Keyword : OMOSESSUALITA'

Come contrastare le disuguaglianze nell'accesso si servizi sanitari per le persone LGBTQ+

Un recente studio della Rete LGBTQ Health and Human Services del Connecticut  ha indagato i bisogni di salute della popolazione LGBTQ+, rilevando che circa il 60% di utenti sono preoccupati rispetto all'assistenza sanitaria. Le disuguaglianze riguardanti le persone LGBTQ+ sono ben documentate: la paura di essere discriminati/e, esperienza negative presso gli studi e ambulatori medici, il rifiuto di assistenza/terapia nei confronti di queste persone influenza l'accesso ai servizi, per usufruire di pratiche potenzialmente salvavita, ad esempio gli screening preventivi. Tra le modalità discriminatorie rilevate più frequentemente ci sono il rifiuto palesemente dichiarato di "occuparsi di transgender", e l'intenzionale errore nell'usare il pronome lui/lei parlando del paziente con lo staff medico-infermieristico - azioni che hanno delle conseguenze a livello fisico e psichico per queste persone. Tra le soluzioni proposte, una formazione sulle abilità di comunicazione e ascolto per tutto lo staff sanitario, amministrativi compresi: ..."chiedere al/la paziente informazioni personali, conoscere la sua vita (compreso l'orientamento sessuale), dimostra attenzione verso l'altro/a, aiuta a contrastare i pregiudizi, orienta verso i reali bisogni individuali, anzichè ridurlo solamente a un coacervo di sintomi".


 


Salute e benessere delle persone LGBTQ+: un sito dedicato

Sezione del SITO dell'Office of Disease Prevention and Health Promotion (ODPHP) dedicato alla salute, benessere, sicurezza delle persone lesbiche, gay, bisex, transgender. Articolato in Obiettivi, Interventi, Risorse, banche dati nazionali (USA), articoli e documenti di vario genere.


 


Indagine ISTAT su discriminazione in ambito lavorativo per la persone LGBT+

l’Istat sta partecipando a un progetto, tutt'ora in corso, finanziato dal Fondo EU, in collaborazione con UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, sul tema delle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ e le diversity policies attuate negli ambienti lavorativi dalle imprese.
Il progetto prevede 4 tipologie di indagine, riferite a imprese, stakeholder e differenti gruppi di popolazione LGBT+. 
L’indagine sul diversity management nelle imprese si è svolta a fine 2019 e i risultati sono stati pubblicati a novembre 2020.
Delle tre rilevazioni indirizzate alle persone LGBT+, la prima ha riguardato le persone in unione civile o già in unione, si è conclusa nel 2021: i risultati sono stati diffusi a marzo di quest’anno; le altre due indagini, dedicate rispettivamente alle persone LGBT+ che non sono in unione civile e non lo sono state in passato, e alle persone transgender, sono tuttora in corso di realizzazione.


 I risultati della prima indagine sono stati pubblicati sotto forma di Report, dal titolo:  DIVERSITÀ LGBT+ E AMBITO LAVORATIVO: UN QUADRO D’INSIEME


Contiene un'analisi delle statistiche su inclusione e diversità LGBT+ per gli anni 2019, 2020 e 2021, una versione sintetica è scaricabile al seguente LINK: https://unar.it/portale/documents/20125/0/REPORT+LGBT%2B_2019_2021.pdf/c4bcc94e-2758-53fe-d912-4d56192eef6c?t=1652787352872


UNA SINTESI DEI RISULTATI DEL REPORT:


Secondo i dati dell’“Indagine sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle "persone LGBT+ in unione civile o unite in passato” realizzata nel 2020-2021, il 26% delle persone che si dichiarano omosessuali o bisessuali afferma che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della vita lavorativa in almeno uno dei tre ambiti considerati (retribuzione, avanzamenti di carriera, riconoscimento delle capacità professionali).


