A fare le spese delle violenze di genere sono in molti casi anche bambini e ragazzi che vivono nel nucleo familiare.
Le violenze verbali e quelle fisiche generano nei figli inquietudine, ansia, aggressività, comportamenti adultizzati di accudimento verso i familiari, disturbi del sonno.
Nei casi di femminicidio, queste gravi conseguenze culminano in una situazione ancora più estrema e drammatica. Con il bambino che resta solo, traumatizzato, orfano della madre e con il padre in carcere, talvolta suicida.
Il trauma si accompagna a difficoltà materiali, sociali, economiche. Per questo motivo la legge 4 del 2018 ha introdotto una serie di tutele e previsioni di garanzia per gli orfani di crimini domestici.
Molte delle previsioni normative sono finalizzate a tutelare la condizione materiale degli orfani di crimini domestici. Come il patrocinio a spese dello stato, sia nel processo penale che in quello civile. Il sequestro conservativo dei beni dell’indagato, a garanzia del risarcimento dei danni civili subiti dai figli della vittima. Un anticipo (la cosiddetta provvisionale) non inferiore al 50% del presumibile danno per i figli costituiti come parte civile. La sospensione dalla successione per l’indagato e l’indegnità a succedere in caso di condanna per omicidio. In caso di rinvio a giudizio, è prevista l’attribuzione della pensione di reversibilità ai figli della vittima, senza obbligo di restituzione.
Accanto a queste misure patrimoniali, altre riguardano la corresponsione di servizi. Dal diritto di accesso ai servizi di assistenza, come il sostegno allo studio o l’avviamento al lavoro, all’assistenza gratuita medico-psicologica, con l’esenzione dalle spese sanitarie e farmaceutiche. E poi il diritto all’affidamento garantendo la continuità delle relazioni affettive consolidatesi tra il minorenne e i parenti prossimi.
È stata prevista possibilità di accesso al fondo di rotazione per la solidarietà, inizialmente istituito solo per le vittime dei reati di tipo mafioso. Il fondo è stato esteso per l’erogazione di borse di studio in favore degli orfani per crimini domestici e il finanziamento di iniziative di orientamento, formazione e sostegno lavorativo.
Sono inoltre state stabilite quote di riserva nelle assunzioni, analoghe a quelle previste dall’articolo 18 comma 2 della legge 68/1999. Nonché la decadenza dell’alloggio pubblico per il condannato, con garanzia per le altre persone conviventi di non perdere il diritto di abitazione.
Altri aspetti della riforma infine riguardano l’equiparazione dei rapporti coniugali a quelli di convivenza, modificando il codice penale dove prevedeva l’aggravante solo per i primi. E la possibilità di cambiare il cognome per i figli della vittima, se coincide con quello del genitore condannato per omicidio.
A partire dai dati sui femminicidi raccolti dalla Casa delle donne di Bologna attraverso l’analisi della rassegna stampa, è stato estratto un elenco di vittime tra 2016 e 2018. Le fonti non sempre consentono di risalire alla presenza di figli minorenni. Quando non specificata, è stata ipotizzata in base all’età della vittima, consentendo di selezionare quasi 150 casi nel triennio.
L’analisi di queste informazioni, ancorché frammentarie e parziali, offre uno sguardo drammatico del fenomeno. Dei 42 minori orfani di femminicidio, la grande maggioranza (78,6%) aveva meno di 12 anni al momento della morte della madre (33 in totale). Oltre un minore su 4 ha assistito direttamente all’omicidio della madre.
L’analisi si concentra anche su altri aspetti, come il collocamento dei minorenni dopo la morte della madre. Il primo decreto provvisorio ha previsto, per 11 procedimenti, il collocamento in ambito etero familiare. In 7 casi la comunità, in uno la casa famiglia, in 3 una famiglia affidataria.
