Un gruppo di operatori torinesi, riscoprendo e assumendo il ruolo di cittadini attivi, ha recentemente redatto un documento nell’ambito della campagna “Torino per la salute mentale e l’equità”, che è stato condiviso tra le varie realtà del territorio e sottoposto alle forze politiche candidate alle elezioni amministrative di Torino 2021 con la richiesta di inserimento di azioni di protezione/promozione della salute mentale della comunità all’interno dell’agenda politica dei decisori in una più ampia cornice di giustizia sociale.
L'evento ha portato contributi significativi e innovativi a livello teorico e pratico orientati a un pensiero salutogenico con un'attenzione alla giustizia sociale e alle disuguaglianze. Dors ha raccolto spunti di riflessione e propone un report di sintesi dei contenuti emersi.
Il documento - che offre una ricostruzione particolareggiata delle diverse tipologie di reati - analizza l’andamento dei crimini riconducibili alla violenza di genere nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2021 e confrontato con l’analogo semestre dell’anno precedente.
In particolare, sono stati analizzati i cosiddetti reati spia quali gli atti persecutori, i maltrattamenti contro familiari o conviventi e le violenze sessuali che nel primo semestre dell’anno in corso subiscono una flessione pari all’8% rispetto al primo semestre dell’anno precedente, passando da 20.764 dell'anno 2020 a 19.128 del 2021.
Nel stesso periodo, inoltre, si registra una diminuzione del totale degli omicidi pari al 6% rispetto all’analogo periodo del 2020, con 132 omicidi a fronte di 141. Seguono lo stesso trend gli omicidi con vittime di sesso femminile, che passano da 62 nel 2020 a 54 nel 2021.
In ambito familiare o affettivo, invece, il numero dei reati subisce una crescita nel semestre 2021, con 77 episodi a fronte dei 72 del primo semestre dell’anno precedente; sempre nel medesimo ambito, si registrano 48 donne uccise nei primi sei mesi del 2021 contro le 55 vittime del primo semestre del 2020.
Un approfondimento è dedicato alla “relazione tra vittima e autore” dalla cui analisi, per il primo semestre 2021, si rileva che l’83% di vittime italiane è stata uccisa da autori italiani, mentre solo il 5% da stranieri; nel restante 12% dei casi l’autore non è stato ancora individuato. Le vittime straniere, invece, nel 91% dei casi hanno trovato la morte per mano di cittadini stranieri, nel 9% di italiani.
In ambito familiare o affettivo, la percentuale di donne italiane uccise da connazionali raggiunge il 97%, mentre le donne straniere sono state uccise, nella totalità dei casi, da stranieri.
Infine, per quanto attiene al “modus operandi”, sia nel primo semestre 2020 che in quello 2021, le vittime sono state quasi tutte aggredite mortalmente con armi bianche o improprie.
Le raccomandazioni del Technical Advisory Group (TAG) sugli impatti sulla salute mentale di COVID-19 nella regione europea dell'OMS rappresentano il lavoro del TAG tra febbraio e giugno 2021. Nella sua seconda riunione del 23 marzo 2021, il TAG ha concordato di inquadrare le raccomandazioni in tre aree chiave di impatto: popolazione generale e comunità; gruppi vulnerabili; servizi pubblici di salute mentale. Le bozze di raccomandazioni per ciascuna area tematica sono state oggetto di due cicli di discussione durante il terzo e il quarto incontro del TAG, tenuti rispettivamente il 23 aprile e il 28 maggio 2021. Le raccomandazioni sono approvate dal TAG in quanto rappresentano le migliori prove disponibili con la consulenza di esperti sugli impatti sulla salute mentale di COVID-19 e le relative opportunità di azione.
Ecco, in sintesi, le raccomandazioni:
1. I Paesi dovrebbero promuovere e consentire l'accesso a beni culturali adattati, promuovere interventi basati sull'evidenza per la salute mentale e il supporto psicosociale attraverso il digitale e altri mezzi, inclusi interventi per aumentare la resilienza e aiutare le persone a far fronte a stress e solitudine.
