Quarantena e isolamento: come gestire il loro impatto psicologico
Sintesi di una revisione rapida pubblicata da Lancet che raccoglie le evidenze sull'impatto psicologico della quarantena e su come ridurlo
a cura di Rita Longo, Dors

Le autorità competenti devono basarsi sulle migliori evidenze disponibili, al fine di adottare la modalità più corretta per arginare l’impatto psicologico negativo e rendere questa misura efficace. Per aiutare tutti i soggetti interessati in questa sfida, il 26 febbraio 2020, la rivista Lancet pubblica e rende disponibile gratuitamente una revisione rapida di letteratura dal titolo: The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence.

 

DOMANDA DI RICERCA
Gli autori vogliono fare un bilancio tra i potenziali effetti positivi della quarantena e i possibili “costi” psicologici. L’obiettivo è rendere efficace la quarantena come misura di contrasto del contagio epidemico, limitandone gli effetti psicologici negativi.

Ciò è possibile attraverso alcune azioni: ad esempio, facendo attenzione a non prolungare la durata individuale più del necessario; a dare spiegazioni sul senso della misura e dare informazioni chiare sul protocollo; e garantendo “risorse” strumentali e materiali adeguate e sufficienti; si è rivelato efficace anche l’appello all’altruismo, cioè evidenziare i benefici che la quarantena può apportare alla collettività.


STRUMENTI E METODI
La Review sull’impatto psicologico della quarantena ha utilizzato tre database elettronici (Medline, PsycINFO, Web of Science). Dei 3166 articoli trovati, solo 24 – che rispondevano a determinati criteri - sono stati inclusi nelllo studio: sono lavori condotti in 10 Paesi, su persone affette da SARS (sindrome respiratoria acuta grave), EVD (Ebola), influenza pandemica H1N1 (o influenza suina), MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e IE (influenza equina).

Cinque di questi studi erano trial randomizzati, cioè mettevano a confronto persone sottoposte a quarantena con persone non sottoposte alla misura restrittiva. Un solo studio di tipo qualitativo.

 

QUELLO CHE CONTA
L’articolo dà delle indicazioni agli operatori che si trovano a dover prescrivere la quarantena a una persona, in modo che l'esperienza dell’isolamento sia meno stressante; le indicazioni riguardano sia aspetti operativi e concreti  (es. informarsi sulle necessità della persona che resterà in isolamento, ecc.), sia aspetti di tipo “concettuali” (es. far leva sul senso di altruismo).

MESSAGGI CHIAVE

  • l’informazione è fondamentale: le persone sottoposte alla quarantena hanno bisogno di sapere e comprendere cosa sta accadendo
  • è essenziale che la comunicazione sia rapida ed efficace
  • devono essere fornite le “risorse” o “provviste” (strumenti, materiali) tipo medico e di tipo generale
  • il periodo della quarantena deve essere breve e la durata non deve subire variazioni “in corso d’opera”, tranne che in circostanze estreme
  • la maggior parte degli effetti nocivi deriva dalla restrizione imposta della libertà: la quarantena volontaria è associata a un minor stress e alla riduzione di complicazioni a lungo termine

 

CAVEAT (limiti dello studio)
I limiti di tempo imposti dalla velocità del contagio del coronavirus hanno influito sulla valutazione della “qualità formale” degli studi (solo uno studio di tipo longitudinale, ridotte dimensioni dei campioni, pochi studi di comparazione tra persone in quarantena e persone non in quarantena, conclusioni basate su specifiche fasce di popolazione ad es.studenti).
Inoltre, la Review si è limitata alle pubblicazioni che erano state oggetto di revisione-tra-pari e non ha preso in considerazione la “letteratura grigia” (documenti informali).
Le Raccomandazioni fornite (cfr. box finale) possono essere applicate a piccoli gruppi di persone e solo in certe situazioni facilitanti, perciò devono essere utilizzate in maniera “cauta”.
Infine, sono necessari studi ulteriori riguardanti:

  • la validità di altre misure di prevenzione alternative o in affiancamento all’imposizione della quarantena (mantenimento della distanza sociale, annullamento degli eventi collettivi, chiusura delle scuole)
  • le conseguenze delle potenziali differenze interculturali

 

CONTESTO

La quarantena è un’esperienza che può avere effetti drammatici, a causa di vari fattori quali la separazione dai familiari, la perdita della libertà, l’incertezza sullo stato di salute, la noia. Alcune indagini hanno riportato casi di suicidio, episodi di rabbia incontrollata, azioni legali, a seguito dell’imposizione di una quarantena.

Dall’analisi degli studi presi in esame nella Review, l’impatto psicologico della quarantena può tradursi in:

  • Stati di confusione, paura, ansia, irritabilità, rabbia;
  • Disturbi emotivi;
  • Depressione;
  • Disturbi del tono dell’umore;
  • Insonnia ;
  • Sintomi da disturbo post traumatico da stress;

Alcuni studi hanno individuato anche effetti a lungo termine, che contemplano comportamenti di tipo maniacale  (lavaggio compulsivo delle mani, evitamento di aree affollate, ecc.) manifestati per parecchi mesi dopo la quarantena, e situazioni di dipendenza da alcol/sostanze e sintomi tipici di un disturbo post traumatico da stress a 3 anni di distanza dalla quarantena (quest’ultimo dato riguardava degli operatori ospedalieri dopo una quarantena anti-SARS).

