Un Piano d’azione nazionale a tutela e supporto dei diritti dell’infanzia
a cura di Sonia Scarponi, Dors

Il IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e dello sviluppo dei soggetti in età evolutiva (d’ora in poi Piano) è stato predisposto dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia, proposto poi al Consiglio dei Ministri ed infine adottato il 31 Agosto 2016 con decreto del Presidente della Repubblica.

La principale finalità del Piano è portare a termine gli impegni assunti dall’Italia in riferimento all’attuazione dei contenuti e dei principi della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, sottoscritta a New York il 20  novembre 1989.

Tali principi determinano la cornice di riferimento entro cui fissare le priorità del prossimo biennio e possono essere riassunti nello schema delle tre “P”: provision rights (diritti che prevedono l’accesso a servizi e beni materiali e immateriali, quali il diritto all’educazione e alla salute), protection rights (diritti che riguardano la protezione da situazioni di rischio, quale abuso e maltrattamento), partecipation/promotion rights (diritto del bambino ad avere un ruolo attivo nelle decisioni e scelte che lo coinvolgono).

A partire da questi tre principi e dopo aver analizzato i bisogni dell'infanzia e le problematiche emergenti sia a livello nazionale che a livello comunitario e internazionale, il Piano definisce il panorama degli interventi che l'Italia intende mettere in campo nei prossimi due anni.

Tale documento si connota pertanto quale strumento programmatico, di indirizzo e di monitoraggio dell’impatto delle politiche adottate e dei progressi raggiunti.


Le priorità tematiche di intervento individuate sono quattro:

  1. linee di azione a contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie,
  2. servizi socio-educativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico,
  3. strategie e interventi per l'integrazione scolastica e social,
  4. sostegno alla genitorialità, sistema integrato dei servizi e sistema dell'accoglienza.

Per ogni linea tematica è stata creata una tabella che identifica gli obiettivi specifici e le azioni/intervento attraverso cui perseguirli. Vengono inoltre individuati: promotori, collaboratori, destinatari finali e risorse per ogni singola azione.

Gli interventi e le azioni descritte sono riconducibili a tre tipologie:

  • interventi legislativi: circolari e direttive attuative che impegnano le Amministrazioni centrali, le Regioni e le Province autonome,
  • interventi amministrativi: atti programmatori di competenza delle Amministrazioni centrali, delle Regioni/Province autonome e degli Enti locali,
  • interventi operativi: progetti sperimentali e tavoli di coordinamento che coinvolgono anche realtà del terzo settore.

L’integrazione di diverse competenze e la partecipazione di più soggetti sono ritenuti elementi fondamentali per tutte le tipologie di intervento, in un’ottica multifattoriale del benessere infantile.

Ed è proprio l’auspicata integrazione tra il livello politico e quello tecnico l’aspetto innovativo di questo Piano, che si concretizza anche attraverso la costituzione di un Coordinamento tecnico-scientifico composto da membri appartenenti a realtà esterne alle Amministrazioni pubbliche.

All’Osservatorio nazionale per l’Infanzia sono stati affidati i compiti di monitoraggio e verifica finale del Piano, con gli obiettivi di:

  • valorizzare gli interventi effettuati e i risultati raggiunti a livello nazionale, regionale e locale, rispetto ai bisogni e ai fenomeni emergenti segnalati nel Piano,
  • rilevare dati quantitativi e qualitativi utili per analizzare le condizioni di infanzia e adolescenza,
  • identificare esperienze significative e aree di maggiore criticità in riferimento alle diverse tipologie di azioni individuate nel Piano,
  • fornire un supporto alle attività decisionali, sia a livello locale che nazionale.


Rispetto alle risorse economiche a disposizione per l’attuazione degli interventi, nel Piano si sottolinea che la quota di spesa sociale dell’1,3% riservata in Italia a famiglie e minorenni è la più bassa fra i maggiori paesi europei: Germania 11,2%, Francia 7,9%, Regno unito 6,6% e Spagna 5,4%. Si fa quindi esplicito richiamo alla necessità di approvare i livelli essenziali di prestazione (LEP) centrati sui diritti e garantire poi l’esigibilità di tali LEP attraverso adeguata allocazione di risorse strutturali e continuative.


In calce a questo articolo, documentazione e approfondimenti su infanzia, salute e equità.


Foto: shutterstock.com

 


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