Forme in Trasformazione della Partecipazione, Rapporto di ricerca sui processi partecipativi dei giovani e sui loro effetti
a cura di Alessandro Coppo e Claudio Tortone, Dors Piemonte

La partecipazione dei ragazzi e dei giovani alla vita sociale, attraverso processi di empowerment, quali l'associazionismo, il volontariato e l'attività politica non genera solo sviluppo sociale, ma produce anche benefici a livello individuale sottoforma di maggiore benessere, di volontà a impegnarsi a favore della propria comunità e di propensione ad adottare stili di vita salutari. Lo conferma l'indagine FTP "Forme in trasformazione della partecipazione".

Sono stati presentati a Roma (11.11.11) i risultati dell'indagine ha misurato quali sono le ricadute dei processi di partecipazione e cittadinanza sui ragazzi e sui giovani e sulla comunità. Lo studio è stato realizzato da Arciragazzi e dal centro di ricerca CEVAS (che si occupa di valutazione al fine di migliorare l'efficacia delle politiche pubbliche) nell'ambito del progetto "Giovani Cittadini per Costituzione" grazie a un cofinanziamento del Dipartimento Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri e al supporto di un ampio network di esperti e di sostenitori: associazionismo, centri del volontariato, istituti di ricerca, regioni, comuni e ASL, redazioni di giornali.

La rilevazione si è conclusa ad aprile 2011 e ha coinvolto 2070 giovani italiani (1410 questionari completi) di età compresa tra i 14 e i 30 anni ((l'84% sono studenti o studenti-lavoratori e l'età media è di 21 anni). Interessante il metodo di coinvolgimento dei ragazzi attraverso la costituzione di un comitato scientifico formato da un gruppo di giovani con caratteristiche simili al target della ricerca, e la modalità di rilevazione che è avvenuta completamente on-line.

Pur avendo i limiti di un'indagine non basata su un campione rappresentativo, i risultati forniscono alcuni spunti interessanti. I giovani che hanno avuto esperienza in contesti partecipativi presentano rispetto ai loro coetanei che non hanno avuto tale possibilità:

  • maggiore speranza nel futuro e nella possibilità di cambiamento (dato che si mantiene costante al di là del livello di istruzione dei soggetti e dei loro genitori)
  • minore propensione a richiedere raccomandazioni e favoritismi
  • minore propensione ad aderire a modelli identitari di tipo autoritario e a manifestare atteggiamenti xenofobi o populistici
  • aumento dell'impegno politico
  • maggiore senso di autoefficacia
  • aumento del successo scolastico
  • riduzione di alcuni comportamenti a rischio per la salute (minori ubriacature, minore sedentarietà).

In generale si riscontra che chi ha vissuto in famiglie e ha frequentato scuole dove era normale adottare pratiche e modelli decisionali di tipo partecipativo ha una più alta propensione verso il cambiamento e l'impegno, e basse manifestazioni depressive, mentre chi ha frequentato contesti associativi presenta un maggiore impegno civico. Fattore determinante sembra essere l'opportunità di poter vivere positivamente esperienze in gruppi orientati alla progettazione partecipata e alla realizzazione di iniziative orientate a promuovere il benessere della collettività.

Emerge come elementi quali l'autoefficacia e la speranza nel futuro siano correlati non tanto con l'aver vissuto una singola dimensione associativa, quanto con l'aver appartenuto a più associazioni. In questo senso aver potuto entrare ed uscire da più organizzazioni e "visioni del mondo" sembrerebbe permettere una maggiore autonomia di pensiero e la formazione di una identità più solida.

Il report offre spunti utili a quanti si occupano di promuovere processi partecipativi a livello sociale, nei progetti di prevenzione e promozione della salute, al fine di migliorare il benessere dei giovani e di incoraggiare l'impegno individuale a prendersi cura della collettività.


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