Per gli altri procedimenti il collocamento è stato disposto presso i familiari materni (7 casi), quelli paterni (3 casi), entrambi (1 caso) oppure presso il padre non autore del reato (1). In quasi il 90% dei casi la decisione assunta nell’immediatezza dei fatti è stata confermata dal tribunale per i minorenni.
I dati sono tratti dall'articolo "Anche i minori sono vittime della violenza di genere" pubblicato il 23 novembre 2023, a cura dell'Osservatorio "Con i bambini. Impresa sociale. Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile".
Uno studio, condotto dal team di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Meyer insieme all’Università di Firenze, pubblicato a ottobre 2023 sulla rivista Science Progress, ha identificato, attraverso il supporto dell’intelligenza artificiale, due nuovi fattori predittivi del rischio suicidario nei bambini sotto i 12 anni di età. La stessa intelligenza artificiale può essere inoltre di supporto ai medici per valutare più in generale il rischio suicidario.
DoRS, nella ricorrenza del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha letto, commentato e sintetizzato l’indagine Istat sui Centri Antiviolenza e sulle Case Rifugio, riferita agli anni 2021-2022. Dedichiamo l’articolo alla memoria di Giulia Cecchettin e delle altre 105 donne e ragazze, trucidate da mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, in Italia, dall'inizio anno a novembre 2023.
Lo stigma pubblico nei confronti delle donne vittime di violenza da parte del partner (IPV) mina la loro guarigione. Tuttavia, le ricerche su questo argomento sono recenti. La revisione sistematica mirava ad analizzare il modo in cui questo stigma è stato studiato, i risultati della letteratura relativi o che descrivono la stigmatizzazione pubblica che hanno contribuito a comprendere come funziona e gli interventi e le raccomandazioni esistenti per combattere lo stigma. Le ricerche di articoli sottoposti a peer review pubblicati tra il 2010 e il 2021 sono state condotte in sei database. Gli articoli selezionati erano limitati a studi empirici in inglese, i cui i partecipanti risiedevano in paesi ad alto reddito e fornivano risultati sullo stigma pubblico dell’IPV. Sono stati inclusi un totale di 29 articoli. Lo stigma normalmente non era l’obiettivo principale degli studi, la maggior parte degli articoli non si basava su alcun modello teorico dello stigma per contestualizzare i propri risultati e predominavano le metodologie qualitative. È stata riassunta una serie di temi riguardanti il funzionamento dello stigma norme e percezioni sociali, reazioni pubbliche di stigmatizzazione e le sue conseguenze per le vittime. Fattori come l’etnia hanno aumentato o diminuito lo stigma. La mancata denuncia degli abusi e la mancata richiesta di aiuto sono state le conseguenze menzionate più frequentemente. Sono stati identificati solo un intervento e alcune strategie per ridurre lo stigma. Sono state discusse le implicazioni di questi risultati per la ricerca e la pratica.
Quattro bambini su dieci che praticano sport sono vittime di violenza nel contesto sportivo. Le quattro forme principali di violenza identificate sono quelle psicologica, fisica, negligenza e sessuale con contatto o senza contatto fisico.
Le prevalenze emerse tra i partecipanti che hanno subito violenze e/o abusi includono: violenza psicologica (30%), violenza fisica (19%), negligenza (15%) e violenza sessuale (14%). I bambini spesso sperimentano più di una forma di violenza e/o abusi, ad esempio: tra coloro che hanno subito violenza sessuale o fisica, il 7% ha subito anche violenza psicologica.
La violenza psicologica è sperimentata più frequentemente rispetto ad altre forme nello sport italiano. I risultati mostrano che i livelli di violenza e/abusi sono più elevati tra i partecipanti più giovani (18-24 anni) rispetto a quelli più anziani (25-30 anni).
