Effetti della pandemia di COVID-19 sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti
Quali risorse per agire tempestivamente, efficacemente e in maniera coordinata?
a cura di Rita Longo, Dors

PREMESSA

La pandemia COVID-19 e le misure restrittive per il contenimento dell’infezione (lockdown, chiusura delle scuole, distanziamento sociale – rinominato successivamente dalla WHO come “distanziamento fisico”) hanno rivoluzionato la vita dei bambini e adolescenti, e ancora per qualche tempo continuerà a essere necessaria una distorsione/modifica di abitudini, ritmi, assetti di vita. L’assenza di attività scolastiche, ricreative, ludiche e sportive ha costretto alla permanenza forzata in casa di migliaia di ragazzi e ragazze, con ripercussioni ancora difficilmente quantificabili. A ciò si è aggiunta la riduzione di attività ambulatoriali e consulenziali dedicate ai minori con malattie croniche o con malattie acute non-COVID-19 (Praticò, 2020).

Che impatto ha avuto - e ha - sullo sviluppo psicologico infantile l’isolamento dei bambini e delle loro famiglie dovuto al lockdown? Ce lo siamo chiesti anche noi di DoRS, insieme ad altri, tra ricercatori, studiosi, professionisti sanitari, ecc. di cui abbiamo provato a raccogliere e sintetizzare ipotesi/risultati di ricerca, riflessioni/considerazioni emerse e condivise dalla comunità scientifica, ed eventuali indicazioni di interventi/strategie di intervento preventivo, protettivo, supportivo.

Già negli anni ’60 - ’70 lo psicologo E. Erikson evidenziava che la costruzione dell’identità in età infantile è influenzata da fattori psicosociali quali abitudini familiari, comportamenti ripetitivi, che sanciscono l’appartenenza e la condivisione e aiutano ad attraversare in maniera “sana” le fasi evolutive e i problemi connessi (Cerniglia L, Cimino S, Ammaniti M, 2020).  La pandemia ha fatto “saltare” regole prestabilite e schemi consueti. Quarantena e distanziamento sociale – misure di protezione dalla pandemia di covid 19 – hanno rappresentato potenziali fonti di stress per i bambini, proprio a causa del perdurare di cambiamenti repentini e prolungati nei ritmi quotidiani di vita familiare e scolastica (perdita di routine, riduzione delle possibilità educative e ludico/esplorative all’aperto, ecc) e del “respirare” un clima di ansia/paura e incertezza per il futuro (Sansavini A, Trombini E, Guarini A, 2020).

Le caratteristiche della pandemia hanno comportato la messa in atto di misure necessarie e drastiche per il suo contenimento, che hanno coinvolto tutta la popolazione: per le sue caratteristiche di “novità”, “gravità” e “ampiezza” è difficile prevedere le effettive conseguenze sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti, sia nell’immediato che in futuro.  Ma possiamo tracciare uno scenario a partire dai risultati di ricerche svolte durante precedenti situazioni di crisi/emergenza sanitaria e di recenti indagini.

 

STUDI E RICERCHE A LIVELLO INTERNAZIONALE

Uno studio cinese (Xinyan Xie et al, 2020) effettuato mei primi 4 mesi dello scorso anno a Wuhan, provincia di Hubei - epicentro della pandemia - ha rilevato l’aumento rispettivamente di sintomi depressivi nel 22% e di sintomi ansiosi nel 18.9% dei partecipanti, studenti di scuola primaria e secondaria, a seguito dell’interruzione della frequenza scolastica, delle attività all’aperto e delle occasioni di contatto sociale coi coetanei, evidenziando la “potenza traumatica” di una emergenza sanitaria.

