È disponibile la traduzione italiana della Sintesi del Rapporto e il Compendium finale del progetto europeo CultureForHealth, che sintetizza le evidenze scientifiche attualmente disponibili. La traduzione della sintesi è a cura del Cultural Welfare Center. Progetto e rapporto rispondono agli indirizzi e alle priorità dell’Agenda e del Piano di lavoro per la Cultura della Commissione Europea.
Qualcosa è cambiato? Il progetto Display ha stimolato la diffusione di nuove prassi e opportunità di utilizzo dei media digitali in modo consapevole e coinvolgente?"
Dors, in collaborazione con il Servizio di Epidemiologia, ha realizzato uno studio valutativo dell'esperienza immersiva Display, con l'obiettivo di indagare i cambiamenti in termini di conoscenze e competenze circa l'uso critico e consapevole dei media digitali da parte dei bambini degli ultimi due anni dell Scuola Primaria e dei ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado del territorio dell'ASL CN2.
A giugno di quest’anno l’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato un Policy Brief, un documento di indirizzo che descrive le interconnessioni tra il cambiamento climatico e la salute mentale, e documenta l’aumento dei rischi di tipo sociale, ambientale ed economico per il benessere psicosociale, aggravato proprio dalla crisi ecologica in atto.
Da fine giugno a fine settembre 2021 sono stati intervistati circa 13.000 medici statunitensi di varie discipline/specialità, riguardo alla propria salute mentale e al burnout derivante dall'esperienza pandemica di questi ultimi 2 anni. Durante il I anno di pandemia di covid19 i tassi di burnout - definito come stress di lunga durata, legato alla situazione lavorativa, con conseguenti esaurimento, cinismo, fuga dalle responsabilità, mancanza di realizzazione personale - si erano mantenuti stabili, nel 2021 però c'è stato un incremento elevato soprattutto tra i medici del pronto soccorso (dal 43% al 60%).
I medici hanno raccontato di aver utilizzato strategie di fronteggiamento quali: praticare attività ed esercizio fisico (48%), autoisolarsi dalle famiglie (45%), l'alimentarsi con "cibo spazzatura" (35%), e bere (24%). Per quanto riguarda le altre categorie di medici, l'impatto del ritorno al lavoro post lockdown, e lo stress correlato al covid, lo staff numericamente ridotto, e l'ansia per la salute dei propri familiari ha contribuito a un tasso di burnout più alto rispetto a quello del primo anno di pandemia, quando la quarantena aveva temporaneamente chiuso gli ambulatori e i presidi sanitari.
La salute mentale è di fondamentale importanza per tutti, ovunque. In tutto il mondo i bisogni di salute mentale sono elevati ma le risposte sono insufficienti e inadeguate. Il Rapporto mondiale sulla salute mentale, attingendo alle ultime prove disponibili, mettendo in mostra esempi di buone pratiche da tutto il mondo e dando voce all'esperienza vissuta dalle persone, mette in evidenza perché e dove il cambiamento è più necessario e come può essere raggiunto al meglio. Invita tutte le parti interessate a lavorare insieme per approfondire il valore e l'impegno dato alla salute mentale, rimodellare gli ambienti che influenzano la salute mentale e rafforzare i sistemi che si prendono cura della salute mentale.
Le condizioni di salute mentale sono molto comuni in tutti i paesi del mondo. La maggior parte delle società e la maggior parte dei sistemi sanitari e sociali trascura la salute mentale e non fornisce assistenza e supporto alle persone. Il risultato è che milioni di persone in tutto il mondo ne soffrono in silenzio, subiscono violazioni dei diritti umani o ne risentono negativamente nella loro vita quotidiana. Il Rapporto sostiene una trasformazione della salute mentale e dimostra che ciò è possibile. Utilizzando i risultati della ricerca e della pratica, esplora diverse opzioni per approfondire il valore e l’impegno che diamo per la salute mentale, per rimodellare ambienti che influenzano la salute mentale e sviluppare e rafforzare la comunità e i servizi di salute mentale. Utilizzando esempi di cambiamento positivo da tutto il mondo, il Rapporto mostra che ogni Paese, indipendentemente dalla sua situazione, ha molte opportunità per migliorare notevolmente la salute mentale per adulti e bambini.
