Come la comunità reagisce di fronte alle emergenze
Il “modello per fasi” e le strategie di resilienza - Dip. di Sanità Pubblica statunitense
a cura di Rita Longo, Dors

PREMESSA

La pandemia di Covid19 ha avuto un grande impatto sulla salute psico-fisica delle persone, e le conseguenze sono visibili e attuali. Gli studi e le ricerche in occasione delle epidemie precedenti e le prime analisi di questo inizio anno effettuate in Cina e altri Paesi, possono aiutarci a prevedere che i problemi psicologici e comportamentali (ad esempio dipendenza da sostanze, sintomi ansiosi e depressivi, tentati suicidi e suicidi conclamati, violenza in ambiente domestico, esposizione a livelli elevati di stress….) continueranno; inoltre, dopo il periodo estivo di “intervallo” post pandemia, il possibile ritorno del virus nella stagione autunnale avrebbe conseguenze ancora più gravi sulla salute mentale delle persone (WHO, 2020)

La SAMHSA -  Substance Abuse and Mental Health Services Administration (agenzia per la gestione dei servizi di salute mentale e delle dipendenze) del Dipartimento statunitense di sanità pubblica, ha individuato 6 fasi per descrivere le modalità di reazione delle comunità durante e dopo l’emergenza/evento critico.  

Le 6 fasi possono essere utili per:

  • facilitare la comprensione delle possibili conseguenze psicologiche dovute alla ipotizzata “nuova ondata” del virus
  • Orientare rispetto all’adozione di strumenti di rinforzo della resilienza per affrontare la situazione a livello individuale e collettivo.

 

FONTE IMMAGINE: https://www.samhsa.gov/dtac/recovering-disasters/phases-disaster (Last Updated: 04/17/2020)

IMMAGINE Adapted from Zunin & Myers as cited in DeWolfe, D. J., 2000. Training manual for mental health and human service workers in major disasters (2nd ed., HHS Publication No. ADM 90-538). Rockville, MD: U.S. Department of Health and Human Services, Substance Abuse and Mental Health Services Administration, Center for Mental Health Services.

 

 

LE FASI DI REAZIONE O RISPOSTA A UN DISASTRO/EMERGENZA

L’immagine tratta dal “Manuale per la formazione del personale dei servizi di salute mentale nelle situazioni di emergenza” della SAHMSA (2000), rappresenta graficamente le 6 fasi che vengono qui descritte nel dettaglio.

Fase 1: Paura e incertezza

E’ la normale reazione iniziale a qualsiasi tipo di minaccia. Queste emozioni possono aumentare o diminuire, con l’aumento delle conoscenze e delle informazioni a disposizione.

Fase 2. Impatto

Ci si rende conto di ciò che sta accadendo, compaiono una serie di sentimenti e stati d’animo, tra cui shock, panico, confusione, incredulità. E’ la fase in cui emerge l’istinto di sopravvivenza, gli individui cercano di proteggere la propria famiglia/comunità, e generalmente è di breve durata.

Fase 3. Eroe

Le persone cercano di restare unite, c’è molta energia in circolo, canalizzata nella realizzazione di progetti di solidarietà e attraverso l’impegno in azioni concrete di aiuto e sostegno verso gli altri.

Fase 4. Luna di miele

In questa fase prevale la credenza generale che si ritornerà alla normalità, circola un diffuso senso di ottimismo e di speranza per il futuro. E’ il periodo in cui vengono rinforzati i legami sociali e avviati nuovi contatti, in cui prevale il sollievo post-emergenza e si alimenta la coesione sociale grazie a valori quali altruismo e generosità.

Fase 5. Disillusione

Quando le aspettative non rispondono alla realtà, subentra la disillusione: l’emergenza dura più del previsto, affiorano stanchezza e conflitti, esplodono emozioni violente di rabbia, esasperazione e frustrazione. Può essere una delle fasi più lunghe: la sua durata può essere influenzata da eventi scatenanti come ad esempio un ritorno del contagio da virus. Le vacanze e le ricorrenze sono particolarmente nocive: i servizi sociali e sanitari potrebbero non essere disponibili, e l’incapacità di affrontare la situazione critica – unitamente al sentimento di impotenza – spesso provoca un picco di problemi psicologici e comportamentali che possono sovraccaricare il sistema sanitario, probabilmente già in sovra-affanno per i nuovi casi di contagio.

