Nuovi dati sui morti dell’IPCA di Ciriè.a cura di Luisella Gilardi, DoRSPubblicato il 19 Ottobre 2010Aggiornato il 28 Settembre 2015Sintesi di studi/reviewSono stati pubblicati i nuovi dati del follow-up degli operai che lavorarono all’IPA di Ciriè nel periodo di esercizio della fabbrica, dal 1922 fino agli anni ’70.Furono esposti in modo massiccio a notevoli quantità di amine aromatiche, attualmente riconosciute cancerogene, impiegate nella sintesi di coloranti artificiali.Il periodo di follow up è durato 58 anni e ne sono trascorsi più di 30 dall’ultima esposizione alle amine aromatiche utilizzate nella fabbrica di Ciriè. Lo studio di Pira et al, aggiorna il follow-up di questa coorte di lavoratori. La coorte originale era di 906 persone che avevano lavorato almeno un anno nell’azienda di produzione coloranti dal 1922 al 1972 e che erano ancora in vita nel 1946, anno di inizio del follow up. Da questa coorte sono stati esclusi 204 persone perché impiegate in mansioni in cui non vi era esposizione diretta alle amine aromatiche. Altri 112 sono stati persi al follow up. La coorte era dunque costituita da 509 lavoratori. I lavoratori sono stati suddivisi in 4 gruppi a seconda della mansione svolta:1) sintesi della alfa-naftilamina, beta-naftilamina, benzidina (133 lavoratori)2) uso della alfa-naftilamina, beta-naftilamina e della benzidina (134 lavoratori)3) contatto sporadico con naftilamina e benzidina (276 lavoratori)4) sintesi della fucsina e orto-toluidina (47 lavoratori). Il calcolo dei decessi attesi è stato eseguito sulla base delle statistiche di mortalità ISTAT. Si sono osservati 394 decessi per tutte le cause rispetto ad un atteso di 262,7 e 56 decessi causati da tumore vescicale rispetto ad un atteso di 3,4.Eccessi di mortalità sono stati osservati anche per tumori correlati all’abuso di alcol, inclusi i tumori della cavità orale e della faringe, dell’esofago, dell’intestino, del fegato e della laringe. Analogamente si sono osservati eccessi anche per altre cause alcol correlate come le patologie cerebrovascolari, le cirrosi e gli incidenti.Anche l’età del lavoratore al momento dell’esposizione alle amine aromatiche è importante. Il rapporto standardizzato di mortalità per il tumore vescicale è più alto nei lavoratori che hanno iniziato prima la loro attività professionale. Inoltre esso aumenta con la durata dell’esposizione: è maggiore nei lavoratori esposti per più di 10 anni, rispetto a chi è stato esposto per un periodo inferiore. L’analisi per mansione ha evidenziato un rischio maggiore per il gruppo di lavoratori direttamente impegnato nella produzione di naftilamina e benzidina con 33 decessi osservati rispetto ad un atteso di 0,7.Sebbene il rapporto standardizzato di mortalità per il tumore vescicale decresca nel tempo, il rischio assoluto rimane pressoché costante (3,5 decessi per mille persone/anno) anche dopo 29 anni dalla prima esposizione.Lo studio presenta un limite importante: la perdita al follow-up di più del 10% della coorte originale prima del 1989.Gli autori concludono che tale andamento è analogo a quello osservato per il tumore al polmone causato dal fumo di sigaretta: anche dopo 25 anni il rischio non è quello di chi non ha mai fumato. Questo riscontro ha alcune implicazioni importanti, fra queste la pianificazione della sorveglianza sanitaria per quei lavoratori esposti, negli anni passati, ad amine aromatiche.Breve storia dell'IPCA L’IPCA (Industria Piemontese dei Colori di Anilina), si insedia a Ciriè nel 1922 e si dedica alla produzione di coloranti sintetici. Già sin dagi anni cinquanta cominciano a manifestarsi i primi tumori vescicali. E’ del 1968 la pubblicazione dell’Istituto di Medicina Legale e di Medicina del Lavoro dell’Università di Torino che rendiconta 18 casi di tumore vescicale, provenienti tutti dalla stessa ditta. Saranno i lavoratori stessi, negli anni successivi in un libro bianco, a descrivere in maniera dettagliata il ciclo produttivo e a raccogliere le testimonianze degli operai. Si interessa alla vicenda anche il comune di Ciriè che riceve preoccupanti relazioni dall’istituto di Medicina del Lavoro di Torino nel 1971. Successivamente si avviano nuovi studi epidemiologici. Nell'aggiornamento precedente quello attuale, tra i dipendenti presenti nel 1946 o assunti successivamente e seguiti fino al 1989, i decessi certificati come dovuti a cancro vescicale erano 49 contro 1,6 attesi.La raccolta di testimonianze dei lavoratori e dei loro parenti fa salire a circa 100 i lavoratori colpiti.Il caso dell’IPCA trova uno sbocco in sede giudiziaria in un clamoroso processo che si svolge tra il 1975 e il 1977 . Vengono condannati il proprietario, il direttore della fabbrica e il medico di fabbrica, quest’ultimo per non aver fatto valere le conoscenze già allora disponibili sulla tossicità delle sostanze utilizzate. (Da Carnevale e Baldasseroni, Epidemiologia e Prevenzione, 1999) Accedi al full text dell’articolo: Pira E, Piolatto G, Negri E, Romano C, Boffetta P, Lipworth L, McLaughlin JK, La Vecchia C. Bladder cancer mortality of workers exposed to aromatic amines: a 58-year follow-up. J Natl Cancer Inst. 2010 Jul 21;102(14):1096-9. Epub 2010 Jun 14. Scheda sintetica delle beta-nafilaminaScheda sintetica della benzidinaPer saperne di più 1) Carnevale F, Baldasseroni A. Esperienza operaia, osservazione epidemiologica ed evidenze scientifiche in un caso emblematico: gli effetti nocivi della produzione e dell’impiego di amine aromatiche in Italia.Epidemiologia e Prevenzione. 1999, 23(4):277-85.2) Piolatto G, Negri E, La Vecchia C, Pira E, Decarli A, Peto J. Bladder cancer mortality of workers exposed to aromatic amines: an update analysis. Br J Cancer. 1991; 83(7): 501-506. 3) La fabbrica descritta dagli operai. Il caso IPCA, Almeno so di cosa morirò. Edito a cura dell INAS-CISL, Torino, s.d. ma 1973 4) Benedetti M. La morte colorata, Storie di fabbrica. Milano. Feltrinelli, 1978. 5) Benedetto P, Masselli G, Spagnoli U, Terracini B. La fabbrica del cancro. Einaudi. Torino. 1976.TAG ARTICOLO