La violenza sessuale è un problema di salute pubblica che colpisce gli adolescenti a livello globale. Non è stata finora condotta alcuna metanalisi dei programmi di prevenzione della violenza sessuale adolescenziale. Obiettivo dei ricercatori è stato condurre una revisione sistematica e una metanalisi per valutare l'efficacia dei programmi psicosociali per prevenire la violenza sessuale durante l'adolescenza. Gli articoli sottoposti a revisione sono stati ricercati fino a dicembre 2021. Gli studi inclusi erano studi clinici randomizzati che valutavano l'efficacia di un programma di prevenzione psicosociale mirato alla violenza sessuale e somministrato ad adolescenti di età compresa tra 10 e 19 anni. L'evidenza ha suggerito che i programmi di prevenzione erano associati alla riduzione della violenza sessuale adolescenziale, specialmente quando implementati a scuola con gli adolescenti più grandi.
Piolanti A, Jouriles EN, Foran HM. Assessment of Psychosocial Programs to Prevent Sexual Violence During Adolescence: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Netw Open. 2022;5(11):e2240895. doi:10.1001/jamanetworkopen.2022.40895
La Task Force del Servizio di Prevenzione degli Stati Uniti (USPSTF - United States Prevention Services Task Force) ha aggiornato le Raccomandazioni del 2014 e del 2016 a seguito di una revisione sistematica (Viswanathan M; Wallace I; Middleton JC, et al) che ha analizzato i potenziali benefici/danni e l'accuratezza degli screening, e i potenziali benefici e danni delle terapie/cure per la depressione e degli interventi di contrasto del rischio suicidario, rivolti a ragazzi e adolescenti nel setting delle cure primarie.
Alla luce di questi risultati, l'USPSTF raccomanda perciò l'utilizzo di screening per la rilevazione di segni di disturbi depressivo maggiore negli adolescenti 12 - 18 anni. Questa Raccomandazione riguarda ragazzi e adolescenti che non hanno una diagnosi di disturbo mentale né mostrano sintomi/segni di depressione o di rischio suicidario. Inoltre, è specifica per gli screening della depressione maggiore e non è applicabile ad altri disturbi depressivi come la depressione minore o distimia.
Esistono molti tipi di strumenti/screening usati nel setting sanitario per l'identificazione della depressione nei ragazzi e negli adolescenti; al di là delle differenze (n di items, rempo di compilazione, ecc) si raccomanda il completamento della fase diagnostica con un colloquio o intervista, così come l'effettuazione di un follow up, l'adeguata preparazione del personale clinico rispetto alla conoscenza/applicazione di cure/terapie evidence-based, l'adozione dell'approccio del "collaborative care" nel setting di cure primarie e in quello clinico.
Per quanto riguarda il rischio suicidario, l' USPSTF raccomanda l'utilizzo di screening in tutti gli adolescenti, evidenziando contemporaneamente, però, che alcuni elementi possono aiutare già a individuare i ragazzi ad elevato rischio: rischio depressivo dovuto a una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali (quali ad esempio storia familiare di depressione, un precedente episodio di depressione o altri problemi comportamentali o mentali), fattori individuali (ad esempio età, sesso, identità di genere, orientamento sessuale, ecc), fattori di rischio psicosociale (abuso o trascuratezza infantile, esposizione ad eventi traumatici, fenomeni di bullismo, eventi di vita avversi, esposizione precoce allo stress, relazioni genitoriali caratterizzate da insicurezza, maltrattamento).
I danni potenziali dell'utilizzo di screening per il rischio suicidario nei bambini sotto i 12 anni, e per la diagnosi di depressione maggiore nei bambini e negli adolescenti di ogni età, riguardano i risultati "falsi positivi" che comportano trattamenti non necessari e correlati costi economici, etichettamento/stiigma, carico di ansia. Gli interventi psicologici sono quelli con i probabili danni minimi, mentre alcuni interventi farmacologici (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono stati associati specificamente ad un aumento del rischio suicidario nei bambini.
Il documento si conclude con i riferimenti di ulteriori Raccomandazioni da parte di altri autorevoli enti americani, in particolare la Community Preventive Services Task Force suggerisce l'utilizzo dei programmi terapeutici e riabilitativi cognitivo-comportamentali (1), nel setting scuola, in modalità individuale e gruppale, efficaci nel ridurre i sintomi di depressione e di ansia (2), e ancora più efficaci nel ridurre il rischio di autolesionismo nei ragazzi esposti ad eventi traumatici (3); viene altresì consigliata l'adozione di un approccio di "collaborative care" per la gestione dei disturbi depressivi (4).
1 (https://www.thecommunityguide.org/findings/mental-health-targeted-school-based-cognitive-behavioral-therapy-programs-reduce-depression-anxiety-symptoms).
2 (https://www.thecommunityguide.org/findings/violence-psychological-harm-traumatic-events-among-children-and-adolescents-cognitive-individual).
3 (https://www.thecommunityguide.org/findings/violence-psychological-harm-traumatic-events-among-children-and-adolescents-cognitive-group).
4 (https://www.thecommunityguide.org/findings/mental-health-and-mental-illness-collaborative-care-management-depressive-disorders).
Un numero senza precedenti di persone in tutto il mondo sta subendo uno sfollamento forzato a causa di eventi naturali o causati dall'uomo. Più del 50% dei rifugiati nel mondo sono bambini o adolescenti. Oltre alle sfide di stabilirsi in un nuovo paese, molti hanno assistito o vissuto eventi traumatici. Pertanto, i bambini e gli adolescenti rifugiati sono a rischio di sviluppare problemi di salute mentale come il disturbo da stress post-traumatico e richiedono un sostegno adeguato ed efficace all'interno delle comunità.
