Lavoro precario e infortunia cura di Massimiliano Giraudo, Scuola di Sanità Pubblica – ASL TO3 – Torino Pubblicato il 21 Novembre 2011Aggiornato il RecensioniIntroduzioneObiettivoMetodiRisultatiConclusioniApprofondimentiIntroduzioneAlla fine degli anni novanta si è assistito in Italia a un’importante deregolamentazione delle istituzioni del mercato del lavoro. Ciò ha portato alla frammentazione delle carriere lavorative, soprattutto nei giovani, e quindi ad un aumento della precarietà. Numerosi studi hanno dimostrato che la breve durata degli episodi di lavoro, associata alla poca esperienza, ha effetti negativi sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. È stato inoltre dimostrato che la precarietà è la prima causa di stress sul lavoro in Europa. La letteratura suggerisce di utilizzare fonti informative longitudinali per studiare efficacemente questo fenomeno. In Italia sono pochi gli studi che hanno affrontato questa tematica.ObiettivoL’obiettivo di questo lavoro è descrivere la frammentazione delle carriere in Italia negli anni 2000. Quindi, individuando i profili di carriera più frequenti, determinare qual è il legame presente tra le diverse tipologie di carriera lavorativa e il rischio infortunistico.MetodiÈ stato estratto dagli archivi Inps un campione corrispondente all’ 1% dei lavoratori nel settore privato, per cui è stata ricostruita la carriera lavorativa dal 1985 al 2004. A questi soggetti sono stati agganciati, tramite record linkage su base individuale (mediante il codice fiscale criptato), gli infortuni sul lavoro accaduti tra il 1994 e il 2003, estratti dagli archivi Inail. Il database ottenuto, chiamato Whip-Salute, contiene circa 200.000 episodi lavorativi e 6.000 infortuni per ogni anno. Sono stati selezionati i giovani sotto i 30 anni che sono entrati in Whip-Salute nel 1998. Dopo aver descritto le loro storie lavorative fino al 2002, è stato possibile raggruppare questi individui secondo diversi profili di carriera attraverso una cluster analysis. Per ogni gruppo sono stati calcolati i rischi infortunistici nel 2003, sia grezzi che controllati per caratteristiche individuali e di contesto, attraverso un modello di Poisson.RisultatiL’analisi delle storie individuali ha mostrato come tra il 1998 e il 2003 il numero medio di episodi lavorativi per lavoratore è cresciuto nel tempo. Parallelamente la durata media degli episodi è diminuita, confermando il fenomeno della frammentazione delle carriere. Il rischio infortunistico grezzo nel 2003 per i lavoratori con carriera instabile (mediamente 4 episodi lavorativi nel periodo 1998 - 2003) rispetto a quelli stabili (carriera lavorativa formata mediamente da 2 episodi) è 3.03 (I.C. 95%: 1.91 – 4.79). L’analisi multivariata indica che, anche controllando per possibili confondenti individuali (genere, nazionalità), relativi al lavoro svolto nel 2003 (qualifica, attività economica), e anche per l’esperienza accumulata all’interno dello stesso settore economico nei 6 anni osservati, i lavoratori con carriere instabili presentano un rischio infortunistico pari a 2.00 (I.C. 95%: 1.22–3.28) rispetto ai lavoratori stabili.ConclusioniI risultati indicano che la frammentazione delle carriere è associata ad un rischio infortunistico più alto rispetto ai lavoratori stabili. Attraverso la cluster analysis sarà possibile identificare le tipologie di carriera più frequenti. Questo permette di rappresentare il legame tra precarietà e sicurezza del lavoro in modo più completo. Il database Whip-Salute permette, per la prima volta in Italia, di studiare longitudinalmente le carriere dei lavoratori e di approfondire le conseguenze sulla sicurezza che ne derivano.Approfondimenti "Whip-Salute: Un sistema informativo integrato per il monitoraggio della salute dei lavoratori italiani"DOWNLOAD & LINKSlide_ precarietà_infortuniTAG ARTICOLO