2. I Paesi dovrebbero promuovere e incorporare il supporto psicologico attraverso iniziative sul posto di lavoro e fornire supporto occupazionale e/o finanziario a coloro a cui è impedito di lavorare o che sono in procinto di tornare al lavoro.
3. I Paesi dovrebbero affrontare i determinanti sociali della salute mentale, tra cui povertà, disoccupazione e disuguaglianze socioeconomiche, attraverso azioni mirate a fornire sostegno finanziario alle famiglie in condizioni di impoverimento o a rischio di impoverimento a causa di perdita di reddito o disoccupazione, comprese le indennità di assenza per malattia di coloro che temporaneamente sono impossibilitati a lavorare.
4. I Paesi dovrebbero monitorare i cambiamenti nella salute mentale a livello di popolazione attraverso misure e strumenti validi, standardizzati e comparabili.
5. I Paesi dovrebbero promuovere, comunicare e aumentare l'accesso all’apprendimento socioemotivo, fornire supporto educativo per la perdita di apprendimento e sostegno psicosociale nelle scuole e nelle università e fornire maggiore sostegno comunitario per adolescenti e giovani adulti.
6. I Paesi dovrebbero promuovere e consentire l'accesso alla salute mentale e al supporto psicosociale per le persone direttamente colpite dalla malattia COVID-19.
7. I Paesi dovrebbero sviluppare, comunicare e mettere in atto la preparazione all’emergenza per le persone con disabilità e nell'assistenza a lungo termine, e garantire accesso continuo e assistenza facilitata a cure e supporto di qualità.
8. I Paesi dovrebbero rafforzare e sviluppare la salute mentale e i servizi di supporto psicosociale come parte integrante della preparazione e della risposta al COVID-19 e ad altre emergenze di salute pubblica.
9. I Paesi dovrebbero garantire che i servizi di salute mentale siano legalmente salvaguardati dal punto di vista operativo e finanziario e supervisionati per la fornitura su larga scala di personale in servizi centrati e basati sulla comunità che includano modalità di cura innovative.
10. I Paesi dovrebbero garantire condizioni di lavoro sicure, eque e di supporto per gli operatori sanitari e di assistenza in prima linea, compresa la fornitura di adeguate protezioni, attrezzature, retribuzione e condizioni riviste e accesso alla formazione e al supporto psicosociale.
11. I Paesi dovrebbero fornire operatori per la salute mentale e soccorritori in prima linea con opportunità di sviluppo delle capacità e di formazione, abilità psicosociali di base e altri strumenti per mitigare gli impatti psicologici di COVID-19, sia per i loro clienti sia per se stessi.
Sono stati pubblicati in questi giorni i risultati di Scuola Sicura, uno dei pochi programmi in Italia che ha promosso attivamente e in modo strutturato lo screening per la SARS-COV2 su base volontaria degli studenti
Questa guida intende fornire ai giornalisti le informazioni principali utili per approfondire molti aspetti attorno a Covid-19, un argomento delicato da trattare per un giornalista, nonché altre questioni non meno impegnative in tema di salute pubblica.
Il documento si propone di evidenziare e migliorare il valore del benessere percepito nella popolazione, con particolare riferimento ai professionisti coinvolti nella relazione d’aiuto. Grazie ai contributi di diversi esperti vengono approfonditi sulla base di un’ottica multidisciplinare, numerosi argomenti che riguardano la gestione dello stress e della complessità, il carico allostatico, la promozione della salute e la resilienza, i driver del benessere e il miglioramento dell’organizzazione del lavoro. Il focus viene sempre posto sul bene-essere e sui suoi fattori di protezione e di rischio secondo le indicazioni della World Health Organization che fa riferimento alla salute nelle sue componenti fisiche, mentali, sociali e spirituali. L’orientamento del documento si ispira al modello biopsicosociale di salute e malattia proposto da Engel (1977), secondo il quale contesto, comportamenti, pensieri e sentimenti possono influenzare l’equilibrio fisico. Vengono approfonditi aspetti quali i bisogni dei contesti lavorativi, le azioni di contrasto alle disuguaglianze in salute, la pianificazione degli interventi, le cure integrate e le risorse legate alla possibilità di utilizzare la tecnologia digitale per il benessere della persona.