Gli agenti stressanti (stressors) individuati:

  • la carenza e insufficienza di informazioni ricevute;
  • la durata del periodo di quarantena;
  • la paura del contagio/infezione;
  • la frustrazione e la noia;
  • l’inadeguatezza delle risorse/strumenti forniti, ...


E agli stressors che agiscono durante la quarantena, si aggiungono quelli post quarantena: la perdita dei ricavi economici (dovuti al blocco lavorativo) e lo stigma sociale (attribuzione di un’identità sulla base di un pregiudizio, secondo I. Goffman).

Qualche studio ha cercato di individuare dei fattori predittori di rischio di stress psicologico.
Sembra che alcune caratteristiche individuali siano associate a un maggior rischio di stress dovuto alla quarantena:

  • età compresa tra 16 - 24 anni;
  • basso livello di istruzione;
  • essere genere femminile;
  • avere un figlio (rispetto al non averne);
  • storia pregressa di disturbo psichiatrico (correlato allo sviluppo di uno stato ansioso parecchi mesi dopo la fine della quarantena).


E’ stato inoltre rilevato da parecchie indagini che gli operatori/professionisti sanitari, al termine della quarantena, hanno delle conseguenze più serie rispetto alla popolazione generale, nello specifico:

  • mostrano sintomi di disturbo post traumatico da stress più gravi;
  • risentono maggiormente della stigmatizzazione;
  • riferiscono una perdita economica più elevata;
  • presentano una sofferenza psichica più marcata (rabbia, paura, frustrazione, senso di colpa, disperazione, senso di isolamento e solitudine, nervosismo, tristezza, preoccupazione, irritazione, “infelicità”).

Queste informazioni possono essere utili per porre una maggiore attenzione a certe tipologie di persone durante la "messa in quarantena”.

 

COSA/COME FARE per mitigare gli effetti/le conseguenze della quarantena?
Suggerimenti/raccomandazioni

La Review ci dimostra che è necessario adottare azioni per mitigare gli effetti psicologici negativi associati alla quarantena imposta nelle situazioni di contagio/infezione e alla post-quarantena – azioni che devono far parte del processo di pianificazione della quarantena.

…deve essere più breve possibile

E’ bene limitare la durata della quarantena al tempo strettamente necessario dettato dalla scienza (ad es. periodo di incubazione), non estenderla se non necessario (ad esempio a scopo puramente precauzionale), per non esacerbare il senso di frustrazione e demoralizzazione.

…dare alle persone tutte le informazioni disponibili

È un richiamo alla chiarezza della comunicazione, che va oltre il tecnicismo, e comporta la messa a disposizione di informzioni importanti quali ad esempio la natura del rischio infettivo, il motivo della quarantena, ecc., per limitare la “valutazione catastrofica” dei sintomi che spesso fanno le persone in quarantena.

…fornire risorse/provviste adeguate

Riconoscimento dei bisogni basilari ed erogazione più rapida possibile

…ridurre la noia e migliorare la comunicazione

Fa riferimento all’importanza di:
- fornire consigli pratici e tecniche di gestione dello stress conseguenti all’isolamento e alla noia sperimentate durante la quarantena
- considerare l’uso di social media (es. smart phone, tablet, pc con rete WIFI per collegamento internet) non come un lusso ma come una necessità, per ridurre l’ansia grazie al supporto della propria rete familiare, amicale, sociale, professionale (es. help telefonico di supporto psicologico).
-  consentire un canale telefonico o on line costante con un operatore sanitario che dia indicazioni su cosa fare nell’eventualità dello sviluppo dell’infezione, informi sul decorso, e rassicuri sulla garanzia della cura
- prevedere incontri di gruppo on line (uno studio ha dimostrato che i gruppi di supporto per le persone in quarantena al proprio domicilio possono essere utili per sentirsi “in condivisione” con chi sperimenta la stessa situazione)

 

…prestare attenzione speciale ai professionisti sanitari

La sensazione di isolamento e il senso di solitudine da loro sperimentato durante la quarantena può essere dovuto alla separazione dal proprio team: perciò è importante che si sentano supportati dai colleghi e dai responsabili

…promuovere altruismo rispetto alla prescrizione

Da alcuni studi pare che l’isolamento volontario sia meno stressante rispetto a una quarantena imposta: far leva sul senso di altruismo può facilitare nella persona una maggiore accettazione del suo isolamento in virtù di un bene superiore, la salute della collettività. La persona che arriva a scegliere un isolamento volontario vive la sua auto-limitazione di libertà come segno di  una “responsabilità sociale”

Goffman, I. Stigma. Notes on management of spoiled identity (1963)

 


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