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"Regioniamo di salute mentale"

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica ha tenuto un incontro di presentazione del Rapporto SIEP sui punti di forza e di debolezza dei 20 sistemi di cura per la Salute Mentale dell'Italia, analizzati attraverso la lente degli indicatori SIEP, calcolati sui dati ufficiali del Ministero della Salute.


I dati svelano punti di forza e di debolezza dei 20 sistemi di cura per la Salute Mentale del nostro Paese.


Dalla pagina è possibile guardare la videoregistrazione della presentazione e scaricare le slide


 


Violenza di genere: il report del primo semestre 2020

Il periodo del lockdown ha influito positivamente sul numero totale degli omicidi, ma non sugli omicidi con vittime di sesso femminile. È uno dei dati più significativi che emerge dal report elaborato dal Servizio analisi criminale della direzione della Polizia criminale.


Il documento analizza l’andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente.
Sono stati esaminati, in particolare, i cosiddetti reati spia relativi alla violenza di genere e i delitti potenzialmente riconducibili a liti familiari, soprattutto se consumati in ambito domestico. L’incidenza degli atti persecutori rivolti contro le donne ha avuto un andamento costante pari al 76% nello scorso anno, mentre nel 2020 si è passati dal 76% di gennaio, al 71% ad aprile e maggio, per poi risalire al 73% a giugno.


Oscillante nel 2020 anche la percentuale di donne vittime di maltrattamenti da parte di familiari e conviventi: dall’82% di gennaio il dato scende al 78% del mese di maggio, risalendo all’82% nel mese di giugno, mentre nel 2019 si attestava sull’83% in maniera pressoché costante.


Le violenze sessuali, dopo il periodo di lockdown, risultano in aumentano a maggio e ancora di più a giugno, restando sempre al di sotto dei dati registrati a gennaio e febbraio 2020.


Anche i reati di minaccia, lesione personale e percosse in ambito familiare restano inferiori rispetto ai dati del 2019: durante il periodo del lockdown si registra un’importante flessione, addirittura un dimezzamento nei mesi di marzo e aprile rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, ma i reati tornano a crescere nei mesi di maggio (10.828) e giugno (10.662). 


Un approfondimento riguarda i dati sugli omicidi volontari che si confermano in calo del 19% rispetto a quelli dell’anno scorso (da 161 a 131). Le vittime di sesso femminile, però, aumentano (da 56 a 59) e, se nel 2019 costituivano il 35% degli omicidi totali, nel 2020 l’incidenza si attesta al 45%.


Stesso trend per quanto riguarda gli omicidi in ambito familiare/affettivo che, seppur in diminuzione rispetto all’anno scorso (da 73 a 69), presentano un aumento dell’incidenza sul totale degli omicidi (da 45% a 53%). Anche le vittime di sesso femminile aumentano (da 45 a 53) e cresce l’incidenza (dal 62% nel 2019 al 77% nel 2020).
Crescono, infine, gli omicidi commessi da partner o ex partner (da 32 a 36) e l’incidenza di donne uccise in questo modo (da 71% nel 2019 al 68% nel 2020). (Fonte: Ministero dell'Interno)



Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM)

 


Abstract


Il Rapporto, a cura del Ministero della Salute, pubblicato il 30 luglio 2020, è l’analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM) riferiti all’anno 2018. Ha lo scopo di offrire uno strumento conoscitivo per i diversi soggetti istituzionali responsabili della definizione ed attuazione delle politiche sanitarie del settore psichiatrico, per gli operatori e per i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale.