Nella maggior parte delle categorie, i partecipanti maschi hanno sperimentato livelli più elevati di violenza e/abusi rispetto alle partecipanti femmine, soprattutto nella violenza fisica e sessuale. Tuttavia, la violenza sessuale non deve essere sottovalutata tra le ragazze, poiché l’assunzione che siano a rischio inferiore potrebbe essere errata.
Il rischio di violenza e/o abusi è presente a tutti i livelli di partecipazione sportiva, ma aumenta in modo direttamente proporzionale ai livelli di competitività. L’intensità e l’isolamento associati ai livelli di prestazione più elevati offrono maggiori opportunità per atti di violenza inosservati.
Le esperienze di violenza e/o abusi spesso iniziano prima dei 14 anni, soprattutto per la violenza psicologica, fisica e la negligenza. La violenza sessuale con contatto e senza contatto inizia spesso prima dei 16 anni. La durata varia, ma la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato comportamenti protratti nel tempo anziché eventi isolati.
Circa un quarto o un terzo dei partecipanti ha riferito che la violenza e/o l’abuso hanno avuto una durata di almeno sei mesi. Abusi e/o violenze si verificano principalmente all’interno o vicino a strutture sportive, con una focalizzazione sugli spogliatoi e le aree delle docce. Tuttavia, una parte significativa degli eventi si verifica anche in contesti pubblici, indicando una normalizzazione della violenza e/o abusi nello sport.
La maggioranza dei partecipanti che subisce violenze e/o abusi nello sport non cerca aiuto (56%). Le motivazioni per non cercare aiuto includono la percezione delle esperienze come accettabili o tollerabili (47%), la paura di sembrare deboli (30%) e la paura delle conseguenze (17%).
Sono i compagni di squadra/pari gli autori di violenza/abusi in oltre il 62% dei casi per i partecipanti maschi e il 45% dei casi per le femmine. Gli allenatori sono autori di violenze e/o di abusi maggiormente per le donne (35%) rispetto agli uomini (27%).
Le autorità sportive devono affrontare queste problematiche e comunicare in modo efficace le linee guida comportamentali per garantire un ambiente sicuro per i bambini.
Spagna, Belgio e Ungheria, gli Stati membri EU che da luglio 2023 a dicembre 2024 ricopriranno la carica di Presidenza del Consiglio dell'Unione EU hanno presentato una Joint Declaration on Gender Equality.
Il testo evidenzia varie forme di discriminazione/gap di genere (cyber-violenza, inclusa la violenza sessuale e sessista online; stupri di guerra, violenza sessuale e violenza politica contro le donne; divario retributivo di genere, divario pensionistico di genere e divario di genere nell’assistenza, etc.).
Gli Stati si impegnano fermamente affinché possa realizzarsi la "gender equality" in Europa per tutte/i, in particolare al fine di:
prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere, incluse la violenza economica, la cyber-violenza e la violenza sessuale; offrire protezione e supporto alle vittime e fermare/bloccare i responsabili; in questo contesto, si evidenziao che il 28 giugno 2023 l'Unione Europea ha dato la sua approvazione al Council of Europe Convention on Preventing and Combatting Violence Against Women and Domestic Violence.