Fase 6. Ricostruzione

Dopo aver raggiunto il punto più basso dell’andamento ciclico (cfr. il grafico), la ricostruzione è la fase in cui avviene il “recupero”: è anche un periodo di elaborazione della dolorosa esperienza della crisi, all’interno di un contesto di vita che si è adattato a una nuova versione di normalità. L’anniversario del disastro segna spesso la transizione verso questa fase, che può durare anni, come ad esempio è accaduto per eventi storici dal potente impatto shoccante

 

 

PREPARARSI E ANDARE OLTRE LA FASE DI DISILLUSIONE: LA RESILIENZA

C’è ancora un elevato livello di incertezza riguardo al “comportamento” del coronavirus19, e persisteranno dubbi probabilmente anche dopo l’eventuale produzione di un vaccino: è necessario perciò prepararsi alla fase di disillusione e perdita di speranza. Questa fase rischia di “sommergere” i servizi sociali e sanitari nel caso in cui si presenti una nuova ondata di contagi, che comporterebbe la ripresa delle misure restrittive ad esempio l’isolamento forzato, e di conseguenza un aumento dei problemi psicologici già descritti (abuso di sostanze, ansia, suicidi tentati e conclamati, depressione, violenza, domestica, ….) a livello di tutti i Paesi, con un impatto violento sui servizi per la comunità.

Da più fonti autorevoli (WHO, CDC di Atlanta, EuroHelthNet, Epicentro –Istituto Superiore di Sanità…per citarne solo alcuni), arriva il richiamo a far ricorso alle strategie di resilienza e abilità di coping, ed essere pronti a svilupparle/utilizzarle per far fronte allo stress derivante dall’attuale situazione.

La resilienza può essere considerata una protezione psicologica contro le avversità: in un recente articolo, lo psicoterapeuta statunitense D. Altman (2020) la descrive come “… una sorta di scudo protettivo, che aiuta a fronteggiare le difficoltà di vario tipo”,  e “… uno stato di equilibrio, che aiuta a restare in piedi anche quando le condizioni e il contesto tutt’intorno sono critici o estremi, e facilita la ripresa dopo il trauma”.

Alcuni ricercatori (Chang, K. 2017) hanno svolto degli studi sul ruolo di mediazione della resilienza, evidenziando come gli individui possano evitare di focalizzarsi su pensieri negativi e superare i fallimenti facendo ricorso a un pensiero e un atteggiamento resilienti; la capacità di non restare fossilizzati nel passato, ad esempio, è una caratteristica della resilienza, che aumenta le probabilità di progettare e provare gratificazione. Un altro elemento importante è la capacità di mantenere un contatto con le proprie emozioni e stati d’animo, che consente a sua volta di mantenere lucidità.

La resilienza fa parte dei meccanismi adattivi di reazione ad eventi stressanti, particolarmente importante in questa situazione “estrema”, caratterizzata dalla natura nuova e imprevedibile dell’epidemia e del conseguente distanziamento fisico.

Alle normali reazioni alle situazioni stressanti che impattano sulla salute mentale (ad esempio ansia, angoscia, ecc) è possibile perciò affiancare risorse e strategie resilienti, da promuovere e sviluppare – a livello individuale e collettivo/sociale – grazie alla ricca letteratura sul tema (Bonanno et al., 2015).

E’ fondamentale promuovere e sostenere la connessione sociale tra le persone, soprattutto per contrastare il senso di solitudine conseguente alle misure di distanziamento fisico e ridurre il rischio di isolamento, favorendo il reale accesso/utilizzo di modalità di interazione digitali, e l’adesione a organizzazioni locali (CDC, 2020).

Alcune ricerche hanno evidenziato l’importanza di mantenere stili di vita incentrati sulla “cura di sé” attraverso attività con cadenza regolare, ad esempio avere un’alimentazione “sana” e svolgere esercizio fisico quotidiano, e il loro potenziale ruolo nel promuovere la resilienza (Kalisch et al. 2017).

