Qual è la quota di tumori dovuti all'occupazione?
a cura di Luisella Gilardi, DoRS

Sintesi

Lo studio di Rushton et al, stima che in Gran Bretagna quasi il 5% delle morti per sei tipi di tumore (vescica, polmone, cutaneo non melanoma, del naso e dei seni paranasali, leucemia e mesotelioma) sono attribuibili ad un ambiente di lavoro insalubre. L’amianto è il responsabile di più del 50% di questi decessi, seguito da silice e fumi di scarico provenienti da motori diesel.
Conclude sottolineando che nonostante i livelli di alcuni inquinanti si siano notevolmente ridotti negli ultimi anni, permangono situazioni critiche per alcune sostanze quali ad esempio la polvere di legno e la silice.

Riassunto in italiano

Introduzione e obiettivi
I tumori causati da un ambiente lavorativo insalubre sono ampiamente prevenibili. Il principale scopo di questo studio è di stimare l’attuale carico di tumori in Gran Bretagna attribuibili a fattori di rischio presenti nell’ambiente di lavoro, identificare gli agenti cancerogeni, i comparti e le professioni per poter orientare verso target specifici le misure di prevenzione del rischio.
Metodi
E’ stata stimata la frazione attribuibile riferita alla mortalità e incidenza per i tumori della vescica, del polmone, cutanei (non melanoma) e naso-sinusali, della leucemia e del mesotelioma. I fattori causali considerati sono gli agenti classificati in classe 1 e 2A dalla Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro.
Le stime di rischio sono state ottenute dalla letteratura pubblicata, mentre la stima della proporzione di esposti è stata ricavata da fonti di dati nazionali.
Risultati
Nel 2004, 78237 uomini e 71666 donne sono deceduti a causa di patologia tumorali. Di questi 7317 (4.9%) sono (uomini: 6259 (8%) donne: 1058 (1.5%)) attribuibili a cancerogeni presenti in ambiente di lavoro per le sei sedi tumorali individuate. La stima di incidenza di tumori attribuibile alla professione è del 4.0% corrispondente a 13.338 casi di tumore (uomini:11284 (6.7%); donne 2054 (1.2%). L’asbesto contribuisce per più della metà dei decessi, seguito da silice , fumi di scarico provenienti da motori diesel, radon, lavorare come verniciatore, oli minerali utilizzati in metalmeccanica e nell’industria della stampa, fumo passivo, lavorare come saldatore, essere esposto a diossina.
L’esposizione occupazionale alla radiazione solare, agli oli minerali, a catrame e peci di carbone contribuiscono per 2557, 1867 e 550 casi di tumore cutaneo, rispettivamente. I settori lavorativi/ le professioni a cui sono attribuibili più decessi e/o casi di tumori includono il settore edile, i lavoratori della metalmeccanica, i servizi alla persona e domestici, il settore minerario, il trasporto su strada e altri servizi correlati, il rivestimento di tetti, la riparazione delle strade, la stampa, l’ agricoltura, le forze armate.
Conclusioni
Le stime per tutti i tumori ad eccezione della leucemia sono più alte rispetto a quelle normalmente utilizzate per pianificare le attività di prevenzione in questo campo.
Le fonti di incertezza derivano da dati non precisi e da problemi di natura metodologica. Le stime prodotte nel presente studio sono verosimilmente più conservative rispetto al rischio reale. Patologie a lunga latenza come i tumori si riferiscono a esposizioni avvenute negli anni passati a livelli elevati di agenti cancerogeni.. Sebbene, attualmente i livelli di esposizione a queste sostanze siano più bassi, permangono situazioni critiche per alcune sostanze quali polvere di legno silice cristallina.

Riferimento bibliografico

Rushton L, Hutchings S, Brown T. The burden of cancer at work:estimation as the first step to prevention. Occupational Environmental Medicine. 2008; Vol 65: 789 – 800.

Copia dell'articolo può essere richiesta al DoRS.

English version

Objectives: Work-related cancers are largely preventable.The overall aim of this project is to estimate the current burden of cancer in Great Britain attributable to occupational factors, and identify carcinogenic agents,industries and occupations for targeting risk prevention.
Methods: Attributable fractions and numbers were estimated for mortality and incidence for bladder, lung,non-melanoma skin, and sinonasal cancers, leukaemia and mesothelioma for agents and occupations classified as International Agency for Research on Cancer (IARC)Group 1 and 2A carcinogens with ‘‘strong’’ or ‘‘suggestive’’evidence for carcinogenicity at the specific cancer site in humans. Risk estimates were obtained from published literature and national data sources used for estimating proportions exposed.
Results: In 2004, 78 237 men and 71 666 women died from cancer in Great Britain. Of these, 7317 (4.9%) deaths (men: 6259 (8%); women: 1058 (1.5%)) were estimated to be attributable to work-related carcinogens for the six cancers assessed. Incidence estimates were 13 338 (4.0%) registrations (men: 11 284 (6.7%); women 2054 (1.2%)). Asbestos contributed over half the occupational attributable deaths, followed by silica, diesel engine exhaust, radon, work as a painter, mineral oils in metal workers and in the printing industry, environmental tobacco smoke (non-smokers), work as a welder and dioxins. Occupational exposure to solar radiation, mineral oils and coal tars/pitches contributed 2557, 1867 and 550 skin cancer registrations, respectively. Industries/occupations with large numbers of deaths and/or registrations include construction, metal working, personal and household services, mining (not metals), land transport and services allied to transport, roofing, road repair/construction, printing, farming, the Armed Forces, some other service industry sectors and manufacture of transport equipment, fabricated metal products, machinery,non-ferrous metals and metal products, and chemicals.
Conclusions: Estimates for all but leukaemia are greater than those currently used in UK health and safety strategy planning and contrast with small numbers (200–240 annually) from occupational accidents. Sources of uncertainty in the estimates arise principally from approximate data and methodological issues. On balance, the estimates are likely to be a conservative estimate of the true risk. Long latency means that past high exposures will continue to give substantial numbers in the near future. Although levels of many exposures have reduced, recent measurements of others, such as wood dust and respirable quartz, show continuing high levels.


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