Le esperienze di montagnaterapia in Italia che promuovono la salute mentale della popolazione: il convegno nazionale
a cura di Rita Longo, Dors

Introduzione

Dall’11 al 16 ottobre 2021 si è svolto on line il VII convegno nazionale di Montagnaterapia dal titolo #Confini Comuni, organizzato dal Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna in collaborazione con la sezione locale del CAI – Club Alpino Italiano.

DoRS ha seguito i lavori della giornata del 12 ottobre, dedicata alla Salute Mentale, che prevedeva l’inquadramento e approfondimento teorico dei fondamenti della riabilitazione psichiatrica e della recovery, e il racconto di prassi ed esperienze a dimostrazione della validità della Montagnaterapia per la salute e il benessere psico-fisico.

Qui di seguito alcune considerazioni,

Qualcosa di utile

Alcuni dei relatori hanno utilizzato il racconto degli interventi realizzati sul territorio per inquadrare l’attività di Montagnaterapia dal punto di vista teorico e metodologico, evidenziandone i punti di forza, peraltro comuni tra progetti diversi (Roma, Reggio Emilia, Forlì/Cesena, Ancora, ecc)

La Montagnaterapia, attività istituzionale svolta fuori dai luoghi/setting sanitari, ha forti caratteristiche psicoterapeutiche e psicosociali che aiutano la persona a riprendere consapevolezza e possesso di sè, e orientarsi nel mondo; è infatti caratterizzata da potenti dimensioni trasformative, quali:

  • il confronto con gli spazi non civilizzati (aperti ed esterni)
  • il silenzio e la solitudine del contesto naturale che spingono al confronto col proprio ambiente interiore
  • il muoversi in maniera lenta e col proprio ritmo
  • la necessità di orientarsi di strumenti tipo bussola
  • la necessità e capacità di diventare autonomi e organizzarsi
  • la condivisione dell'esperienza con altri (il gruppo che crea legami, intimità, fiducia)
  • il cambiamento dello sguardo (che si allarga al mondo)
  • l' “innalzarsi” concreto e reale (raggiungere una cima) che diventa simbolo (crescita, possibilità/potenzialità, ecc)
  • la Dimensione esplorativa del tempo e progetto del viaggio
  • la dimensione dell'elaborazione attraverso il ricordo
  • la modalità fisica sensoriale ed emotiva compresenti

Utile anche l’approfondimento delle strategie sinergiche e modalità collaborative tra enti sanitari e altre realtà associazionistiche territoriali, in particolare il CAI che in alcuni contesti (ad esempio Roma) ha avviato dei protocolli formali con l’inserimento delle uscite di Montagnaterapia nel proprio calendario e la formazione dei partecipanti/utenti finalizzata al miglioramento delle competenze escursionistiche.

 

 

Qualcosa di nuovo

Il DSM dell’ASL di Reggio Emilia ha presentato il progetto "Ritornare in montagna e riabbracciare il benessere”, svolto in collaborazione con la sezione locale del CAI, nato nel 2003 e tutt’ora attivo, il quale ha previsto un’indagine qualitativa attraverso delle interviste agli utenti/partecipanti per valutare gli effetti e i benefici dell’attività; l’indagine si configura come una vera e propria valutazione partecipata, che da cui è emersa la funzione di empowerment del progetto, che ha favorito la partecipazione attiva degli utenti psichiatrici e promosso una reale autonomia.

I risultati delle interviste evidenziano, tra le altre cose, il ruolo dell’operatore che dal punto di vista metodologico è stato configurato come colui che “…sta un passo indietro”, per far sì che gli utenti si potessero approcciare agli altri nella maniera più spontanea e libera possibile: gli utenti hanno apprezzato questo ruolo “discreto”, percepito come “utile tramite” rispetto al gruppo e come sostegno nelle situazioni di difficoltà (ad esempio momenti di stanchezza o in cui qualcuno del gruppo si smarrisce). Si va nella direzione dell’umanizzazione delle cure, dell’operatore come “facilitatore” di processi di crescita che – laddove possibile - una volta avviati possono proseguire in maniera indipendente: il prossimo anno è prevista la sperimentazione di escursioni SENZA gli operatori sanitari, con la sola presenza dei volontari del CAI (formatisi grazie all’esperienza sul campo, il cosiddetto “learning by doing”).

I progetti presentati hanno promosso l’ottica della “recovery” (Anthony,1993), concetto che negli ultimi anni sta rivoluzionando il modo di intendere il disagio psichico: numerose ricerche hanno dimostrato che la malattia mentale può evolvere positivamente fino ad arrivare alla guaribilità, il che non significa tornare ad essere come si era prima della malattia (restitutio ad integram del “vecchio” assetto/funzionamento mentale e comportamentale), ma elaborare ed attuare nuovi comportamenti per condurre una vita soddisfacente e produttiva, nonostante le limitazioni che la malattia induce (https://www.aiamc.it/recovery-malattia-mentale/).

Da segnalare l’esperienza di valutazione del progetto di Montagnaterapia del Dipartimento Interaziendale di Salute mentale – S.C. Psichiatria Area Nord (Fossano, Savigliano e Saluzzo) dell’ASL di Cuneo, che è stata presentata dal responsabile all’interno della giornata/sessione dedicata a Formazione e Valutazione, nella giornata del 14 ottobre. La comunicazione del dott. Roagna ha riguardato il piano di valutazione del progetto, che è stato realizzato e sostenuto dal Dipartimento di Filosofia e Educazione - Università degli Studi di Torino e da DoRS Regione Piemonte: l’individuazione di obiettivi e indicatori coerenti, insieme alla descrizione coerente e dettagliata delle attività, favoriscono la trasferibilità del progetto in contesti diversi. Da segnalare come innovativa la proposta metodologia mista che utilizza sia schede cartacee che strumenti multimediali per effettuare una valutazione integrata e coerente del processo e dell’impatto.

 

 

Qualcosa da migliorare

L’impressione di chi ascolta è di una varietà di progetti e interventi che parte da una base comune e prende direzioni diverse a seconda delle opportunità presenti sul territorio (ad esempio associazioni), delle competenze (non solo sanitarie) dei professionisti coinvolti, della tipologia di utenza, delle caratteristiche geografiche e sociali del contesto, ecc.

Tale varietà è indubbiamente fonte di ricchezza, ma appare poco coordinata, e porta con sé il rischio di rendere faticoso l’inquadramento delle attività all’interno di un unico scenario teorico e metodologico.

Il convegno ha sicuramente avuto il merito di far parlare tra di loro progetti diversi e mettere in comune i saperi, rafforzare il senso di appartenenza a una comunità di “curanti” creativi che si stanno impegnando nello sforzo comune di una solidità (anche scientifica) delle prassi.

 

 

Bibliografia e sitografia

Locandina e Programma del Convegno

Sintesi dei lavori del convegno

 

Resoconto integrale degli interventi e delle esperienze presentate il 12 ottobre, a cura di DoRS

Sito della SIMonT - Società Italiana di Montagnaterapia

Articolo di approfondimento del progetto di Montagnaterapia del DSM / ASL di Cuneo

Giovanni Roagna. Uno sguardo valutativo sull'attività di montagnaterapia ai piedi del Monviso.

 

 


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