo che, seppur in diminuzione rispetto all’anno scorso (da 73 a 69), presentano un aumento dell’incidenza sul totale degli omicidi (da 45% a 53%). Anche le vittime di sesso femminile aumentano (da 45 a 53) e cresce l’incidenza (dal 62% nel 2019 al 77% nel 2020). Crescono, infine, gli omicidi commessi da partner o ex partner (da 32 a 36) e l’incidenza di donne uccise in questo modo (da 71% nel 2019 al 68% nel 2020). (Fonte: Ministero dell'Interno)
Abstract
Il Rapporto, a cura del Ministero della Salute, pubblicato il 30 luglio 2020, è l’analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM) riferiti all’anno 2018. Ha lo scopo di offrire uno strumento conoscitivo per i diversi soggetti istituzionali responsabili della definizione ed attuazione delle politiche sanitarie del settore psichiatrico, per gli operatori e per i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale.
Sintesi dei risultati principali: Gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2018 ammontano a 837.027 unità. Gli utenti sono di sesso femminile nel 53,8% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (68,3%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni (soprattutto nelle femmine) mentre la più alta concentrazione si ha nella classe 45-54 anni (25,0% nei maschi; 23,1% nelle femmine); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (7,5% nei maschi e 12,3% nelle femmine).Nel 2018 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale ammontano a 323.707 unità di cui il 93,4% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita. LE PATOLOGIE I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (29,2 per 10.000 abitanti nei maschi e 48,6per 10.000 abitanti nelle femmine).L’ATTIVITÀ DEI SERVIZI PSICHIATRICI Le prestazioni erogate nel 2018 dai servizi territoriali ammontano a 11.039.492. Complessivamente il 76,3% degli interventi è effettuato in sede, l’8,2%a domicilio e il resto in una sede esterna. Gli operatori prevalenti sono rappresentati da medici (32,5%) ed infermieri (44,2%);il 31,0% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica al domicilio e nel territorio, il 24,9% da attività psichiatrica, il 13,7% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,5% da attività psicologica-psicoterapica e da attività di coordinamento; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto. DIMISSIONI OSPEDALIERE Nel 2018 si registrano 107.662 dimissioni dalle strutture psichiatriche ospedaliere (pubbliche e private), per un totale di 1.374.710 giornate di degenza con una degenza media di 12,8 giorni. Nel 2018 sono stati registrati 7.407 trattamenti sanitari obbligatori nei SPDC che rappresentano il 7,6% dei ricoveri avvenuti nei reparti psichiatrici pubblici (97.207). ACCESSI IN PRONTO SOCCORSO Nel 2018 il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche ammonta a 617.326, che costituiscono il 3,0% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale. Il 13,3% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita in ricovero, di cui oltre la metà nel reparto di psichiatria. Inoltre il 26,2% dei ricoveri per problemi psichiatrici registra una diagnosi di Schizofrenia e altre psicosi funzionali. Il 74,2% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita a domicilio. IL CONSUMO DEI FARMACI Sono state considerate le seguenti categorie di farmaco: antidepressivi, antipsicotici e litio, erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta. In regime di assistenza convenzionata: per gli Antidepressivi, la spesa lorda complessiva è di oltre 372 milioni di euro con un numero di confezioni superiore a 36 milioni. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è superiore a 77 milioni di euro con un numero di confezioni che supera i 5,5 milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è di circa 3,4 milioni di euro con un numero di confezioni pari a 843.953. In distribuzione diretta: per la categoria degli Antidepressivi la spesa lorda complessiva è pari a circa1,2milioni di euro con un numero di confezioni pari a 565.099. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è pari a circa 82 milioni di euro con un numero di confezioni pari a circa 6,5milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è di 58.497 euro con un numero di confezioni pari a 28.092.
Con riferimento all’anno 2018 il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, sia territoriale che ospedaliera, è pari a € 78,1 calcolato dividendo il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica per la popolazione adulta residente nel 2018. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica territoriale il costo complessivo ammonta a 3.740.597 (in migliaia di euro), di cui 1.764.288 (in migliaia di euro) per l’assistenza ambulatoriale e domiciliare, 441.699 (in migliaia di euro) per l’assistenza semiresidenziale e 1.534.610 (in migliaia di euro) per l’assistenza residenziale. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica ospedaliera, la remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero è nel 2018 pari a 215.597 (in migliaia di euro). IL PERSONALE La dotazione complessiva del personale all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, nel 2018, risulta pari a 26.216 unità. Di queste il 18,9% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,3% da psicologi, il personale infermieristico rappresenta la figura professionale maggiormente rappresentata (45,1%), seguita dagli OTA/OSS con il 10,4%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari al 7,1% e dagli assistenti sociali con il 4,1%.LE STRUTTURE - Nel 2018 il sistema informativo salute mentale ha rilevato dati di attività di 1.374 servizi territoriali, 2.220 strutture residenziali e 879 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 95% dei DSM. Nel 2018 il numero dei SPDC attivi è pari a 323 con complessivi 4.113 posti letto per ricoveri ordinari e 302 posti letto per ricoveri in day hospital; le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica sono pari a 18 con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 797 e a 15 posti per day hospital. Per il totale Italia, l’offerta per i posti letto in degenza ordinaria, è di 9,7 ogni 100.000 abitanti maggiorenni
I gruppi di cammino riprendono lentamente a incontrarsi, con i dovuti accorgimenti per camminare in sicurezza. Questa guida aiuta a ripartire dalla progettazione e dalla valutazione delle esperienze in corso o da avviare.
