Keyword : COVID19

Selezione tema : Violenza di genere

Violenza domestica durante la pandemia: una revisione sistematica

L'epidemia di COVID-19 e le misure di confinamento seguite hanno sollevato preoccupazioni tra gli specialisti di tutto il mondo per quanto riguarda l'aumento dei casi di violenza domestica. La revisione sistematica mira a identificare le tendenze internazionali nella violenza domestica durante l'epidemia di COVID-19 e a esaminare le possibili differenze tra tutti i gruppi di popolazione e le diverse aree geografiche in tutto il mondo. È stato effettuato l'accesso ai seguenti database: DOAJ, ERIC, Google Scholar, ProQuest, Pubmed, PsycNet e SCOPUS, fino al 22 luglio 2020. Sono stati considerati ammissibili un totale di 32 studi. Sono stati recuperati dati da ricerche in Nord America, Europa, Asia-Pacifico, Africa e in tutto il mondo. Il COVID-19 ha causato un aumento dei casi di violenza domestica, specialmente durante la prima settimana del blocco COVID-19 in ogni paese. Nei bambini, tuttavia, sebbene le stime degli specialisti suggeriscano un aumento dei casi di maltrattamento e abuso sui minori, il tasso di segnalazioni della polizia e dei servizi sociali è diminuito durante la pandemia di COVID-19. La chiusura delle scuole che isolava gli studenti a casa sembra abbia contribuito a questa diminuzione. La violenza domestica è stata un problema considerevole imposto dall'epidemia di COVID-19 nel contesto mondiale. Il confinamento domiciliare ha portato a un contatto costante tra autori e vittime, con conseguente aumento della violenza e diminuzione delle denunce. Per ridurre al minimo tali problemi, sono necessarie misure di prevenzione e programmi di supporto.


Kourti A, Stavridou A, Panagouli E, Psaltopoulou T, Spiliopoulou C, Tsolia M, Sergentanis TN, Tsitsika A. Domestic Violence During the COVID-19 Pandemic: A Systematic Review. Trauma Violence Abuse. 2021 Aug 17:15248380211038690.


 


Aggressione intima del partner durante la pandemia di COVID-19: associazioni con stress e alcolismo

Uno studio americano mostra un aumento notevole della violenza domestica tra partner (da 6 a 8 volte) in relazione alla pandemia.


Lo studio mirava a testare empiricamente se (a) l'impatto locale della pandemia di coronavirus fosse associato ad aumenti dell'aggressività del partner intimo (IPA) e del consumo eccessivo di alcol e (b) il consumo eccessivo di alcol moderasse l'associazione tra Stress da COVID-19 e perpetrazione dell'IPA. I tassi di perpetrazione fisica e psicologica dell'IPA sono aumentati significativamente dopo l'attuazione delle restrizioni che miravano a mitigare la trasmissione di COVID-19. Lo stress da COVID-19 è stato associato in modo significativo e positivo alla perpetrazione dell'IPA fisica e psicologica; tuttavia, lo stress da COVID-19 è stato positivamente associato alla perpetrazione fisica dell'IPA tra i partecipanti che bevono non pesantemente.


La media degli episodi di aggressione fisica è passata da 2 a 15 per anno, mentre le aggressioni psicologiche sono passate da una media di 16 a 96 per anno. La maggiore correlazione è stata riscontrata con livelli di stress molto aumentati.


Parrott, D. J., Halmos, M. B., Stappenbeck, C. A., & Moino, K. (2021). Intimate partner aggression during the COVID-19 pandemic: Associations with stress and heavy drinking. Psychology of Violence.


