Fukushima è come Cernobyl?
a cura di Luisella Gilardi, DoRS

La centrale di Fukushima sta emettendo livelli di iodio e cesio radioattivo che si avvicinano a quelli di Cernobyl dopo l’incidente verificatesi nel 1986.
La differenza tra l’incidente giapponese e quello di Cernobyl è che allora ci fu un imponente incendio che sprigionò nel fumo grandi quantità di sostanze radioattive, tra cui le particelle di combustibile. Dall’impianto di Fukushima sono uscite soprattutto quelle volatili come lo iodio e il cesio.
Per il momento le emissioni giornaliere di iodio-131 e di cesio–137 provenienti da Fukushima sono inferiori rispetto a quelle liberate ogni giorno nel corso dell’incendio sprigionatosi a Cernobyl. Nel corso dei 10 giorni dell’incendio a Cernobyl sono stati emessi 1.76 x 1018  becquerel di iodio-131, il 50% in più al giorno di quanto è stato calcolato, per ora, per Fukushima. Anche le emissioni di Cesio-137 sono simili a quelle di Cernobyl. In Giappone sono stati emessi 5x1015 becquerel mentre Cernobyl ne ha emessi 8.5 x 10 16 in totale, circa il 70% in più al giorno.
Tuttavia, allo stato attuale, la situazione non è ancora sotto controllo e non si sa quanto dureranno ancora le emissioni in Giappone.

I rischi per la salute

I rischi per la salute sono legati all’assorbimento diretto o attraverso la dieta dello iodio -131 e del cesio-137.
Il primo ha un’emivita di 8 giorni e viene assorbito rapidamente nella tiroide ed è eliminato solo quando la sua radioattività si deteriora. Tuttavia, l’emissione di radiazione può determinare danni al Dna, soprattutto nei bambini causando l’insorgenza di tumori a carico della tiroide.
Sono stati osservati più di 5000 casi di tumore alla tiroide in persone esposte in età infantile allo iodio -131  residenti nelle aree contaminate della ex unione Sovietica – un incremento 10 volte superiore rispetto ai normali livelli. La maggior parte di questi tumori era dovuto all’assunzione di latte contaminato con radionuclidi.
A distanza di 25 anni dall’incidente, il rischio di tumore alla tiroide, per chi è  stato esposto in giovane età alle radiazioni, continua ad essere significativamente elevato.  Inoltre sono stati riportati incrementi dell’incidenza e della mortalità per tumori non a carico della tiroide e di patologie non tumorali. Sebbene alcuni studi siano difficili da interpretare a causa di problemi di natura metodologica, i risultati di alcuni recenti studi effettuati sulla coorte di lavoratori impiegati presso la centrale di Cernobyl (liquidators) hanno mostrato un evidente incremento di leucemia, di altre patologie ematologiche e di cataratta. Vi sono, inoltre, evidenze, che hanno bisogno di ulteriori conferme, riguardo ad un incremento di rischio di patologie cardiovascolari a seguito di esposizione a basse dosi di radiazioni (Cardis & Hatch ,2011).
Sono poi stati condotti numerosi altri studi, uno dei più importanti riguarda uno studio di coorte di lungo termine in cui 25.000 persone residenti in Ucraina e Bielorussia che erano bambini nel 1986 sono state seguite negli anni.  Lo studio è stato condotto dall’ US National Institutes of Health's National Cancer Institute (NCI) in Bethesda, Maryland. Uno degli ultimi risultati rilevati nella coorte dei residenti in Ucraina conferma i risultati precedenti e stabilisce che l’incidenza dei tumori della tiroide è proporzionale alla dose.  Rileva, inoltre, un rischio più elevato nelle persone più giovani e in coloro che hanno carenza di iodio a causa della dieta (Brennen et al, 2011).
Ma qual è stato l’impatto su una popolazione più vasta? Molti studi hanno provato a stimare il numero di morti per tumore causati da Cernobyl ma le risposte variano da poche migliaia a centinaia di migliaia. Il cancro, in Europa è responsabile di un quarto delle morti. Risulta quindi difficile isolare l’influenza di Cernobyl sull’insorgenza di questi tumori .
Inoltre la paura delle radiazioni ha contribuito a creare negli abitanti dell’Ucraina e della Bielorussia un senso di disperazione che ha portato a fenomeni come l’alcolismo, all’aumento dell’abitudine al fumo, tutti fattori che hanno un impatto notevole sulla salute.

