Un libro di riflessioni “in divenire” sull’impatto della pandemia di COVID-19 a livello sistemicoa cura di Rita Longo, DorsPubblicato il 27 Giugno 2022Aggiornato il 21 Luglio 2022RecensioniPremessaIL GRUPPO COME RISORSALE REAZIONI ALLE EMERGENZEGLI INTRECCI SISTEMICIL’OTTICA DELLA COMPLESSITA’PremessaIl lavoro del gruppo “Psicologi In Divenire” attraversa gli anni della pandemia di covid-19 concentrandosi sulle dinamiche di sofferenza che hanno riguardato – e continuano a influenzare – tutti i livelli, dall’individuale al familiare, dall’istituzionale all’organizzativo e al sociale/comunitario, intersecati tra loro all’interno di una complessità che genera tante domande e risposte contrastanti. Le autrici hanno deciso di approfittare di questo tempo incerto/sospeso per condividere pensieri ed emozioni, generare un confronto costruttivo che attingendo dalla propria esperienza diretta – umana e professionale – e avvalendosi delle proprie conoscenze generasse “nuove consapevolezze”, tracciando una via “in divenire”, verso direzioni non ancora raggiunte ma possibili. L’esito di questo scambio costruttivo è il volume che presentiamo, INTRECCI E ATTRAVERSAMENTI. SFIDE PER IL FUTURO che generosamente condivide e diffonde idee e percorsi, con l’idea dichiarata di avviare un cambiamento – di cultura e prassi – dei sistemi coinvolti quale quello sanitario, socio-assistenziale, politico. Dall’immobilismo o azione disperata/rabbiosa dettati dall’incertezza al tentativo di adottare uno sguardo lucido che “dia senso” e generi nuove consapevolezze a seguito dell’emergenza: le autrici dichiarano di voler costruire “nuove coordinate” organizzative e auto-organizzative (CAP. 1), riflettendo sui vari contesti/sistemi quali la sanità pre e post covid (CAP. 4), la scuola nella sua continuità/discontinuità (CAP. 5), il mondo della disabilità (CAP. 6), le strutture residenziali-assistenziali per le persone anziane (CAP. 7). Inoltre, vengono descritti i meccanismi del funzionamento psichico in situazioni di emergenza e le modalità per trasformare la crisi in opportunità di crescita e cambiamento (CAP. 2 e 3); viene analizzata la funzione del gruppo – in primis il gruppo delle psicologhe in divenire – che diventa un ponte (temporaneamente “virtuale”) verso la società (CAP. 9); viene proposta una lettura in chiave psicologica delle dinamiche avvenute all’interno del sistema legale-giudiziario (CAP. 8). Il libro termina con il racconto di alcune esperienze/testimonianze ad opera di un gruppo di giovani volontari (CAP. 10), che diventa spunto per una sintesi di concetti chiave nell’ottica della complessa relazione tra benessere/malessere di individui, organizzazioni, società. Intrecci e attraversamenti. Sfide per il futuro a cura di Psicologi In Divenire: Marella Basla, Luz Cardenas, Anna Disabato, Milena Giacobbe, Raffaella Pasquale, Marinella Pennestrì e Giuliana Ziliotto Il libro è presente nella biblioteca del Centro di Documentazione in Promozione della Salute della Regione Piemonte, catalogato con il codice: 2525 IL GRUPPO COME RISORSALa scelta di scrivere durante la pandemia ha permesso al nostro gruppo di lavoro di rielaborare e “contaminare” con l’esperienza personale di ciascuna di noi ciò che è stato osservato, e allo stesso tempo ci ha consentito di unire punti di vista differenti per orientamento teorico e ambiti di intervento, cercando di leggere e approfondire il problema, di porci domande e di abbozzare una serie di risposte come professionisti. Abbiamo cercato di interpretare le diverse reazioni all’emergenza (riferibili non solo alla pandemia che ci ha travolti, ma a tutte le emergenze in generale) con gli strumenti a nostra disposizione, quelli psicoanalitici e psico-sociologici. Il lavoro in gruppo si è rivelato una fonte di creatività e uno stimolo per orientarsi in mezzo alla complessità, sia per noi quando abbiamo cercato di rielaborare le nostre esperienze per dare forma a questo libro, sia per le istituzioni quando hanno potuto e saputo beneficiare di questa risorsa al loro interno. Chi ha saputo utilizzare il gruppo ha trovato modo, il più delle volte, di far fronte al caos. Chi invece si è limitato ad agire sul piano individuale si è arenato. LE REAZIONI ALLE EMERGENZELe situazioni