Sintesi dei risultati principali: Gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2018 ammontano a 837.027 unità. Gli utenti sono di sesso femminile nel 53,8% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (68,3%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni (soprattutto nelle femmine) mentre la più alta concentrazione si ha nella classe 45-54 anni (25,0% nei maschi; 23,1% nelle femmine); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (7,5% nei maschi e 12,3% nelle femmine).Nel 2018 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale ammontano a 323.707 unità di cui il 93,4% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita. LE PATOLOGIE I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (29,2 per 10.000 abitanti nei maschi e 48,6per 10.000 abitanti nelle femmine).L’ATTIVITÀ DEI SERVIZI PSICHIATRICI Le prestazioni erogate nel 2018 dai servizi territoriali ammontano a 11.039.492. Complessivamente il 76,3% degli interventi è effettuato in sede, l’8,2%a domicilio e il resto in una sede esterna. Gli operatori prevalenti sono rappresentati da medici (32,5%) ed infermieri (44,2%);il 31,0% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica al domicilio e nel territorio, il 24,9% da attività psichiatrica, il 13,7% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,5% da attività psicologica-psicoterapica e da attività di coordinamento; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto. DIMISSIONI OSPEDALIERE Nel 2018 si registrano 107.662 dimissioni dalle strutture psichiatriche ospedaliere (pubbliche e private), per un totale di 1.374.710 giornate di degenza con una degenza media di 12,8 giorni. Nel 2018 sono stati registrati 7.407 trattamenti sanitari obbligatori nei SPDC che rappresentano il 7,6% dei ricoveri avvenuti nei reparti psichiatrici pubblici (97.207). ACCESSI IN PRONTO SOCCORSO Nel 2018 il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche ammonta a 617.326, che costituiscono il 3,0% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale. Il 13,3% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita in ricovero, di cui oltre la metà nel reparto di psichiatria. Inoltre il 26,2% dei ricoveri per problemi psichiatrici registra una diagnosi di Schizofrenia e altre psicosi funzionali. Il 74,2% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita a domicilio. IL CONSUMO DEI FARMACI Sono state considerate le seguenti categorie di farmaco: antidepressivi, antipsicotici e litio, erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta. In regime di assistenza convenzionata: per gli Antidepressivi, la spesa lorda complessiva è di oltre 372 milioni di euro con un numero di confezioni superiore a 36 milioni. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è superiore a 77 milioni di euro con un numero di confezioni che supera i 5,5 milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è di circa 3,4 milioni di euro con un numero di confezioni pari a 843.953. In distribuzione diretta: per la categoria degli Antidepressivi la spesa lorda complessiva è pari a circa1,2milioni di euro con un numero di confezioni pari a 565.099. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è pari a circa 82 milioni di euro con un numero di confezioni pari a circa 6,5milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è di 58.497 euro con un numero di confezioni pari a 28.092.


Con riferimento all’anno 2018 il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, sia territoriale che ospedaliera, è pari a € 78,1 calcolato dividendo il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica per la popolazione adulta residente nel 2018. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica territoriale il costo complessivo ammonta a 3.740.597 (in migliaia di euro), di cui 1.764.288 (in migliaia di euro) per l’assistenza ambulatoriale e domiciliare, 441.699 (in migliaia di euro) per l’assistenza semiresidenziale e 1.534.610 (in migliaia di euro) per l’assistenza residenziale. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica ospedaliera, la remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero è nel 2018 pari a 215.597 (in migliaia di euro). IL PERSONALE La dotazione complessiva del personale all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, nel 2018, risulta pari a 26.216 unità. Di queste il 18,9% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,3% da psicologi, il personale infermieristico rappresenta la figura professionale maggiormente rappresentata (45,1%), seguita dagli OTA/OSS con il 10,4%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari al 7,1% e dagli assistenti sociali con il 4,1%.LE STRUTTURE - Nel 2018 il sistema informativo salute mentale ha rilevato dati di attività di 1.374 servizi territoriali, 2.220 strutture residenziali e 879 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 95% dei DSM. Nel 2018 il numero dei SPDC attivi è pari a 323 con complessivi 4.113 posti letto per ricoveri ordinari e 302 posti letto per ricoveri in day hospital; le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica sono pari a 18 con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 797 e a 15 posti per day hospital. Per il totale Italia, l’offerta per i posti letto in degenza ordinaria, è di 9,7 ogni 100.000 abitanti maggiorenni


 


 


 


Violenza sui medici in aumento. Una indagine Anaao Assomed

L’Anaao ha condotto una survey destinata ai medici al fine di comprendere quante aggressioni interessino la categoria. Il trend è in aumento ma l’80% delle aggressioni non viene denunciato. I medici più colpiti sono gli psichiatri, seguono gli gli operatori del pronto soccorso.  
L’analisi è stata condotta da gennaio a febbraio 2020, ha interessato 2059 soggetti. Il 56,10% di coloro che hanno risposto è di sesso femminile, a dimostrazione di come il problema aggressioni sia più sentito tra i medici donna (nel 2018 era il 53%).

L’indagine ha visto la partecipazione di 19 regioni con percentuali di risposte variabili e picchi in Lombardia, Campania, Veneto, evidenziando un chiaro mutamento rispetto all’ultimo sondaggio del 2018. Solo il 21% delle risposte di oggi proviene dalle regioni del sud e delle isole, rispetto al 70% del 2018, mentre il 57% arriva dalle regioni del nord ed il 22% da quelle del centro. Questo dimostra che la violenza sugli operatori sanitari, per lungo tempo attribuita prevalentemente a regioni del sud Italia ed alle isole dove le situazioni socio-economiche e sanitarie sono più complesse, è ormai diventato fenomeno largamente diffuso su scala nazionale.

