Rilanciare i legami sociali, attivare partecipazione, promuovere cambiamentoa cura di Claudio Tortone e Alessandro Coppo, DoRS; e Elena Marta, Università Cattolica di Milano e SIPCOPubblicato il 11 Ottobre 2012Aggiornato il Recensioni“Rilanciare i legami sociali, attivare partecipazione, promuovere cambiamento” è il titolo del 9° Convegno Nazionale di Psicologia di Comunità appena concluso a Milano (27-29 settembre). Tra le suggestioni emerse dai lavori, si sono affacciate alcune questioni aperte e che ci interrogano: gli operatori e i decisori che lavorano con le comunità territoriali si devono dedicare a facilitare e accompagnare “un cambiamento che ancora non c’è” o piuttosto devono “sentire” le comunità territoriali nelle loro forme naturali di cambiamento (tentativi di risposta autonoma alle proprie istanze e ai propri bisogni)? Devono aiutarle a “ricercare e dare un senso e un orientamento” ad un cambiamento, talora caotico e contradditorio, ma pur presente, reale e autodeterminato? E le tante forme di partecipazione che esprimono i territori, nonostante tutto, riescono a diventare una forma di rappresentanza, capace di incidere sulle scelte nelle politiche locali in un’ottica di bene e benessere comune? È pur vero che viviamo quotidianamente in una società “liquida” e disorientata, in contesti di vita difficili e frammentati, con legami sfilacciati e sfarinati, con persone “normali” che precipitano a un certo punto (perdita del lavoro, separazione…), cadendo in situazioni di marginalità e sofferenza. In una “società degli individui” che promuove disagio anziché benessere, una delle modalità per rendere la vita degna di essere vissuta è quello di rilanciare i legami sociali, (ri)costruire spazi e luoghi in cui intrecciare relazioni, attivare la partecipazione e promuovere la responsabilità individuale e sociale al fine di produrre un cambiamento che risponda ai bisogni ma anche ai desideri e ai sogni delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle comunità. Esistono d’altro canto molti luoghi e molte persone (e gruppi di persone) che stanno sperimentando nuove vie che passano attraverso la rigenerazione dei rapporti di prossimità (di vicinato, di condominio, di quartiere, di gruppi di acquisto solidale, di co-housing…) per provare a rivivere relazioni che producano sentimenti di vicinanza, reciprocità, sostegno, benessere… e che infine producono salute individuale e comunitaria. La sfida è anche “avere occhi” per i processi di empowerment che le persone e le loro forme di legame e relazione avviano naturalmente. Recentemente la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha sollecitato una riflessione sui processi si empowerment portando alla Dichiarazione di Nairobi (2009), fornendo preziose indicazioni a operatori, decisori e politici. Ora alcune domande alla professoressa Elena Marta dell’Università Cattolica di Milano, una delle organizzatrici del Convegno della Società Italiana di Psicologia di Comunità (SIPCO): quali sono i temi caldi emersi dai lavori? I temi caldi sono molti ma mi pare che ruotino attorno ad alcuni macro-temi pivot: gli interventi di comunità a tutela della salute mentale e fisica; il lavoro con i gruppi che in letteratura vengono definiti “marginali” o “svantaggiati” (per esempio gli immigrati); il lavoro di prevenzione e promozione del benessere da parte dei servizi e delle comunità locali; le azioni sociali nello loro molteplici forme (volontariato, azione politica…) e, soprattutto, le loro ricadute sulla qualità di vita delle comunità; la rilettura di vecchie prassi in ottica comunitaria e l’individuazione di “strumenti innovativi” come per esempio lo sport come strumento di coesione sociale. Sono tutti temi sfidanti rispetto ai quali i lavori, a mio avviso, hanno presentato uno specifico, ossia la lettura o rilettura a partire dai presupposti della psicologia di comunità. Ho visto la partecipazione di molti giovani colleghi (non solo psicologi) ai lavori, qual è la ragione? Penso che i giovani - colleghi psicologi o comunque operatori impegnati nel lavoro sociale - stiano scoprendo ora l’approccio di comunità, le sue potenzialità e il suo valore. Questo dato ci fa molto piacere e ripaga la fatica di anni dedicati all’insegnamento e alla disseminazione della psicologia di comunità. Parecchi giovani sono professionisti, non accademici, e forse questo perché SIPCO si pone come luogo di confronto tra accademia e mondo delle professioni, funzione che non molte associazioni accademiche riescono o vogliono svolgere. Il Convegno e la tavola rotonda finale hanno dato molti spunti e sollecitazioni per il prossimo futuro, quali saranno le priorità per SIPCO? Al momento non sappiamo ancora, decideremo le priorità nel prossimo Consiglio Direttivo, momento di insediamento nel Consiglio appena eletto. Credo però che l’idea di animare con i metodi d’azione la sessione poster come abbiamo fatto al convegno e di avere una restituzione in plenaria anche come