L’organizzazione delle città e la salute di chi ci abitaa cura di Luisella Gilardi, DoRS; Giulia Melis, SiTI Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l'Innovazione - Area Città e Territorio Pubblicato il 17 Febbraio 2016Aggiornato il 20 Settembre 2016Sintesi di studi/reviewDa sapereRisultati dello studio Lo studio Conclusioni: Indicazioni per le politicheL'intervista a Giulia MelisRiferimenti bibliograficiDa sapereI problemi mentali hanno un notevole impatto sulla salute della popolazione. Numerose ricerche hanno già dimostrato che l’ansia, la depressione e altri disturbi mentali sono associati alle caratteristiche socio-economiche delle persone, al loro stile di vita e ad alcune caratteristiche del quartiere ove risiedono come ad esempio la presenza di aree verdi. Sono pochi, invece gli studi che hanno valutato quale sia l’impatto della struttura urbanistica nel suo insieme (la sua densità, la dislocazione di aree verdi, l’uso principale del territorio urbano) e dei suoi servizi (la biblioteca più vicina è accessibile? L’area è ben servita dai trasporti pubblici? Ci sono luoghi in cui fare sport? Cinema? Teatri? ) sul benessere psicologico dei residenti. Lo scopo di questo studio è quello di indagare la relazione tra queste caratteristiche e il consumo di antidepressivi da parte dei residenti.Risultati dello studio Lo studio è stato realizzato a Torino, a partire dai dati dello Studio Longitudinale Torinese [1] collegati con il consumo di farmaci antidepressivi in un dato periodo e alcune caratteristiche del quartiere di residenza . L’uso di antidepressivi è più frequente tra le donne, tra le persone con bassa istruzione e fra gli uomini non occupati soprattutto nella fascia di età compresa fra i 35 e i 49 anni. Per quanto riguarda invece le variabili relative all’assetto urbanistico, la ricerca suggerisce che accedere facilmente a un buon servizio di trasporti così come vivere in un’area ad alta densità urbana, potrebbe contribuire a ridurre il rischio di depressione, soprattutto per le donne e gli anziani, che plausibilmente trascorrono più tempo nel luogo in cui risiedono. Queste due caratteristiche sono probabilmente associate alla possibilità di spostarsi e di avere una vita sociale attiva. Lo studio ha dimostrato che le donne di tutte le fasce di età e le persone più anziane (fascia di età 50 e 64 anni) assumono meno farmaci antidepressivi quando vivono in aree raggiungibili più facilmente con il trasporto pubblico o in zone ove la densità urbana è maggiore. Questa associazione è ancora valida anche al netto di tutte le variabili socio economiche e di contesto. [1] Lo Studio Longitudinale Torinese (SLT) è costituito da un sistema di archivi che, per la popolazione torinese, interconnette nel tempo informazioni anagrafiche, censuarie e sociosanitarie, attraverso procedure di record-linkage.Lo studio Lo studio è stato realizzato a Torino, sono stati utilizzati i dati demografici e socio-economici provenienti dallo Studio Longitudinale Torinese (SLT), l’archivio delle prescrizioni farmaceutiche (antidepressivi, almeno una prescrizione nel periodo di osservazione). I residenti sono stati seguiti per tre anni: dal primo gennaio 2004 al 31 dicembre 2006. La città di Torino è stata suddivisa in 79 aree statistiche (con una media di 10.000 abitanti ciascuna). Dall’analisi sono state escluse le aree a bassa densità abitativa come le zone cimiteriali e i grandi parchi. E’ stata esclusa anche la zona collinare per la sua peculiarità che non permette il confronto con altre aree metropolitane. Ad ogni area è stato attribuito un punteggio in relazione a variabili che riguardano l’assetto urbanistico:aree pedonali e verdi; densità urbana (rapporto tra il volume degli edifici e l’area da essi occupata); mix funzionale (ovvero l’uso principale dell’area: residenziale, commerciale, etc); accessibilità con il trasporto pubblico (media del tempo impiegato per raggiungere ognuna delle altre zone della città, dati Agenzia per la Mobilità Metropolitana – Torino); presenza di strutture per eventi culturali e sportivi. Sono state considerate anche alcune variabili di