Un drink in meno con l'aiuto del barman
a cura di P. Capra e M. Di Pilato, Dors

Introduzione

Per prevenire la guida in stato di ebbrezza esistono misure legislative applicate con successo: è possibile trasferire lo stesso approccio a pub e bar, per ridurre il consumo di alcol dei loro clienti: è quanto sostiene lo studio Graham 2013, pubblicato sulla rivista Addiction. Tuttavia, come premessa e avviso per chi legge, lo stato di cose che lo studio descrive e le soluzioni che suggerisce si riferiscono all’Inghilterra, all’Australia, al Canada e agli Stati Uniti, contesti molto lontani dalla realtà italiana. Perché in Italia, le sole norme (legge 120/2010, art. 54), cui devono attenersi bar, pub e discoteche, per limitare il consumo eccessivo di alcol sono: l’interruzione di vendita e somministrazione di bevande alcoliche dalle ore 3 e per le tre ore successive, l’obbligo di dotarsi di etilometro a disposizione del cliente che desideri misurare il suo tasso di alcol e l’esposizione nei locali di tabelle informative sui sintomi e sui valori di alcol consentiti per guidare. 

Chiusa questa doverosa precisazione secondo lo studio Graham 2013 i locali dove vengono vendute bevande alcoliche sono luoghi ad alto rischio per comportamenti aggressivi e violenti e per i danni alcol-correlati: incidenti, lesioni, assenteismo dal luogo di lavoro.
Ridurre lo stato di intossicazione alcolica degli avventori di bar e pub rimane una strategia fondamentale per ridurre la violenza e tutti gli eventi associati ad un eccessivo consumo di alcol.

In ambito preventivo le strategie che i locali autorizzati a servire bevande alcoliche adottano, sono le leggi e i regolamenti che proibiscono la somministrazione di alcol a chi è in evidente stato di ebbrezza e la formazione e le politiche per un servizio responsabile di somministrazione dell’alcol.
Tuttavia queste strategie non funzionano e la ragione della loro inefficacia è che raramente vengono applicate, e chi le viola spesso resta impunito.
Qualche dato: tra Inghilterra e Galles, nel 2010, solo 3 gestori di pub sono stati condannati per avere servito alcol a clienti già ubriachi.

Eppure, nella guida in stato di ebbrezza, misure quali il test sul respiro applicato dalle forze dell’ordine in modo casuale e la presenza, ai lati delle strade, di postazioni per controllare lo stato di sobrietà sono misure che sembrano funzionare. 

Il loro successo è dovuto ad alcuni fattori:

  • una definizione di violazione  chiara, misurabile e accettata 
  • un’immediata a trasparente applicazione di sanzioni per la violazione
  • obiettività e imparzialità dell'applicazione delle leggi
  • la percezione che esiste un alto rischio di essere controllati e puniti
  • la volontà politica       

In che modo è possibile che l’applicazione delle leggi che regolano la somministrazione di alcolici risponda a questi stessi criteri?
Riprendiamoli uno per uno.

Una definizione di violazione chiara, misurabile e accettata

Nella guida in stato di ebbrezza la possibilità di stimare il livello di alcol nel sangue e di rilevarlo mediante l’uso del’etilometro rende possibile implementare tutte quelle misure efficaci per contrastare il fenomeno di chi si mette al volante dopo aver bevuto. Se alla prova dei fatti il tasso di alcol nel sangue supera un valore che varia da tolleranza zero in alcuni paesi ad un massimo di 0.80 gr di alcol per litro di sangue in altri (in Italia il valore è 0,50 gr / litro), ciò costituisce violazione della legge.

Nelle pratiche di somministrazione responsabile di alcol, la violazione richiede l’elaborazione di una misura affidabile dello stato di intossicazione alcolica e di criteri condivisi su quanto alcol è eccessivo. 

E’ utile elaborare una misura validata, basata su indicatori di intossicazione alcolica osservabili ad occhio nudo, a cui corrispondano valori oggettivi dello stato di intossicazione. Per esempio sarebbe necessario indicare una soglia per il livello di intossicazione alcolica che costituisce reato in chi serve alcol, soglia che senza dubbio sarebbe superiore a quei valori che puniscono chi guida in stato di ebbrezza. Questo perché segni visibili di ubriachezza compaiono quando si sono assunte dosi di alcol che vanno ben oltre lo 0.5, 0.8 gr / litro.

In sintesi un conto è punire il conducente che guida dopo avere bevuto, altro è punire il gestore di un bar che ha dato da bere ad un cliente già ubriaco. E anche i valori che costituiscono violazione sono diversi. Tuttavia la questione rimane aperta e ancora in cerca di risposte: nel frattempo  l’applicazione delle leggi per una somministrazione di alcol responsabile è ancora poco frequente.

Un'immediata e trasparente applicazione di sanzioni per la violazione

Per il guidatore in stato di ebbrezza che ha bevuto oltre i limiti legali sono previste una serie di sanzioni, dal ritiro immediato della patente, ad una multa in danaro, all’obbligo di frequentare un centro per il trattamento della dipendenza da alcol.

Queste misure, se applicate in modo sistematico e massiccio, hanno o dovrebbero avere un effetto deterrente su chi ha violato le norme e più in generale su ogni conducente che potrebbe trovarsi nella medesima situazione.

Altro discorso vale per le leggi e le politiche che proibiscono di servire alcolici a clienti che mostrano inequivocabili segni di ubriachezza. Tralasciando i problemi su che cosa si intende per violazione nella somministrazione responsabile di alcol e su come misurarla, anche le conseguenze di questa violazione devono essere chiare, applicate in modo sistematico e severo in modo tale da agire come deterrente per tutti i gestori di locali.

