Il dilemma delle pubblicazioni scientifiche al tempo della pandemia
Come la pandemia ha cambiato il modo di fare ricerca e disseminarne i risultati
a cura di Luisella Gilardi, DoRS

La pandemia da Sars Cov 2 ha avuto come conseguenza, tra le tante nefaste, anche una vasta produzione di articoli scientifici che non hanno seguito il lungo e articolato iter delle normali pubblicazioni su riviste tradizionali, ma sono stati diffusi su repository in modalità preprint, ovvero non sottoposti al processo di peer review  e messi immediatamente a disposizione della comunità scientifica.

Sull’argomento hanno scritto in tanti, alcuni con toni più entusiasti, altri più cauti.

Il lato positivo 

I vantaggi sono piuttosto evidenti, durante una pandemia il tempo è fondamentale per arrivare prima possibile ad una terapia efficace,  al vaccino, a rimodulare le politiche adottate dai vari paesi. Quindi più gruppi di ricerca condividono i risultati dei loro studi, meno tempo viene speso per realizzare studi analoghi.

L’utilizzo di repository ad accesso aperto è una modalità consolidata in altre discipline scientifiche come la chimica, la matematica e soprattutto la fisica, dove ormai da 30 anni la ricerca avanza anche grazie alla immediata condivisione dei dati.

Come fa notare  Banks, il 17 giugno un articolo pubblicato su un repository accademico ad accesso aperto sull’immunità mediata dai Linfociti T e il Sars Cov2  è stato scaricato più di 100.000 volte e ha raggiunto milioni di persone attraverso i social.  L’articolo ha implicazioni molto rilevanti per lo sviluppo del vaccino. Se avesse seguito l’iter normale sarebbe stato pubblicato, con lievi modifiche, il 30 settembre sulla rivista Nature con ritardi significativi sullo sviluppo del vaccino.

Due importanti repository di preprint ad accesso aperto sui temi della biologia e della medicina bioRxiv and medRxiv ospitano ad oggi (17 novembre 2020) 10643 articoli riferiti a ricerche su Covid 19 e Sars Cov2.

In entrambi i casi, i responsabili garantiscono un primo screening per scartare articoli in cui si riscontrano tentativi di plagio,  ipotesi complottiste o gravi carenze per quanto riguarda la completezza. Un secondo filtro viene applicato attraverso la lettura rapida da parte di ricercatori volontari per identificare articoli che potrebbero causare danni, ad esempio coloro che sostengono che i vaccini causano l'autismo o che il fumo non provoca il cancro, piuttosto che valutare la qualità. Per la ricerca medica si vagliano e si scartano anche documenti che potrebbero contraddire consigli di salute pubblica ampiamente  accettati.

Il protocollo di un sito di preprint prevede che i ricercatori possano pubblicare le loro scoperte preliminari per permettere ai colleghi di commentarle. In una fase successiva lo studio viene corretto e proposto a una rivista specializzata o, se è il caso, viene ritirato. Secondo Inglis, creatore delle due piattaforme citate, circa il 70 per cento dei preprint viene poi pubblicato nelle riviste scientifiche.

Un’esperienza italiana riguarda il repository della rivista Epidemiologia & Prevenzione, dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. In questo caso viene assicurato lo screening iniziale dei manoscritti, non sono accettate lettere, opinioni o ipotesi prive di dati, testi tratti da libri, protocolli incompleti. Sono scartati anche quegli articoli che abbiano contenuti offensivi e/o non scientifici e che potrebbero comportare rischi per la salute pubblica.

Il lato negativo

I repository di articoli nella versione preprint su argomenti di biomedicina hanno bisogno di maggiori cautele rispetto a discipline come la matematica e la fisica  poiché risultati di studi poco affidabili  potrebbero avere conseguenze negative sulla salute delle persone, soprattutto durante una pandemia.

Inoltre l’attenzione mediatica è notevole, giornalisti e comunicatori poco esperti nella valutazione della qualità della letteratura scientifica, nonostante i warning presenti sui vari repository, potrebbero diffondere risultati poco affidabili. Esempio celebre è lo studio sull’idrossiclorochina  pubblicato in modalità preprint su medRxiv e subito ripreso e divulgato attraverso i media e i social. Nonostante, pochi giorni dopo sia stato pubblicato, sempre con la stessa modalità, un articolo che ne metteva in luce le falle metodologiche sulla piattaforma Zenodo, la notizia aveva già fatto il giro del mondo, alimentando confusione e sottraendo fiducia nella scienza.

La risposta di alcune importanti riviste

Nell’ iter classico, i tempi di pubblicazione di un articolo originale possono essere anche molto lunghi, solitamente alcuni mesi, dipende dalla rivista e dalla qualità del lavoro sottomesso per la pubblicazione. Nel caso della ricerca sulla Covid 19 e Sars Cov 2, molte riviste hanno accelerato i tempi della peer review. Ad esempio quelle del gruppo JAMA hanno mutato la loro politica editoriale, gli articoli con un minore impatto sulla pratica clinica o le politiche sanitarie sono revisionati direttamente dai membri dello staff editoriale, solo per quelli con un potenziale impatto sulla pratica clinica o la sanità pubblica si ricorre a revisori esterni.