Violenza del partner intimo durante la pandemia: una revisione del fenomeno dalle prospettive delle vittime e dei professionisti dell'assistenza

L'isolamento sociale è considerato uno dei principali fattori di rischio che portano a episodi di violenza del partner intimo; questa evidenza è emersa anche durante l'applicazione delle politiche di isolamento a casa per contenere la pandemia di COVID-19. Per questo motivo, le ricercatrici dello studio hanno raccolto dati sulla violenza del partner intimo nell'ultimo anno, confrontando i dati riportati dalle vittime con i dati raccolti dai professionisti dell'assistenza. In accordo con le linee guida PRISMA, attraverso parole chiave relative ad abusi, pandemia e misure di contenimento, sono stati individuati 3174 articoli per lo screening. Dopo la lettura del testo integrale e l'analisi del rischio di bias, sono stati inclusi 19 studi ed è stata condotta una sintesi tematica secondo due categorie: "studi con vittime" e "studi con professionisti dell'assistenza". I risultati della revisione hanno mostrato differenze significative tra i dati forniti dalle vittime e i dati raccolti dalle strutture sanitarie e dai dipartimenti di polizia; inoltre, sono emerse differenze tra le diverse forme e la gravità della vittimizzazione. I risultati sono stati discussi e si è riflettuto su come le misure di contenimento abbiano apparentemente reso più difficile la denuncia da parte delle vittime.


In termini applicativi, i risultati di questa revisione della letteratura potrebbero portare all'implementazione di una formazione specifica per professionisti (ad es. polizia, psicologi e medici), concentrandosi su come ricevere correttamente le richieste di aiuto, basata su corsi di formazione specifici con l'uso di giochi di ruolo. La formazione potrebbe riguardare anche la sensibilizzazione e la formazione rispetto alla corretta lettura dei reati segnale o sentinella, con l'attivazione di procedure standardizzate a livello nazionale. Può essere utile anche sensibilizzare la popolazione in generale, poiché è stato riscontrato che il ruolo di terzi, in particolare dei vicini, può essere rilevante nell'evidenziare episodi di IPV che altrimenti non vengono segnalati. La consapevolezza dei segnali di allarme IPV e dell'aumento del rischio nel trascorrere del tempo con i perpetratori nella popolazione generale può essere un'opportunità per aumentare  il supporto sociale, poiché è un importante fattore protettivo. Pertanto, sviluppare interventi, sia su larga scala sia nei singoli quartieri, può contribuire a prevenire il fenomeno IPV.


 Sarà fondamentale proporre progetti di sostegno e reinserimento sociale per le vittime, alla luce dei risultati dello studio, il cui obiettivo sarà sempre quello di mettere al centro del processo di reinserimento i bisogni delle vittime. Secondo i dati disponibili, sembrerebbe inoltre utile mettere in atto procedure che possano facilitare il collegamento delle vittime con le istituzioni, soprattutto in tutti i casi in cui la vittima abbia limitate possibilità di comunicare con l'esterno. Durante la pandemia, sono stati compiuti progressi per quanto riguarda l'uso della "tele-salute".  Sebbene ci siano ancora dei limiti a questa procedura, si tratta di un metodo che potrebbe aiutare, anche dopo la pandemia, tutte le vittime che non sono in grado di visitare di persona un professionista. Vale anche la pena considerare che la fine della pandemia darà alle vittime una maggiore possibilità di cercare aiuto e uscire dal ciclo della violenza. Questo potrebbe significare rendere ancora più visibile la disponibilità di tutti coloro che aiutano le vittime, dai professionisti della salute mentale e fisica alle autorità. Pertanto, potrebbe essere necessario uno sforzo maggiore per aumentare le possibilità per le vittime di incontrare questi professionisti.


Lausi G, Pizzo A, Cricenti C, Baldi M, Desiderio R, Giannini AM, Mari E. Intimate Partner Violence during the COVID-19 Pandemic: A Review of the Phenomenon from Victims' and Help Professionals' Perspectives. Int J Environ Res Public Health. 2021 Jun 8;18(12):6204.


