Per la IARC il lavoro notturno è probabilmente cancerogeno per l’uomoL'impatto del lavoro notturno sulla salutea cura di Umberto FalconePubblicato il 22 Febbraio 2022Aggiornato il 22 Settembre 2022Sintesi di studi/review Nei decenni passati il lavoro a turni e notturno era utilizzato essenzialmente per garantire le attività legate alla fornitura dei servizi di base essenziali alla popolazione generale (es. fornitura di luce, acqua e gas, assistenza sanitaria, trasporto, sicurezza e telecomunicazioni), per affrontare i vincoli tecnologici (es. impianti metallurgici e chimici a ciclo continuo) e per aumentare la produttività del lavoro e la redditività economica delle imprese (es. industria manifatturiera). Nell'attuale “società 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, il lavoro a turni è una caratteristica fondamentale dell'organizzazione del lavoro ed è articolato in svariate forme e modalità contrattuali. Si parla di lavoro variabile, di orari serali e notturni, di lavoro scaglionato ad ore, settimane di lavoro compresse, lavoro nei fine settimana, lavoro a chiamata,... In Europa, i risultati dell'ultimo EU Labour Force Survey (Eurostat, 2019) riferiti a 28 Paesi europei, ha rilevato che nel 2018 il 13,3% degli occupati (16,7% degli uomini e 9,4% delle donne occupate) ha lavorato in turni notturni. In USA il fenomeno è ancora più marcato coinvolgendo fino al 27% dei lavoratori. Seppur con diversi modelli organizzativi, i turni notturni sono molto utilizzati nel settore sanitario, nella manifattura, nei trasporti, in agricoltura, nella pubblica amministrazione (difesa), nel turismo. Il lavoro notturno altera l'esposizione al fotoperiodo (alternanza luce/oscurità), interferisce sui ritmi circadiani, perturba il ciclo naturale del sonno e della veglia e modifica i modelli di attività e riposo (es. ora dei pasti, vita sociale). Stare svegli di notte e cercare di dormire durante il giorno non è una condizione fisiologica per creature “diurne” come gli umani. È lecito chiedersi se queste modalità possano avere effetti sulla salute dei lavoratori tenendo in conto il fatto che, in particolare nei paesi con economie in transizione, il lavoro a turni è spesso associato a una vita povera e a carichi di lavoro elevati che potrebbero esacerbare l'impatto del lavoro notturno sulla salute. Partiamo da ciò che è noto: la secrezione ormonale (es. cortisolo), la funzione cellulare e il metabolismo oscillano durante il giorno generando il “ritmo circadiano”. I segnali luminosi rilevati dagli occhi (tramite specifiche cellule fotosensibili presenti nella retina) danno un'indicazione sulla quantità di luce e stimolano una specifica porzione dell’ipotalamo in grado di regolare la produzione di melatonina, un ormone secreto dalla ghiandola pineale e il principale sincronizzatore dell’orologio biologico in grado di regolare il ritmo circadiano. La secrezione di melatonina aumenta con l’oscurità e nell’uomo raggiunge le più alte concentrazioni plasmatiche intorno alle 02:00 di notte. Anche pochi minuti di esposizione alla luce durante le ore di oscurità naturale possono alterare (sopprimere) la secrezione di melatonina interferendo sui ritmi circadiani. Dati recenti evidenziano il ruolo critico della luce blu (emessa dai dispositivi elettronici) nel suscitare risposte alla melatonina. In generale l’inibizione serale della produzione di melatonina è correlata a vari problemi di salute come la sindrome metabolica, l’obesità, la depressione e il cancro. La IARC ha selezionato un gran numero di studi effettuati in tutto il mondo che hanno valutato gli effetti cancerogeni dei turni di lavoro notturni sull’uomo e sull’animale. Gli studi caso-controllo più ampi e di più alta qualità hanno evidenziato associazioni positive tra il lavoro notturno e tumori della mammella, della prostata, del colon e del retto. Anche sulla base degli studi effettuati sugli animali, la IARC ha classificato i turni di notte come probabili cancerogeni per l’uomo (Gruppo2A). I meccanismi di cancerogenesi possono essere diversi e andranno studiati meglio ma coinvolgono certamente gli squilibri ormonali; l’alterazione dei naturali cicli circadiani può aumentare lo stress, indebolire l’organismo, favorire infiammazioni croniche e diminuire l’efficienza del sistema immunitario. Non è pensabile l’eliminazione dei turni di notte ma è auspicabile un loro attento utilizzo limitandolo ad esempio a non più di 2 turni a settimana e per non più di qualche anno consecutivo. Per approfondire: IARC (2020). Night shift work. IARC Monogr Identif Carcinog Hazards Hum, 124:1–371TAG ARTICOLOCANCEROGENICITÀ; MALATTIE OCCUPAZIONALI;