Una survey nazionale effettuata da marzo 2000 negli Stati Uniti (Stephen W. Patrick et al. 2020) ha indagato l’impatto della pandemia sul benessere familiare, evidenziando che il 27% dei genitori dichiarava un peggioramento delle proprie condizioni di salute mentale dovute all’aumento dell’ “insicurezza” riguardante i beni primari quali cibo e alloggio,  al mancato/insufficiente funzionamento dei servizi di assistenza e cura infantile, all’insostenibilità delle assicurazioni sanitarie;  il 14% dei genitori dichiarava inoltre un aggravamento di problemi comportamentali dei figli; l’aggravarsi dei problemi mentali dei genitori coincideva con l’aumento dei problemi comportamentali dei figli in circa 1 famiglia su 10.

Un recente report (RAISING CANADA 2020),  realizzato da una ONG, dal dipartimento di sanità pubblica dell’università di Calgary e dall’istituto di ricerca dell’ospedale pediatrico di Alberta, raccoglie e sistematizza i risultati di varie survey canadesi degli ultimi due anni: il 57% dei giovani di età compresa tra 15 e 17 anni ha valutato la propria salute mentale come "leggermente peggiore" o "molto peggiore" rispetto al periodo precedente il distanziamento sociale, mentre i giovani tra 17-24 anni valutano la loro salute mentale come "eccellente" o "molto buona" nella misura del 20% in meno rispetto al 2018;  il 70% dei ragazzi di 10-17 anni riferiscono di sentirsi "soprattutto e intensamente" annoiati e soli. Il report indaga anche le ripercussioni educative, assistenziali, sociali ed economiche sui bambini e i ragazzi del peggioramento delle condizioni lavorative e abitative familiari, che vanno nella prevedibile direzione di rinforzare le disuguaglianze.

In Scozia, una survey nazionale – i cui risultati sono stati presentati in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre 2020) – ha rilevato che il 32% dei genitori coinvolti definiva la salute mentale dei propri figli come “la peggiore in assoluto” in confronto al passato; il 55% segnalava un peggioramento nei figli del livello educativo e motivazionale verso lo studio; e il 37% dichiarava un aumento di segnali di sofferenza psichica a causa delle elevata pressione e responsabilità rispetto alla gestione dei figli (https://www.dailyrecord.co.uk/lifestyle/family-kids/one-three-children-suffering-mental-22814057).

Uno studio longitudinale inglese (Pierce et al. 2020) pubblicato su The Lancet ha confrontato lo stato di salute mentale della popolazione (più di 42.330 partecipanti) prima e durante il I lockdown, rilevando un aumento clinicamente significativo dei livelli di stress, soprattutto nella fascia 16 – 24 anni: dal 24,5% all'anno prima del COVID-19 al 37% nel mese di aprile del 2020. Tali risultati sono avvalorati da una revisione (review) realizzata dal dipartimento di psicologia clinica dell’Università di Bath in Gran Bretagna (ME Loades et al. 2020), che ha prodotto delle conclusioni piuttosto allarmanti sugli effetti dell’isolamento causato dal coronavirus per bambini e adolescenti, evidenziando una forte associazione tra solitudine e depressione nei giovani, sia nell’immediato sia sul lungo termine: sono stati presi in esame studi riguardanti bambini, adolescenti e giovani adulti di età compresa tra 4 e 21 anni, soprattutto i giovanissimi presentavano una probabilità tre volte maggiore di ammalarsi, in futuro, di depressione – effetto che, secondo gli studiosi, potrebbe concretizzarsi fino a 9 anni più tardi.  

" Man mano che si svilupperanno le conseguenze economiche del blocco, quando i congedi si  trasformeranno in licenziamenti, gli ammortizzatori sociali scadranno [sospensione dei pagamenti] e la recessione avrà effetto, riteniamo che sia ragionevole aspettarsi non solo sofferenze prolungate e deterioramento clinicamente significativo della salute mentale per alcune persone, ma l' emergere di effetti a lungo termine ben descritti della recessione economica sulla salute mentale, inclusi l'aumento dei tassi di suicidio e i ricoveri ospedalieri per malattie mentali” (Pierce et al, 2020, pag. 890).

Lo studio si conclude con la raccomandazione di continuare a mantenere alta la soglia di attenzione nei prossimi anni per capire a fondo l’impatto del covid-19 sulla salute mentale di bambini e adolescenti, e rafforzare i servizi di salute mentale nell’eventualità di un’ondata di casi di depressione.