tipo sociale: disordine sociale; disordine fisico, violenza e vandalismo.Conclusioni: Lo studio ha il pregio di coinvolgere una popolazione molto vasta, di non basarsi su dati auto riferiti ma provenienti da fonti amministrative, di controllare per le variabili socio-economiche più importanti. I risultati mostrano che la distribuzione delle prescrizioni di farmaci antidepressivi può dipendere, oltre che da fattori già noti, anche dalle caratteristiche urbane dell’area di residenza (accessibilità dei trasporti pubblici e la densità urbana) soprattutto per le donne e gli anziani. Limiti: lo studio esamina solo le prescrizioni di antidepressivi da parte del Servizio Sanitario Nazionale; non sono comprese le prescrizioni effettuate da specialisti privati. Questo potrebbe aver sottostimato il consumo soprattutto da parte dei più avvantaggiati. Si fa ancora notare che la misura dell’uso di antidepressivi non permette di quantificare correttamente il fenomeno dell’ansia e della depressione.Indicazioni per le politicheVi sono ancora molti meccanismi non noti che hanno un impatto sul benessere mentale delle persone che risiedono in una città come Torino. Tuttavia, per aumentarne la resilienza soprattutto nelle fasce più fragili, si può migliorare l’accesso ai servizi attraverso il potenziamento dei sistemi di trasporto pubblico. Questa misura può essere compensativa soprattutto quando è difficile assicurare a tutti la prossimità ai servizi. Occorre anche ricordare che la salute mentale e le disuguaglianze sociali interessano tutti i settori delle politiche come già noto da numerose ricerche precedenti.L'intervista a Giulia MelisQuali sono i risultati più rilevanti del vostro studio? La nostra ricerca si basa sui dati dello Studio Longitudinale Torinese: questo ci ha permesso di analizzare una grande quantità di informazioni, avendo a disposizione i dati anagrafici, socio-economici e di salute di tutta la popolazione di Torino. A differenza di molti studi precedenti, che si basavano su campioni più ristretti e su analisi qualitative, la nostra ricerca si è avvalsa di dati quantitativi su una popolazione di circa 900.000 individui. I risultati, come si può leggere nel nostro studio, confermano le ricerche precedenti per quanto riguarda i consumi di antidepressivi in relazione alle caratteristiche socio-economiche. Il sesso, l’età, la condizione occupazionale, il titolo di istruzione, la cittadinanza sono le variabili che spiegano maggiormente le variazioni nel consumo di farmaci. A queste, abbiamo provato ad affiancare le variabili descrittive della struttura urbana, controllando per alcune caratteristiche sociali che caratterizzano i quartieri. I risultati che sono emersi sono di grande interesse, seppure contribuiscano a spiegare in minima parte la variazione nell’uso dei farmaci: anche se si tratta di pochi punti percentuali, il fatto che questi risultati siano significativi e siano stati validati dal modello statistico indica una strada promettente per le future ricerche in questo campo. Dal nostro modello è emerso che l’accessibilità con il trasporto pubblico, che potremmo definire anche come la facilità di raggiungere altre zone della città utilizzando esclusivamente mezzi pubblici, è tra i determinanti più influenti. Nelle aree meglio servite, le donne di tutte le età e gli anziani consumano meno antidepressivi rispetto ai loro omologhi che risiedono in aree con un servizio di trasporto pubblico meno efficiente. Anche la densità urbana mostra risultati simili, risultando però significativa con un effetto protettivo solo nelle persone con un’età maggiore di 50 anni. Nel vostro studio avete rilevato un effetto protettivo sull’uso degli antidepressivi della densità urbana? Questo significa maggior presenza di servizi, negozi, capitale sociale? La densità urbana è un indicatore riassuntivo di molte qualità del quartiere: il dato in sé misura esclusivamente i metri cubi di volumi costruiti in rapporto all’area, ma sappiamo che questo dato implica una serie di importanti caratteristiche, che - almeno in una città come Torino - sono implicite alla densità. Queste sono appunto