Le revisioni sistematiche convenzionali offrono poche informazioni su come funzionino gli interventi e per chi. Non è sufficientemente rigoroso il modo in cui le prove vengono identificate, valutate e sintetizzate. I ricercatori hanno sviluppato "revisioni sistematiche realistiche", affrontando domande simili alle revisioni realistiche ma utilizzando metodi rigorosi. Questo metodo è stato applicato alla sintesi delle prove sulla prevenzione scolastica della violenza negli appuntamenti e nelle relazioni (DRV) e sulla violenza di genere (GBV). Il documento riflette su metodi e risultati complessivi. Attingendo alle descrizioni degli interventi, alle teorie del cambiamento e alle valutazioni dei processi, sono state sviluppate le seguenti ipotesi iniziali: gli interventi che innescano meccanismi di "trasformazione scolastica" (prevenzione della violenza cambiando gli ambienti scolastici) otterranno effetti maggiori rispetto a quelli che innescano la "sicurezza di base" (fermare la violenza sottolineando la sua inaccettabilità) o meccanismi di "sviluppo positivo" (sviluppo di abilità e relazioni più ampie degli studenti); tuttavia, la trasformazione della scuola funzionerebbe solo nelle scuole con un'elevata capacità organizzativa. Sono state utilizzate varie analisi innovative, alcune delle quali miravano a testare queste ipotesi e altre erano induttive, attingendo ai risultati disponibili. Nel complesso, gli interventi sono stati efficaci nel ridurre la DRV a lungo termine ma non la GBV o la DRV a breve termine. La prevenzione DRV si è verificata in modo più efficace tramite il meccanismo di "sicurezza di base". I meccanismi di "trasformazione scolastica" sono stati più efficaci nella prevenzione della violenza di genere, ma solo nei paesi ad alto reddito. Gli impatti sulla vittimizzazione DRV a lungo termine erano maggiori quando si lavorava con una massa critica di ragazze partecipanti. Gli impatti sulla perpetrazione di DRV a lungo termine sono stati maggiori per i ragazzi. Gli interventi erano più efficaci quando si concentravano su abilità, atteggiamenti e relazioni, o mancavano il coinvolgimento dei genitori o le storie delle vittime. Il metodo ha fornito nuove intuizioni e dovrebbe essere utile ai responsabili politici che cercano i migliori interventi per i loro contesti.
Bonell C, Taylor B, Berry V, Filho SRP, Rizzo A, Farmer C, Hagell A, Young H, Orr N, Shaw N, Chollet A, Kiff F, Rigby E, Melendez-Torres GJ. Re-orientating systematic reviews to rigorously examine what works, for whom and how: Example of a realist systematic review of school-based prevention of dating and gender violence. Res Synth Methods. 2023 Jul;14(4):582-595. doi: 10.1002/jrsm.1644. Epub 2023 Jun 7. PMID: 37287195.
I femminicidi nel 2022 sono stati nuovamente superiori alle 100 unità (122): un numero in controtendenza rispetto al generale calo dei reati e in particolare degli omicidi.
Il report porta la sua attenzione su moltissime altre questioni che restano gravissime ma che sono anche segnali inequivocabili (reati spia, come vengono definiti) nei confronti del rischio per le donne di essere uccise dal proprio partner o ex.
Settecentoottanta le donne accolte, 4.952 i contatti della sezione aiuto on line, e-mail e social. Nel 26,66% dei casi, si tratta di ragazze sotto i 16 anni o appartenenti alla fascia di età dai 16 ai 29 anni: si confermano quindi i dati secondo i quali la violenza maschile incide sempre più precocemente nella vita delle donne.
Il 71% delle donne accolte sono italiane, il 29% straniere, la maggior parte delle quali proviene da paesi extra-UE.
Trecentotrenta le donne vittime di violenza fisica, 345 di violenza verbale e minacce, 79 di violenza sessuale e 157 da altre forme di violenza sessuale, quali molestie, in presenza oppure on line, revenge porn, obbligo di prestazioni sessuali umilianti o degradanti. Sempre superiore al 50% il livello di rischio alto o altissimo di ulteriori forme di violenza per le donne che ricorrono all’associazione del Telefono Rosa, dove altre forme di violenza sono rappresentate dalle 167 donne vittime di stalking o cyberstalking, 554 offese da violenza psicologica, 240 vittime di violenza economica.
Per il 55,72% dei figli è stata rilevata violenza assistita, mentre il 27,86% subisce anche violenza diretta.
Da alcuni anni si assiste a un continuo aggravamento delle diverse forme di violenza, con altissimi costi sanitari e sociali per le donne offese dalla violenza maschile. Risultano infatti 135 una sola volta, e 27 più di una volta, gli accessi al pronto soccorso, mentre sono 46 le donne ricoverate in ospedale per una volta e 5 quelle ricoverate più di una volta.