Il 12,6% non si è presentato a un colloquio di lavoro o non ha fatto domanda poiché pensava che l’ambiente lavorativo sarebbe stato ostile al suo orientamento sessuale. Questi dati sono riferibili solamente a una piccola parte della popolazione LGBT+ (le persone in unione civile o già in unione), il segmento più propenso a vivere il proprio orientamento sessuale in una dimensione pubblica.


Per quanto riguarda le diversity policies, nel 2019 solo il 5,1% delle imprese con almeno 50 dipendenti dell’Industria e dei Servizi ha adottato almeno una misura, non obbligatoria per legge, volta a favorire l’inclusione dei lavoratori LGBT+. La quota sale al 14,6% tra le imprese con almeno 500 dipendenti. Le misure più diffuse sono quelle destinate ai lavoratori transgender, in particolare la presenza di servizi igienici, spogliatoi, ecc. che consentano un utilizzo coerente con la propria identità di genere (3,3% delle imprese). 


Stakeholder e persone LGBT+ in unione civile o ex-unite, intervistate nell’ambito del progetto, ritengono fondamentale un cambiamento culturale: sostengono siano necessarie attività di formazione sulle tematiche LGBT+ dedicate a differenti attori (datori di lavoro, operatori sanitari, insegnanti, dipendenti pubblici, ecc.), ma soprattutto iniziative più generali di educazione, informazione e sensibilizzazione da realizzarsi anche nelle scuole.
Un ampio accordo viene espresso in favore di una legge nazionale contro l’omolesbobitransfobia, sui diritti per le famiglie LGBT+, tra cui il riconoscimento legale di entrambi i genitori per i figli di coppie omogenitoriali. Viene inoltre segnalata la carenza di leggi e iniziative a favore delle persone transgender, non binarie e intersessuali.


 


Impatto della pandemia di COVID-19 sulla salute mentale della popolazione LGBTQIA+

Il 17 maggio è la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. DoRS, per l’occasione, ha preparato un articolo per indagare l’impatto della pandemia di COVID-19 sul benessere psicologico e sociale delle persone LGBTQIA+. La pandemia di COVID-19 e le strategie di contenimento della trasmissione del virus hanno comportato conseguenze potenzialmente negative in termini di benessere psicologico e sociale in tutta la popolazione, in particolare per le popolazioni vulnerabili, tra cui le persone LGBTQIA+, già gravate dal peso di condizioni sociali avverse o precarie e stigmatizzanti.


Salute mentale dei giovani LGBTQ durante il COVID-19

Sebbene siano riconosciuti gli impatti negativi del COVID-19 sulla salute mentale globale dei giovani e dei giovani adulti, è stata prestata meno attenzione ai giovani LGBTQ, una popolazione storicamente trascurata nell'assistenza sanitaria, nelle politiche e nella ricerca, nonostante l'evidenza di elevati bisogni di salute mentale insoddisfatti. Sfortunatamente, è probabile che la pandemia abbia effetti negativi di vasta portata sulla salute e sul benessere delle persone LGBTQ.


Prima del COVID-19, i giovani LGBTQ sopportavano un carico sproporzionato di problemi di salute mentale, con la loro identità sessuale e di genere come fattori di rischio per vittimizzazione, traumi, discriminazione e abusi. Inoltre, i giovani LGBTQ, in particolare i giovani non binari e transgender, sono a rischio più elevato di depressione, suicidio, uso di sostanze e ansia. Le misure di controllo del COVID-19, come blocchi, lavoro da casa, chiusura delle scuole e apprendimento a distanza, potrebbero aver esacerbato questi disturbi mentali. Sebbene le conoscenze sull'impatto a lungo termine del COVID-19 sulla salute mentale dei giovani LGBTQ siano ancora in evoluzione, la ricerca preliminare suggerisce che i giovani LGBTQ siano colpiti in modo sproporzionato dalla pandemia. Inoltre, i giovani LGBTQ che vivono in case senza supporto sono vulnerabili agli abusi, non si sentono sicuri di esprimersi o sono tagliati fuori dai coetanei. Dall'inizio della pandemia di COVID-19, oltre il 50% dei giovani delle minoranze sessuali e di genere negli Stati Uniti ha segnalato un aumento di ansia o sintomi depressivi. I fattori che possono determinare tali risultati sono l'isolamento dai sistemi di supporto, l'assenza di supporto familiare e le interruzioni dei servizi sanitari. La mancanza di sostegno familiare è particolarmente allarmante dato che i giovani LGBTQ che subiscono il rifiuto dei genitori sono a maggior rischio di suicidio e depressione. Sebbene si sappia meno sui giovani transgender, la ricerca prima di COVID-19 suggerisce che i giovani transgender sperimentino tassi più elevati di rifiuto dei genitori rispetto ai giovani cisgender.