Istituto Superiore di Sanità Benessere e gestione dello stress secondo il modello biopsicosociale: focus su scuola, università e sanità. A cura di Cristina Aguzzoli, Anna De Santi, Andrea Geraci 2021, iv, 108 p. Rapporti ISTISAN 21/4
Indagine di campo che analizza in chiave di genere la condizione di grave marginalità riguardante persone con esperienza migratoria. La ricerca ha coinvolto responsabili e operatori di associazioni che offrono sostegno a donne migranti e persone LGBT. L'ipotesi di partenza è che esista una relazione diretta tra la violenza subita in ambito domestico e lo scivolamento in condizione di homelessness. In questo lavoro si intende comprendere come incida l'intreccio tra fattori di disuguaglianza, determinati sia da aspetti strutturali che individuali, nel determinare le condizioni di grave marginalità.
Pubblicazione annuale sulla violenza contro le donne nella provincia di Trento, realizzata per la prima volta nel 2012. Strumento di lavoro per gli operatori che accompagnano donne vittime di violenza di genere. Le situazioni di violenza di genere richiedono una collaborazione efficace tra tutti gli enti, le istituzioni e le organizzazioni pertinenti, in linea con la Convenzione di Istanbul ed è in quest’ottica intersettoriale che è stato concepito il report.
Il fenomeno della violenza e delle molestie è significativo in Italia anche in ambito lavorativo. I risultati della prima indagine nazionale sul tema specifico della violenza e molestia di tipo sessuale, pubblicati dall’Istat nel 2018, evidenziano che, in ambito lavorativo, 1.404.000 donne tra 15 e 65 anni hanno dichiarato di aver subito molestie fisiche da parte di un collega o di un datore di lavoro, o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Le molestie e le violenze di tipo sessuale sono però solo un aspetto del problema, che riguarda una casistica molto più vasta, tra cui le molestie psicologiche e quelle fisiche.
La pandemia da Covid-19, che ha imposto a molti lavoratori, tra cui circa il 90% dei dipendenti delle amministrazioni centrali, e oltre il 70% delle Regioni, di lavorare da casa, ha incrementato il rischio della violenza di genere tra le mura domestiche, che si somma a quello sul luogo di lavoro, non annullato dal lockdown, durante il quale può essere aumentato il rischio della molestia psicologica.Pertanto, è oggi quanto mai importante potenziare la comunicazione su tale tematica sensibilizzando tutti i lavoratori.
Il fine è quello di garantire un ambiente di lavoro sano, privo di fattori di discriminazione e di qualsiasi forma di violenza, fisica o psicologica, anche allo scopo di migliorare la produttività e la qualità delle prestazioni, riducendo, allo stesso tempo, il rischio di infortuni e malattie professionali.
Sviluppare una genitorialtà attenta e responsabile, favorire occasioni di apprendimento precoce, prevenire i casi di maltrattamento e trascuratezza infantile sono tre azioni essenziali per assicurare ad ogni bambino le stesse opportunità di crescita e sviluppo. Dors e il Centro per la Salute del Bambino hanno scritto un report che esamina la letteratura scientifica pertinente e suggerisce gli interventi più efficaci.
In occasione della Giornata internazionale dell’8 marzo, l’Inail propone un’analisi del fenomeno infortunistico e tecnopatico al femminile realizzato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa)
Suddiviso in quattro sezioni, il dossier fornisce un bilancio dei contagi professionali a un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19. Dai dati sulle denunce pervenute all’Inail al 31 gennaio 2021, emerge che le donne sono le più colpite, con circa 70 contagi professionali ogni 100. L’analisi effettuata sui dati del 2019, aggiornati allo scorso 31 ottobre, conferma la rilevanza del rischio strada per le donne: quasi un decesso su due (44 su 97, il 45,4%) è avvenuto in itinere, ossia nel percorso di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro. Per le lavoratrici, infine, la caduta resta la prima causa di infortunio, e i dati confermano anche la prevalenza delle patologie del sistema osteo-muscolare, del tessuto connettivo e del sistema nervoso, che superano il 90% del totale delle denunce femminili.
