Prevenzione del tumore alla cervice: è ora di passare a uno screening più efficace del PAP-test
a cura di Silvano Santoro - Dors

Il CPO Piemonte (Centro di Riferimento per l'Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte) ha pubblicato un report relativo al progetto "Methods for Investments/Disinvestments and Distribution of health technologies in Italian Regions." (MIDDIR), un ampio progetto finanziato dal Ministero della Salute e diretto dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AgeNaS).

Il progetto MIDDIR ha l’obiettivo di sviluppare un approccio sistematico e integrato per identificare le tecnologie sanitarie obsolete e pianificare la distribuzione di specifiche nuove tecnologie in aree definite. Seguendo questo macro-obiettivo, il CPO Piemonte, ha coordinato un sottoprogramma denominato “HPV test in primary screening” che riguardava, in particolare, la riconversione dalla citologia (PAP Test) a una nuova metodologia basata su indagine biomolecolare (DNA-HPV)  come test primario per lo screening del cervico-carcinoma; una metodologia che permetterebbe di ridurre del 60%-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero, rispetto allo screening con Pap test, con un intervallo tra due test di 5 anni anzichè di 3 (Ronco et al. 2014).

Il gruppo di lavoro del progetto, composto da rappresentanti dei programmi di screening italiani, propone di accompagnare questa riconversione con un approccio metodologico condiviso per pianificare il cambiamento e quindi  introdurre il DNA-HPV come test primario di screening, considerando l’implementazione di piani di disinvestimento della citologia (PAP test) e la riconfigurazione delle professionalità e dei servizi.

All’interno del progetto è stato elaborato un questionario, somministrato due volte agli operatori che gestiscono i programmi italiani di screening dei tumori (febbraio 2014 e febbraio 2015), per raccogliere dati e informazioni sulle strategie di riconversione adottate per il passaggio al test HPV primario. Inoltre è stata svolta una revisione sistematica della letteratura, in relazione a raccomandazioni, linee guida, rapporti HTA, indicatori, criteri di centralizzazione, piani di dismissione, studi sull’introduzione del test HPV primario.

Dalla discussione nell’ambito del gruppo di lavoro, dalle esperienze concrete e dalle criticità rilevate in quelle realtà che per prime hanno affrontato il cambiamento, è scaturita un’analisi delle principali problematiche legate all’investimento/disinvestimento, che ha prodotto una serie di indicazioni utili ai manager dello screening per implementare la riconversione.


NEREO SEGNAN (Responsabile Scientifico del sotto-programma "HPV test in primary screening”)

Oggi il progredire della ricerca ha permesso di individuare un test molecolare in grado di evitare un numero ancora maggiore di tumori rispetto al Pap test: tale innovazione sta portando in questi anni a un cambiamento epocale nelle strategie di prevenzione del cancro della cervice uterina.

Dopo gli studi randomizzati, i progetti-pilota e la pubblicazione del rapporto di Health Technology Assessment, prodotti in Italia nel contesto dei programmi organizzati di screening, ha preso avvio il processo di implementazione del nuovo test nella routine dello screening del cervicocarcinoma nelle Regioni italiane.

Questo rapporto raccoglie alcune indicazioni in merito, a partire dalle esperienze concrete e dalle criticità riscontrate da alcuni programmi che per primi hanno avviato tale processo. Ci auguriamo che possa costituire un valido strumento per i manager e gli operatori che si apprestano a mettere in atto la riconversione.

 


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