Contrasto alla violenza di genere: l'importanza del lavoro di rete
a cura di Marina Penasso, Dors

Si è svolto a Torino, il 6 marzo alla Fabbrica delle E (sede del Gruppo Abele), il convegno “Stati generali del Piemonte per il contrasto alla violenza di genere” organizzato dalla Regione Piemonte.

I lavori sono stati aperti da Monica Cerutti, Assessora della Regione Piemonte alle Pari Opportunità e e dall’Assessore ai Diritti della Città di Torino Marco Alessandro Giusta. L’assessora ha sottolineato come sia fortemente necessario mettere insieme i dati che troppo spesso non sono condivisi e trovare un modo per rendere più efficace la lotta agli uomini che maltrattano, soprattutto in presenza di denunce. La sua proposta è di istituire un tavolo di lavoro permanente anche con le forze dell’ordine e le procure per trovare la via giusta per proteggere le donne che denunciano i partner (a volte ex partner) violenti.

Durante il corso della giornata, che ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico, si sono tirate le fila della situazione con tutti i soggetti coinvolti nel contrasto alla violenza di genere, dai Centri Antiviolenza, all’Istituto Nazionale di Statistica ma anche Questura, Procura della Repubblica e Forze dell’Ordine che hanno animato un’interessante tavola rotonda. Durante l’intera giornata si è sottolineato come sia fondamentale, per arginare il fenomeno, il lavoro di rete, la sinergia fra tutti i soggetti coinvolti, gli interventi integrati. È stato anche proiettato un video, curato dalla polizia di Stato, dal titolo “Questo non è amore”. Sono stati resi noti, nella mattinata, i dati 2018 sugli accessi ai Centri Antiviolenza finanziati dalla Regione Piemonte. Antonio Soggia e Silvia Venturelli di IRES Piemonte (l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) hanno presentato, a tal proposito, una ricerca che attesta il lavoro dei Centri antiviolenza del territorio piemontese nel 2018. Dai dati presentati si evince che sono state più di tremila le donne seguite dai centri sul territorio, circa mille in più rispetto all’anno 2017. La maggior parte di queste donne hanno iniziato un percorso di sostegno per uscire dalla spirale della violenza. Il dato può essere letto positivamente come un aumento dovuto alla maggiore informazione e sensibilizzazione sul tema, creando una rete di supporto alle donne vittime di violenza maschile, e non quindi come un aumento del fenomeno. Questi i tratti identificativi della donna che si rivolge ai Centri: età media fra i trentuno e i cinquant’anni anche se sono in aumento le giovani e giovanissime; quattro su dieci sono in possesso del diploma di scuola media superiore, l’11% delle donne è laureata e più della metà sono nate in Italia, sfatando così un luogo comune che vede la violenza insita soprattutto all’interno di coppie straniere; la metà di queste donne non ha un lavoro e si trova spesso nella posizione di essere dipendente economicamente dal partner; la maggior parte è sposata o convive; il 76 % ha figli, spesso costretti ad assistere alle violenze domestiche e bisognosi a loro volta di essere presi in carico. Sono invece ottantacinque le donne che hanno trovato alloggio in una casa-rifugio. Non emerge in modo preponderante una fascia più a rischio. È importante sottolineare, proprio per questo motivo, che tutte lo sono e tutte devono essere sensibilizzate e informate sugli aiuti che possono ricevere. Obiettivo del sistema regionale è di creare e consolidare un sistema strategico coordinato (sia con i soggetti istituzionali sia con quelli non istituzionali) che sostenga e promuova politiche, interventi efficaci e azioni coordinate in ogni ambito, da quello sanitario a quello educativo e sociale. Oggi il Piemonte annovera dieci case rifugio (cinque nel territorio cittadino e cinque in provincia di Torino), sedici centri antiviolenza e trentasei sportelli destinati a un incremento numerico nell’anno in corso. La rete verrà infatti ampliata quest’anno arrivando a venti centri antiviolenza e a quarantasei sportelli.

In allegato i materiali e la documentazione presentati durante gli "Stati generali del Piemonte per il contrasto alla violenza di genere".

 


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