Chi può e chi aspetta
a cura di Alessio Petrelli, Servizio di Epidemiologia ASL TO3

Le liste di attesa per la chirurgia elettiva sono considerate un meccanismo equo di razionamento, in grado di garantire l’accesso alle prestazioni indipendentemente dal livello socioeconomico e dall’area di residenza. A livello internazionale, mentre sono ben documentate le differenze socioeconomiche nell’uso dei servizi sanitari, gli studi sulle differenze socioeconomiche nei tempi di attesa sono più frammentati. I lavori condotti negli anni ‘90 evidenziano deboli indizi di iniquità, mentre gli studi più recenti, prevalentemente condotti nel Regno Unito, mostrano differenze più marcate, sia con dati provenienti da indagini campionarie sia con dati amministrativi. In Italia nessuno studio è stato sinora condotto.

L’obiettivo del lavoro è stato quindi valutare le differenze socioeconomiche e geografiche nei tempi di attesa per la chirurgia elettiva in Piemonte.

A partire dal 2006 è disponibile nel tracciato delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) l’informazione sulla data di registrazione nella lista di attesa per gli interventi chirurgici non urgenti. Lo studio è stato quindi svolto utilizzando le SDO (2006-2008) relative a un gruppo di interventi chirurgici oggetto di monitoraggio da parte della Regione, e inclusi nel piano di contenimento nazionale dei tempi di attesa. Sono stati quindi selezionati i seguenti interventi eseguiti in ricovero ordinario,

* Riparazione o sostituzione dell’anca
* Colecistectomia
* Tonsillectomia
* By-pass aorto-coronarico
* Angioplastica
* Coronarografia
* Endoarterectomia

e in Day Surgery

* Artroscopia
* Decompressione tunnel carpale
* Emorroidectomia
* Riparazione ernia inguinale
* Meniscectomia
* Legatura e stripping di vene

Il livello socioeconomico è stato misurato attraverso il titolo di studio. Sono stati costruiti modelli di Cox per confrontare i tempi di attesa, misurati come differenza fra data di intervento e data di ingresso in lista. I modelli sono stati aggiustati per genere, età, comorbidità, azienda erogatrice e periodo di registrazione. E’ stata testata l’interazione con il tempo per tenere conto della non proporzionalità dei rischi.

Per tutti gli interventi considerati si osservano differenze socioeconomiche statisticamente significative.

I soggetti con titolo di studio basso presentano rischi di intervento più bassi, e quindi tempi di attesa superiori, rispetto a quelli con valori elevati. Le differenze permangono dopo aver controllato per i fattori confondenti. Il maggior rischio di attesa predetto per i soggetti svantaggiati è molto accentuato per alcuni interventi, in particolare risulta superiore del 35% per gli interventi di endoarterectomia e cataratta, e del 27% per le protesi d’anca. Per tutti gli altri interventi i tempi di attesa stimati dai modelli per la fascia di popolazione meno istruita risultano superiori di valori che oscillano tra il 5% e il 15%. La significatività dei parametri di interazione mostrano che le differenze tra i gruppi tendono a ridursi con il tempo. Dopo aver controllato per tutte le covariate si osservano inoltre forti differenze geografiche, con distribuzioni territoriali variabili da intervento a intervento; mediamente si può osservare che a parità di fattori di confondimento risultano più efficienti le ASL dei quadranti orientali, settentrionali e meridionali, rispetto a quelle del Comune e della Provincia di Torino e alle Aziende Ospedaliere. Tuttavia la spiegazione delle differenze geografiche necessita di un maggior livello di approfondimento, in quanto molto suscettibili a fattori organizzativi e di volumi di risorse difficilmente misurabili e alla eterogeneità nei volumi di domanda.

Lo studio ha evidenziato quindi iniquità nell’accesso alla chirurgia elettiva in Piemonte: i soggetti con livello socioeconomico svantaggiato hanno tempi di attesa più elevati, anche dopo aver controllato per fattori in grado di influenzare la relazione causale.

Così come evocato dalla letteratura internazionale, le possibili spiegazioni del fenomeno possono essere incentrate nelle differenze fra le reti sociali esistenti all’interno delle diverse fasce di popolazione, piuttosto che nella capacità di esercitare pressione o nella possibilità di presentarsi alla convocazione per il ricovero. Risulta necessario individuare quali siano i fattori che principalmente generano le differenze di accesso alla chirurgia elettiva ed attivare politiche di contrasto mirate a favorire l’equità nell’accesso all’assistenza appropriata.

Per approfondimenti è possibile consultare i dati presentati al XXXIV Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE), Firenze 6 - 9 Novembre 2010.


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