I risultati analizzati sono in linea con studi effettuati in occasione di pregresse epidemie. Alcuni autori (Sprang, Silman, 2013) hanno effettuato un’indagine durante l’epidemia di SARS del 2013 negli Stati Uniti d’America, dimostrando che le limitazioni imposte dalla quarantena e il distanziamento sociale erano fattori di rischio di sviluppo di un PTSD-disturbo post traumatico da stress (Post Traumatic Stress Disease) nei bambini: durante l’epidemia il 30% dei bambini sottoposti a isolamento avevano evidenti sintomi attribuibili al PTSD (aumento dei pensieri e sentimenti negativi, aumento dei problemi di sonno o di concentrazione, sensazione costante di allerta e insicurezza) rispetto all’1% dei coetanei non sottoposti a tale misura.

 

LO SCENARIO ITALIANO

Il Recente Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla promozione della salute mentale infantile in tempo di covid-19 (ISS, 2020) ha raccolto le evidenze scientifiche sul tema, le quali si riferiscono a situazioni solo parzialmente sovrapponibili all’emergenza italiana attuale e sono comunque limitate per quanto riguarda l’età evolutiva:  tuttavia si evince chiaramente l’esistenza di un rischio per la salute fisica e mentale per alcune fasce di popolazione, tra cui bambini e adolescenti (non necessariamente affetti da pre-esistenti difficoltà adattive), dovuti a fattori stressogeni quali l’isolamento in ambiente domestico, la chiusura prolungata della scuola, la mancanza di contatti fisici tra pari.

Alcuni dati derivano dalla ricerca del COVID-19 International Behavioral Science Working Group dell’Università di Harvard (task force mondiale di esperti di scienze comportamentali: https://gking.harvard.edu/covid-italy) realizzata a marzo e aprile scorsi, che ha coinvolto un campione di 3.453 individui attraverso dei questionari: per l’Italia hanno partecipato l’ospedale pediatrico Gaslini e l’università degli Studi di Genova con il duplice obiettivo di monitorare lo stato psicologico di bambini e famiglie e individuare precocemente le eventuali situazioni di criticità a livello psichico e comportamentale al fine di intervenire precocemente con interventi di supporto (colloqui e video-colloqui). A fronte di una minore vulnerabilità clinica al virus da parte dei bambini, …<<il loro benessere appare assediato allo stesso modo degli adulti per ciò che concerne la qualità di vita e l’equilibrio emotivo, a prescindere dallo stato psicosociale di partenza, per effetto diretto del confinamento stesso e per il riflesso delle condizioni familiari contingenti (assenza o perdita dei nonni, genitori disoccupati o senza lavoro, scarsa socializzazione, etc..)>> (http://www.gaslini.org/wp-content/uploads/2020/06/Indagine-Irccs-Gaslini.pdf, pag. 2)

Dall’analisi dei dati preliminari relativi alle famiglie italiane con figli minori di 18 anni a carico (3.251 questionari), pubblicati a giugno 2020, è emerso che:

  • nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione;
  • nei bambini al di sotto dei 6 anni i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione);
  • nei bambini e adolescenti di età compresa tra 6 e 18 anni i disturbi più frequenti hanno interessato la “componente somatica” (disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di mancanza d’aria) e i disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa).
  • L’indagine ha inoltre rilevato:
  • una correlazione statisticamente significativa tra il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini/ragazzi e il grado di malessere “circostanziale” dei genitori: all’aumentare di sintomi o comportamenti derivanti dalla condizione stressogena “Covid” nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno, consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), aumentavano i disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti, indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi psichici nei genitori;
  • un aumento di malessere psichico dei genitori legato alla “condizione Covid” significativamente più frequente e intenso nelle famiglie al cui interno erano presenti sia persone anziane sia bambini.
  • I dati evidenziano chiaramente come la situazione di confinamento abbia determinato una condizione di stress notevolmente diffusa con ripercussioni significative a livello di salute fisica e psichica di genitori e figli, a cui l’ospedale Gaslini ha cercato di rispondere con un aiuto immediato nella fase acuta, anche al fine di ridurre i rischi di sintomi post-traumatici perduranti nel tempo: analogamente alle ricerche internazionali, arriva un forte monito alla necessità di intervenire tempestivamente in un’ottica preventiva e supportiva.
  • Un’altra interessante indagine (Mangiavacchi L. et al, 2020) ha riguardato l’Italia, coinvolgendo 5133 bambini minori di 16 anni e i loro genitori, e si è svolta parallelamente in Spagna, Francia, Germania e Austria, tra aprile e maggio 2020, a cura di varie università (per l’Italia, l’Università di Perugia): l’obiettivo era valutare l’impatto del lockdown sul processo di apprendimento dei bambini, sulla capacità dei genitori di conciliare l’attività lavorativa con le responsabilità familiari, e – specificamente per l’Italia - sull'uso del tempo dei bambini e sull'andamento della didattica a distanza, da cui si rileva che:
  • la qualità dell’uso del tempo dei bambini varia in base alle caratteristiche dei genitori (ad esempio il tempo impiegato leggendo o ascoltando storie aumenta con il livello di istruzione)
  • esistono molte differenze nel tempo dedicato alle attività che favoriscono lo sviluppo cognitivo, come scuola, studio, attività extrascolastiche e lettura, in base alla fascia di età (il 70% dei genitori dei bambini della scuola dell’infanzia erano più preoccupati del processo di apprendimento dei loro figli, giudicando insufficiente il loro apprendimento durante il lockdown; la percentuale scende al 48% per i bambini della scuola primaria, e al 20% per i ragazzi delle scuole medie e superiori).

Inoltre, viene confermata l’elevata correlazione dei risultati scolastici con il livello di istruzione e la condizione socio-economica dei genitori, che si riflette nella variabilità del tempo dedicato alla lettura, e che in ultima analisi si traduce in un concreto rischio di aumento della disuguaglianza e povertà educativa.

 

I RICHIAMI INTERNAZIONALI ALLA PROTEZIONE DELLA SALUTE MENTALE DI BAMBINI E ADOLESCENTI

Fin dalle prime fasi della pandemia, varie associazioni/organizzazioni hanno fornito indicazioni ai governi sulle azioni da intraprendere per mitigare gli effetti della pandemia e migliorare la salute psico-fisica dei bambini durante e dopo l’epidemia (WHO, Unicef, the Global Partnership to End Violence Against Children, Human Rights Watch, ecc).

Molte le dichiarazioni istituzionali e i documenti politici/strategici autorevoli.

Il Comitato sui diritti dell'infanzia e dell’adolescenza presso le Nazioni Unite, in una dichiarazione adottata l’8 aprile scorso ha evidenziato i gravi effetti fisici, emotivi e psicologici della pandemia di COVID-19 sui minorenni e ha invitato gli Stati a proteggere i diritti dei minori, realizzando interventi per superare disparità nei territori, acuite dall'emergenza. In un’altra informativa del 13 maggio 2020, le Nazioni Unite invitano gli Stati membri ad intervenire affinché la salute mentale della popolazione venga considerata una componente essenziale dei piani di risposta nazionale alla pandemia di COVID-19, in tutti i settori pertinenti, ad esempio sostenendo ambienti di apprendimento ed educazione per bambini e adolescenti costretti a un lungo periodo di lockdown. Dato che tale situazione ha degli effetti sullo sviluppo neuropsichico di bambini e adolescenti, soprattutto nel lungo periodo, raccomandano, fra l’altro, l’adozione di misure che prevengano l'aumento delle diseguaglianze e della violenza domestica contro donne, bambini e persone con disabilità e che offrano a bambini e ragazzi opportunità di apprendimento alternativo fuori dalla scuola.

