Seconda fase della pandemia: quali sono i bisogni e le opportunità di salute mentale che emergono?
a cura di Rita Longo, Dors

Introduzione

Il webinar "Salute mentale ed emergenza sanitaria da COVID-19: bisogni ed opportunità emersi nella seconda fase della pandemia" del 9 aprile 2021 rappresenta la seconda edizione di un precedente evento online (7 luglio 2020) su la salute psico-sociale nelle organizzazioni socio-sanitarie durante l’emergenza da covid19; entrambi fanno parte di un ciclo formativo tematico organizzato nell’ambito del PRO.M.I.S. – Programma Mattone Internazionale Salute, dedicato all’applicazione di strumenti/modelli in accordo con le politiche europee.

L’obiettivo di questo nuovo appuntamento è condividere con i partecipanti la risposta europea offerta da reti ed organizzazioni sanitarie pubbliche nell’ambito della salute mentale, nonché le nuove iniziative e progettualità intraprese nella seconda fase della pandemia.

Francesca Gastaldon dello staff di PRO.M.I.S ha iniziato l’incontro ricordando che l’OMS ha individuato la salute mentale una “priorità assoluta” in tempi di covid19, sottolineando la necessità di intervenire per limitare i problemi psicosociali legati alle criticità conseguenti alla pandemia, e suggerendo di cogliere l’opportunità per migliorare i servizi di salute mentale, e creare condizioni sociali ed economiche migliori per le categorie più vulnerabili.

Il webinar riguarda specifici gruppi di popolazione: anziani, giovani, personale medico, persone con problemi pregressi di salute mentale, e sono stati invitati enti/soggetti attivi a livello nazionale e internazionale per presentare i risultati di studi e ricerche.
I contenuti discussi erano vari e molto “densi”.  Di seguito una sintesi degli interventi.

 

 

La survey del Centro di ricerca della Commissione Europea

Pablo Garcia de Pedraza del Joint Research Centre of European Commission (Centro di ricerca della Commissione EU), ha presentato i dati della survey LWCV - Living and Working in CoronaVirus, realizzata in collaborazione con l’Università di Amsterdam:  in circa un anno (dal 23 marzo 2020 a fine marzo 2021), ha coinvolto 33 Paesi, vi hanno partecipato circa 50.000 persone.

Obiettivo della survey era creare la Mappa dei determinanti percepiti dell’ “insoddisfazione” nei confronti della vita (life dissatisfaction) e rilevare i segnali di ansia a livello personale, familiare, lavorativo, economico, politico e rispetto alla situazione pandemica – a partire dall’ipotesi che la pandemia influisse e aumentasse l’insoddisfazione delle persone.

Sono stati richiesti dei finanziamenti per proseguire l’indagine, ampliando/approfondendo alcuni aspetti (ad esempio la mobilità, la disoccupazione, ecc), per condividere i dati a livello mondiale ed estrapolare indicazioni di intervento.

I dati della Survey sono consultabili sul sito della Fondazione internazionale WageIndicator che ha fornito la piattaforma informatica.

In sintesi, le Conclusioni della survey dicono che

l’insoddisfazione e l’ansia aumentano se:

Attività lavorativa e covid 19

 

- il carico di lavoro individuale aumenta o diminuisce
- il reddito diminuisce
- compaiono i sintomi del contagio/malattia

Variabili di contesto

- numero crescente di casi/contagi

Misure governative

- restrizioni della mobilità

- obbligo dei dispositivi di protezione

Insoddisfazione e ansia si riducono se:

Caratteristiche individuali

- buone condizioni di salute generale
- lavoro retribuito
- esercizio fisico quotidiano
- contrasto dei sentimenti di solitudine
- vivere con un/a partner

 

Correlazione con l’età (dai 38 anni in poi la curva delle soddisfazione/felicità decresce;)


Le donne auto-riferiscono segnali di ansia in misura maggiore rispetto agli uomini

 

Qui di seguito alcune interessanti considerazioni del ricercatore:

  • Relazione tra insoddisfazione / felicità ed età: l'insoddisfazione aumenta con l’aumentare degli anni, sino all’età adulta, poi però decresce man mano che si arriva alla terza età. In generale, le persone più anziane sono più felici! Ma questo dato non è specifico per la situazione pandemica attuale, era stato rilevato già nel 2019 (World Happiness Report, Helliwell et al., 2020).
  • Raccomandazioni per i governi: proteggere i posti di lavoro e i lavoratori (ad esempio impedire che le compagnie falliscano e prevedere misure di sostegno in caso di crisi aziendale), aiutare le persone che si sentono sole (vivere da soli non significa necessariamente sentirsi soli, la solitudine percepita/vissuta è il vero fattore di rischio)