 


Violenza intima del partner durante la convivenza forzata e lo stress economico

Con l'epidemia di COVID-19 che impone politiche di soggiorno in casa e isolamento sociale, sono aumentati gli allarmi sull'impatto del blocco e sulle sue conseguenze economiche sulla violenza domestica. Il documento cerca di fare luce sull'effetto della convivenza forzata e dello stress economico sulla violenza da parte del partner.  Attraverso un’indagine online, si è rilevato un aumento del 23% della violenza da parte dei partner durante il blocco. I risultati indicano che l'impatto delle conseguenze economiche è due volte più grande dell'impatto del blocco. Si sono trovate stime ampie di un grande aumento della violenza domestica quando la posizione lavorativa / economica dell'uomo peggiora, specialmente in contesti in cui quella posizione era già minacciata.


Esther Arenas-Arroyo, Daniel Fernandez-Kranz, Natalia Nollenberger, Intimate partner violence under forced cohabitation and economic stress: Evidence from the COVID-19 pandemic, Journal of Public Economics, Volume 194, 2021,


Violenza di genere: le richieste di aiuto durante la pandemia

La convivenza forzata durante la fase di lockdown ha rappresentato in alcuni casi il detonatore per l’esplosione di comportamenti violenti, in altri l’aggravante di situazioni che già precedentemente erano violente,che hanno spinto, anche in contesti internazionali, a parlare di una doppia pandemia: epidemiologica e di violenza. Le Istituzioni nazionali e regionali, ma anche le associazioni dei Centri antiviolenza,hanno lanciato campagne informative per fornire alle donne riferimenti chiari a cui rivolgersi in caso di bisogno allo scopo di non far sentire le donne sole nel contrasto alla violenza. È stato pubblicizzato soprattutto il ruolo svolto dal numero di pubblica utilità nel supportare e accompagnare le donne verso i servizi che meglio si adattavano alla loro situazione contingente. Oggetto di analisi del report elaborato dall’Istat  sono infatti le richieste di aiuto delle donne al numero di pubblica utilità 1522 nel corso del 2020. Vengono inoltre illustrate le strategie messe in atto dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio per gestire la “situazione di emergenza nell’emergenza” e vengono rilasciate le informazioni sul numero delle donne che hanno richiesto supporto e sono state accolte da queste strutture nel periodo gennaio-maggio 2020.


Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%).


Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019), ma soprattutto in occasione del 25 novembre, la giornata in cui si ricorda la violenza contro le donne, anche per effetto della campagna mediatica. Nel 2020, questo picco, sempre presente negli anni, è stato decisamente più importante dato che, nella settimana tra il 23 e il 29 novembre del 2020, le chiamate sono più che raddoppiate (+114,1% rispetto al 2019).


La violenza segnalata quando si chiama il 1522 è soprattutto fisica (47,9% dei casi), ma quasi tutte le donne hanno subito più di una forma di violenza e tra queste emerge quella psicologica (50,5%).


Rispetto agli anni precedenti, sono aumentate le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni di età (11,8% nel 2020 contro il 9,8% nel 2019) e delle donne con più di 55 anni (23,2% nel 2020; 18,9% nel 2019).


Riguardo agli autori, aumentano le violenze da parte dei familiari (18,5% nel 2020 contro il 12,6% nel 2019) mentre sono stabili le violenze dai partner attuali (57,1% nel 2020).


Nei primi 5 mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza (CAV), per l’8,6% la violenza ha avuto origine da situazioni legate alla pandemia (es. la convivenza forzata, la perdita del lavoro da parte dell’autore della violenza o della donna).


Dopo il calo di utenze, in corrispondenza del lockdown di marzo 2020, i Centri hanno trovato nuove strategie di accoglienza (il 78,3%). Solo sei CAV hanno dovuto interrompere l’erogazione dei servizi. Essenziale è stato il ruolo della rete territoriale antiviolenza per supportare i Centri nel loro lavoro. Nella maggioranza dei casi (95,4%) i CAV hanno supportato le donne tramite colloqui telefonici, nel 66,5% dei casi hanno utilizzato la posta elettronica mentre nel 67,3% i colloqui sono stati in presenza nel rispetto delle misure di distanziamento.


