ThyssenKrupp - Che cosa è avvenuto

Come in tutti i dibattimenti la ricostruzione dei fatti che hanno preceduto e causato gli eventi per cui si procede – ricostruzione ontologicamente “storica”, ma nel rispetto delle regole processuali – è avvenuta anche sulla base delle testimonianze delle persone informate.(…)
La Corte ritiene che l’evento accaduto nello stabilimento di Torino della THYSSENKRUPP AST nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 2007 debba essere interamente esposto con le parole dei testimoni, omettendo qualsiasi commento e parafrasi, inutili rispetto al ricordo ed alle parole dei presenti.
(Fonte: Corte di Assise di Torino, dal testo della sentenza del 15 aprile 2011)



La sera dell’evento, durante il turno di notte iniziato alle ore 22, sulla linea di ricottura e decapaggio n. 5 (detta comunemente linea 5) lavoravano sei addetti (Antonio Boccuzzi, Giuseppe De Masi, Angelo Laurino, Rosario Rodinò, Antonio Schiavone, Bruno Santino) due dei quali erano già presenti nel turno precedente a causa di una precisa disposizione aziendale. Altri due lavoratori, Rocco Marzo e Roberto Scola giungevano sulla linea 5 successivamente.
Nel corso del turno precedente, la linea era stata arrestata per effettuare la rimozione della carta, perché la carta adesa dei rotoli processati si era accumulata in diverse parti dell’impianto in grande quantità. Tuttavia, non era stato possibile rimuovere tutta la carta perché la linea era complessa e non tutti i punti dell’impianto erano facilmente accessibili.
Successivamente la linea 5 è stata riavviata, ma nuovamente arrestata per uno scorretto posizionamento di un catarifrangente della fotocellula che aveva il compito di rilevare la presenza del nastro in svolgimento. La problematica, segnalata al servizio di manutenzione alcuni giorni prima, non era ancora stata risolta. Nel frattempo alcuni lavoratori hanno continuato a rimuovere i residui di carta lasciati dai rotoli precedenti. Al termine delle operazioni la linea 5 è stata riavviata, ed è stato inviato in lavorazione un rotolo caricato sull’aspo n. 1 a una velocità di processo di 21 m/min.
 

 

Nei minuti successivi al riavvio della linea, si è sviluppato un modesto incendio sulla verticale della raddrizzatrice aspo 2 (definita spianatrice), situata al di sotto del secondo rullo pinzatore aspo 1. Le fiamme si sono propagate verso il basso coinvolgendo la carta e la pozza d’olio, generata dai gocciolamenti di olio di laminazione dai nastri e dall’olio idraulico proveniente dalle perdite dei circuiti. Un lavoratore si è accorto dell’incendio e ha avvisato i colleghi che sono intervenuti con gli estintori a CO2, ma senza successo.
 

 

A questo proposito Antonio Boccuzzi, unico lavoratore sopravvisuto, tra quelli intervenuti, ha riferito nel corso del dibattimento che l’estintore che ha utilizzato “era praticamente vuoto”. Egli si è spostato verso l’idrante più vicino e ha collegato una manichetta che era già svolta, mentre i colleghi si sono avvicinati alle fiamme con altri estintori a CO2 e con la lancia della manichetta stessa.
 

 

Nel frattempo le fiamme erano aumentate di intensità e avevano bruciato i rivestimenti in gomma dei flessibili idraulici che erano sotto la raddrizzatrice, dilatando altresì i raccordi terminali e causando il collasso di un primo flessibile sotto pressione. Il collasso del flessibile ha provocato un violentissimo getto d’olio idraulico che è nebulizzato generando uno spray di vapori e di goccioline minutissime, per l’effetto della repentina depressurizzazione.
Lo spray d’olio ha trovato immediatamente innesco nel focolaio d’incendio sviluppando sia una vampata (flash fire) che ha interessato un’ampia area davanti alla raddrizzatrice aspo 2 fino alla parete, sia un getto infuocato (jet fire). Tutti i lavoratori presenti sono stati investiti dalle fiamme; solo Antonio è stato risparmiato perchè protetto da un carrello elevatore .
Il collasso di altri flessibili presenti sotto la raddrizzatrice ha alimentato ulteriormente l’incendio. L’olio ha continuato a uscire dai flessibili fino al raggiungimento del livello di minimo del serbatoio di alimentazione dei circuiti idraulici; ciò ha provocato l’arresto della linea e della centrale idraulica con conseguente cessazione della fuoriuscita di olio.
 
Il 118, allertato da un lavoratore dell’adiacente linea 4, ha inviato prontamente alcune ambulanze e ha chiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco.
 

 

Constatato che le fiamme avvolgevano la struttura in metallo della linea 5, i Vigili del Fuoco hanno provato a utilizzare la rete idrica antincendio dello stabilimento, assieme al liquido schiumogeno in loro possesso, ma la pressione della rete era insufficiente per la produzione della schiuma.
 

 

I Vigili del Fuoco sono riusciti a domare le fiamme solo al termine della fuoriuscita di olio dal circuito oleodinamico della linea 5, ma l’incendio è divampato nuovamente ed è stato definitivamente domato solo qualche ora più tardi (…) l’incendio alla Linea 5 è continuato ed è stato poi spento dai Vigili del Fuoco ...


Verso le ore 6 della mattina dello stesso 6 dicembre 2007, mentre erano in corso gli accertamenti, si è sviluppato un secondo incendio che ha determinato l’evacuazione dei presenti ed un nuovo intervento dei Vigili del Fuoco. Secondo incendio, intervenuto a circa 5 ore dal precedente e che costituisce, ad avviso della Corte, un preciso ed incontestabile elemento sia sulla presenza di materiale combustibile (…) lungo la Linea 5 (…) tanto che i Vigili del Fuoco hanno evacuato tutti i presenti e solo circa tre ore dopo hanno permesso loro di riprendere gli accertamenti in corso.
(Fonte: Corte di Assise di Torino, dal testo della sentenza del 15 aprile 2011)