Il ruoo dei centri antiviolenza e del Telefono Rosa Piemonte in particolare è cruciale nel contrasto alla violenza maschile; lo sono anche le diverse iniziative di formazione rivolte ai giovani, sia a livello scolastico sia nei confronti delle aggregazioni alle quali partecipano (istituzionali o più informali, come le associazioni).
Le criticità sono ancora tantissime: i tempi e le modalità di applicazione delle tutele legali, per esempio. Le leggi potrebbero essere sufficienti, la loro applicazione è però molto meno sicura. Mancano ancora competenze specifiche nel mondo sanitario, scolastico ed educativo in generale, nelle stesse forze dell’ordine, anche se le formazioni loro dedicate si stanno moltiplicando. Manca la cultura diffusa.
Di sicuro, è da rilevare una opinione pubblica piuttosto assente, con pregiudizi e stereotipi che ancora condizionano la vita stessa delle donne: vergogna, stigma e solitudine sono probabilmente gli ostacoli che si incontrano più frequentemente nelle donne vittime di violenza. (Dal comunicato stampa del Telefono Rosa)
Il consumo problematico di alcol aumenta il rischio di compiere atti di violenza o di esserne vittima. Gli uomini che partecipano a programmi educativi contro la violenza domestica presentano spesso, oltre al problema della violenza, anche quello dell’alcol. Circa la metà delle donne vittime di violenza riferiscono di un consumo problematico di alcol all’interno della coppia, anche se solitamente chi abusa di alcol è l’uomo. Essere sotto l'effetto dell'alcol si intreccia con una gamma di altri fattori di contesto che contribuiscono a influenzare la perpetrazione della violenza.
Un numero crescente di ricerche mostra l'efficacia degli interventi basati sulla tecnologia o digitali nel migliorare la salute e il benessere delle sopravvissute alla violenza da parte del partner (IPV). Inoltre, le comorbidità della salute mentale come ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e depressione si verificano da tre a cinque volte più frequentemente nelle sopravvissute all'IPV, rendendo queste comorbilità obiettivi importanti degli interventi basati sulla tecnologia. Tuttavia, sta emergendo la ricerca sull'efficacia a lungo termine di questi interventi nel ridurre la vittimizzazione dell'IPV e gli effetti negativi sulla salute mentale sta emergendo. Questa metanalisi e revisione sistematica forniscono informazioni critiche da diversi studi randomizzati controllati (RCT) sull'impatto complessivo a breve e lungo termine degli interventi basati sulla tecnologia sulla salute e il benessere delle donne sopravvissute all'IPV.
L’obiettivo era di sintetizzare le prove attuali sugli effetti degli interventi basati sulla tecnologia o digitali sugli esiti di salute mentale (depressione, ansia e PTSD) e sugli esiti di vittimizzazione (abuso fisico, psicologico e sessuale) tra le sopravvissute all'IPV. Sono stati esaminati molteplici database tradizionali e grigi per gli studi pubblicati dal 2007 al 2021 e sono stati ammessi 64 studi e, Infine, 17 RCT sono stati conservati per la metanalisi.
I risultati sono promettenti ed evidenziano l'efficacia dell'intervento digitale di mitigazione dell'IPV come aggiunta (non sostitutiva) alle modalità tradizionali, utilizzando una strategia di risposta coordinata. I risultati contribuiscono all'attuale comprensione di "ciò che funziona" per promuovere la salute mentale, la sicurezza e il benessere delle sopravvissute .La ricerca futura potrebbe far progredire la scienza identificando gli ingredienti attivi dell'intervento, mappando i principi/meccanismi di azione dell'intervento, le migliori modalità di somministrazione, i livelli di dosaggio adeguati utilizzando il processo di corrispondenza dell'intensità del trattamento e le linee guida per aumentare la fattibilità e l'accettabilità.