Per quanto riguarda le Case rifugio, nei primi 5 mesi del 2020 sono state ospitate 649 donne, l’11,6% in meno rispetto ai primi 5 mesi del 2019. Le Case hanno, infatti, segnalato più difficoltà dei CAV a organizzare l’ospitalità delle donne e a trovare nuove strategie (55,3% dei casi). Per il 6% delle donne accolte, le operatrici hanno segnalato che è stata la pandemia ad avere rappresentato la criticità da cui ha avuto origine la violenza. (Fonte Istat)


Divisione del lavoro in famiglia: la pandemia pesa sulle donne

Nelle due ondate di coronavirus le donne italiane hanno dedicato al lavoro familiare più tempo dei loro partner. Già si partiva da una situazione di disparità. Ora la conseguenza può essere un peggioramento del divario di genere nel mercato del lavoro.


Le donne italiane, già prima della pandemia più responsabili della famiglia dei loro partner, hanno continuato a dedicare al lavoro familiare più tempo durante tutto il 2020. Questo è dovuto anche alla chiusura delle scuole, che in Italia è stata la più lunga di tutta Europa: 105 giorni dal marzo a giugno 2020 contro meno di 60 giorni in altri paesi europei.


Ha contribuito a questa situazione anche la mancanza dell’aiuto dei nonni, che prima della pandemia erano responsabili (almeno occasionalmente) della cura dei nipoti e ora non più, a causa dei rischi di contagio (Indagine Istat Multiscopo).


Anche i dati Istat per il 2020 evidenziano un peggioramento del lavoro delle donne. Il tasso di occupazione femminile è passato dal 50 al 48,6 per cento nel 2020, mentre per gli uomini è rimastoquasi invariato. L’offerta di lavoro femminile si è ridotta, come evidenziato da un tasso di inattività femminile molto più alto di quello maschile.


I dati dello studio confermano risultati di ricerche precedenti di altri Paesi che hanno analizzato l’impatto della pandemia su occupazione, disoccupazione e tassi di inattività, riportando un effetto negativo più significativo sulle donne e in particolare sulle madri. Sia fattori relativi alla domanda di lavoro (sovra-rappresentazione delle donne nei settori dei servizi più vulnerabili con contratti a tempo determinato e part-time) che fattori relativi all’offerta (difficoltà di conciliazione lavoro e famiglia dovuta alla chiusura delle scuole e aggravio del lavoro familiare) hanno contribuito a questo risultato. La situazione di emergenza che continua anche nel 2021 può provocare un potenziale peggioramento del divario di genere nel mercato del lavoro.


Del Boca D, Oggero N, Profeta P, Rossi M. Divisione del lavoro in famiglia: la pandemia pesa sulle donne. InGenere, La Voce.info, La 27esima Ora, 12 aprile 2021


 


 