di emergenza attivano dinamiche ricorrenti. Ogni catastrofe – e l’epidemia da coronavirus non fa eccezione – è fonte di stress, al quale ciascuno reagisce come può attingendo alle proprie risorse. Qualcuno mette in campo qualità insospettate, altri hanno cedimenti improvvisi. L’incontro con questo evento “perturbante” ha messo in moto reazioni quali la negazione, la distorsione, la dissonanza cognitiva, la proiezione, la scissione, la frammentazione, la semplificazione e il disorientamento. Attraverso l’approccio psico-socio-analitico, e utilizzando la teoria sui gruppi, abbiamo indagato in ambiti diversi il nesso tra rappresentazioni, reazioni emotive e azioni dell’individuo, del gruppo e dell’istituzione; tutti questi fattori interagiscono variamente fra loro condizionando le risposte del singolo e di tutto il sistema. L’emergenza globale ha messo tutti noi di fronte a dilemmi insostenibili: quali devono essere le priorità? La sicurezza della collettività o la libertà individuale? La salute dei cittadini o l’economia del Paese? Qualsiasi scelta in questi casi rischia di essere quella sbagliata perché nessuna di queste istanze è in realtà sacrificabile. Si sono create divisioni fra categorie che difendono ciascuna i propri interessi e si sono ricercati colpevoli su cui riversare ogni responsabilità. Si sono diffuse teorie del complotto di gruppi di potere ai danni della popolazione, che hanno catalizzato la paura di chi si sente minacciato dagli eventi; i “no vacs” sono tornati alla carica, le fake news si diffondono con la stessa velocità dei virus. Incertezza e caos portano sia a spinte regressive di semplificazione, sia a spinte generative che mobilitano energie positive. L’incertezza impone la necessità di fare una scelta tra aderire al bisogno di un ordine precostituito dall’alto, che controlli e prenda provvedimenti, e cercare nuove forme di vita sociale e organizzativa compatibili con la vita democratica, che garantiscano maggiore equità nel rispetto della molteplicità di modelli e di culture in cui siamo immersi. Siamo obbligati a trovare nuovi riferimenti e nuovi mappe per leggere il mondo. Sappiamo che di fronte alle scelte “impossibili” o troppo dolorose aumenta il rischio di ricorrere a una semplificazione riduttiva, che scotomizza aspetti importanti del problema. L’alternativa è faticosa: sostare nell’incertezza, tollerare confusione e contraddizioni, governare impulsi contrastanti (ansia, angoscia, paura, rabbia), accettare la propria fragilità e i propri limiti, accettare soluzioni parziali a fronte di aspettative onnipotenti; assumersi e condividere la responsabilità del rischio, fare tesoro delle nuove consapevolezze. GLI INTRECCI SISTEMICIIl “micro-sociale” (l’individuo e la sua famiglia) e il “macro-sociale” (le istituzioni, le organizzazioni, la società), vivono la stessa sofferenza e le stesse dinamiche, che si manifestano con modalità proprie di ogni contesto, ma che riproducono lo stesso malessere degli individui. Nei vari ambiti istituzionali presi in esame (sanità, scuola, RSA per anziani, RAF per disabili, area forense) abbiamo esaminato le variabili in gioco e abbiamo osservato come le risorse personali degli operatori del settore hanno determinato le modalità con cui è stata affrontata l’emergenza; in alcuni casi la confusione ha avuto il sopravvento, in altri sono emerse soluzioni inedite che hanno consentito di affrontare la complessità della crisi in modo più efficace. Le organizzazioni, le istituzioni e la società sono create e “abitate” da persone, e il loro funzionamento è strettamente connesso alla qualità delle relazioni che si intrecciano al loro interno. Un’organizzazione che non tiene conto dei bisogni delle persone genererà malessere a tutti i livelli. Il mondo della scuola e quello della sanità hanno dovuto fare i conti con problematiche pregresse e hanno dovuto interrogarsi sulla necessità di essere, la prima, una istituzione educativa che promuove la crescita della persona, non limitandosi a fornire un bagaglio di nozioni, e la seconda un servizio pubblico di tutela e cura della salute, e non semplicemente un’azienda commerciale. Le stesse conclusioni si possono trarre dall’analisi della situazione delle RSA per anziani e delle RAF