Il numero di violazioni potrebbe determinare il tipo di punizione, dagli avvertimenti alla chiusura del locale e potrebbe far lievitare il costo delle licenze per la vendita di alcolici.

Obiettività e imparzialità dell'applicazione della legge

Nella guida in stato di ebbrezza, la prova dell'etilometro viene sottoposta all’automobilista che, per puro caso viene fermato per un controllo, a prescindere perciò dal fatto che palesi segni di abuso alcolico, e al di là della razza, dell’aspetto esteriore, dell’età;  tutti fattori che in qualche modo potrebbero condizionare il giudizio e rendere perciò l’applicazione della legge imparziale.

Per bar, pub e discoteche non è sufficiente limitarsi ad un controllo casuale, perché molto spesso la cronaca e i dati concentrano i casi di violenza e di aggressioni solo in alcuni locali e non ovunque. Per cui sarebbe auspicabile che ad un’iniziale fase di monitoraggio di tutti i locali di una certa area, che potrebbe essere ampiamente pubblicizzata e corredata di statistiche sul numero di violazioni della legge, seguisse l’applicazione di sanzioni e il controllo continuo solo per quei luoghi considerati ad alto rischio

La percezione che esiste un rischio elevato di essere controllati e puniti

Gli interventi per prevenire la guida in stato di ebbrezza sono molto ben pubblicizzati e diffusi in modo capillare, per fare sentire ogni automobilista a rischio di controllo e questa è la ragione principale per cui funzionano.

Gestori e personale di bar e pub dovrebbero percepire lo stesso rischio di controllo. Le forze dell’ordine possono ricorrere a vari sistemi per pubblicizzare il monitoraggio dei locali dove vengono servite bevande alcoliche: lettere dirette ai proprietari, interventi nel corso di incontri di associazioni commerciali e contatti personali.

Una strategia in vigore negli Stati Uniti e in Canada è la legge denominata dram shop liability, che attribuisce la responsabilità dei danni causati da un cliente ubriaco, anche al proprietario o gestore del bar dove il cliente ha bevuto: ovviamente rafforzare i controlli di alcuni locali consente di documentare la reiterata violazione della legge e perciò, nel caso di aggressioni o incidenti causati da clienti ubriachi, far valere la legge.

La volontà politica

Aumentare il personale addetto a controllare gli avventori che escono da bar e pub, perseguire le violazioni della legge implicano dei costi e soprattutto la volontà politica di investire in queste misure.

Le comunità che sanno bene cosa significa vivere vicino a pub e bar dove spesso si verificano incidenti e danni a cose o persone possono contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica: per esempio pubblicizzando e divulgando situazioni critiche occorse fuori dai locali notturni.

Le associazioni e i comitati di cittadini che hanno subito lesioni o che hanno un familiare che è stato ferito o è morto a causa di chi ha abusato di alcol devono esercitare pressioni sui poteri politici perché adottino leggi più severe e controlli più sistematici.
In USA questo accade già per la guida in stato di ebbrezza: lo stesso potrebbe accadere per la somministrazione di bevande alcoliche.

Anche la ricerca scientifica può contribuire definendo i livelli di intossicazione alcolica fuori norma e dimostrandone i danni; inoltre potrebbe stimare i costi di monitoraggio, sanitari, di vigilanza sociale per i residenti, causati da tutti i clienti ubriachi di bar e pub e calcolare il rapporto costo efficacia dei vari interventi preventivi. Infine i ricercatori potrebbero lavorare con la comunità dei professionisti sanitari, degli stakeholders e dei decisori per favorire la disseminazione e lo scambio delle conoscenze scientifiche oltre allo sviluppo di pratiche e di politiche fondate su queste conoscenze. 

Verrà mai implementato un sistema di controllo sistematico e di applicazione delle leggi nei locali?

Per l’immediato futuro è difficile pensarlo e sembra improbabile che si ridurrà drasticamente il numero di abituali avventori ubriachi nei pub e nei bar; è più che mai necessario cambiare la cultura e i valori di chi ritiene che sia socialmente accettabile uscire barcollando da un locale e che non sia così pericoloso.

Senza dubbio trasferire al contesto dei locali del divertimento quanto si fa per prevenire la guida in stato di ebbrezza potrebbe essere utile, perché garantirebbe strumenti imparziali per identificare e multare i locali che danno regolarmente da bere a clienti già ubriachi; potrebbe motivare i gestori ad adottare misure concrete per prevenire la pratica di servire da bere a chi ha già bevuto troppo. Forse potrebbe anche ricevere il supporto degli stessi titolari della licenza che se vendono alcol per guadagnarci, spendono altrettanto per affrontare i problemi causati da clienti ubriachi. E se per il personale, dai managers ai camerieri è difficile rifiutare un altro bicchiere ad un cliente, soprattutto se abituale, l’esistenza di un intenso e prolungato programma di controllo potrebbe offrire giustificazione e spiegazione al rifiuto; mentre strumenti per misurare il tasso di alcol potrebbero essere usati per i clienti che fanno obiezione e si oppongono alle decisioni dello staff.

Infine un’ultima osservazione: se nei paesi presi in esame esistono le misure legislative e il problema è la difficoltà di applicarle, in Italia mancano addirittura le norme e i regolamenti, perché quelli in vigore non hanno alcun impatto di tipo preventivo. Forse sarebbe opportuno iniziare a pensarci e fare qualcosa di concreto per estendere e condividere la responsabilità dell’eccessivo consumo di alcol anche a chi ne ricava un guadagno economico a scapito della sicurezza e della salute delle comunità e degli individui.  


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