L’eccesso di mortalità nel 2015: fatti e spiegazioni dai dati piemontesi
a cura di Alessandro Migliardi, Dors

Le statistiche di mortalità di fonte Istat hanno suscitato l’allarme di un demografo che lo ha commentato sulla stampa nazionale[1] sottolineandone l’inusuale grandezza dell’impatto, anche al netto dell’effetto di invecchiamento della popolazione, e alludendo alla sua potenziale associazione con gli effetti della crisi sulla salute. Nello scambio di battute tra esperti e meno esperti sui mezzi di comunicazione sono state ipotizzate altre spiegazioni oltre la crisi, tra cui gli effetti dell’epidemia influenzale, dell’ondata di calore e dell’inquinamento atmosferico.

Per il Piemonte l’eccesso di mortalità nei primi otto mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è di 4.299 casi, pari al 13%.

Scopo del rapporto pubblicato sul sito Epicentro dell'Istituto Superiore di Sanità è di indagare il fenomeno, limitatamente ai dati piemontesi, per stabilire se l’allarme sia fondato e se siano riconoscibili spiegazioni utili per suggerire rimedi.

Fonti informative tra loro indipendenti mostrano in modo tra loro coerente che in Piemonte nei primi dieci mesi del 2015 si è verificato un importante eccesso di mortalità rispetto al 2014 stimabile a seconda delle fonti in un valore variabile tra l’8 e il 13% nel numero di decessi tra i residenti. Questo risultato è comparabile con quello rilevato in Italia dalla fonte Istat da cui è partita l’indagine e dal sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera nei capoluoghi di regione dal centro di competenza del CCM - Ministero della Salute e del Dipartimento della Protezione Civile[2],[3].

Le stesse fonti mostrano altresì in modo coerente che nella serie storica dal 2011 al 2015, il 2014 è un anno di riferimento assai strano in cui si è verificata una importante diminuzione nel numero di morti la cui origine non è mai stata indagata adeguatamente.

Il fenomeno dell’eccesso di morti nel 2015 ha interessato in senso relativo sia le fasce di età adulte sia quelle anziane, ma ha manifestato il suo impatto assoluto maggiore sulla popolazione anziana di entrambi i sessi, con particolare evidenza tra le donne e tra le persone di bassa istruzione che sono più rappresentate in questa fascia di età.

Questa storia insegna due lezioni. La prima è che i sistemi di sorveglianza della salute in Italia sono relativamente adeguati ma mancano di una regia nazionale che permetta di riconoscere e decodificare tempestivamente i segnali che vengono dalla salute della popolazione, per riconoscere quello che è importante e degno di un approfondimento o di azioni di risposta. La seconda è che sarebbe utile che le autorità sanitarie comunicassero al pubblico altrettanto tempestivamente e con autorevolezza e coerenza di messaggio su quanto viene rilevato e spiegato dai sistemi di sorveglianza, proprio per limitare disorientamento e strumentalizzazioni.

  • [1] Blangiardo GC, Avvenire.it, 11 dicembre 2015
  • [2] DEP Lazio. Ondate di calore ed effetti sulla salute. Estate 2015.
  • [3] DEP Lazio. Sorveglianza epidemiologica per gli effetti di basse temperature nel periodo invernale. Dicembre 2014 - Marzo 2015


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