Emezue C, Chase JD, Udmuangpia T, Bloom TL. Technology-based and digital interventions for intimate partner violence: A systematic review and meta-analysis. Campbell Syst Rev. 2022 Aug 27;18(3):e1271. doi: 10.1002/cl2.1271. PMID: 36909881; PMCID: PMC9419475.
Secondo la rilevazione Istat pubblicata il 10 marzo 2023 c’è stata una diminuzione significativa delle chiamate al 1522 (numero di pubblica utilità per la violenza di genere e lo stalking. Si passa infatti da 11.337 chiamate a 9.877 del 2022 (-13%) nel quarto trimestre (raffrontato allo stesso periodo nel 2021). La diminuzione è più evidente per quanto concerne il contatto telefonico (-15.1%) e minima rispetto alla chat (-0,85%).
Osservando la composizione percentuale delle chiamate per tipo di motivo, la richiesta di informazioni sul servizio 1522 rappresenta il 32,5% delle chiamate valide. Su questo valore pesa l’effetto della giornata del 25 novembre (Giornata internazionale contro la violenza sulle donne), quando sotto la spinta dei mass-media e dei social l’utenza è risultata più sollecitata a rivolgersi al servizio per avere maggiori informazioni sulla attività fornite dal numero di pubblica utilità.
Analizzando i tipi di violenze subite, il 63,5% delle vittime dichiara di averne subito più di un tipo. I dati continuano a confermare quanto analizzato finora; le violenze maggiormente riportate nel complesso sono le minacce (37,5%) e la violenza psicologica (35,7%). Se si considera, però, la violenza che spinge maggiormente le vittime a contattare il numero di pubblica utilità 1522, quella fisica (40,1%) risulta essere la prevalente.
Nel quarto trimestre 2022 nel 55% dei casi le vittime con figli dichiarano che i propri figli hanno assistito alla violenza e nel 15,3% l’hanno subita loro stessi. Questi dati evidenziano come la violenza assistita sia un fenomeno ancora molto diffuso.
Dal racconto che le vittime fanno alle operatrici del 1522 emerge che la maggior parte di esse non denuncia la violenza subita alle autorità competenti. Solo il 14,5% nel quarto trimestre 2022 ha infatti denunciato la violenza subita (399 vittime). Questo dato è peraltro in lieve diminuzione rispetto ai precedenti trimestri.
Le tavole messe a disposizione dall’Istat riportano informazioni su:
In occasione dell’8 Marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, DoRS ha letto e sintetizzato una revisione che aveva come obiettivo di identificare interventi e programmi efficaci per la prevenzione e il superamento della violenza di genere fin dai primi anni di vita, dai 3 ai 12 anni, in ambiente scolastico.
La violenza e la discriminazione contro le donne sono gravi problemi che colpiscono la società odierna indipendentemente dalla cultura o dall'ambiente sociale. I programmi educativi e governativi che affrontano queste questioni di genere sono difficili da ampliare, insufficienti o, in alcuni casi, inesistenti. Le risorse digitali possono contribuire ad affrontare la discriminazione contro le donne e diverse iniziative tecnologiche sono in corso in tutto il mondo. I videogiochi e le risorse digitali hanno dimostrato la loro efficacia come strumenti per educare, prevenire e sensibilizzare sui problemi sociali. L’articolo presenta una revisione sistematica della letteratura di risorse digitali come videogiochi, app e simulazioni che affrontano questioni di genere tra cui violenza e stereotipi. Durante la revisione, sono state analizzate molteplici caratteristiche delle risorse trovate (strumenti di sviluppo, piattaforme, posizione, destinatari) in modo da classificare Lgli studi trovati. L'obiettivo principale della revisione è presentare lo stato delle risorse digitali incentrate sul genere, i loro studi di valutazione, comprese le metriche utilizzate e i campioni, nonché l'accettazione e l'impatto della loro applicazione. La maggior parte degli studi esaminati mirava ad aumentare la consapevolezza sulla violenza di genere utilizzando giochi seri rivolti agli adolescenti. Per le risorse valutate, sono stati comunemente utilizzati questionari pre-post. Tuttavia, molti dei progetti esaminati non disponevano di studi di valutazione o le risorse non erano apertamente disponibili, limitando così la loro massiccia applicazione e il loro potenziale impatto sulla società. I risultati forniscono un punto di partenza per comprendere meglio il ruolo delle risorse digitali nell'aumentare la consapevolezza sulle questioni di genere, evidenziando i loro limiti attuali e fornendo raccomandazioni per la ricerca futura nelle risorse digitali basate sul genere.