la vivacità urbana, la presenza di attività diversificate (misurata nel nostro studio con un apposito indicatore – il ‘functional mix’, con distribuzione molto simile alla densità), e in generale una maggiore concentrazione di servizi, di offerte culturali e per il tempo libero, nonché una maggiore presenza di spazi pubblici che incoraggiano la fruizione della città da parte dei residenti. Tutte queste caratteristiche contribuiscono ad accrescere il capitale sociale, uno dei determinanti più importanti della salute mentale, ma anche molto difficile da quantificare esplicitamente. Tra le componenti sociali che siamo stati in grado di misurare nel nostro studio, il disordine fisico si è rivelato la variabile più significativa: nelle aree più degradate, ovvero dove la polizia municipale ha raccolto più segnalazioni per atti di vandalismo su cassonetti e per degrado urbano, sporcizia e rifiuti abbandonati, le donne sopra i 50 anni consumano più antidepressivi. Questo dato è indicativo degli effetti che la scarsa percezione di sicurezza può avere sui livelli di stress e di malessere soprattutto nelle fasce di popolazione più vulnerabili. La sensazione di abbandono e noncuranza del decoro del quartiere da parte dell’amministrazione pubblica, accompagnata a una scarsa coesione sociale, può avere effetti sulla effettiva qualità di vita delle persone. Quali ripercussioni può avere per un decisore politico? La nostra ricerca non ci permette di formulare vere e proprie raccomandazioni per i decisori, in quanto studi più approfonditi che tengano conto anche dell’esposizione giornaliera al quartiere e degli stili di vita dovrebbero essere condotti a complemento delle nostre analisi, per validarne i risultati e rinforzare le evidenze emerse. Ciò nonostante, ci sembra che si possa iniziare a richiamare l’attenzione degli amministratori e dei pianificatori sul fatto che l’accesso al trasporto pubblico, con una rete capillare ed efficiente, sia di primaria importanza per il benessere dei residenti. La mobilità è uno degli aspetti fondamentali nel funzionamento delle città contemporanee, e purtroppo molte diseguaglianze esistono ancora nelle opportunità di movimento, che si traducono in opportunità di accesso ai servizi. La densità urbana, considerata non solo come densità del costruito, ma come compresenza di attività diversificate, servizi e vita sociale, contribuisce a rendere l’ambiento urbano a misura di cittadino e offrire le condizioni per una vita sana accompagnata da benessere psicofisico. Vista la struttura delle nostre città, e l’impossibilità di dotare ogni singola area dei servizi e delle caratteristiche ‘ottimali’, il trasporto pubblico assume un ruolo rilevante nel colmare questo gap, facilitando l’accesso a tali servizi anche da parte dei residenti delle aree che ne risultino sprovviste. In generale, il nostro studio invita i decisori a riflettere sul fatto che le politiche urbane e gli interventi, anche strettamente infrastrutturali, possono avere conseguenze sulla salute mentale della popolazione; e che tali effetti dovrebbero essere valutati ex-ante tenendo conto delle diverse caratteristiche degli individui, andando verificarne gli esiti anche in termini di disuguaglianze. Questo studio è stato realizzato nell'ambito del progetto Europeo SOPHIE (Evaluating the Impact of Structural Policies on Health Inequalities and their Social Determinants, and Fostering Change) Riferimenti bibliografici1) Melis G, Gelormino E, Marra G, Ferracin E, Costa G. The Effects of the Urban Built Environment on Mental Health: A Cohort Study in a Large Northern Italian City. Int J Environ Res Public Health. 2015 Nov 20;12(11):14898-915. doi: 10.3390/ijerph121114898. 2) Gelormino, E., Melis, G., Marietta, C., & Costa, G. (2015). From built environment to health inequalities: An explanatory framework based on evidence. Preventive Medicine Reports, 2, 737-745 3) Progetto Sophie 4) Sintesi del report conclusivo del progetto SOPHIE dal titolo “Social and economic policies matter for health equity”TAG ARTICOLOAMBIENTE URBANO; DISUGUAGLIANZE DI SALUTE; DISUGUAGLIANZE SOCIALI; SALUTE MENTALE;