e centri diurni per disabili: il Covid 19 ha messo in luce pregi e difetti delle istituzioni prese in considerazione, ma ha fatto emergere la necessità di rielaborare un approccio funzionale all’assistenza di queste fasce deboli della popolazione, per restituire dignità alla loro esistenza. Un ulteriore ambito preso in considerazione è stato l’istituzione giuridica, un sistema che dovrebbe tutelare i cittadini. La nostra indagine ha messo in luce come i meccanismi burocratici possano frenare le personali iniziative dei singoli, facendo così emergere una certa rigidità e immobilismo. Il fattore umano è stato ignorato fino a qualche tempo fa in quanto elemento “spurio”, o scotomizzato in quanto non rientra negli schemi astratti dei nostri modelli basati su quantità numeriche misurabili e facilmente controllabili, ma è un fattore determinante, anche se imponderabile. Bisogna quindi curare l’organizzazione per potere curare le persone (A. Orsenigo). L’OTTICA DELLA COMPLESSITA’Una parola-chiave che ricorre trasversalmente nell’analisi dei diversi ambiti che abbiamo studiato è “complessità”. La complessità è la caratteristica saliente di questa emergenza, come lo è di tutti i fenomeni di portata mondiale (e non solo); come abbiamo visto, le contraddizioni che ne fanno inevitabilmente parte generano (a livello individuale, sociale e politico) confusione, ansia e incertezza: sentimenti difficili da sostenere a lungo. I problemi che ne derivano non possono avere soluzioni semplici e universalmente valide. Tutto ciò è difficile da accettare, e la reazione è spesso quella di rifugiarsi in un pensiero riduttivo, alimentando aspettative illusoriamente salvifiche (e alcuni leader, più o meno in buona fede, cavalcano questo sentimento) che prevedono indicazioni rapide, certe e coerenti. Ma in una situazione incerta e contraddittoria nessuna risposta può essere davvero soddisfacente e risolutiva. Nessuno può dare risposte chiare e univoche, valide per tutti e ovunque. Il paradigma della complessità appare come la chiave di lettura per comprendere i fenomeni della società odierna, e percorre trasversalmente i diversi ambiti che abbiamo analizzato. Non è una scelta ma una constatazione. Viviamo in un mondo che tende alla globalizzazione: la pandemia ha forse svelato che globalizzazione non è solo sinonimo di ricchezza e completezza, ma anche di semplificazione e carenza. La complessità delle situazioni corrisponde alla complessità del genere umano, non ci sarà mai vera integrazione se gli uomini non accetteranno la sfida di cogliere ed accettare la complessità, lasciandosi arricchire da essa, lasciandosi attraversare dalla miriade di sfumature emotive che questo comporta. Forse la vera sfida è accettare che alla complessità non si può porre un limite. Come è possibile orientare l’energia che si sprigiona in questo disordine per cominciare a dare forma al nuovo? Come cambiare e governare il cambiamento senza incorrere nel rischio della semplificazione? Imparare ad attivare un pensiero complesso ci permetterà, anche attraverso l’immaginario, di costruire nuove rappresentazioni, per creare forme sociali inedite, ma etiche, per rigenerare e per orientare desideri e aspettative? La realtà che viviamo rivela l’inadeguatezza delle risposte del nostro sistema, e ci obbliga a un cambiamento di prospettiva. Il virus si è rivelato come un catalizzatore che ha portato alla luce criticità e punti di forza di ogni sistema in cui si è insinuato, determinando effetti diversi. Si è constatato che i sistemi centralizzati hanno molte difficoltà a gestire situazioni così sfaccettate. Occorre riferirsi a nuovi modelli concettuali. La complessità, infatti, si descrive meglio con la metafora della rete, dove ogni punto del sistema è connesso con tutti gli altri (non solo con il centro); ciascun nodo può spezzarsi indebolendo una parte del sistema, o al contrario può produrre risposte valide a livello locale, che si possono però condividere e anche esportare, a patto di saperle adattare alla specificità di realtà diverse. È importante, quindi, attivare canali di comunicazione adeguati, che tengano conto di questa realtà, una realtà dove anche le responsabilità devono essere condivise.TAG ARTICOLOCOVID19; SALUTE MENTALE;