Chi corre nel tempo libero si ammala di meno?a cura di Alessandra Suglia, DoRSPubblicato il 17 Gennaio 2013Aggiornato il 22 Ottobre 2015Sintesi di studi/reviewContesto e metodiNell’ambito del The Helsinki Health Study, tra il 2000 e il 2002, è stata selezionata una coorte di oltre 13.000 lavoratori finlandesi, in maggioranza donne, età media 48 anni, ai quali è stato somministrato un questionario per valutare i livelli e l’intensità di attività fisica praticata nel tempo libero. Il gruppo è stato seguito con un follow up avviato nel 2007 e terminato nel 2010.Agli intervistati è stato richiesto di indicare, se, nell’arco di un anno, hanno svolto attività fisica nel tempo libero (quante ore) e di che tipo (con quale intensità).La coorte è stata suddivisa in tre gruppi:1. inattivi, sono coloro che praticavano meno di due ore e mezzo di attività fisica a settimana2. attivi in modo moderato, sono coloro che svolgevano almeno due ore e mezza a settimana di attività fisica di intensità moderata (camminare, camminare velocemente,…)3. attivi in modo vigoroso, sono coloro che svolgevano almeno due ore e mezza a settimana di attività fisica di intensità vigorosa (fare jogging, correre,…) Lo studio ha valutato se i lavoratori, che nel tempo libero praticano attività fisica - e con una intensità vigorosa come correre, fare jogging,… - fanno meno assenze per malattia rispetto ai lavoratori inattivi.Il gruppo di ricerca ha inoltre preso in esame le seguenti variabili di confondimento che potessero spiegare la relazione ipotizzata:- età- genere- posizione socioeconomica indicata dalla mansione lavorativa svolta: dirigente, professionista (docenti, dottori,…), mansioni con responsabilità (infermieri, caporeparto,…), lavori di accudimento e di cura (baby-sitter, assistente domestica,…) lavori manuali (trasporto, pulizie).- fumo- indice di massa corporea- stato di buona forma fisica. RisultatiNel tempo libero, a fare attività fisica di intensità vigorosa sono soprattutto gli uomini, più giovani, che svolgono un lavoro dirigenziale, non fumatori, non in sovrappeso e in buona forma fisica.I lavoratori che, nel tempo libero, hanno iniziato a correre (esempio di attività fisica vigorosa) e sono passati dal non fare attività fisica o - anche solo dal camminare (esempio di attività fisica moderata) - si sono assentati molto meno dal lavoro per periodi brevi rispetto ai loro colleghi che hanno continuato a non fare attività fisica o che non ne hanno incrementata l’intensità.La stessa relazione emerge sostanzialmente anche rispetto alle assenze per periodi più lunghi (superiori ai tre giorni).Tra le variabili di confondimento selezionate, la buona forma fisica minimizza le differenze nella relazione di circa un terzo del valore attribuito al rischio relativo. Una buona forma fisica potrebbe essere una conseguenza positiva dello svolgere attività fisica di intensità vigorosa mentre, al contrario, alcuni problemi di salute possono ostacolarne la pratica.La relazione tra attività fisica di intensità vigorosa e riduzione delle assenze per malattia tuttavia rimane ed è rilevante, come dimostrato da analisi di controllo separate condotte dal gruppo di ricerca. Gli autori dello studio concludono che la promozione dell’attività fisica, meglio se di intensità vigorosa, dovrebbe essere tra gli obiettivi prioritari dei programmi di promozione della salute multicomponente rivolti ai lavoratori di età media. Box di definizioni Studio di coorte o longitudinale (inglese cohort study). Lo studio di coorte o longitudinale è uno studio in cui gruppi di persone sottoposte a trattamenti diversi o a “esposizioni” diverse (ad esempio con diverse abitudini alimentari o rischi ambientali) vengono seguiti nel tempo per accertare in che misura vanno incontro a esiti diversi.L’altra causa principale di conclusioni erronee è il confondimento (inglese confounding), che non dipende dall’avere dati erronei ma dal non tenere in considerazione l’effetto di altre variabili, per cui si attribuisce ad esempio un effetto a una particolare causa quando questa è solo associata alla causa vera.Rischio Relativo o Rapporto tra i Rischi (in inglese Relative Risk o Relative Ratio, pure RR). E’ il rapporto tra le frequenze dell’evento in esame (tassi o probabilità dell’evento) nel gruppo trattato e nel gruppo di controllo. Se il trattamento è efficace, e l’evento è sfavorevole, RR è inferiore ad 1. Riferimenti bibliografici Lahti J et al., Changes in leisure-time physical activity and subsequent sickness absence: a prospective cohort study among middle-aged employees. In Preventive Medicine, 55 (2012) 618-622 Glossario EBM Morosini-Falasca, In: proxy.racine.ra.it/epiinfo/Glossario/Sommario.htm (La foto è tratta dall'album di Lu Lu Lemon Athletica su Flickr).TAG ARTICOLOADULTI; ATTIVITA' FISICA; LUOGHI DI LAVORO; WORKPLACE;