Una nuova legge dalla parte delle donne.
a cura di Marina Penasso, Grazia Bertiglia

La nuova legge regionale

La nuova legge della Regione Piemonte  approvata il 24 febbraio 2016 (testo allegato),  recepisce le direttive del Parlamento e contiene norme di rafforzamento della prevenzione e di contrasto della violenza di genere con e per il sostegno delle donne vittime di violenza e ai loro figli.

Essa è frutto del lavoro comune di approfondimento svolto da anni dall’istituzione regionale con le associazioni di donne che si occupano del contrasto alla violenza di genere.

Il Piemonte, già nel 2008 si era dotato di una legge (L.R. 11/2008) e aveva creato il “Fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti” e nel 2009, con la  Legge regionale 16/2009, aveva  creato la rete dei centri antiviolenza e le case rifugio.

Le azioni

Con la nuova legge vengono istituiti i Centri antiviolenza in ogni provincia, ovvero strutture che ricevono il sostegno della Regione Piemonte e alle quali si possono rivolgere le vittime di violenza;  viene  istituito il Tavolo di coordinamento permanente regionale dei Centri antiviolenza che facilita il confronto e lo scambio di informazioni.

Vengono inoltre attivati percorsi dedicati di assistenza sanitaria attraverso l’adozione di un Codice Rosa  assegnato dagli operatori dei DEA di I e di II livello o dal 118 che prendono in carico la donna e che possono aggiungere tale codice a quello di gravità. Durante questa prima fase la donna potrà denunciare in prima persona il fatto oppure potrà essere il personale sanitario a riconoscere una situazione di violenza e ad assegnare il Codice Rosa anche in assenza di denuncia.

Con il Codice Rosa inizia un percorso di tutela della vittima di violenza che vede coinvolti un team multidisciplinare di specialisti, tutto al femminile: una ginecologa, una pediatra, un’ostetrica, una psicologa, un’infermiera e un’assistente sociale. Il percorso non prevede il pagamento del ticket sanitario ed è in grado di offrire  il sostegno necessario sul piano sanitario, sociale, giuridico e  anche rispetto alla protezione dei figli minori.

La legge affronta anche il tema della “violenza assistita”, ossia quella che subisce il minore, costretto ad assistere a scene di violenza perpetrate da un familiare ai danni di un altro familiare) e definisce azioni per  favorire l’avvio al lavoro e il recupero dell’autonomia personale delle vittime di violenza; infine definisce anche le azioni rivolte al recupero sociale degli autori di violenza, condotte in carcere e fuori.

Si dedicano inoltre due articoli al contrasto del fenomeno della tratta e al contrasto alle mutilazioni genitali femminili,  con azioni di sostegno e di educazione, che si affiancano alle norme penali già in atto per perseguire i reati.

Entro sei mesi un regolamento attuativo  dovrà definire le singole azioni e il raccordo operativo fra le varie istituzioni e gli operatori coinvolti.

L’impatto della nuova normativa regionale e delle singole azioni messe in moto verranno quindi valutate a cadenza biennale per individuare e favorire quelle più efficaci a contrastare il fenomeno della violenza di genere.

I dati del fenomeno

La Regione Piemonte, proprio in virtù della rete che ancor prima della legge si è andata creando, ha potuto fare una mappatura precisa dei casi seguiti dai centri antiviolenza nel 2015, della nazionalità delle donne, dell’età, del titolo di studio e dell’occupazione.

Le donne che, nell'anno 2015, e si sono rivolte ai 17 Centri della regione (di cui 8 in provincia di Torino)  sono state 1650, di cui circa un terzo straniere;  la fascia di età media è stata 30-39 anni, la maggioranza aveva come titolo di studio la licenza di scuola media inferiore;  le donne con figli erano oltre l’80%.

I dati non rappresentano tutto il fenomeno della violenza di genere, ma ci dicono che per la maggior parte di queste donne vittime, che hanno cercato l’aiuto delle istituzioni o delle associazioni, la violenza  avviene all’interno della famiglia e spesso in presenza dei  figli.

Riconoscere e prevenire la violenza

Una novità nel testo di legge è l’accento posto sulla prevenzione, attraverso l’istituzione di interventi di educazione all’affettività, al rispetto di genere e in generale al superamento degli stereotipi in ambito scolastico e anche in quello lavorativo, con l‘attenzione anche ai social media e ai messaggi che veicolano.

La legge prevede inoltre che le operatrici e gli operatori coinvolti nel percorso vengano appositamente formati, in modo da poter affrontare il fenomeno in modo globale, unendo le competenze  delle professioni sanitarie, sociali e giuridiche per creare maggiore consapevolezza sociale, porre l’accento sui  diritti della persona e sulla  parità dei generi,  favorire il senso di responsabilità personale,  ma anche collettiva e  sociale rispetto alla violenza di genere.

Un articolo della legge  è dedicato alle azioni di  contrasto alla discriminazione dell’immagine femminile. Prevede di  sviluppare campagne sociali contro stereotipi di genere nella pubblicità,  segnalazioni delle immagini offensive e discriminatorie agli organismi di controllo e associazioni di categoria  e,  al contrario,  premi per campagne e azioni utili al contrasto delle discriminazione  di genere.

Questa legge infine  ha la peculiarità di essere stata studiata nel rispetto del linguaggio di genere previsto nella Carta d’Intenti “Io parlo e non discrimino”; La Carta impegna i soggetti sottoscrittori (tra questi la Regione Piemonte) ad adottare linee guida che permettano di eliminare forme di discriminazione di genere negli atti, nella documentazione, nella modulistica e nella comunicazione.

Ecco il testo di legge e alcuni documenti utili per approfondire  la questione della violenza di genere in Piemonte:


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