 

 

Il semestre eu 2021 e l’azione di eurohealthnet

Vania Putatti, policy officer della Rete EHN – EuroHealthNet ha presentato le opportunità di finanziamento del semestre EU 2021. Il meccanismo di coordinazione socio economica comincia a novembre con l’analisi delle problematiche e finisce a luglio con le Raccomandazioni per gli Stati Membri; in risposta, gli Stati Membri attuano azioni e ad aprile presentano i programmi nazionali che testimoniano come stanno affrontando o affronteranno i problemi interni.

Questo meccanismo influenza le agende politiche e i fondi EU, con un collegamento che è diventato sempre più diretto, evidentissimo quest’anno.
L’Unione EU vuole dare tutti gli strumenti necessari (raccomandazioni e accordi su riforme da fare, assistenza tecnica, oltre ai fondi) ai Paesi, ai quali viene chiesto di mostrare “volontà politica”.

In risposta alla pandemia l’Unione Europea ha messo a disposizione 750 mld di cui una parte è il recovery and resilience facility (RRF), il cui scopo è mitigare l’impatto socioeconomico nei vari Stati Membri in tempo di pandemia e soprattutto costruire un’Europa migliore per le nuove generazioni.

I Recovery plans di ogni Paese – descrizione generale delle riforme che lo Stato vuole mettere in atto attraverso questo fondo tra 2021 e 2024 (da terminarsi entro il 2026) – vanno presentati entro 30 aprile e vengono concordati/approvati tra maggio e luglio.
La Commissione EU propone degli ambiti su cui investire prioritariamente e attribuisce delle quote, ad esempio: economia verde (37%);  digitalizzazione (27%); organizzazione amministrazioni pubbliche (in particolare servizi sanitari); Reskilling and upskilling training; ecc.

Inoltre, deve esserci continuità con l’analisi dei problemi dei precedenti anni: la salute mentale era un punto critico per esempio in alcune annate e per specifici Paesi, e da parte della Commissione ad esempio era arrivato il sollecito alla Polonia a migliorare la qualità dei servizi sanitari dedicati; analogamente, nel nuovo recovery plan nazionale dovrà esserci qualche azione specifica. Ma Paesi come il Portogallo stanno prevedendo nel proprio Recovery Plan molti investimenti per riformare e migliorare i servizi di salute mentale, nonostante non fosse una priorità individuata negli anni passati: ciò testimonia appunto “volontà politica” e attenzione ai dati.


Equità e salute mentale sono due ambiti su cui EHN sta “spingendo” affinchè siano presenti nei draft dei bandi legati ai recovery plans. EHN ha curato la redazione e pubblicazione del REPORT Recovering from the COVID-19 pandemic and ensuring health equity, in cooperazione con JAHEE (Joint Action on Health Equity), che evidenzia tra le criticità l’ambito della salute mentale, e i potenziali gravi effetti della pandemia sull’aumento delle disuguaglianze di salute  in particolare per le categorie più vulnerabili (famiglie con bambini, persone anziane, migranti).
I dati del Report sono stati presentati alla Commissione per orientare il semestre europeo. DoRS è tra i partner che hanno collaborato al report.

Il quadro finanziario standard EU offre altri fondi, tra cui EU4Health Programme (specifico per la sanità).

L’esortazione della relatrice è “essere creativi per partecipare e fare rete, essere promotori di progetti integrati che danno la garanzia di funzionare”, portando come esempio il caso studio della Regione Toscana coi Centri antiviolenza (che prevede vari partner pubblici e privati che lavorano insieme)

 

 