Lezioni per il Giappone

E’ troppo presto per dire come gli studi sulla salute post - Cernobyl possono aver avuto un impatto sulle conseguenze dell’incidente a Fukushima. Una prima lezione riguarda proprio la comunicazione alla popolazione e le prime misure di profilassi.
Nelle zone colpite dal disastro nucleare di Cernobyl non c’è stata una sistematica distribuzione di ioduro di potassio alla popolazione residente nei dintorni di Chernobyl e i bambini di Pripyat sono stati lasciati giocare all’aperto il giorno dopo l’incidente mentre il reattore continuava a bruciare.
Di contro il governo giapponese è stato più veloce ad agire rispetto agli organi sovietici ordinando l’evacuazione dei residenti nelle zone vicine all’impianto nel giro di poche ore ed evacuando, il giorno seguente, un’area nel raggio di 20 chilometri. Ha distribuito prontamente ioduro di potassio e impedito il consumo e la vendita di cibo e latte nelle province situate intorno all’impianto.

La sicurezza dei cibi per l’Unione Europea

L’Unione Europea, tramite un comunicato stampa dello scorso 24 marzo, ha annunciato l’applicazione di alcune norme per regolare l’importazione dei prodotti alimentari dal Giappone.  
Le misure si applicano a tutti i prodotti per l’alimentazione umana o animale provenienti dalle 12 prefetture del Giappone comprese le 4 maggiormente colpite dall’incidente.
Tutti i prodotti che arrivano da queste zone devono essere analizzati prima che vengano esportati in altri paesi e saranno comunque soggetti ad alcuni test effettuati a caso da parte delle autorità competenti europee. I mangimi e gli alimenti che provengono dalle altre 35 prefetture dovranno avere la documentazione che attesta la prefettura di provenienza e saranno comunque sottoposti, in modo casuale ad analisi all’arrivo nei paesi dell’unione europea. L’unione Europea si riserva di rivedere queste misure ogni mese.
In particolare il regolamento prevede che qualsiasi prodotto destinato all’alimentazione umana e animale proveniente dalle 12 prefetture debba essere accompagnato da una dichiarazione, da parte delle autorità giapponesi, che attesti che il prodotto non contenga un livello di radionuclide superiore ai limiti consentiti nell’Unione Europea. I radionuclidi a cui si fa riferimento sono: iodio-131, cesio-134 e cesio-137.

Queste misure non si applicano agli alimenti raccolti o preparati nel periodo antecedente l’11 marzo 2011.

Nel comunicato stampa dell’Unione Europea si specifica che i rischi legati agli alimenti provenienti dal Giappone sono bassi per una serie di motivi, fra cui:

  • il Giappone è autorizzato ad esportare nell’unione europea solo 4 prodotti di origine animale ovvero: prodotti ittici, molluschi bivalvi, budelli per salumi , cibo per animali.
  • Frutta e verdura possono essere esportate nell’unione europea, tuttavia i volumi sono molto bassi, sono state circa 9000 le tonnellate di frutta e verdura provenienti dal Giappone nel 2010.
    In accordo alle più recenti informazioni, le autorità giapponesi, hanno adottato le misure necessarie per assicurare che sia il cibo sia l’acqua potabile con livelli di radioattività superiore alla soglia consentita non siano stati venduti o esportati.
  • Infine le importazione nell’Unione Europea di prodotti di origine agricola e animale dal Giappone sono relativamente scarse. Nel 2010, il valore dei prodotti agricoli dal Giappone si attesta su 187 milioni di euro e sui 18 milioni di euro per i prodotti ittici.

Per saperne di più

  1. Brenner AV, Tronko MD, Hatch M, Bogdanova TI, Oliynik VA, Lubin JH, Zablotska LB, Tereschenko VP, McConnell RJ, Zamotaeva GA, O'Kane P, Bouville AC, Chaykovskaya LV, Greenebaum E, Paster IP, Shpak VM, Ron E. I-131 Dose-Response for Incident Thyroid Cancers in Ukraine Related to the Chornobyl Accident. Environ Health Perspect. 2011 Mar 14
  2. Cardis E, Hatch M. The Chernobyl Accident - An Epidemiological Perspctive. Clinical Oncology (2011), doi:10.1016/j.clon.2011.01.510
  3. Peplow M. Chernobyl's legacy. Nature. 2011 471:562-565
  4. Peplow M. Special report: counting the dead. Nature. 2006 Apr 20;440(7087):982-3.
  5. FAQs sul rischio nucleare in Giappone – Organizzazione Mondiale della Sanità.


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