È stato pubblicato il report riassuntivo delle attività e iniziative realizzate da Telefono Rosa Piemonte nel corso del 2021.
Nel 2021 sono state 744 le donne accolte e 5.017 i contatti on line e social; ben 30 le ragazze minori di 16 anni di età e 173 le giovani donne tra i 16 e i 29 anni. Una violenza sempre più precoce o, forse, anche una maggiore consapevolezza delle più giovani. Vengono segnalati inoltre 279 figli vittime di violenza assistita e 145 anche di violenza diretta.
È stato pubblicato il 14° Report del Programma SPoTT che descrive lo studio e la stima del rischio di incorrere in eventi sanitari avversi a medio-lungo termine per i soggetti potenzialmente più interessati alle emissioni dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Torino.
Le nuove politiche per l’Europa mirano a costruire e sostenere la salute e il benessere. Affinché queste politiche funzionino, è essenziale comprendere i meccanismi attraverso i quali l’effettiva attuazione e trasformazione possono avvenire. In questo articolo, gli autori sottolineano l’importante ruolo dei movimenti sociali, dell’azione comunitaria e delle ONG (Organizzazioni Non Governative), quali pietre miliari di un cambiamento di successo.
La Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP), ha pubblicato il secondo rapporto su infortuni e malattie professionali avvenuti in Italia nel 2010-2020.
La ricerca di Unicef si è proposta di studiare lo specifico impatto della pandemia sulla sicurezza e sul benessere delle ragazze e delle donne rifugiate e migranti in Italia. La ricerca si è concentrata su ragazze e donne rifugiate e migranti per via dell’intersezionalità delle vulnerabilità legate al loro genere e al loro status migratorio. I risultati mostrano che la pandemia ha peggiorato le già precarie condizioni economiche e di benessere psicosociale delle ragazze e delle donne rifugiate e migranti in Italia. Le misure di distanziamento sociale hanno aumentato il senso di solitudine percepito da chi, a fronte del percorso migratorio, può contare solo su limitate reti di supporto familiari e amicali. In particolare, le ragazze adolescenti, le giovani donne e le madri hanno riferito un aumento dei livelli di stress causato da una combinazione di fattori preesistenti e nuovi, tra cui le misure di distanziamento sociale, l’interruzione o il rallentamento delle opportunità di apprendimento, l’aumento delle responsabilità nella cura dei figli, la riduzione delle risorse per provvedere alla famiglia a causa delle gravi difficoltà economiche.
Lo studio ha rivelato che le misure di contenimento di COVID-19 (come le restrizioni di movimento e il distanziamento sociale) e l’impatto socio-economico della pandemia hanno aumentato i rischi di violenza di genere per le ragazze e le donne rifugiate e migranti, sia negli spazi abitativi che negli spazi pubblici, aggravando le molteplici vulnerabilità preesistenti e creandone di nuove. La maggior parte dei/delle partecipanti ha ritenuto che la pandemia abbia esacerbato i principali fattori scatenanti della violenza, tra cui la coesistenza forzata in spazi piccoli e/o sovraffollati, il sostegno sociale limitato, le difficoltà economiche e la precarietà lavorativa, il rallentamento delle opportunità di apprendimento, la xenofobia e l’aumento della tensione sociale alimentata dall’emergenza sanitaria. Le ragazze adolescenti e le giovani donne sono state particolarmente esposte a episodi di molestie e discriminazione per strada.
I risultati mostrano anche che la pandemia ha ostacolato l’invio tempestivo a servizi specializzati delle persone sopravvissute a violenza di genere che vivono in strutture di accoglienza, così come le procedure per mitigare il rischio di violenza di genere all’interno di alcune di queste strutture, come risultato della riduzione del personale, di condizioni abitative sovraffollate e della privacy limitata.
Lo studio indica che la pandemia non solo ha esacerbato gli ostacoli che le ragazze e le donne rifugiate e migranti già affrontavano nell’accedere ai servizi di contrasto alla violenza di genere, ma ne ha anche creati di nuovi. Come risultato delle restrizioni legate al COVID-19, molti servizi sono stati ridotti o hanno dovuto ricorrere a modalità operative da remoto, il che ha creato ulteriori difficoltà per le ragazze e le donne rifugiate e migranti in cerca di aiuto, dato il loro limitato accesso a strumenti tecnologici e digitali e a spazi privati, e a causa di diffuse barriere linguistiche. Diverse ragazze adolescenti e giovani donne hanno riferito di una limitata consapevolezza dei servizi disponibili durante la pandemia e della difficoltà nel tenere il passo con i cambiamenti dei regolamenti relativi alle modalità di fruizione e agli orari di apertura dei servizi.
Da questo studio sono emerse tre raccomandazioni chiave: - Dare priorità allo sviluppo e l’attuazione di meccanismi di prevenzione e mitigazione della violenza di genere e promuovere l’empowerment di ragazze e donne rifugiate e migranti. - Promuovere l’accesso inclusivo e sicuro ai servizi di contrasto alla violenza di genere per le ragazze e donne rifugiate e migranti, e rafforzare la capacità di questi servizi di rispondere ai loro bisogni specifici. - Rafforzare la preparazione e la capacità di adattamento dei servizi di contrasto alla violenza di genere a livello locale e centrale per assicurare la tempestiva presa in carico in caso di crisi future.
Per docenti qualificati e futuri insegnanti, è on line e gratuito il curriculum europeo delle competenze da mettere in campo per coniugare la didattica con l’attività fisica, in tutte le materie, durante l’orario scolastico.
EuroHealthNet ha pubblicato un report per analizzare le potenzialità dei Piani di Ripresa e Resilienza degli Stati EU, compresa l’Italia, che nei prossimi anni dovranno guidare la ricostruzione dopo l’emergenza pandemica, promuovendo in maniera sistematica, strutturale e sostenibile l’equità, la salute e il benessere psico-fisico-sociale.
È disponibile il rapporto sulla ricostruzione degli infortuni mortali e gravi sul lavoro accaduti nel 2018 e 2019 in Piemonte indagati e approfonditi dai Servizi PreSAL delle ASL del Piemonte. L’obiettivo è illustrare quali siano le cause principali degli infortuni sul lavoro, con particolare attenzione agli eventi con esito mortale, per coglierne i cambiamenti più significativi.
Quarto report dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, che prende in esame l’andamento del fenomeno della violenza maschile contro le donne nel contesto della Regione Emilia-Romagna, analizzando i servizi esistenti e la domanda di accesso ad essi, riferiti all’anno 2020.
Viene presentata nel primo capitolo, aggiornata al 2020, la mappatura dei servizi, cui si affianca il dettaglio dei finanziamenti erogati suddivisi per provincia, e una ricognizione delle attività realizzate dai distretti socio-sanitari.
Segue una parte dedicata alle iniziative regionali sul piano culturale e di sensibilizzazione. A questi si aggiunge una rilevazione delle attività messe in campo dalle associazioni di migranti, rivolte alle donne, durante la pandemia.
La terza parte contiene una serie di informazioni e dati rispetto al fenomeno. Si riportano i dati di accesso delle donne ai servizi della rete di Emergenza. L’analisi di quest’anno si svolge su un duplice fronte: sia quello degli accessi, come in precedenza, sia quello dei casi accertati.
Il report rileva poi i dati delle donne accolte nei Cenri Antiviolenza della Regione ed ospitate nelle Case rifugio, con due approfondimenti: il primo considera le richieste di aiuto durante la pandemia al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking; il secondo approfondimento è frutto di una rilevazione sperimentale, promossa dall’ISTAT cui hanno partecipato 22 Centri del territorio, riguardante i percorsi di uscita dalla violenza iniziati nel corso del 2020. Seguono, ancora come in precedenza, i dati di accesso degli uomini che si sono rivolti ai Centri per comportamenti violenti. Il testo si conclude quindi con una analisi delle risorse e delle criticità rilevate nelle azioni di contrasto alla violenza di genere e di supporto alle donne nel contesto della pandemia da Covid-19 e nelle varie fasi di gestione dell’emergenza.