Emergenza COVID-19 ed Evidence-based Medicine: una nuova sfida
L’Evidence-based Medicine (EBM) è stata messa alla prova dall’emergenza COVID-19
a cura di Lidia Fubini, Dors

Nelle emergenze di sanità pubblica, le prove, gli interventi, le disposizioni e le decisioni procedono simultaneamente, in tempi molto ridotti, con conoscenze e raccomandazioni in continuo mutamento. Gli approcci ideali della politica e della pratica basata sull'evidenza non sono risultati idonei ad affrontare le incertezze che sorgono nelle situazioni in continua evoluzione.

La pandemia COVID-19 impone di valutare in modo critico ciò che costituisce "prove sufficienti" per decisioni rapide e appropriate. Sono emerse importanti lezioni su come le prove e gli interventi debbano derivare dalla convergenza di pratiche sociali e sanitarie attraverso un dialogo che incorpori molteplici forme di prove e competenze (1).

Una pandemia può essere affrontata e indagata in diversi modi. Questioni di ricerca quali le terapie farmacologiche e i vaccini, sono passibili di studi controllati randomizzati. Vi sono però delle tematiche che non possono essere ridotte a queste logiche di ricerca.

L’Evidence-based Medicine (EBM) è stata messa alla prova dall’emergenza COVID-19 e i presupposti sui quali essa si fonda non hanno retto allo scoppio della pandemia.

Era possibile evitare la morte in casa di cura? Perché la catena di fornitura globale dei dispositivi di protezione individuale si è interrotta? Che ruolo gioca la resilienza del sistema sanitario nel controllo della pandemia? A queste domande, è difficile rispondere con un esperimento controllato, progettato per produrre una risposta statisticamente significativa e generalizzabile: gli interventi di prevenzione, in particolare, sono difficilmente riconducibili a questa logica, dovendo sostenere un cambiamento di comportamento diffuso e duraturo in un’intera popolazione.

Quando si implementano interventi di salute pubblica a livello di popolazione, che si tratti di misure convenzionali come dieta o esercizio fisico o di misure correlate al COVID-19 come lavarsi le mani, allontanare le persone e coprire il viso, non si devono solo persuadere gli individui a cambiare il loro comportamento, ma anche adattare l'ambiente a rendere tali cambiamenti più facili da realizzare e sostenere.

Se la EBM ha sempre teso a classificare gli interventi di prevenzione nel campo della salute pubblica “di bassa qualità metodologica”, è anche vero che il paradigma dell’EBM, da solo, si è rivelato inadeguato a fronteggiare una pandemia. Per questo, è necessario accogliere un altro paradigma, più adatto al momento che stiamo vivendo: a livello di popolazione e di sistema, dove è possibile perseguire gli obiettivi della certezza, della prevedibilità e della causalità lineare, si deve trovare un’altra concezione per studiare come affrontare situazioni che non sono certe, prevedibili e lineari.

Nell'attuale pandemia in continua evoluzione, in cui il costo dell'inazione è attestato dai dati di mortalità, l'attuazione di nuovi interventi sanitari e politici in assenza di prove randomizzate diviene quindi un imperativo sia scientifico che morale (2).

Bibliografia

  1. Lancaster K, Rhodes T, Rosengarten M. Making evidence and policy in public health emergencies: lessons from COVID-19 for adaptive evidence-making and intervention. Evidence & Policy: A Journal of Research, Debate and Practice, Volume 16, Number 3 Volume 16, Issue 3, 2020 pages 477-490.
  2. Greenhalgh T. Will COVID-19 be evidence-based medicine’s nemesis? PLoS Med. 2020 Jun; 17(6): e1003266. Published online 2020 30 Jun.

 


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