Un messaggio del maggio 2020 del World Economic Forum (weforum.org) ha affermato che il "COVID-19 sta danneggiando la salute mentale dei bambini" e ha avvertito che "alti livelli di stress e di isolamento possono influenzare lo sviluppo del cervello, a volte con conseguenze irreparabili a lungo termine "

Il  WEForum ha indicato tre modi in cui possiamo proteggere – a livello collettivo e comunitario - i bambini, gli adolescenti e i loro familiari dall’impatto psicologico potenzialmente devastante della pandemia

  1. Investire a livello pubblico e privato sui servizi e sui programmi di prevenzione/promozione/cura della salute mentale e psico-sociale di bambini e ragazzi, con un approccio “ciclo di vita”, in particolare nei contesti socialmente ed economicamente deprivati
  2. Attuare politiche, programmi e servizi community-based “tarati” sugli specifici bisogni di bambini e adolescenti in tempo di pandemia da covid-19. L’UNICEF, il WEForum e vari partners stanno lavorando per adattare e integrare i programmi di supporto psicosociale e promozione della salute mentale in molti modi (didattica a distanza “accessibile” a tutti i bambini che non possono andare a scuola, formazione degli operatori sanitari per l’individuazione precoce di segnali di rischio psichico nei bambini “vulnerabili”, tecnologie informatiche per raggiungere direttamente i bambini che necessitano di supporto e consulenza, ecc), e fornire indicazioni ai governi per la loro implementazione.
  3. Tenere in considerazione i bisogni dei bambini e degli adolescenti in ogni dibattito/decisione di adozione di misure restrittive: è necessario ascoltare direttamente i ragazzi, per poter pianificare programmi e servizi realmente utili. Lo slogan delle giovani generazioni: “Non per noi, ma con noi”.

 

STRATEGIE PER AIUTARE LE FAMIGLIE AD AVERE CURA E PROTEGGERE I PROPRI FIGLI

Alle raccomandazioni per i politici e i decisori si affiancano iniziative, proposte e strategie di intervento per la comunità, in particolare per le famiglie, soprattutto quelle più “fragili”.

Da varie ricerche (Cerniglia L, Cimino S, Ammaniti M, 2020) emerge che la competenza genitoriale rappresenta un fattore protettivo importante: l’atteggiamento protettivo e supportivo dei genitori gioca infatti un ruolo decisivo nel modulare le reazioni emotive dei figli legate allo stress (Cerniglia, Cimino, Ammaniti, 2020).

Per promuovere e supportare il ruolo dei genitori – ma anche di figure di riferimento quali educatori, insegnanti, ecc – è necessario il coinvolgimento dei professionisti sanitari impegnati sul territorio nella promozione della salute e in ambito pediatrico, psicologico e neuropsichiatrico, in collaborazione con la scuola, senza dimenticare le altre realtà territoriali quali il terzo settore, gli enti locali, ecc. in un’ottica multisettoriale e integrata.

Ma quali sono le strategie più adeguate per poter intervenire in modo mirato in ambito educativo, sociale e sanitario al fine di garantire il massimo supporto allo sviluppo psichico in età evolutiva?

Il già citato Rapporto ISS sull’ “appropriato sostegno della salute mentale nei minori di età durante la pandemia COVID 19” ha “distillato” criteri, caratteristiche, ambiti degli interventi di promozione della salute mentale di bambini e adolescenti in tempo di covid-19, a partire da ricerche, studi, evidenze scientifiche, buone prassi.

Le caratteristiche necessarie degli interventi:

