Si può fare di piùa cura di Lidia Fubini, DoRSPubblicato il 13 Aprile 2010Aggiornato il DatiLa prevenzione, nei Paesi avanzati, occupa un posto sempre più centrale e di primo piano nel panorama sanitario. Ma possono esserci dei limiti e dei dubbi sul fatto che alcuni programmi di prevenzione non abbraccino uniformemente tutte le classi sociali. In questo contesto sono stati recentemente studiati gli effetti dei programmi di invito alla partecipazione agli screening contro i più frequenti tumori femminili, il cancro della mammella e del collo dell’utero, sulla popolazione in relazione al livello socioeconomico. La revisione di Spadea et al., pubblicata sul numero di aprile 2010 di Preventive Medicine, prende in rassegna le prove di efficacia degli interventi per promuovere la partecipazione agli screening contro i tumori della mammella e del collo dell’utero fra gruppi di popolazione di basso livello socioeconomico, pubblicati dal 1997 al 2006. L’analisi della letteratura sembra suggerire che la partecipazione delle donne deprivate agli screening per la prevenzione dei tumori femminili potrebbe essere migliorata mediante programmi che siano adattati a particolari bisogni, ed in particolare assicurando la gratuità del test, diminuendo gli ostacoli geografici, coinvolgendo maggiormente la medicina di base e studiando messaggi comunicativi di immediata comprensione. Anche lo studio di Palencia et al., pubblicato in anteprima sul sito di International Journal of Epidemiology, va in questa direzione. Lo scopo era quello di descrivere le diseguaglianze nella partecipazione ai servizi di screening per i tumori femminili in relazione al livello di istruzione in Europa, e di determinare l’influenza del tipo di programma sul grado di diseguaglianze generate. In questo lavoro viene evidenziato che nei Paesi in cui ci sono programmi di screening organizzati a livello nazionale con ampia copertura del territorio, le disuguaglianze sociali nell'accesso sono inferiori rispetto ai Paesi in cui la copertura è dipendente da politiche regionali, e ancor di più rispetto a Paesi in cui si pratica solo lo screening spontaneo. Tali dati risultano maggiormente evidenti soprattutto per la mammografia, mentre per il Pap-Test la copertura è in generale più vasta poiché è più spesso inserito tra gli esami di routine, indipendentemente dalla presenza sul territorio di un programma organizzato. In conclusione, questi studi suggeriscono che nella progettazione dei programmi di prevenzione devono essere tenuti maggiormente in considerazione i fattori socioeconomico e culturale, in modo che vengano incluse anche le fasce sociali più deprivate. Gli obiettivi per la riduzione delle diseguaglianze sociali in prevenzione possono essere raggiunti con una migliore conoscenza degli ostacoli presenti e con la promozione di messaggi di comunicazione efficace. Gli articoli citati possono essere richiesti al DoRS mediante compilazione del modulo richiesta di documentazione.TAG ARTICOLO