Condizioni di lavoro nell'unione europea: organizzazione del lavoro.
a cura di Luisella Gilardi, DoRS

La quarta Indagine europea sulle condizioni di lavoro (EWCS), condotta nel 2005 dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound), tratta problematiche che figurano ai primi posti dell’agenda politica per l’occupazione dell’Unione europea.

 

La diversità delle forme di organizzazione del lavoro in Europa è stata uno dei temi esplorati ed è l'oggetto di questa relazione. Sulla base delle analisi e dell’insieme di variabili utilizzate nella ricerca, sono stati individuati quattro tipi principali di organizzazione del lavoro: l’”apprendimento  discrezionale”, la “produzione lean” (produzione snella), il “taylorismo” e i modelli di organizzazione del lavoro “tradizionali” o “a struttura semplice”.

Il metodo dell’apprendimento discrezionale, applicato al 38 % dei lavoratori che hanno partecipato all’indagine, è caratterizzato da alti livelli di autonomia sul lavoro, da attività di apprendimento e “problem-solving”, dalla complessità delle mansioni, dall’autovalutazione della qualità del lavoro e, in misura minore, da un lavoro di squadra autonomo.

La produzione “lean” (26 % dei lavoratori) è caratterizzata principalmente da un livello più alto di lavoro di squadra e di rotazione delle  mansioni, dall’autovalutazione della qualità del lavoro e dalle norme di qualità, nonché dai vari fattori che influenzano il ritmo di lavoro.

Per contro, i modelli tayloristi di organizzazione del lavoro (20 % degli impiegati) sono caratterizzati da bassi livelli di autonomia sul lavoro, in particolare per quanto riguarda i metodi di lavoro, da scarse dinamiche di apprendimento, da bassi livelli di complessità e da una rappresentanza eccessiva delle variabili che misurano i vincoli sui ritmi del lavoro, dalla ripetitività e dalla monotonia delle mansioni e dalle norme di qualità.

Nelle forme tradizionali o a struttura semplice (16 % dei lavoratori) tutte le variabili dell’organizzazione del lavoro sono sottorappresentate e i metodi sono ampiamente informali e non codificati. 

 

Per quanto concerne l’impatto dell’organizzazione del lavoro, emergono importanti relazioni tra ciascuna  forma di organizzazione del lavoro e alcuni aspetti della  qualità del lavoro e dell’occupazione.

 

 L’esposizione a fattori di rischio fisico, ad esempio, è molto meno frequente nell’apprendimento discrezionale e nelle forme tradizionali o a struttura semplice che nella produzione “lean” e nelle forme tayloriste di  organizzazione del lavoro. Lunghi orari di lavoro settimanali o giornalieri sono più diffusi nella produzione “lean” e nell’apprendimento discrezionale che nei modelli tradizionali, a struttura semplice o tayloristi. La precarietà del posto di lavoro percepita e l’essere sottopagati sono tipici del taylorismo e si riscontrano in misura minore tra chi lavora secondo il metodo  dell’apprendimento discrezionale. Allo stesso tempo, la percentuale dei lavoratori che si ritengono soddisfatti o molto soddisfatti delle condizioni di lavoro nell’ambito della loro principale occupazione retribuita è più alta nell’apprendimento discrezionale e più bassa nell’ambito del taylorismo.

Sulla base dei risultati di questo studio vengono formulate alcune raccomandazioni politiche, mettendo in luce i diversi impatti dei modelli organizzativi sul benessere del lavoratore e proponendo nuovi indicatori per monitorare l'evoluzione di tali forme organizzative nei 27 stati dell'Unione Europea.

 

Accedi alla sintesi in lingua italiana "Condizioni di lavoro nell’Unione europea: organizzazione del lavoro: Sintesi”

 Accedi al full text del report (in lingua inglese)   "Working conditions in the European Union: Work organisation”.

 

 


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