  • devono essere efficaci, tempestivi, rimodulabili nell’immediato e a lungo termine (11), per evitare di amplificare le disuguaglianze sociali
  • devono essere mirati ai bisogni e alle caratteristiche delle specifiche fasce di età
  • devono essere progettati e attuati in una cornice inter-istituzionale e interprofessionale solida e coordinata, che includa tutte le figure coinvolte nella cura e nello sviluppo dei bambini e degli adolescenti
  • devono favorire la partecipazione attiva e propositiva di famiglie e ragazzi, (13 – 17)
  • Le azioni raccomandate:
  • Garantire supporto ai caregiver/genitori, affinchè possano aiutare i propri figli a sviluppare consapevolezza ed elaborare le emozioni, prestando attenzione ai linguaggi età-specifici e tipologia-specifici (anche in riferimento alle diverse disabilità)
  • Ricostruire abitudini/ritmi e promuovere attività e stili di vita equilibrati, valorizzando le autonomie, prestando specifica attenzione per l’età adolescenziale in cui la promozione di attività e di stili di vita equilibrati deve avvenire senza imposizioni e direttive, più spesso contrastate dall’adolescente
  • Rinforzare o predisporre interventi utili a garantire un sistema flessibile e maturo per promuovere e garantire la didattica e l’educazione dei minori, prevedendo una formazione ad hoc per tutte le persone coinvolte nella predisposizione e attuazione di attività educative (ad esempio didattica a distanza, metodologie innovative di promozione del protagonismo, abilità comunicative e relazionali, ecc)
  • Rinforzare e sostenere i comportamenti di prevenzione sanitaria attraverso il tramite delle attività educative, utili per veicolare in modo estensivo e omogeneo l’abitudine alle appropriate strategie di prevenzione del contagio, colmando il gap che potrebbe essersi verificato o amplificato in questi mesi per bambini e ragazzi in situazione di vulnerabilità
  • Promuovere integrazione e interdisciplinarietà valorizzando/ottimizzando le risorse locali disponibili e creando reti, per realizzare opportunità organizzate di socialità, condivisione, gioco e apprendimento per i bambini e i ragazzi e iniziative di respiro comunitario per le famiglie, in particolare per le fasce maggiormente vulnerabili a livello socio-economico.

 

CONCLUSIONI

Oggi, a causa della pandemia, il 99% dei bambini e degli adolescenti del mondo stanno sperimentando varie forme di limitazione della propria autonomia di movimento, compresa la sospensione della frequenza scolastica, e il 60% vive in Paesi con lockdown parziale o totale. Varie ricerche ci dicono che gli alti livelli di stress e isolamento possono influenzare lo sviluppo psico-fisico di bambini e adolescenti, anche a lungo termine, pesando maggiormente su coloro che si trovano in situazioni di povertà economica, sociale, educativa (WEForum, 2020).

Ma, parallelamente, molti studi dimostrano che quanto più precoce è l’intervento, tanto più sarà efficace nel mitigare/ridurre le conseguenze nefaste che un’esperienza traumatica avversa (denominata ACE: Adverse Child Experience) può avere sulla salute fisica e mentale dei soggetti in età evolutiva (Bauer S. 2020). In particolare, genitori e pediatri possono fare molto per ridurre le conseguenze dello stress prima che questo diventi “tossico”, rispettivamente fornendo un ambiente relazionale affettivamente sicuro e stabile, e monitorando lo sviluppo a livello sociale ed emotivo.

 È fondamentale quindi mettere in atto interventi generali a supporto della salute mentale per tutta la popolazione in età evolutiva e interventi mirati per i soggetti a maggior rischio e/o in condizioni di fragilità, da rimodulare costantemente in base all’evolvere generale e locale della pandemia (WHO, 2020).
La definizione e l’attuazione degli interventi deve tenere conto delle evidenze scientifiche e buone prassi esistenti, e avvenire in una rete collaborativa tra le istituzioni sanitarie, educative, sociali, ecc e i professionisti impegnati in prima linea nella educazione, nell’assistenza e nella cura dei bambini e degli adolescenti, coinvolgendo in modo partecipativo le famiglie e gli stessi minori affinchè sviluppino/rinforzino le proprie risorse resilienti (ISS, 2020).