 Inoltre, i giovani con identità intersezionali, come i neri, gli indigeni e le persone di colore (BIPOC), le persone con uno status socioeconomico basso e i giovani LGBTQ senza fissa dimora, sono particolarmente vulnerabili durante la pandemia. Anche i giovani LGBTQ BIPOC e con uno status socioeconomico basso possono avere accesso ridotto ai servizi a causa delle barriere risultanti dalla combinazione della loro identità sessuale e di genere, etnia e status socioeconomico.  È quindi urgente affrontare il bilancio sproporzionato di COVID-19 sui giovani LGBTQ.


 Fondamentalmente, la pandemia ha interrotto i servizi di salute mentale in un momento in cui la necessità di tali servizi è aumentata, con i giovani e i servizi scolastici particolarmente colpiti.


Operatori sanitari, ricercatori, insegnanti, responsabili politici e membri della comunità hanno tutti un ruolo nel sostenere la salute mentale dei giovani LGBTQ. In primo luogo, gli operatori sanitari hanno bisogno di una formazione sulle cure e sui problemi unici che i giovani LGBTQ potrebbero dover affrontare a causa dell'impatto della pandemia di COVID-19. La formazione dovrebbe essere intersezionale e includere argomenti come lo sviluppo dell'identità, un linguaggio non stigmatizzante e le preoccupazioni e le esigenze specifiche dei giovani LGBTQ. Gli operatori sanitari dovrebbero continuare a fornire servizi di telemedicina riservati ai giovani che non hanno accesso ai servizi di persona pur riconoscendo i potenziali problemi di privacy per i giovani che vivono in ambienti non sicuri o scomodi. In secondo luogo, i dirigenti scolastici e gli amministratori devono fornire e promuovere spazi sicuri e inclusivi per i giovani LGBTQ quando tornano a scuola, inclusa la fornitura di salute mentale di persona e di servizi online. In terzo luogo, le politiche e gli interventi basati sull'evidenza dovrebbero includere il linguaggio e le questioni specifiche per LGBTQ e aumentare l'accesso ai servizi convenienti e affermativi. È anche essenziale affrontare le barriere strutturali, comprese le istituzioni e le politiche prevenute e discriminatorie. 


Infine, nella ricerca sanitaria continua a persistere un divario di conoscenze sulle questioni relative ai giovani LGBTQ. Gli studi dovrebbero essere progettati in modo migliore per catturare in modo accurato e completo la salute e il benessere dei giovani LGBTQ. La salute mentale dei giovani LGBTQ è una questione globale e la ricerca dovrebbe riflettere e indagare sulle esperienze dei giovani LGBTQ nei paesi a basso e medio reddito. I ricercatori dovrebbe collaborare con le popolazioni LGBTQ e gli esperti di salute LGBTQ e fornire opzioni per rivelare l'orientamento sessuale e di genere durante la raccolta di dati sociodemografici. Gli studi dovrebbero mirare a comprendere in modo completo le esigenze diverse e in evoluzione dei giovani LGBTQ mentre affrontano la pandemia; una migliore ricerca informa meglio le politiche per migliorare la salute e il benessere dei giovani LGBTQ. Bisogna creare spazi che promuovano la resilienza e l'azione per i giovani LGBTQ nelle  comunità e istituzioni.


Ormiston CK, Williams F. LGBTQ youth mental health during COVID-19: unmet needs in public health and policy. Lancet (London, England). 2022 Feb;399(10324):501-503.