Tra le fonti autorevoli, L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di fare regolari pause dai mass media e dai social media (WHO, 2020): le ricerche ci dicono che maggiore è la controllabilità di una situazione stressante, migliori sono le possibilità per le persone di affrontare al meglio questa situazione; è quindi essenziale che le persone siano aiutate a sviluppare per quanto possibile un certo senso di controllo, attraverso informazioni chiare, precise, tempestive, coerenti, facilmente comprensibili sui corretti comportamenti da adottare per ridurre il rischio di contagio.

La resilienza collettiva o sociale, attiene a un livello di “resilienza condivisa” necessaria per poter superare lo stress della pandemia e ripristinare i normali livelli di funzionamento dell’intera comunità. Questo concetto di resilienza condivisa può estendersi fino a comprendere il livello nazionale, quello europeo e quello globale, oltrepassando i confini geo-politici per promuovere azioni collaborative e coordinate a livello politico per rispondere alla crisi e limitarne l’impatto stressante (Vinkers et al. 2020).

In previsione di un ritorno del virus nel periodo autunnale in molti Paesi, è possibile sfruttare l’esperienza precedente e le conoscenze attuali per mitigare l’impatto della pandemia sulla salute mentale, con una particolare attenzione alle azioni rivolte alle categorie maggiormente vulnerabili tra cui, ad esempio, le persone con un livello socio-economico basso la cui situazione esistenziale si aggraverà: i benefici maggiori potrebbero derivare da specifici interventi a breve e lungo termine che sviluppino/aumentino le abilità di resilienza individuali e collettive, garantendo (Lazzarino et al., 2014).:

  • l’ accesso alle modalità on line dei sistemi educativi e informativi
  • l’erogazione di adeguati servizi sanitari e di sostegni socio-economici
  • l’input all’organizzazione di eventi e iniziative locali con la partecipazione attiva dei membri della comunità.

 

 

 

CONCLUSIONI

Il modello descrittivo per fasi della SAHMSA ha il vantaggio di “rendere collettivo” un evento abnorme a cui tutti sono esposti ma con modalità reattive soggettive. L’immagine di un trauma collettivo limita il rischio di interessi personali (“come posso sopravvivere”) e promuove l’enfasi su azioni di protezione dei membri più fragili (“la perdita di uno/una persona è una perdita per tutta la comunità”).
Alcune ricerche nel settore delle emergenze dimostrano che quando le persone smettono di pensare in termini “personalistici” (io) e iniziano a pensare in termini collettivi (noi) sviluppano un senso di “identità sociale condivisa”, e iniziano a coordinarsi, supportarsi l’un l’altro/a, e garantire il benessere dei più vulnerabili (Drury et al., 2019). In altri termini, possiamo dire che l’esperienza di un trauma/evento critico vissuto/concettualizzato a livello della comunità può facilitare e alimentare il senso di resilienza collettiva come modalità di reazione adattiva positiva: “…come società, abbiamo l’opportunità di identificare coloro che stanno male e avviare processi che sviluppano la resilienza, ad esempio garantire un supporto sociale costante, allenare un pensiero creativo, e cercare un senso collettivo(PeCon    ga et al, 2020).

Rimangono ancora molte questioni aperte su COME essere resilienti di fronte alla pandemia di covid19. E’ necessario dedicarsi alla ricerca scientifica con un focus sui fattori di rischio e i meccanismi di sviluppo della resilienza specificamente correlati alla pandemia, e seguire lo sviluppo e i risultati di programmi/indagini già avviati in questo periodo per comprenderne meglio l’impatto psico-sociale sulla popolazione generale e su specifici gruppi vulnerabili. In questo modo, si potrà apprendere dall’esperienza e impostare interventi “personalizzati” e collettivi per fronteggiare e gestire lo stress derivanti da crisi ed emergenze.
EuroHealthNet , rete no profit di organizzazioni e agenzia di consulenza della Commissione EU, suggerisce alle agende politiche dei governi un approccio globale alla salute mentale (whole-of-society approach), che coinvolga tutti i settori e gli enti del territorio e che consenta di ripartire in maniera coordinata con la lente del contrasto delle disuguaglianze, a forte rischio di aggravamento a causa della pandemia: “Una pandemia rappresenta un carico enorme per i sistemi sanitari ed economici, ma rappresenta anche un’opportunità per ridurre i pregiudizi sulla salute mentale e aumentare l’offerta di servizi per coloro che si trovano in situazioni critiche” (EHN, 2020).

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA


TAG ARTICOLO