Condizioni di lavoro nell'unione europea: organizzazione del lavoro.a cura di Luisella Gilardi, DoRSPubblicato il 31 Marzo 2009Aggiornato il RecensioniLa quarta Indagine europea sulle condizioni di lavoro (EWCS), condotta nel 2005 dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound), tratta problematiche che figurano ai primi posti dell’agenda politica per l’occupazione dell’Unione europea. La diversità delle forme di organizzazione del lavoro in Europa è stata uno dei temi esplorati ed è l'oggetto di questa relazione. Sulla base delle analisi e dell’insieme di variabili utilizzate nella ricerca, sono stati individuati quattro tipi principali di organizzazione del lavoro: l’”apprendimento discrezionale”, la “produzione lean” (produzione snella), il “taylorismo” e i modelli di organizzazione del lavoro “tradizionali” o “a struttura semplice”. Il metodo dell’apprendimento discrezionale, applicato al 38 % dei lavoratori che hanno partecipato all’indagine, è caratterizzato da alti livelli di autonomia sul lavoro, da attività di apprendimento e “problem-solving”, dalla complessità delle mansioni, dall’autovalutazione della qualità del lavoro e, in misura minore, da un lavoro di squadra autonomo. La produzione “lean” (26 % dei lavoratori) è caratterizzata principalmente da un livello più alto di lavoro di squadra e di rotazione delle mansioni, dall’autovalutazione della qualità del lavoro e dalle norme di qualità, nonché dai vari fattori che influenzano il ritmo di lavoro. Per contro, i modelli tayloristi di organizzazione del lavoro (20 % degli impiegati) sono caratterizzati da bassi livelli di autonomia sul lavoro, in particolare per quanto riguarda i metodi di lavoro, da scarse dinamiche di apprendimento, da bassi livelli di complessità e da una rappresentanza eccessiva delle variabili che misurano i vincoli sui ritmi del lavoro, dalla ripetitività e dalla monotonia delle mansioni e dalle norme di qualità. Nelle forme tradizionali o a struttura semplice (16 % dei lavoratori) tutte le variabili dell’organizzazione del lavoro sono sottorappresentate e i metodi sono ampiamente informali e non codificati. Per quanto concerne l’impatto dell’organizzazione del lavoro, emergono importanti relazioni tra ciascuna forma di organizzazione del lavoro e alcuni aspetti della qualità del lavoro e dell’occupazione. L’esposizione a fattori di rischio fisico, ad esempio, è molto meno frequente nell’apprendimento discrezionale e nelle forme tradizionali o a struttura semplice che nella produzione “lean” e nelle forme tayloriste di organizzazione del lavoro. Lunghi orari di lavoro settimanali o giornalieri sono più diffusi nella produzione “lean” e nell’apprendimento discrezionale che nei modelli tradizionali, a struttura semplice o tayloristi. La precarietà del posto di lavoro percepita e l’essere sottopagati sono tipici del taylorismo e si riscontrano in misura minore tra chi lavora secondo il metodo dell’apprendimento discrezionale. Allo stesso tempo, la percentuale dei lavoratori che si ritengono soddisfatti o molto soddisfatti delle condizioni di lavoro nell’ambito della loro principale occupazione retribuita è più alta nell’apprendimento discrezionale e più bassa nell’ambito del taylorismo. Sulla base dei risultati di questo studio vengono formulate alcune raccomandazioni politiche, mettendo in luce i diversi impatti dei modelli organizzativi sul benessere del lavoratore e proponendo nuovi indicatori per monitorare l'evoluzione di tali forme organizzative nei 27 stati dell'Unione Europea. Accedi alla sintesi in lingua italiana "Condizioni di lavoro nell’Unione europea: organizzazione del lavoro: Sintesi” Accedi al full text del report (in lingua inglese) "Working conditions in the European Union: Work organisation”. DOWNLOAD & LINKCondizioni di lavoro nell’Unione europea: organizzazione del lavoro: SintesiTAG ARTICOLO