Direttivo, così come l’idea di raccogliere attraverso la voce dei chair delle sessioni e dei simposi temi emersi, aspettative, criticità ed auspici - insomma un tentativo di lettura almeno un pochino partecipativa dei temi del convegno – aiuterà molto il Direttivo ad avere una mappatura dei lavori dei membri dell’associazione ma anche a definire in maniera più condivisa le priorità. Entrando nel merito dei lavori…. L’evento si è aperto con una pre-conference tenuta dalla prof.ssa Maritza Montero dell’Università Centrale del Venezuela rivolta a un gruppo di una trentina di giovani colleghi e dedicata al metodo della ricerca-azione partecipante, un modello particolarmente adatto al lavoro con le comunità. Questa prospettiva ha avuto terreno fertile e trovato diversi campi di applicazione in particolare in Sud America, un continente che dagli anni ’70 ha visto fiorire interventi sociali caratterizzati dalla necessità di permettere alle fasce deboli ed emarginate della popolazione di accrescere il proprio potere e di accedere a un livello di maggior benessere. Un aspetto particolarmente studiato nel continente americano è l’intreccio tra processi democratici e miglioramento della qualità della vita. In questo senso la ricerca-azione partecipante tenta di cogliere il legame tra impegno civico, partecipazione ai processi sociali e politici e benessere degli individui e della comunità, creando un “modello d’azione” trasferibile e adattabile anche nel contesto europeo e italiano, per le suggestioni che lancia. Il Convegno ha offerto lezioni magistrali, simposi e sessioni che hanno creato occasioni di confronto e dato nuovi spunti di riflessione. I contributi dei due ospiti internazionali si sono soffermati su temi con forti valenze operative a partire dalla loro esperienza di ricerca accademica messa a servizio delle comunità locali, proprio in un’ottica di ricerca-azione. La prof.ssa Maritza Montero si è soffermata sul ruolo e sulla relazione tra agenti interni ed esterni delle comunità locali nella realizzazione di politiche pubbliche in risposta ai bisogni (vedi pgg. 9-12 dell’abstract book del convegno). Il prof. William J. Doherty dell’Università del Minnesota (USA) ha narrato la propria crescita professionale da professore e direttore del programma di terapia di coppia e familiare a “psicologo che lavora con la comunità”, creando, sperimentando e valutando la figura del “citizen professional” (vedi pgg. 13-19). Per chi volesse approfondire, può consultare www.citizenprofessional.org. Ricche sono state le sessioni tematiche e i simposi (vedi programma completo e abstract book) con la presentazione di esperienze nate nei territori e molte volte supportate dall’Università. L’abstract book contiene tutti i contributi presentati durante il convegno. Vi proponiamo alcuni esempi, che non vogliono essere esaustivi, ma che sono stati visitati direttamente durante le sessioni e che propongo spesso tentativi innovativi di partecipazione: “Territorial-mente”: interventi di rete per la promozione della salute mentale in un contesto periferico urbano (Milano, San Siro), METODI (pgg. 106-7), vedi anche www.laboratoriodiquartiere.it Promuovere il vicinato nei cortili Aler (Milano, Arcipelago Mazzini), ARCI Milano – CeAS – Coop La strada (pgg. 122-3), vedi anche www.arcipelagomazzini.org La valutazione ex-post come strumento di empowerment delle organizzazioni e degli operatori sociali, Università Cattolica (pgg. 118-9) Il progetto Polisportiva Laureus a Napoli: un focus sul processo di valutazione e monitoraggio, Fondazione Laureus e Università Cattolica (pgg. 42-3), vedi anche www.fondazionelaureus.it Il PEIV: Piano Educativo Integrato del Vergante, Creativ (pg. 44), vedi anche www.creativementi.it/PEIV.aspx Wivo la mia squadra, Cooperativa Modena Sport Club (pg 45), vedi anche www.coopmodenasportclub.it La qualità della vita nella demenza. Il supporto ai caregivers e le strutture di comunità, Università di Catania (pgg. 105-6) “Ho il cancro e sto partecipando al miglioramento dei servizi assistenziali”: le esperienze in area vasta Romagna e Azienda USL di Bologna (pgg. 124-5) Il Convegno è stato concluso con una tavola rotonda che ha ripreso il tema e messo a confronto operatori e ricercatori sul rapporto dialettico tra l’ “Io e il Noi” nelle relazioni della comunità locale e sulla dimensione politica del lavorare sul bene comune (pgg. 46-52). Per chi vuole seguire le attività della SIPCO può consultare www.sipco.it e leggere l’ultima newsletter (n.ro 25 – settembre 2012) disponibile su www.sipco.it/newsletter.php. Per chi vuole approfondire, può consultare la pubblicazione DoRS “La progettazione partecipata intersettoriale e con la comunità”. Chi volesse segnalare appuntamenti, libri, documenti, progetti sulla partecipazione può segnalarli al seguente indirizzo empowerment@dors.it.DOWNLOAD & LINKTrad. ita: the Citizen Professional: Working with Families and Communities on Problems People Care AboutTAG ARTICOLO