Indagine sulla condizione delle donne, dei bambini e delle bambine in Italia, realizzato nel 2020 da WeWorld per misurare l’inclusione di donne e popolazione under 18.
In un mondo in cui le diseguaglianze permangono e la povertà è ancora un problema globale, donne, bambini e bambine sono ovunque le categorie di persone più a rischio di esclusione sociale. Condizione imprescindibile per realizzare azioni di inclusione è una conoscenza il più possibile esaustiva delle loro condizioni di vita e dei rischi di emarginazione sociale. Il Rapporto nasce dall’esigenza di valutare a livello locale in quali ambiti e in quali aree del paese vi sono forme di inclusione/esclusione.Promuovere il diritto all’inclusione significa contribuire al miglio-ramento delle condizioni di vita di tutti (maschi adulti compresi) sotto molteplici aspetti: non solo economico ma anche educativo, sanitario, culturale, politico, civile. Infatti per inclusione si intende una visione ampia, multidimensionale, dinamica e positiva dello sviluppo. Per questo, oltre alle dimensioni classiche (educazione, salute e benessere materiale), l’Indice ne considera altre fondamentali che sono diventate prioritarie negli ultimi anni, e in particolare nell’Agenda 2030, come ad esempio ambiente, sicurezza e protezione, parità di opportunità, partecipazione politica, capitale umano e sociale .Dal punto di vista metodologico, l’Indice è stato costruito a partire dall’analisi di 38 INDICATORI ritenuti fondamentali per l’inclusione di donne e popolazione under 18.
I divari più consistenti tra territori riguardano la dimensione educati-va di bambine/i e quella economica per le donne. Povertà economica (ma non solo) delle donne e povertà educativa dei bambini/e sono in-trecciate e si alimentano a vicenda in un circolo vizioso che può essere spezzato solo con politiche e inter-venti ad hoc, che tengano conto anche delle specificità territoriali. In alcune regioni del paese è dunque fondamentale da un lato agire per contrastare la povertà educativa delle bambine/i e dall’altro lato promuovere l’empowerment eco-nomico delle donne, in modo da favorirne la loro inclusione e quella dei loro figli e figlie.
Analizzare varie dimensioni, come fa l’Indice 2020 sulla condizione di donne, bambini e bambine in Italia, permette di individuare gli ambiti e i territori in cui vi sono le maggiori criticità, e dare indicazioni per politi-che e interventi più efficaci e consa-pevoli. Affinché donne e bambini/e non siano più invisibili.
Obiettivo del report della Commissione Europea è fornire una visione trasversale dei principali temi sanitari nell'UE da una prospettiva di genere, analizzando le questioni principali con un'attenzione specifica alle differenze tra donne e uomini. Il genere viene discusso a livello di salute mentale e fisica individuale e all'interno dei sistemi sanitari. Il rapporto presenta i dati e la letteratura attuali e delinea le aree principali per lo sviluppo delle politiche e le azioni. Vengono fornite pratiche illustrative sull'accesso ai servizi e sui servizi sanitari sensibili al genere. Viene fornita una panoramica sulle questioni di genere in tempo di pandemia da COVID-19. Riconoscendo l'importanza dei determinanti sociali, ambientali ed economici per la salute (WHO, 2019), le conclusioni e le raccomandazioni collocano i dati nel quadro più ampio delle politiche sociali e dell'equità di genere nella salute.