Yañez, A.G.B., Alonso-Fernández, C. & Fernández-Manjón, B. Systematic literature review of digital resources to educate on gender equality. Educ Inf Technol (2023). https://doi.org/10.1007/s10639-022-11574-8
Poco si sa di abusi e violenze sulle donne anziane, così come di strategie di prevenzione e intervento. Vengono presentati i risultati di un'indagine che ha come obiettivo l'elaborazione della Mappa di Localizzazione delle donne anziane vittime di violenza di genere, analizzando la loro distribuzione territoriale nel caso specifico della Comunità Autonoma della Galizia, Spagna, e il suo rapporto con i fattori ambientali, sociali, e variabili territoriali. I risultati della ricerca sull'ubicazione e la distribuzione dei tassi di donne anziane vittime di violenza di genere mostrano la sua relazione diretta con la bassa densità demografica, l'invecchiamento e la dipendenza, che è associata alle persone disabili. La mappatura risultante può facilitare la pianificazione territoriale dei servizi socio-sanitari rivolti alle donne anziane nelle zone rurali. La classificazione consente di delimitare a livello territoriale le aree di intervento, differenziando i comuni a maggiore e minore prevalenza.
Ferrás, C.; Ginzo Villamayor, M.J.; García, Y. Analysis of Location and Spatial Distribution of Elderly Women Victims of Gender Violence. Soc. Sci. 2023, 12, 72. https://doi.org/10.3390/socsci12020072
Si stima che il 27% delle donne di età compresa tra 15 e 49 anni abbia subito violenza da parte del partner (IPV) nel corso della propria vita. Si ritiene che la povertà sia una delle principali cause dell'IPV e che i programmi di empowerment economico possano ridurre la violenza.
La revisione aveva come domanda di ricerca se gli interventi di microcredito siano associati a una riduzione della violenza da parte del partner. La revisione sistematica e metanalisi comprende 10 studi clinici randomizzati con 16136 partecipanti (il 98% erano donne, con un'età media di 28,9 anni. Ha identificato riduzioni statisticamente significative della violenza psicologica ed emotiva da parte del partner, dei comportamenti di controllo e della violenza sessuale associati agli interventi di microcredito. Rispetto a nessun intervento, la partecipazione alla microfinanza è stata associata a tassi più bassi di violenza psicologica ed emotiva (SMD, 0,87; 95% CI, 0,80-0,95; I2 = 46%; alta certezza), violenza sessuale (SMD, 0,76; 95% CI , 0,63-0,90; I2 = 44%; bassa certezza) e comportamenti di controllo (SMD, 0,82; 95% CI, 0,74-0,92; I2 = 54%; alta certezza). Non c'era alcuna associazione significativa con la violenza fisica (SMD, 0,89; 95% CI, 0,76-1,04; certezza molto bassa). In conclusione, la revisione ha riscontrato una riduzione dell'esposizione all'IPV psicologico ed emotivo, nonché comportamenti di controllo tra i partecipanti che ricevono interventi di microfinanza, con prove di alta certezza. È necessario un ulteriore lavoro per valutare quali tipi di interventi di microfinanza siano più efficaci nel ridurre le varie forme di IPV.