Violenza domestica e suoi effetti su donne, bambini e famiglie

Le pandemie fanno emergere i problemi delle popolazioni vulnerabili. Il  Center for Global Development Centro ha presentato la dichiarazione “Pandemics and Violence against Women and Children” (VAW/C) nell'aprile 2020, delineando strategie per massimizzare il sostegno a queste famiglie. Le linee guida evidenziano quanto segue: 1. Rafforzare i sistemi di prima risposta legati alla violenza: aumentare il personale o le operazioni temporanee per le hotline di prevenzione e risposta alla violenza esistenti e i centri di sensibilizzazione;  aumentare la comunicazione e la consapevolezza dei servizi 2. Garantire che la VAW / C sia integrata nella risposta dei sistemi sanitari: gli operatori sanitari dovrebbero essere formati per identificare le donne a rischio di violenza presenti in tutti i luoghi di test / screening, valutando la sicurezza delle raccomandazioni per l'auto-quarantena o il ricovero a casa. 3. Ampliare e rafforzare le reti di sicurezza sociale: proposte per una rapida espansione delle reti di sicurezza sociale a favore dei poveri, tra cui congedo per malattia retribuito, assicurazione contro la disoccupazione, pagamenti diretti in contanti o buoni alimentari e / o sgravi fiscali. 4. Ampliare i rifugi e gli alloggi temporanei: è probabile che durante le pandemie si riducano gli alloggi temporanei e di transizione per i sopravvissuti alla violenza. Sebbene anche le popolazioni ammalate, senzatetto, incarcerate e altre popolazioni vulnerabili possano essere ad alto rischio, garantire alloggi di emergenza sicuri contro la pandemia per donne e bambini ad alto rischio dovrebbe rimanere una priorità. Anche lo sfruttamento delle piattaforme online e virtuali esistenti può svolgere un ruolo significativo durante le pandemie. Esempi degni di nota includono myPlan dagli Stati Uniti, isafe in Nuova Zelanda, iCAN in Canada e SAFE nei Paesi Bassi. Questi meccanismi possono aiutare le donne e i bambini a sentirsi connessi e supportati, migliorando il senso di isolamento mentre mantengono le loro reti sociali. I bambini dovrebbero essere cresciuti in un ambiente sicuro che protegga dai problemi emotivi, cognitivi, comportamentali e somatici associati alla violenza assistita. Gli operatori sanitari possono selezionare, identificare e gestire questa patologia nelle famiglie colpite mentre educano le comunità agli effetti perniciosi dell'esposizione alla violenza.


Walker-Descartes I, Mineo M, Condado LV, Agrawal N. Domestic Violence and Its Effects on Women, Children, and Families. Pediatr Clin North Am. 2021 Apr;68(2):455-464.


La violenza di genere durante il “lockdown”: il ruolo dei Centri Antiviolenza.

Primo incontro dei "Seminari Donne e Diritti: Prospettive tra Ricerca e Territorio" (III Edizione). L'incontro con l'avvocata Samuela Frigeri, Presidente del Centro Antiviolenza di Parma inaugura la terza edizione dei Seminari" organizzati e coordinati da Fausto Pagnotta all'interno dell'insegnamento in Sociologia delle disuguaglianze di genere tenuto dal docente  nell’ambito del Corso di Laurea Triennale in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali del Dipartimento di Giurisprudenza, Studî Politici e Internazionali dell’Università di Parma.


Violenza di genere: Signal for Help

Creato per la prima volta da ‘Women's Funding Network' (WFN), durante il lockdown 2020, in connessione con la ‘Canadian Women's Foundation', il SignalForHelp si sta diffondendo rapidamente in rete con l’intento di aiutare le donne maggiormente esposte al rischio violenza in quanto recluse in casa con i maltrattanti.


È un segnale che si fa con una mano, rivolgendo il palmo verso la persona che ci sta guardando, sia in collegamento video sia in presenza, si piega poi il pollice verso l’interno e si piegano poi le altre dita per formare un pugno.  


 Le associazioni che si occupano di violenza sottolineano come sia fondamentale far seguire un percorso di presa in carico specializzata, che ponga in essere risposte concrete da parte di coloro che sono coinvolti a vario titolo nel percorso: forze di polizia, magistratura, centri antiviolenza, case rifugio, etc, altrimenti il semplice segnale potrebbe essere un boomerang contro le donne se non è seguito da una presa in carico e da competenze specifiche.