Obietti della revisione: Valutare l'efficacia e l'accettabilità degli interventi comunitari (solo RCT) rispetto ai controlli (nessun trattamento, lista d'attesa, trattamento alternativo) per prevenire e curare i problemi di salute mentale (depressione grave, ansia, disturbo da stress post-traumatico, disagio psicologico) e il miglioramento della salute mentale nei bambini e negli adolescenti rifugiati nei paesi ad alto reddito.
Sebbene gli interventi basati sulla comunità possano essere efficaci per la salute mentale in varie popolazioni, non sono state trovate prove che suggeriscano che tali interventi possano promuovere la salute mentale o prevenire o curare le condizioni di salute mentale tra i bambini e gli adolescenti rifugiati nei paesi ad alto reddito. Alcune delle maggiori lacune nell'evidenza includono l'assenza di RCT statisticamente in grado di rilevare effetti moderati, valutazioni di interventi per il trattamento di condizioni di salute mentale diagnosticate e valutazioni che includano esiti relativi all'accettabilità degli interventi.
Soltan F, Cristofalo D, Marshall D, Purgato M, Taddese H, Vanderbloemen L, Barbui C, Uphoff E. Community‐based interventions for improving mental health in refugee children and adolescents in high‐income countries. Cochrane Database of Systematic Reviews 2022, Issue 5. Art. No.: CD013657. DOI: 10.1002/14651858.CD013657.pub2. Accessed 29 July 2022.
Un recente studio americano ha coinvolto più di 10.000 adolescenti di età compresa tra i 10 e i 13 anni, vittime di esperienze di cyber-bullismo. E' emersa una correlazione con il rischio di suicidio, in particolare quando agli episodi di cyber-bullismo si affiancavano altre situazioni, ad esempio il perpetrarsi anche offline degli atti aggressivi da parte dei pari.Lo studio suggerisce pertanto che identificare le esperienze di cyber-bullismo in maniera tempestiva può aiutare i professionisti sanitari a stratificare il rischio suicidario e impostare in maniera adeguata le strategie di prevenzione del suicidio in adolescenza.
Arnon S, Brunstein Klomek A, Visoki E, et al. Association of Cyberbullying Experiences and Perpetration With Suicidality in Early Adolescence. JAMA Netw Open. 2022;5(6):e2218746.
La transfobia e lo stigma continuano a minare la salute mentale di adolescenti con diversi orientamenti sessuali (lett. GENDER DIVERSE).
Uno studio clinico randomizzato ha esaminato l’utilità di interventi video volti alla riduzione della transfobia e dello stigma associato alla depressione e al rinforzo della motivazione trattamentale nei giovani: i brevi video “a contenuto sociale”, di 110 secondi circa, sono interpretati da un protagonista transgender che racconta la propria storia di gestione della depressione e “superamento” attraverso la ricerca di aiuto.
Lo studio ha coinvolto 1.098 adolescenti, rilevando nel solo gruppo sperimentale (oggetto dell’intervento) un cambiamento significativo nell’ atteggiamento verso i giovani transgender. In entrambi i gruppi, inoltre, si è verificata una riduzione significativa dello stigma associato alla depressione. Sembra perciò che i video brevi di contenuto sociale siano efficaci nel ridurre gli atteggiamenti transfobici e lo stigma della depressione tra gli adolescenti, nonché nell’aumentare la motivazione alla ricerca di aiuto professionale. Personificare, individuare e e dare un volto/una voce all’esperienza di giovani transgender fa sì che gli altri adolescenti – soprattutto di orientamento cisgender od eterosessuale – possano sviluppare capacità empatiche verso le vite dei giovani pari spesso marginalizzati e stigmatizzati.
Transgender: aggettivo "che descrive una persona il cui senso di identità personale e di genere non corrisponde al proprio sesso di nascita, o che non è conforme alle nozioni convenzionali di sesso e genere (dizionario Oxford Language)
Cisgender: persona che si sente a proprio agio con il sesso e il genere che gli sono stati attribuiti alla nascita
Amsalem D, Halloran J, Penque B, Celentano J, Martin A. Effect of a Brief Social Contact Video on Transphobia and Depression-Related Stigma Among Adolescents: A Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open. 2022;5(2):e220376. doi:10.1001/jamanetworkopen.2022.0376
Le revisioni della letteratura su come l'uso dei social media influenzi la salute mentale degli adolescenti si sono accumulate a un ritmo senza precedenti negli ultimi tempi. Tuttavia, manca ancora un'integrazione di livello superiore delle prove. La revisione degli studi pubblicati tra il 2019 e la metà del 2021 vuole colmare questa lacuna. La ricerca ha prodotto venticinque recensioni: sette metanalisi, nove revisioni sistematiche e nove narrative. I risultati hanno mostrato che la maggior parte degli studi ha interpretato le associazioni tra l'uso dei social media e la salute mentale come "deboli" o "incoerenti", mentre alcune hanno qualificato le stesse associazioni come "sostanziali" e "dannose". Vengono riassunte le lacune identificate negli studi, fornendo una spiegazione per le interpretazioni divergenti e suggerendo diverse strade per la ricerca futura.
Patti M. Valkenburg, Adrian Meier, Ine Beyens, Social media use and its impact on adolescent mental health: An umbrella review of the evidence, Current Opinion in Psychology, Volume 44, 2022,Pages 58-68,