Lo studio sullo stress organizzativo negli ospedali - reg. toscana

Laura Belloni e Matteo Galanti del CRCR - Centro di riferimento sulle criticità relazionali della Regione Toscana hanno illustrato uno studio longitudinale sui fattori di stress psicosociale e psicofisico degli operatori sanitari delle aziende ospedaliere Careggi e Meyer, coinvolti direttamente e indirettamente nel fronteggiare l’epidemia. Allo studio - che fa parte del “Sistema Toscano per il benessere, lo sviluppo organizzativo e la qualità delle relazioni umane nel Servizio Sanitario Regionale” -  hanno partecipato più di 1.100 professionisti (età media 47 anni), alla prima rilevazione (dal 29 giugno al 15 settembre) e alla seconda rilevazione (da metà febbraio a fine aprile).
Tra i fattori indagati sono risultati statisticamente significativi:
- fattori protettivi quali la resilienza, qualità delle relazioni professionali (e familiari); l’ampiezza/metri quadri degli ambienti in cui lavorare (e vivere), l’autoefficacia percepita, il titolo di studio, l’appartenenza al genere femminile.
- fattori di rischio quali fattori di stress organizzativo (ad esempio aver lavorato in un reparto covid, spostamenti tra reparti, sentirsi in ansia per il proprio stato di salute, ecc), un basso locus of control (percezione di mancanza di controllo sulla propria situazione di salute)

Sulla base dei risultati preliminari, ancora non pubblicati, i gruppi aziendali “Gestione Rischi psicosociali” e le DG hanno programmato delle attività specifiche tra cui:
- supporto alla leadership per i responsabili e alla coesione delle equipes
- servizio telefonico di consulenza psicologica individuale
- ri-organizzazione aspetti comunicativo-relazionali tra operatori e pazienti/familiari nel contesto vincolante dell’epidemia

E’ stato valutato inoltre il progetto “Il lavoro agile”, modalità di lavoro non molto diffusa in Italia fino all’anno scorso (rapporto Eurofound 2017) https://www.eurofound.europa.eu/it, che è stato adottato “in emergenza” a seguito della pandemia di covid19: da giugno ad agosto 2020 è stato sottoposto un questionario a 400 circa professionisti (personale tecnico e amministrativo) per capire come e se stava funzionando, con un tasso di partecipazione superiore al 70%.

 

Alcune riflessioni dei ricercatori su lavoro agile & pandemia (progetto Regione Toscana):

Lavorare su cultura/pensiero organizzativo e manageriale, promuovendo il coordinamento dei lavoratori, l’ adattamento ai cambiamenti, l’attenzione agli aspetti di comunicazione e negoziazione

Individuare forme di adattamento dei lavoratori rispetto al lavoro da remoto

Sviluppare le competenze informatiche (formazione su alfabetizzazione digitale, utilizzo internet, ecc)

Monitorare gli effetti sulla salute dei lavoratori (rischi derivanti da isolamento e fragilità psicologiche pregresse, età, stato civile)

Favorire la conciliazione lavoro - vita privata (rispetto a interruzione/rimodulazione servizi educativi e assistenza, ruolo di genere, ecc)

 

 

 

I bisogni di salute mentale della popolazione slovena

Matej Vinko dell’Istituto sloveno di sanità pubblica ha raccontato l’indagine nazionale sui bisogni di salute mentale della popolazione durante l’emergenza sanitaria causata dal covid 19.

A seguito della prima ondata pandemica, il Governo ha adottato un Piano nazionale di Protezione e Aiuti (National Protection and Rescue Plan), da cui è derivata l’apposita creazione di una Task Force di supporto psicologico, la cui prima azione è stata l’avvio dell’indagine a ottobre 2020, a tutt’oggi in atto.
L’indagine prevede incontri bi-settimanali con le associazioni che si occupano di soggetti vulnerabili (ad es. Croce Rossa, associazione lgbt, ecc), in particolare di persone con pregressi problemi mentali, per capire attraverso il loro sguardo  “come stanno affrontando la pandemia” i loro utenti, e “quali bisogni manifestano”: è stato scelto il mondo del terzo settore per
- la capacità di raggiungere persone difficilmente “agganciabili” da parte dei servizi
- l’analogia della loro esperienza concreta come “proxy” dell’esperienza diretta degli utenti
- il possesso di dati diversi dai servizi sanitari (che hanno dati quantitativi su accessi, ecc)

I bisogni individuati: esclusione sociale, crisi problemi economici, peggioramento dello stato di salute mentale, mancanza di sostegno emotivo, aumento di violenza domestica, limitazioni nell’accesso ai servizi.

I dati dell’indagine confermano che le persone affette da problemi mentali hanno un rischio maggiore di aggravamento del proprio stato mentale – e di incorrere in altre conseguenze negative sulla salute - durante la pandemia.
Inoltre, si conferma l’aumento di mortalità per le persone affette da problemi mentali gravi che ”…muoiono circa 10 – 20 anni prima rispetto alla popolazione generale, soprattutto a causa di malattie fisiche prevenibili”.