 


https://www.youtube.com/watch?v=AFLZEQFIm7k&t=12s


 


 


Otto marzo: Giornata internazionale della Donna

Quest'anno, il tema della Giornata internazionale della donna (8 marzo), "Women in leadership: Achieving an equal future in a COVID-19 world", celebra gli enormi sforzi delle donne e delle ragazze di tutto il mondo nel plasmare un futuro e una ripresa più equi dalla pandemia COVID-19 e mette in evidenza le lacune che rimangono. Le  donne sono ancora sottorappresentate nella vita pubblica e nel processo decisionale, come rivelato nel recente rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite. Le donne sono capi di Stato o di governo in 22 paesi e solo il 24,9% dei parlamentari nazionali sono donne. Al ritmo di progresso attuale, l'uguaglianza di genere tra i capi di governo richiederà altri 130 anni. Le donne sono anche in prima linea nella battaglia contro COVID-19, in qualità di operatori in prima linea del settore sanitario, come scienziati, medici e assistenti, ma vengono pagate l'11% in meno a livello globale rispetto ai loro colleghi maschi. Alcune delle risposte più efficienti ed esemplari alla pandemia COVID-19 sono state guidate da donne. E le donne, in particolare le giovani donne, sono in prima linea in movimenti diversi e inclusivi online e nelle strade per la giustizia sociale, il cambiamento climatico e l'uguaglianza in tutte le parti del mondo. Tuttavia, le donne sotto i 30 anni sono meno dell'1 per cento dei parlamentari nel mondo. Questo è il motivo per cui la Giornata internazionale della donna di quest'anno è un grido di battaglia per l'uguaglianza delle generazioni, per agire per un futuro uguale per tutti. Il Generation Equality Forum, la più importante convocazione per gli investimenti e le azioni sull'uguaglianza di genere, prenderà il via a Città del Messico dal 29 al 31 marzo e culminerà a Parigi nel giugno 2021. Attirerà leader, visionari e attivisti da tutto il mondo, in sicurezza su una piattaforma virtuale, per spingere verso un cambiamento trasformativo e duraturo per le generazioni a venire.


Uguaglianza di genere e salute nell'Unione Europea

Obiettivo del  report della Commissione Europea  è fornire una visione trasversale dei principali temi sanitari nell'UE da una prospettiva di genere, analizzando le questioni principali con un'attenzione specifica alle differenze tra donne e uomini. Il genere viene discusso a livello di salute mentale e fisica individuale e all'interno dei sistemi sanitari. Il rapporto presenta i dati e la letteratura attuali e delinea le aree principali per lo sviluppo delle politiche e le azioni. Vengono fornite pratiche illustrative sull'accesso ai servizi e sui servizi sanitari sensibili al genere. Viene fornita una panoramica sulle questioni di genere in tempo di pandemia da COVID-19. Riconoscendo l'importanza dei determinanti sociali, ambientali ed economici per la salute (WHO, 2019), le conclusioni e le raccomandazioni collocano i dati nel quadro più ampio delle politiche sociali e dell'equità di genere nella salute.


Donne e uomini devono affrontare rischi e malattie per la salute specifici del genere. Sebbene l'aspettativa di vita sia inferiore per gli uomini, il vantaggio delle donne non si traduce in anni più sani poiché le donne in Europa riferiscono uno stato di salute peggiore rispetto agli uomini e soffrono di un carico maggiore di condizioni non fatali e debilitanti. Le norme di genere influenzano lo stato di salute, nonché l'accesso ai dei servizi sanitari. Il primo è in parte dovuto a differenze biologiche, ma diversi fattori sociali sono anche alla base delle differenze di salute e certamente di accesso e assorbimento. Ad esempio, uomini e donne sono influenzati in modo diverso dai determinanti sociali della salute, con le donne particolarmente colpite da fattori socioeconomici e psicosociali sfavorevoli. Lo svantaggio di morbilità delle donne - e lo svantaggio di mortalità degli uomini - possono essere una conseguenza delle strutture sociali, delle tradizioni, della discriminazione, delle norme di genere e delle politiche che limitano l'accesso delle donne ai privilegi sociali e legati all'occupazione e alle risorse economiche. È anche più probabile che la tensione lavorativa familiare abbia un impatto sulla salute fisica e mentale delle donne. Le donne hanno maggiori probabilità di sperimentare la genitorialità single e di essere disoccupate o sottoccupate a causa delle responsabilità familiari e, soprattutto storicamente, di un accesso inferiore all'istruzione. Le disuguaglianze di genere nel campo della salute devono essere analizzate e affrontate per promuovere l'uguaglianza di genere e sostenere tutti gli europei a prosperare e raggiungere il loro pieno potenziale.


