Come stanno i bambini italiani? a cura di Mariella Di Pilato, DorsPubblicato il 20 Dicembre 2016Aggiornato il 26 Aprile 2018DatiIn Italia vivono 1.131.000 bambini (11%) in condizione di povertà assoluta e 2.100.000 (21% )in condizioni di povertà relativa. E’ il dato che emerge dal VII Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2016 ‘Bambini e Supereroi’ Sono bambini che crescono in famiglie che faticano ad accedere a uno standard di vita accettabile, definiti “bambini senza”, ovvero bambini a cui manca ciò che normalmente dovrebbero avere, e che si trovano quindi a fare i conti fin da piccoli con condizioni di svantaggio: economico, abitativo, di salute ed educativo. Essere un “bambino senza” significa: non disporre di due paia di scarpe, non mangiare pasti proteici almeno una volta al giorno, non possedere giochi, non poter indossare abiti nuovi , non poter vivere in una casa ben riscaldata e ben illuminata, non partecipare a gite scolastiche, non frequentare attività sportive o ricreative extra-scolastiche, non possedere libri extra-scolastici adeguati alla propria età. E non è solo un problema di avere o meno beni materiali perché la condizione di povertà espone a condizioni di esclusione affettiva e sociale. Il bambino povero non può festeggiare il suo compleanno e di solito non partecipa ai compleanni dei compagni, non può invitare i suoi amici a casa. Fin da piccolo è segnato dallo stigma della propria appartenenza sociale e sperimenta con vergogna la propria “diversità”. Il bambino povero finisce per essere percepito come “diverso” dai suoi stessi amici, finisce per essere emarginato dai giochi e a volte rischia di essere oggetto di bullismo in classe. Nell’Atlante si parla di povertà croniche – famiglie appartenenti all’area del disagio o dell’esclusione - ma anche di “nuove povertà”, famiglie che fino a pochi anni fa erano lontane dalla soglia critica e che a causa di disoccupazione o di ridotta intensità lavorativa (poche ore al mese) sono ricadute nei confini della povertà economica. Famiglie impreparate e disorientate, imbarazzate e incapaci a muoversi nella rete dei servizi sociali o delle associazioni di aiuto, anche per un forte sentimento di vergogna. La povertà è strettamente correlata con i tassi di scolarità bassi, le diseguaglianze di reddito riducono le possibilità di formazione e di crescita dei ragazzi. E’, infatti, nelle aree definite svantaggiate che si registra una maggiore concentrazione di giovani che abbandonano precocemente i percorsi di istruzione e formazione (MIUR Eurydice 2014). In Italia il tasso di dispersione scolastica è pari al 14,7% contro l’11% di quello europeo (ma in Sardegna e Sicilia supera il 20%). Purtroppo c’è un circolo vizioso tra povertà, istruzione, disagio economico e socio culturale. “La scuola emancipa dalla povertà ma le condizioni di partenza contribuiscono fortemente a determinare a loro volta il fallimento formativo” (Rossi Doria 2014). Oltre alla situazione lavorativa e al reddito anche il basso livello di istruzione dei genitori viene considerato un fattore di rischio . Il titolo di studio dei genitori è elemento fondamentale nel percorso di istruzione dei figli per tutte le classi sociali. La povertà materiale di una generazione si traduce spesso nella privazione di possibilità educative per quella successiva, determinando nuova povertà materiale e di rimando altra povertà educativa. L’Atlante dell’Infanzia tuttavia evidenzia come sia possibile spezzare il circolo vizioso e iniziare a colmare il divario economico, sociale e culturale ad esempio offrendo servizi educativi di qualità, promuovendo servizi per la prima infanzia, scuole attrezzate (tempo pieno, mense, accesso alle tecnologie), attività ricreative e culturali. L’Atlante è stato curato da Giulio Cederna, consta di 280 pagine che toccano aspetti diversi dell’Infanzia di oggi e contiene: analisi, dati geolocalizzati rappresentati in mappe, esperienze e buone prassi. DOWNLOAD & LINK VII Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2016TAG ARTICOLODISUGUAGLIANZE DI SALUTE; INFANZIA; P.R.P. 2014-2018; PRIMI MILLE GIORNI;