Donne e uomini devono affrontare rischi e malattie per la salute specifici del genere. Sebbene l'aspettativa di vita sia inferiore per gli uomini, il vantaggio delle donne non si traduce in anni più sani poiché le donne in Europa riferiscono uno stato di salute peggiore rispetto agli uomini e soffrono di un carico maggiore di condizioni non fatali e debilitanti. Le norme di genere influenzano lo stato di salute, nonché l'accesso ai dei servizi sanitari. Il primo è in parte dovuto a differenze biologiche, ma diversi fattori sociali sono anche alla base delle differenze di salute e certamente di accesso e assorbimento. Ad esempio, uomini e donne sono influenzati in modo diverso dai determinanti sociali della salute, con le donne particolarmente colpite da fattori socioeconomici e psicosociali sfavorevoli. Lo svantaggio di morbilità delle donne - e lo svantaggio di mortalità degli uomini - possono essere una conseguenza delle strutture sociali, delle tradizioni, della discriminazione, delle norme di genere e delle politiche che limitano l'accesso delle donne ai privilegi sociali e legati all'occupazione e alle risorse economiche. È anche più probabile che la tensione lavorativa familiare abbia un impatto sulla salute fisica e mentale delle donne. Le donne hanno maggiori probabilità di sperimentare la genitorialità single e di essere disoccupate o sottoccupate a causa delle responsabilità familiari e, soprattutto storicamente, di un accesso inferiore all'istruzione. Le disuguaglianze di genere nel campo della salute devono essere analizzate e affrontate per promuovere l'uguaglianza di genere e sostenere tutti gli europei a prosperare e raggiungere il loro pieno potenziale.
La strategia dell'Unione Europea per l'uguaglianza di genere 2020-2025 riconosce i rischi per la salute specifici al genere e, tra gli altri, prevede l'agevolazione di scambi regolari di buone pratiche tra gli Stati membri e le parti interessate sugli aspetti di genere della salute, inclusi i diritti sessuali e riproduttivi.
European Commission. New visions for Gender Equality 2021 Luxembourg: Publications Office of the European Union 2021. ISBN 978-92-76-28109-2
Molti professionisti della salute mentale segnalano un aumento di situazioni di disagio riguardanti la popolazione, anche la fascia in età evolutiva, correlati alla situazione di pandemia di COVID-19 e delle misure restrittive adottate. Da più fonti arriva il monito ad agire tempestivamente ed efficacemente a vari livelli (politico, organizzativo, sanitario, educativo, sociale), e la messa a disposizione di risorse a supporto delle famiglie, in particolare quelle più vulnerabili.
La ricerca, realizzata da Ipsos, indaga la percezione degli stereotipi di genere nelle opinioni e nei comportamenti degli adolescenti in Italia.
I risultati dell’indagine, condotta per conto di Save the Children su un campione di ragazzi tra i 14 e i 18 anni in Italia, sono stati diffusi il 24 novembre 2020.
Il 70% delle ragazze intervistate dichiara di aver subito molestie nei luoghi pubblici e apprezzamenti sessuali; al 64% di loro è capitato di sentirsi a disagio per commenti o avance da parte di un adulto di riferimento. Quasi un intervistato su 5 (18%) ha assistito a un episodio in cui un’amica è stata vittima di una forma di violenza In quasi un caso su dieci (9%) la paura ha impedito qualsiasi tipo di intervento.
Il 39% dei ragazzi e delle ragazze in Italia sono esposti online a contenuti che giustificano la violenza contro le donne, con una forbice che si allarga dal 31% dei maschi al 48% delle femmine. Tra le ragazze il 41% ha visto postare dai propri contatti social contenuti che l’hanno fatta sentire offesa e/o umiliata come donna (il 10% si è sentita maggiormente esposta durante il lockdown).
Il 15% degli adolescenti (il 21% tra i maschi e il 9% tra le ragazze) pensa che le vittime di violenza sessuale possano contribuire a provocarla con il loro modo di vestire e/o di comportarsi».
Rimane negli adolescenti (29%) la percezione che tutte le giovani sognino di sposarsi (lo pensa il 35% dei maschi a fronte del 23% delle ragazze) e che le ragazze debbano fare un figlio per sentirsi pienamente donne (ne è convinto il 17% dei ragazzi contro il 9% delle coetanee).