La strategia dell'Unione Europea per l'uguaglianza di genere 2020-2025 riconosce i rischi per la salute specifici al genere e, tra gli altri, prevede l'agevolazione di scambi regolari di buone pratiche tra gli Stati membri e le parti interessate sugli aspetti di genere della salute, inclusi i diritti sessuali e riproduttivi.


 European Commission. New visions for Gender Equality 2021 Luxembourg: Publications Office of the European Union 2021. ISBN 978-92-76-28109-2


 


 


 


L'impatto della pandemia Covid-19 sull'aumento della violenza da parte del partner

Le organizzazioni internazionali hanno documentato un aumento delle segnalazioni di “Intimate Partner Violence” (IPV), ovvero la violenza perpetrata dal partner, durante l'attuale pandemia. Riflettendo sui fattori di rischio associati all'IPV e sulla necessità di fondo degli autori della violenza di esercitare il controllo sulle vittime, diventa sempre più importante capire come le attuali politiche di allontanamento sociale, autoisolamento e blocco possano accelerare episodi di IPV. Inoltre, l'accesso a servizi specializzati e assistenza sanitaria può essere compromesso e gli operatori sanitari devono affrontare nuove sfide e richieste imposte dalla pandemia durante la gestione dei casi di IPV. L’articolo inizia esaminando i principali fattori di rischio più comunemente associati all'IPV in letteratura. Procede riflettendo su come questi fattori di rischio possono essere esacerbati durante la pandemia Covid-19, il che può spiegare l'aumento del numero di segnalazioni. Infine, sottolinea le nuove sfide affrontate dagli operatori sanitari, mentre assistono le vittime di IPV durante la pandemia e fornisce possibili raccomandazioni sulle azioni da attuare durante e oltre la pandemia Covid-19 per prevenire tali casi.


 Moreira DN, Pinto da Costa M. The impact of the Covid-19 pandemic in the precipitation of intimate partner violence. Int J Law Psychiatry. 2020 Jul-Aug;71:101606.


 


Revenge porn e violenza sulle donne

Fra le tante conseguenze negative della pandemia di Covid-19, le restrizioni alla libera circolazione delle persone hanno peggiorato ulteriormente le situazioni di violenza all’interno delle mura domestiche. Molte donne si sono ritrovate recluse in casa, in compagnia di uomini violenti, maltrattanti, senza alcuna possibilità di abbandonare l’abitazione. 


Il Centro Antiviolenza “Uscire dal Silenzio” di Settimo Torinese da dieci anni continua attraverso un’opera di volontariato a sostenere le donne vittime di violenza. Il Centro è nato nel 2011 come Associazione da un’idea della commissione di Pari Opportunità del Comune di Settimo, per aiutare le donne in situazioni di disagio e vittime di violenza.


L’Associazione continua a promuovere dal 2017 sul territorio i percorsi di crescita nelle scuole sugli stereotipi di genere. Laboratori rivolti alle classi seconde e quarte delle scuole primarie, con lo scopo di far riflettere i bambini e le bambine sui preconcetti legati al genere.


Tra le iniziative organizzate, vi è il progetto Calendario Maestre 2021. Il progetto è nato in collaborazione con un gruppo di insegnanti provenienti da tutta Italia. Dopo l’episodio della maestra vittima di revenge porn e di vittimizzazione secondaria da parte della dirigente scolastica e delle mamme dei propri alunni, le docenti hanno deciso di mettersi insieme per creare disegni volti a rappresentare la vita di una maestra nella sfera più intima e personale, proprio per contrapporsi all’idea che una maestra non possa avere una vita privata. Dall’idea è nato così un calendario la cui vendita andrà  a finanziare le iniziative del Centro antiviolenza.