La rivista Royal Society Open Publishing sta accelerando il processo di revisione dei protocolli registrati specificamente per la ricerca sulla Covid 19.  In questo caso la revisione riguarda il protocollo dello studio con particolare attenzione al metodo e al piano di analisi, processo che si completa entro una settimana dalla presentazione del protocollo. Gli autori ricevono un'accettazione "in linea di principio": se seguono il piano di ricerca concordato, il loro studio sarà accettato per la pubblicazione, indipendentemente dai risultati. Gli studi saranno pubblicati ad accesso aperto, con recensioni a fianco dell'articolo, in questo caso la rivista rinuncia al pagamento per la pubblicazione.

Un’altra iniziativa interessante nata da pochi mesi è la piattaforma Outbreak Science Rapid PREreview  finanziata dalla Wellcome Trust, un ente benefico che ha sede a Londra, la cui finalità è quella di velocizzare e rendere trasparente  il processo di peer review degli articoli in preprint presenti sui principali repository. I ricercatori che sono in possesso di un identificativo ORCID - Open Researcher and Contributor ID possono sottomettere una pubblicazione per la revisione o effettuarla.  Rispondono ad alcune semplici domande e aggiungono un eventuale commento.

In un editoriale della rivista Lancet Global Health dello scorso luglio, si ribadisce l’importanza della revisione soprattutto per quegli articoli che riferiscono risultati di  ricerche con grande impatto sulla salute e sulle politiche di sanità pubblica. Su 2000 articoli ricevuti a giugno 2020 dalla rivista, più della metà riguardavano Covid 19, di questi solo cinque sono stati pubblicati,  segnale della bassa qualità o novità della produzione scientifica. Si sottolinea tuttavia l’importanza della tempestività: per questo lo staff editoriale ha accelerato il processo e invia ai revisori solo gli articoli più complessi o con ricadute importanti sulla ricerca, la cura e la prevenzione della malattia.
Inoltre la rivista Lancet Global Health, ha ampliato lo spazio riservato alla ricerca qualitativa,  quello per i commentary e le lettere dando voce  a ricercatori e studiosi provenienti da parti del mondo poco rappresentate in ambito accademico.

Conclusioni

La necessità di avere a disposizione in tempi brevi e in forma gratuita i risultati della ricerca non è nuova, il movimento dell’Open Science anche nel campo della biomedicina è già attivo da diversi anni. La pandemia ha sicuramente contribuito a riaccendere e ad ampliare il dibattito introducendo come nuovo elemento la diffusione degli articoli in modalità preprint.

Il vecchio sistema adottato dalle riviste tradizionali, per cui uno studio debba attendere mesi per essere pubblicato probabilmente non potrà reggere a lungo.  Nell’era digitale le possibilità sono molteplici, sia per garantire un processo rapido di peer review sia per rendere disponibili i risultati degli studi.

Come rilevato dalla maggior parte degli editor di riviste importanti e dai responsabili dei più noti e accreditati repository, la produzione scientifica non manca così come gli strumenti per la sua diffusione. Quello che deve essere migliorato e forse cambiato è il filtro che ne garantisca la qualità.

 

Principali repository di letteratura scientifica preprint con focus su Covid 19

medRxiv – The preprint server of health sciences https://www.medrxiv.org/

bioRxiv - The preprint server of biology https://www.biorxiv.org/

Zenodo https://zenodo.org/

Researchsquare https://www.researchsquare.com/

Royal Society Open Publishing https://royalsocietypublishing.org/topic/special-collections/novel-coronavirus-outbreak

Epidemiologia e Prevenzione https://repo.epiprev.it/

  

Bibliografia

Addis A, De Fiore L. L’insostenibile frustrazione di essere giudicati. Recenti Prog Med 2020;Suppl Forward19;S32-S33

Banks M. Opinion: A Lesson of the Pandemic: All Prints Should Be Preprints. Undark.org

Bauchner H, Fontanarosa PB, Golub RM. Editorial Evaluation and Peer Review During a Pandemic: How Journals Maintain Standards. JAMA. 2020 Aug 4;324(5):453-454. doi: 10.1001/jama.2020.11764. 

Graham Lawton. La scienza da prendere con le pinze. New Scientist, tradotto per Internazionale 11 maggio 2020

Johansson MA, Saderi D. Open peer-review platform for COVID-19 preprints. Nature. 2020 Mar;579(7797):29. doi: 10.1038/d41586-020-00613-4.

The Lancet Global Health. Publishing in the time of COVID-19. Lancet Glob Health. 2020 Jul;8(7):e860. doi: 10.1016/S2214-109X(20)30260-6.


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