Il 55,44% dei rispondenti  ha affermato di essere stato personalmente vittima di violenza, in valore assoluto 1137 medici rispetto agli 832 del 2018, nel 76,52% dei casi di carattere solamente verbale.

Per quanto riguarda le discipline interessate dal fenomeno, l’86% degli psichiatri dichiara di aver subito aggressioni, il 77% dei medici di medicina d’urgenza, un trend decisamente in crescita in tali servizi, il 60% dei chirurghi, il 54% dei medici del territorio, il 40% degli anestesisti.

Il dato preoccupante è che il 79,26% degli operatori vittime di violenza non ha presentato denuncia, e che il 66% afferma di essere a conoscenza di episodi di aggressione ai danni di operatori, ciò dimostra che il fenomeno continua ad essere sottostimato. Il 23% afferma inoltre di essere venuto a conoscenza di casi da cui è scaturita invalidità permanente o decesso conseguenti ad episodi di violenza ai danni di operatori.

Alla domanda sulla conoscenza delle leggi attualmente vigenti in termini di prevenzione delle aggressioni, solo il 37% risponde in maniera affermativa.


La violenza di genere durante il lockdown: i dati ISTAT

Durante il lockdown sono state 5.031 le telefonate al numero 1522, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Le donne che hanno chiesto aiuto sono 2.013 (+59%).



  • Le denunce per maltrattamenti in famiglia sono diminuite del 43,6%, quelle per omicidi di donne del 33,5%, tra le quali risultano in calo dell’83,3% le denunce per omicidi femminili da parte del partner. Per poter dare una lettura adeguata del fenomeno sarà necessario un periodo di riferimento più lungo.

  • Per il Lazio, il tasso di incidenza passa dal 6,8 del 2019 al 12,4 dello stesso periodo del 2020, per la Toscana, dal 4,8 all’8,5 per 100 mila abitanti. Le vittime chiamano di più rispetto allo stesso periodo del 2019 anche dalla Sardegna e dall’Umbria.

  • Le chiamate motivate da una richiesta di aiuto per violenza subita ammontano a 1.543, ma si chiama anche per avere informazioni sul servizio 1522 (28,3%), o per manifestare altre situazioni di disagio diverse dalla violenza (17,1%).

  • Il 45,3% delle vittime ha paura per la propria incolumità o di morire; il 72,8% non denuncia il reato subito. Nel 93,4% dei casi la violenza si consuma tra le mura domestiche, nel 64,1% si riportano anche casi di violenza assistita.


I Centri Antiviolenza

In collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO), il CNR e le Regioni, l’Istat ha condotto la prima indagine sui 281 Centri antiviolenza (CAV) che svolgono attività a sostegno delle donne maltrattate e dei loro figli.


Nel 2017 si sono rivolte ai Centri antiviolenza 43.467 donne (15,5 ogni 10mila donne); il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10mila). Tra le donne che hanno iniziato tale percorso, il 63,7% ha figli, minorenni nel 72,8% dei casi. Le donne straniere costituiscono il 27% di quelle prese in carico.


Le modalità per entrare in contatto con i centri sono di vario tipo: il 95,3% dei Centri mette a disposizione il numero telefonico 1522, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, il 97,6% dei Centri garantisce una reperibilità h24. In alternativa si può andare presso i singoli Centri, aperti mediamente 5 giorni a settimana per circa 7 ore al giorno. L’89,7% dei Centri è aperto 5 o più giorni a settimana.


I servizi offerti sono molteplici, dall’accoglienza (99,6%) al supporto psicologico (94,9%), dal supporto legale (96,8%) all’accompagnamento nel percorso verso l’autonomia abitativa (58,1%) e lavorativa (79,1%) e in generale verso l’autonomia (82,6%). Meno diffusi, il servizio di sostegno alla genitorialità (62,5%), quello di supporto ai figli minori (49,8%) e quello di mediazione linguistica (48,6%). L’82,2% dei Centri effettua la valutazione del rischio di recidiva della violenza sulla donna.


Per gestire le situazioni di emergenza l’85,8% dei Centri antiviolenza è collegato con una casa rifugio. (Fonte Istat)


https://www.istat.it/it/archivio/234874