 

 

L’impatto disuguale della pandemia su bambini e adolescenti

Liuska Sanna di MHE Mental Health Europe – network indipendente di associazioni, professionisti, pazienti – ha evidenziato il lavoro di ricerca svolto da MHE sull’impatto della pandemia di covid19 su bambini e giovani, attraverso un sondaggio (Mental Health Foundation), che ha confermato la maggiore probabilità insorgenza/aumento di sintomi depressivi nei ragazzi che provengono da famiglie socio-economicamente disagiate.

Quali soluzioni possibili adottare?
- Strategie a livello EU, a lungo termine (la pandemia finisce ma le conseguenze restano)
- Protezione dei diritti sociali di base e garanzia di misure economiche (ad es. reddito di base universale, protezione affitti, copertura assicurativa medica, aiuto per prestiti e mutui), visto che la salute mentale è intrecciata a determinanti ampi
- Servizi di salute mentale integrati nel territorio, e in particolare coi servizi sociali
- Investimenti sull’alfabetizzazione sulla salute mentale, per contrastare lo stigma: la ricercatrice propone di “…evidenziare la universalità e diffusione generalizzata dei problemi di ansia e depressione che la crisi pandemica ha insegnato, e puntare sul senso di solidarietà che può derivarne”.

Da citare la piattaforma on line dell’Unione Europea (gestita da Commissione EU e Direzione generale) per diffondere e scambiare conoscenze e Buone Pratiche sul tema salute, a cui partecipano ONG, ricercatori, associazioni di pazienti e professionisti, network di stakeholders, ecc. MHE partecipa al gruppo tematico sui “adolescenti e covid19” (teens and covid19)

Infine, da segnalare l’iniziativa del 10 – 16 maggio: settimana europea della salute mentale, a cui partecipa MHE con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulle priorità in salute mentale.

 

 

L’impatto della solitudine delle persone anziane in europa

John Farrel del Reference Site Collaborative Network (RSCN) - forum dei gruppi di lavoro nell’ambito dell’iniziativa “European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing” della Commissione EU – ha presentato due progetti coordinati da RSCN, collegati tra di loro.

- WE4AHA:  uno studio volto a mappare/analizzare le soluzioni digitali introdotte dalle Regioni EU per migliorare la qualità di vita delle persone anziane e ridurre le conseguenze dell’isolamento durante la pandemia di covid-19

- Healthy loneliness
Ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza/conoscenza del “senso di solitudine” delle persone anziane, attraverso la creazione di un Manifesto europeo che contrasti il fenomeno a livello individuale (attraverso interventi appropriati) e politico.
Il concetto di solitudine a cui si fa riferimento è “uno stato emotivo doloroso che deriva dalla discrepanza tra i livelli di relazione/connessione sociale desiderati e quelli raggiunti”.

Manifesto europeo per il contrasto e la riduzione del senso di solitudine nelle persone anziane
(progetto Healthy loneliness di RSCN)

Scopo

Aumentare la consapevolezza del fenomeno e attuare azioni appropriate e tempestive per mitigare gli effetti negativi della solitudine sulle persone anziane

 

Principi

➢ Sviluppare conoscenze/ comprensione

Aiutare le persone anziane a comprendere cause e conseguenze del senso di solitudine

 

Aumentare le conoscenze sul fenomeno in stakeholder e decisori politici

 

Rimuovere lo stigma dell’ “ageismo”

 

➢ Promuovere partecipazione e collaborazione

Adottare un approccio centrato-sulla-persona per realizzare interventi adeguati ai bisogni di specifici individui/gruppi

 

Inserire le persone anziane nei gruppi di progettazione di politiche e servizi

 

➢ Agire

Realizzare interventi multidisciplinari per la creazione di ambienti “facilitanti” che contrastino le conseguenze della solitudine per le persone anziane

 

Sviluppare le competenze resilienti nell’individuo anziano e nella comunità

 

Sviluppare politiche attive di “invecchiamento in salute” che prendano in considerazione i momenti critici “di passaggio”

 

Promuovere il concetto di “smart ageing” in associazione all’ “healthy ageing” (investendo sull’alfabetizzazione digitale delle persone anziane, sulle strategie di eHealth and eCare, su programmi imprenditoriali intergenerazionali)

 

➢ Valutare

Valutare l’impatto degli interventi sulla salute e il benessere delle persone anziane

 

Includere le persone anziane nella valutazione di programmi e servizi

 

 

Bibliografia e sitografia


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