Chi lavora da meno tempo ha più infortuni?a cura di Massimiliano Giraudo, Servizio di Epidemiologia della ASL TO3Pubblicato il 16 Marzo 2013Aggiornato il RecensioniSintesi dello studioRiferimenti bibliograficiSintesi dello studioDalla seconda metà degli anni Novanta i cosiddetti «occupati atipici» hanno conosciuto una notevole diffusione. Diversi studi mostrano che iniziare un nuovo lavoro è un fattore associato con un elevato rischio infortunistico. Gli studi disponibili sul fenomeno, in Italia sono pochissimi e riguardano perlopiù il lavoro interinale.In questo studio viene analizzata la relazione tra la durata del rapporto di lavoro e il rischio di infortunio, controllando per fattori individuali e caratteristiche aziendali. Metodi È stato utilizzato per questo studio il database WHIP-SALUTE . Le analisi sono riferite al periodo compreso tra il 2000 e il 2005 e ristrette ai dipendenti del settore privato (non sono compresi i lavoratori agricoli), con mansione di operaio o apprendista. Sono stati selezionati come esiti di salute: il primo infortunio accaduto al lavoratore in tutto il periodo di disponibilità dell’archivio, la totalità degli infortuni e gli infortuni gravi. Sono stati calcolati rischi relativi per durata del contratto di lavoro, controllati per le altre variabili. Risultati Nello studio sono compresi 754.478 lavoratori; di questi 105.572 hanno avuto almeno un infortunio e 27.633 almeno un infortunio grave.Il rischio di primo infortunio tra coloro che hanno contratti con durate inferiori a sei mesi è circa doppio rispetto ai colleghi con durate superiori ai tre anni (tabella 1). Questo non è influenzato da caratteristiche aziendali come il settore o la dimensione. Tra le variabili individuali considerate, quelle più rilevanti sono l’età e la nazionalità. Nel modello completo, in cui tutte le variabili sono state inserite come confondente, il rischio resta comunque superiore all’80% per i lavoratori con contratti di durata inferiore a sei mesi. L’andamento diminuisce all’aumentare della durata del contratto. Tabella 1: Rischi relativi (IC95%) di primo infortunio controllati per genere, età, nazionalità, settore economico e dimensione aziendale. Conclusioni degli autori I risultati ottenuti permettono di fare alcune prime raccomandazioni sia a livello aziendale sia a livello più generale. Anzitutto si evidenzia l’importanza di sviluppare sistemi di gestione della sicurezza, che pongano particolare attenzione alla presenza di nuovi lavoratori, soprattutto nel caso in cui si ricorra con frequenza al lavoro temporaneo. I datori di lavoro e i responsabili della sicurezza dovrebbero adottare modelli organizzativi che prevedano periodi di affiancamento da parte di colleghi già presenti in azienda e l’assegnazione a compiti semplici e poco pericolosi.La crisi economica in atto può aggravare il problema: è importante che l’Italia si doti di adeguati sistemi di monitoraggio delle relazioni tra lavoro precario e salute. L’inserimento di Whip-Salute nel sistema statistico nazionale rappresenta un primo importante passo in questa direzione.Riferimenti bibliograficiBena A, Giraudo M. Temporary employment and health: a multivariate analysis of occupational injury risk by job tenure.Epidemiol Prev 2013; 37 (1): 13-18 Altri documenti dedicati al tema: Lavoro temporaneo e stranieri: rischio di infortunio e possibili effetti della crisi TAG ARTICOLOINFORTUNI SUL LAVORO; JOB TENURE; OCCUPATIONAL INJURY;