Il 30 aprile EuroHealthNet ha organizzato un webinar tra i Paesi aderenti, dal titolo: Le azioni del settore pubblico per rispondere ai bisogni psicologici della popolazione durante la pandemia di covid19, a cui hanno partecipato una sessantina di uditori (Stati partner e affiliati EHN). I relatori prevenivano da 6 differenti Paesi (Australia, Francia, Slovenia, Paesi Bassi, Galles, Finlandia), e hanno condiviso esperienze nazionali attuali e progetti futuri post emergenza.
Sono emerse alcune azioni/piste comuni:
Leggi e scarica l’adattamento in italiano del report del webinar (a cura di Dors)Leggi e scarica il report originale del webinar.
Durante eventi epidemici vi è un elevato rischio di sviluppare disturbi d’ansia, depressione, comportamenti auto-ed etero-aggressivi. Le misure di contrasto si associano a maggior rischio di abuso di alcool e sostanze, violenza domestica, e abusi sui minori. Aumentano inoltre vari fattori di rischio psicosociale come stress economico, disoccupazione, lutto, perdita del ruolo e del lavoro, rottura delle relazioni. Viene qui proposto un programma strutturato, manualizzato, basato su interventi fondati su evidenze e su una metodologia di valutazione standardizzata con strumenti integrabili nella routine clinica dei Dipartimenti di Salute Mentale. Il programma, elaborato sulla base di principi e modelli proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’Inter Agency Standing Committee e dal West China Hospital, ha carattere globale poiché è diretto sia alla popolazione generale che alle persone ad alto rischio, come i soccorritori e le persone con particolare vulnerabilità bio-psico-sociale.
Istituto Superiore di Sanità. Indicazioni di un programma di intervento dei Dipartimenti di Salute Mentale per la gestione dell’impatto dell’epidemia COVID-19 sulla salute mentale. Versione del 6 maggio 2020.Gruppo di lavoro ISS Salute mentale ed emergenza COVID-19 2020, iv, 23 p. Rapporto ISS COVID-19 n. 23/2020
In Italia 427 mila bambini, in soli 5 anni, testimoni diretti o indiretti dei maltrattamenti in casa nei confronti delle loro mamme, quasi sempre per mano dell’uomo.
Dal dossier emerge che tra le donne che in Italia hanno subito violenza nella loro vita – oltre 6,7 milioni secondo l’Istat -, più di 1 su 10 ha avuto paura che la propria vita o quella dei propri figli fosse in pericolo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), inoltre, i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri.
Per quanto riguarda gli autori delle violenze, i dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia – più che raddoppiate negli ultimi 15 anni, passando dalle 1.320 nel 2000 alle 2.923 nel 2016 - evidenziano che nella quasi totalità dei casi (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già. (Fonte: Save the Children)
Sul sito del Progamma SPoTT è disponibile il Report “Il termovalorizzatore di Torino ha un impatto sulla salute? I risultati del Programma SPOTT a tre anni dall’avvio dell’impianto” che contiene il racconto delle attività svolte dal 2013 al 2020 e dei risultati raggiunti.
Dors traduce con l'autorizzazione della IUHPE, il Position Statement sull'Health Literacy, una vera e propria chiamata all'azione per chi si occupa di promozione della salute.
In collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO), il CNR e le Regioni, l’Istat ha condotto la prima indagine sui 281 Centri antiviolenza (CAV) che svolgono attività a sostegno delle donne maltrattate e dei loro figli.
Nel 2017 si sono rivolte ai Centri antiviolenza 43.467 donne (15,5 ogni 10mila donne); il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10mila). Tra le donne che hanno iniziato tale percorso, il 63,7% ha figli, minorenni nel 72,8% dei casi. Le donne straniere costituiscono il 27% di quelle prese in carico.
Le modalità per entrare in contatto con i centri sono di vario tipo: il 95,3% dei Centri mette a disposizione il numero telefonico 1522, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, il 97,6% dei Centri garantisce una reperibilità h24. In alternativa si può andare presso i singoli Centri, aperti mediamente 5 giorni a settimana per circa 7 ore al giorno. L’89,7% dei Centri è aperto 5 o più giorni a settimana.
I servizi offerti sono molteplici, dall’accoglienza (99,6%) al supporto psicologico (94,9%), dal supporto legale (96,8%) all’accompagnamento nel percorso verso l’autonomia abitativa (58,1%) e lavorativa (79,1%) e in generale verso l’autonomia (82,6%). Meno diffusi, il servizio di sostegno alla genitorialità (62,5%), quello di supporto ai figli minori (49,8%) e quello di mediazione linguistica (48,6%). L’82,2% dei Centri effettua la valutazione del rischio di recidiva della violenza sulla donna.
Per gestire le situazioni di emergenza l’85,8% dei Centri antiviolenza è collegato con una casa rifugio. (Fonte Istat)
https://www.istat.it/it/archivio/234874