Rischio sanitario in relazione all'inquinamento atmosferico: l'area urbana del torinese a confronto con altre realtà europeea cura di Giovanna Berti, ARPA Piemonte, Epidemiologia AmbientalePubblicato il 17 Gennaio 2008Aggiornato il DatiI composti monitorati da più lungo tempo in Italia comprendono le polveri totali sospese (PTS), il biossido di zolfo (SO2), il biossido di azoto (NO2), il monossido di carbonio (CO), il benzene e l’ozono (O3). In anni più recenti è stato introdotto anche il monitoraggio delle concentrazioni delle frazioni delle polveri con diametro inferiore a 10 micron (PM10) e inferiore a 2.5 micron (PM2.5). Per “inquinamento atmosferico” si intende quindi una miscela di tali sostanze chimiche presenti in atmosfera. Nelle aree urbane italiane, così come nella città di Torino, se si osservano gli andamenti degli indicatori menzionati, si rilevano tendenze decrescenti nel lungo periodo, seppur con situazioni differenziate per tipo di inquinante. I problemi all’ordine del giorno sono rappresentati tuttavia dalle ancora elevate concentrazioni delle polveri, del biossido di azoto e, nella stagione estiva, dell’ozono. Il contenimento dei fenomeni critici, solitamente attuato con interventi sulle principali sorgenti (ad esempio il traffico), è tanto più auspicabile quanto più si guarda ai risultati delle valutazioni epidemiologiche. Utilizzando le concentrazioni degli inquinanti sopra citati come indicatori di esposizione, sono stati condotti negli ultimi venti anni numerosi studi con l’intento di indagare gli effetti sia a breve sia a lungo termine: al di là di ogni ragionevole dubbio è chiara oggi l'esistenza di un'associazione robusta e statisticamente significativa tra l'aumento della concentrazione degli inquinanti e l'aumento di patologie nella popolazione. Attraverso studi di coorte sono stati descritti eccessi di mortalità attribuibili all’inquinamento per tumore del polmone, infarto e ictus; le analisi di serie temporali hanno rilevato eccessi di mortalità per tutte le cause naturali, per le cause cardiovascolari e respiratorie, correlando l’andamento giornaliero dei dati ambientali con le fluttuazioni dei decessi. Gli effetti avversi possono essere misurati anche in aumenti del numero di ricoveri per patologie cardio-respiratorie, del numero di bronchiti e riacutizzazioni dell’asma, sia in età pediatrica che in età adulta. Diversi studi hanno applicato quindi tali funzioni di rischio (curve dose-risposta) al profilo espositivo e sanitario delle popolazioni per ricavare in numero di casi attribuibili, ossia il numero di decessi e patologie che sarebbero evitabili se si abbattessero le concentrazioni degli inquinanti. Nelle tredici città italiane analizzate, vivere in aree con concentrazioni di PM10 superiori ai 20 microgrammi/metro cubo d’aria comporta importanti effetti a lungo termine: escludendo le morti per cause violente, il 9% dei decessi occorsi ogni anno negli over 30 (8220 decessi in media) è risultato attribuibile a tale esposizione; tutte indicazioni evidenziate nella recente pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) “Impatto sanitario del PM10 e dell’ozono in 13 città italiane” (WHO, 2006). La percentuale sale al 19.8% per l’infarto e all’11.6 per il tumore polmonare. Gli effetti a breve termine, ossia entro una settimana dall’esposizione, si quantificano nell’ 1.5% dei decessi. Anche l’ozono si sta delineando sempre più come un inquinante pericoloso, con concentrazioni in aumento sia in Italia, sia in molti paesi europei. A questo tipo di inquinamento sono attribuibili 516 decessi in media l’anno (0.6% di tutti i decessi). Lo studio ha affrontato con le stesse metodologie anche il calcolo delle quote di ospedalizzazione complessiva, e i casi di bronchite, asma e sintomi respiratori che sarebbero evitabili se le politiche riuscissero a incidere in modo rilevante sul contenimento delle emissioni dei veicoli: il II Rapporto APAT sulla Qualità dell’Ambiente Urbano evidenzia infatti come il PM10 emesso dal trasporto su strada rappresenta la principale fonte di emissione di particolato nelle aree metropolitane italiane. Inoltre i trasporti su strada sono anche i responsabili delle più elevate quote di precursori di particolato secondario, quali ossidi di azoto e composti organici volatili. Certamente questi dati vanno letti in funzione dei livelli di inquinamento atmosferico quotidianamente sperimentati nell’area urbana dalle popolazioni. Il programma Apheis, network di sorveglianza nato per fornire ai cittadini ed ai decisori dati validi sull’impatto di questi determinanti ambientali, nella valutazione del 2004 ha coinvolto 19 città europee (Medina et al., 2004). Le medie annuali nelle concentrazioni di PM10 oscillavano nei dati disponibili da medie annuali di circa 15 ηg/m3 (Goteborg, Stoccolma) ad una media di 73, registrata a Bucarest dove però i metodi di misura non permettono confronti standardizzati. Nel programma rientra la città di Roma, che presentava concentrazioni superiori a 40 ηg/m3 insieme a Cracovia, Siviglia e Tel Aviv. Concentrazioni prossime ai 20 ηg/m3 sono riportate invece per Lille, Londra, Lione, Marsiglia, Parigi, Strasburgo e Tolosa. Considerando i dati più recenti disponibili per la città di Torino, le medie di quinquennio oscillano tra i 50 ed i 60 ηg/m3 a seconda della stazione; presso la stazione Consolata nel 2007 il livello giornaliero di PM10 di 50 microgrammi/metro cubo è stato superato 145 volte (quando il valore limite è pari a 35 volte). Contenere l’inquinamento atmosferico permetterebbe dunque un guadagno non trascurabile in termini di salute. Gli interventi intrapresi non sembrano però in grado di incidere in modo decisivo sull’abbattimento delle sostanze nocive, quindi appaiono necessarie oggettive valutazioni di efficacia. Alla luce delle evidenze scientifiche, sia la vigente normativa italiana, sia le linee guida sulla qualità dell’aria (WHO, 2005), raccomandano interventi contenutivi. Bibliografia WHO (2006). HEALTH IMPACT OF PM PM10 10 AND OZONE IN 13 ITALIAN CITIES. Rome. Versione elettronica del documento S Medina, A Plasencia, F Ballester, H G Mücke and J Schwartz. Apheis: public health impact of PM10 in 19 European cities. J. Epidemiol. Community Health 2004;58;831-836 WHO. Air quality guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide - Global update 2005 - Summary of risk assessment. Versione elettronica del documento TAG ARTICOLO