Allan-Blitz L, Olson R, Tran Q. Assessment of Microfinance Interventions and Intimate Partner Violence: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Netw Open. 2023;6(1):e2253552. doi:10.1001/jamanetworkopen.2022.53552
Uno dei principi alla base dell'erogazione di tutti i servizi essenziali e del coordinamento di tali servizi è l'"approccio centrato sulla sopravvissuta", che pone i diritti umani, i bisogni e i desideri delle donne e delle ragazze sopravvissute, al centro dell'erogazione dei servizi. Una sfida chiave affrontata da molti enti che lavorano per porre fine alla violenza contro le donne è garantire che le voci e gli input delle sopravvissute siano incorporati nelle politiche, nelle pratiche e nelle procedure di risposta. Le sopravvissute hanno esigenze diverse e affrontano rischi diversi. Non tutte le donne e le ragazze subiscono violenza allo stesso modo. Un intervento efficace tiene conto della realtà e delle loro circostanze uniche, affronta i bisogni individuali e riduce il rischio di ulteriori danni e sofferenze. UN Women, insieme a Global Rights for Women, ha sviluppato "Colloqui sicuri con le sopravvissute alla violenza contro donne e ragazze", che ha lo scopo di fornire misure pratiche, misure di sicurezza e azioni che le agenzie governative, la società civile e le organizzazioni di sopravvissute possono adottare. La guida ha lo scopo di aiutare i responsabili politici a sviluppare programmi incentrati sulle sopravvissute per porre fine alla violenza contro donne e ragazze, comprese quelle che sono a maggior rischio di subire violenze e discriminazioni. È applicabile alla programmazione in tutti i settori della sanità, della giustizia, della polizia e dei servizi sociali, nonché al coordinamento di questi settori, e contribuirà a migliorare lo standard e la fornitura di servizi essenziali per le donne e le ragazze che hanno subito violenza.
UN Women. Safe Consultations with Survivors of Violence against Women and Girls, 2022
Le prove disponibili mostrano che i progressi nella prevenzione degli omicidi di donne e ragazze legati al genere sono stati troppo scarsi. È necessaria un'azione concertata e urgente per migliorare la base di conoscenze e rafforzare le risposte agli omicidi di genere e ad altre forme di violenza di genere contro donne e ragazze.. Migliorando la comprensione di tutti i tipi di uccisioni di donne e ragazze legate al genere, possiamo rafforzare la prevenzione e migliorare le risposte. Il documento presenta raccomandazioni politiche per sostenere approcci globali e multisettoriali per prevenire e affrontare gli omicidi legati al genere e altre forme di violenza di genere contro donne e ragazze. Questi omicidi non sono inevitabili. Possono e devono essere prevenuti, attraverso interventi precoci e partenariati multilaterali e multisettoriali.
Gender-related killings of women and girls (femicide/feminicide) United Nations Office on Drugs and Crime, 2022
La Giunta regionale, il 16 dicembre 2022, ha approvato il Piano triennale degli interventi per contrastare la violenza di genere 2022-2024. Il Piano è l'esito dell’attività di un sottogruppo di lavoro coordinato dalla Direzione Regionale Sanità e Welfare, nell’ambito del Coordinamento permanente regionale dei Centri antiviolenza, delle Case rifugio e del Centro esperto sanitario piemontese.
Il Piano si è posto l’obiettivo di individuare le criticità e difficoltà incontrate dalle donne, dai nuclei e dai servizi operanti a livello territoriali, per farle diventare ambito di lavoro e di intervento, quali elementi prioritari di individuazione ed investimento di risorse per poter procedere con nuove azioni finalizzate a proseguire al contrasto della violenza contro le donne e dei loro figli e delle loro figlie minorenni. Il raggiungimento dell’uguaglianza di genere rappresenta un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne.