La Task Force del Servizio di Prevenzione degli Stati Uniti (USPSTF - United States Prevention Services Task Force) ha aggiornato le Raccomandazioni del 2014 e del 2016 a seguito di una revisione sistematica (Viswanathan M; Wallace I; Middleton JC, et al) che ha analizzato i potenziali benefici/danni e l'accuratezza degli screening, e i potenziali benefici e danni delle terapie/cure per la depressione e degli interventi di contrasto del rischio suicidario, rivolti a ragazzi e adolescenti nel setting delle cure primarie.
Alla luce di questi risultati, l'USPSTF raccomanda perciò l'utilizzo di screening per la rilevazione di segni di disturbi depressivo maggiore negli adolescenti 12 - 18 anni. Questa Raccomandazione riguarda ragazzi e adolescenti che non hanno una diagnosi di disturbo mentale né mostrano sintomi/segni di depressione o di rischio suicidario. Inoltre, è specifica per gli screening della depressione maggiore e non è applicabile ad altri disturbi depressivi come la depressione minore o distimia.
Esistono molti tipi di strumenti/screening usati nel setting sanitario per l'identificazione della depressione nei ragazzi e negli adolescenti; al di là delle differenze (n di items, rempo di compilazione, ecc) si raccomanda il completamento della fase diagnostica con un colloquio o intervista, così come l'effettuazione di un follow up, l'adeguata preparazione del personale clinico rispetto alla conoscenza/applicazione di cure/terapie evidence-based, l'adozione dell'approccio del "collaborative care" nel setting di cure primarie e in quello clinico.
Per quanto riguarda il rischio suicidario, l' USPSTF raccomanda l'utilizzo di screening in tutti gli adolescenti, evidenziando contemporaneamente, però, che alcuni elementi possono aiutare già a individuare i ragazzi ad elevato rischio: rischio depressivo dovuto a una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali (quali ad esempio storia familiare di depressione, un precedente episodio di depressione o altri problemi comportamentali o mentali), fattori individuali (ad esempio età, sesso, identità di genere, orientamento sessuale, ecc), fattori di rischio psicosociale (abuso o trascuratezza infantile, esposizione ad eventi traumatici, fenomeni di bullismo, eventi di vita avversi, esposizione precoce allo stress, relazioni genitoriali caratterizzate da insicurezza, maltrattamento).
I danni potenziali dell'utilizzo di screening per il rischio suicidario nei bambini sotto i 12 anni, e per la diagnosi di depressione maggiore nei bambini e negli adolescenti di ogni età, riguardano i risultati "falsi positivi" che comportano trattamenti non necessari e correlati costi economici, etichettamento/stiigma, carico di ansia. Gli interventi psicologici sono quelli con i probabili danni minimi, mentre alcuni interventi farmacologici (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono stati associati specificamente ad un aumento del rischio suicidario nei bambini.
Il documento si conclude con i riferimenti di ulteriori Raccomandazioni da parte di altri autorevoli enti americani, in particolare la Community Preventive Services Task Force suggerisce l'utilizzo dei programmi terapeutici e riabilitativi cognitivo-comportamentali (1), nel setting scuola, in modalità individuale e gruppale, efficaci nel ridurre i sintomi di depressione e di ansia (2), e ancora più efficaci nel ridurre il rischio di autolesionismo nei ragazzi esposti ad eventi traumatici (3); viene altresì consigliata l'adozione di un approccio di "collaborative care" per la gestione dei disturbi depressivi (4).
1 (https://www.thecommunityguide.org/findings/mental-health-targeted-school-based-cognitive-behavioral-therapy-programs-reduce-depression-anxiety-symptoms).
2 (https://www.thecommunityguide.org/findings/violence-psychological-harm-traumatic-events-among-children-and-adolescents-cognitive-individual).
3 (https://www.thecommunityguide.org/findings/violence-psychological-harm-traumatic-events-among-children-and-adolescents-cognitive-group).
4 (https://www.thecommunityguide.org/findings/mental-health-and-mental-illness-collaborative-care-management-depressive-disorders).
Un recente studio americano ha coinvolto più di 10.000 adolescenti di età compresa tra i 10 e i 13 anni, vittime di esperienze di cyber-bullismo. E' emersa una correlazione con il rischio di suicidio, in particolare quando agli episodi di cyber-bullismo si affiancavano altre situazioni, ad esempio il perpetrarsi anche offline degli atti aggressivi da parte dei pari.Lo studio suggerisce pertanto che identificare le esperienze di cyber-bullismo in maniera tempestiva può aiutare i professionisti sanitari a stratificare il rischio suicidario e impostare in maniera adeguata le strategie di prevenzione del suicidio in adolescenza.
Arnon S, Brunstein Klomek A, Visoki E, et al. Association of Cyberbullying Experiences and Perpetration With Suicidality in Early Adolescence. JAMA Netw Open. 2022;5(6):e2218746.
Dal 2020 non è stato attuato alcun intervento sistematico di prevenzione interno alle scuole rispetto alla salute mentale, che erano e rimangono un luogo di esacerbazione del rischio di disturbi mentali e condotte suicidarie per studenti e studentesse più vulnerabili.
Quella che vediamo ripetuta in questi giorni è una vera e propria ridefinizione del tema, successiva alla sua semplificazione, che sta producendo una narrazione irresponsabile sui suicidi nei più giovani non priva di conseguenze.
Gli errori nella copertura mediatica in tema di suicidio ne determinano l’incremento, inducendo emulazione (quando ne vengono forniti tutti i dettagli) e normalizzazione (quando viene presentato come una via accettabile di risoluzione dei problemi).
Fonte: Metitieri T. La salute mentale dei giovani e i danni del sensazionalismo mediatico.“valigia blu” 18 gennaio 2022