Giornata mondiale per la prevenzione del suicidioUn approfondimento sul fenomeno dei suicidi in carcerea cura di Renata Leardi, Marina Penasso, DoRSPubblicato il 08 Settembre 2022Aggiornato il 26 Ottobre 2022DatiNel mondo Il suicidio è un grave problema globale di salute pubblica. Le statistiche fanno registrare 703.000 morti per questa causa. Si pensi che, nel 2019, ogni 100 morti più di uno (1.3%) ha come causa il suicidio. Il Piano d'azione dell'OMS per la salute mentale 2013–2020, prorogato fino al 2030, sottolinea come sia necessaria una risposta coordinata alla prevenzione del suicidio per garantire che questa tragedia non continui a mietere vittime. Nonostante la prevenzione del suicidio sia un obiettivo prioritario dei maggiori organismi internazionali, sono ancora pochi i Paesi (e l’Italia non è annoverata fra questi) che hanno previsto una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio. Una prevenzione efficace dovrebbe prevedere (come già succede in altri ambiti di promozione della salute) un approccio multisettoriale e una strategia nazionale di prevenzione. Quest’ultima dovrebbe sempre tenere conto del contesto sociale e delle peculiarità di ciascuna persona con interventi mirati a livello di comunità locale. In Italia In Italia, se si prende come riferimento la popolazione di 15 anni e oltre, si registrano ogni anno circa 4000 morti per suicidio. Secondo i dati ISTAT della “Indagine sulle cause di morte”, nel 2016 nel nostro Paese si sono tolte la vita 3780 persone. Il 78,8% dei morti per suicidio sono uomini. Il tasso (grezzo) di mortalità per suicidio per gli uomini è stato pari a 11,8 per 100.000 abitanti mentre per le donne è pari al 3,0 per 100.000. I tassi di mortalità per suicidio sono più elevati nel Nord Italia. I valori più bassi del tasso di suicidio (per entrambi i sessi) si registrano nel Sud Italia. Per entrambi i sessi i tassi aumentano con il progredire dell’età. Si rileva una minore resilienza degli uomini di fronte alle criticità nel corso della vita, soprattutto dopo i 65 anni di età che coincide tendenzialmente con il ritiro dal lavoro. È comunque tra adolescenti e giovani che il suicidio è una delle prime cause di morte. Suicidi e pandemia da Covid-19 Non si hanno ancora dati certi sull’impatto che la pandemia sta avendo sulla salute mentale. Servono studi longitudinali, dove si monitorano le persone nel corso del tempo. Il pericolo che la crisi sanitaria che ha investito tutto il mondo, creando stress, ansia, depressione, malessere, insicurezza tra le persone, possa causare un aumento dei suicidi è un fattore altamente probabile. Questa affermazione trova un riscontro nell’aumento, nel primo semestre 2021, delle persone che si sono rivolte a “Telefono Amico Italia”. Sono state infatti circa 3000 (quasi il triplo rispetto all’anno passato)le persone, attraversate da pensieri suicidari o preoccupate per la possibilità di suicidio di persone care, che hanno richiesto aiuto telefonicamente. Suicidi in carcere Nel 2021, si sono verificati 57 casi di suicidio che hanno riguardato persone detenute. Questa cifra, già drasticamente alta, è stata superata nel 2022: nonostante l’anno non sia ancora terminato, il numero di suicidi in carcere è arrivato a 59 (dati aggiornati al 4 settembre). In particolare, nel solo mese di agosto si sono verificati 15 episodi, uno ogni due giorni. Come evidenziato dall’associazione Antigone nel report dedicato, è la prima volta che si registrano tutti questi casi ben prima che l’anno sia terminato. Prendendo in considerazione il tasso di suicidi in carcere e confrontandolo con i dati relativi alla generalità della popolazione in Italia, emerge la diversa entità del fenomeno. In Italia, in base all’ultimo rapporto OMS con dati del 2019, il tasso di suicidi è di 0,67 casi ogni 10.000 persone. Per quanto riguarda la popolazione detenuta, invece, il tasso per il 2021 è di 10.6 suicidi ogni 10.000 persone detenute. Il numero dei suicidi in carcere è 16 volte superiore rispetto alla società esterna. Delle 59 persone che si sono suicidate nell’anno corrente (di cui 28 di origine straniera), ben 4 erano donne. Questo numero non è esiguo se si considera che solo il 4,2% della popolazione detenuta è costituita da donne. Inoltre, questa incidenza si registra solo nel 2022: nel 2020 e nel 2021 è stato riportato solamente un caso di suicidio commesso da donne e, addirittura, nessun caso nel corso del 2019. Per quanto riguarda l’età, il report riferisce che la fascia di età più rappresentata è quella fra i 30 e i 39 anni, con 21 casi di suicidio. I più giovani in assoluto erano due ragazzi di 21 anni, detenuti nelle Case Circondariali di Milano San Vittore e Ascoli Piceno. Il più anziano era un uomo di 70 anni detenuto nella Casa Circondariale Genova Marassi. Che fare? Nell’ottica di favorire azioni di prevenzione, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) ha emanato la circolare 8 agosto 2022 “Iniziative per un intervento continuo in materia di prevenzione delle condotte suicidarie delle persone detenute” . Nel testo vengono individuate linee di intervento che devono essere implementate all’interno di ogni istituto penitenziario. Ciascun istituto, inoltre, deve verificare lo stato dei Piani regionali e locali di prevenzione e la loro conformità rispetto al "Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti”. È compito dello staff multidisciplinare (costituito dalla direzione, dal comandante, dal personale dell’area educativa, dell’area sanitaria e della consulenza psicologica) svolgere un’analisi congiunta delle situazioni di rischio. In questo modo, sarà possibile all’interno di ogni istituto penitenziario l’elaborazione di protocolli operativi che possano far emergere situazioni di marcato disagio della persona detenuta. Questi eventi sentinella “possono essere intercettati dai componenti dell’Ufficio matricola, dai funzionari giuridico-pedagogici, dal personale di Polizia Penitenziaria operante nei reparti detentivi, dagli assistenti volontari, dagli insegnanti”, permettendo così di individuare situazioni di rischio che potrebbero poi favorire eventi suicidari. Inoltre, diverse realtà della società civile che si occupano di carcere, fra cui l’Associazione Antigone e l’associazione Nessuno tocchi Caino, stanno portando avanti una campagna sulle telefonate a disposizione delle persone detenute. Ad oggi, infatti, le persone detenute possono usufruire di un colloquio telefonico a settimana della durata massima di 10 minuti e a proprie spese. In molti istituti sono disponibili apposite schede telefoniche, carte telefoniche prepagate con cui è possibile telefonare solo a familiari o alle terze persone autorizzate. In questo modo, restano escluse dalla possibilità di effettuare le telefonate coloro che non hanno risorse economiche per potersi permettere il servizio. Infine, come sottolineato dal Garante dei detenuti Mauro Palma, è importante che sia portato avanti un dibattito pubblico sulla questione penitenziaria affinché possano essere superate le criticità, endemiche e non, che incidono sulla condizione detentiva e sia possibile operare l’auspicata inclusione sociale di coloro che scontano la pena. foto di Oscar Ivan Esquivel Arteaga su UnsplashDOWNLOAD & LINKAssociazione Antigone-Dossier sui suicidi in carcere nel 2022 DAP- Circolare 8 agosto 2022Report OMS - Suicide Worldwide in 2019TAG ARTICOLOCARCERI; PREVENZIONE DEI SUICIDI; PROMOZIONE DELLA SALUTE MENTALE;