Il primo Rapporto di Slaves No More è teso a indagare da una prospettiva di genere il grave sfruttamento delle donne, sia lavorativo, sia sessuale, tenendo conto della letteratura e delle ricerche esistenti.
Oggetto del rapporto, oltre a ogni forma di sfruttamento sul lavoro compreso il gap salariale, anche la prostituzione: da una ricerca su 200 siti web attivi in tutta Italia, sia sulla prostituzione indoor che annunci on line, il business è pari a 4,7 miliardi di euro. Il grave sfruttamento femminile comporta, inoltre, anche il passaggio da una forma di sfruttamento all'altra, da uno sessuale a uno lavorativo e viceversa.
La produzione scientifica, seppur esistente e copiosa sul versante dello sfruttamento sessuale, appare estremamente ridotta sul versante dello sfruttamento lavorativo. Spesso vi si fa cenno nel contesto di riflessioni e linguaggi tutti al maschile, laddove lo sfruttamento femminile appare del tutto marginale. La donna lavoratrice viene quasi considerata in seconda posizione rispetto alla figura del lavoratore maschio e dunque in una collocazione subordinata. Slaves No More, con il presente Rapporto, intende esplorare questa dimensione, focalizzando l’attenzione sulle forme di sfruttamento – e spesso di grave sfruttamento – che coinvolgono le lavoratrici. Si tratta di un argomento di cui non si parla molto, eppure le donne sono sottoposte a forme vessatorie di sfruttamento in molti settori della produzione e della riproduzione sociale. Si tratta invece di indagare i meccanismi attraverso i quali, in modo intersezionale, le donne in generale, e in particolare le donne immigrate (circa 2.700.00 unità), subiscono fattori molteplici di vulnerabilità sociale. Tra questi si evidenzia lo scarso accesso alle risorse materiali e culturali, le discriminazioni multiple, le violenze subite in famiglia e/o durante il percorso migratorio, il debito contratto per emigrare ovvero preteso dai trafficanti per proseguire il viaggio, la provenienza etnica o nazionale o geografica, la necessità impellente di provvedere ai bisogni della famiglia. La vulnerabilità sociale derivante dall’intreccio di taluni o di tutti questi fattori può condurre le donne, e in particolare le donne immigrate, a subire le forme più gravi sfruttamento. (Dall'introduzione del Rapporto)