 

 

 

Risorse in evidenza

A) “MY HERO IS YOU”: un racconto per genitori e bambini, messo a disposizione dall’UNICEF

Nel primo periodo della pandemia l’UNICEF - in collaborazione con vari partner - ha lanciato una survey sugli effetti della pandemia sulla propria vita, in particolare sulla salute mentale e psicosociale, raggiungendo 1700 bambini, genitori, caregivers e insegnanti, in 104 Paesi.
I bambini raccontavano di essere preoccupati per il fatto di poter essere separati dai propri genitori e dagli amici, e di potersi ammalare e persino morire a causa del virus.
I genitori raccontavano di essere confusi e di non sapere come mitigare le paure dei propri figli, o come spiegar loro le misure restrittive come ad esempio il distanziamento sociale.
Queste “voci” hanno dato forma a un progetto, promosso dall’UNICEF, realizzato dall’IASC (Inter-Agency Standing Committee Reference Group on Mental Health and Psychosocial Support in Emergency Settings), con il supporto di varie agenzie/organizzazioni ed esperti locali:  My Hero is You.
Si tratta di un libro di racconti per bambini, che ha il duplice obiettivo di aiutare genitori/caregivers a riflettere insieme sulle varie questioni sollevate dalla pandemia, e di comprendere come proteggersi dalle sue conseguenze (https://www.unicef.org/coronavirus/my-hero-you

 

B) “PARENTING FOR LIFELONG HEARTH”: suggerimenti efficaci per una “genitorialità sana”
L’ iniziativa denominata PLH (Parenting for Lifelong Health) ha l’obiettivo di promuovere/sviluppare una “genitorialità sana” attraverso una serie di “suggerimenti” basati sulle migliori evidenze, articolati in set/schede, che riguardano vari argomenti: creare relazioni positive tra genitori e figli, apprendimento attraverso il gioco, rinforzo di un atteggiamento positivo, gestione delle difficoltà comportamentali dei figli da parte dei genitori, imparare a gestire il tempo trascorso da soli dai bambini, strutturare una routine quotidiana, gestione dello stress e riduzione del conflitto, garantire la sicurezza on line dei bambini, parlare del COVID-19: i materiali sono disponibili sul sito della WHO (https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/advice-for-public/healthy-parenting) e del progetto PLH (https://covid19parenting.com/home)

Vi partecipa un team di ricercatori finanziati dall’UE in partenariato con l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), che ha elaborato una serie di risorse online a libero accesso, specificamente rivolte ai genitori, per aiutarli a rapportarsi/comunicare in maniera efficace con i propri figli sui problemi connessi alla pandemia e gestire la situazione di stress (https://cordis.europa.eu/article/id/415910-survival-tips-for-families-struggling-with-the-coronavirus-crisis/it).

Si tratta di materiale informativo tradotto in più di 50 lingue che fornisce consigli, indicazioni, messaggi evidence-based: i materiali derivano da ricerche empiriche e studi controllati randomizzati di programmi di genitorialità non commercializzati, sviluppati insieme a WHO e UNICEF, e realizzati in 25 Paesi dell’ Africa, Asia ed Europa nell’ambito del progetto HEY BABY (Helping Empower Youth Brought up in Adversity with their Babies and Young children), finanziato dall’UE e attivo dal 2012 (Cluver et al. 2020).

 C) “PEACEFUL PARENTS, HAPPY KIDS”: una guida per i genitori in 8 passi

I suggerimenti dalla guida per i genitori “Peaceful Parents, Happy Kids: how to stop yelling and start connecting” (letteralmente: “Genitori Rilassati, Bimbi Felici: come smettere di urlare e iniziare a connettersi”), elaborata dalla psicologa infantile americana Laura Markham (https://www.ahaparenting.com/blog/talking-with-children-about-the-corona-virus)

  1. Ascolta le preoccupazioni manifestate dai tuoi figli e CHIEDI COSA hanno realmente sentito.
    Ciò permette di rispondere ai bambini e rassicurarli in maniera precisa soprattutto rispetto alle false notizie
  2. Rassicura fornendo informazioni adeguate all’età. Per i bambini più piccoli, il messaggio principale dovrebbe essere “Sei al sicuro” e “Gli adulti hanno la situazione sotto controllo”, per far capire che si sta facendo tutto il possibile per contrastare la diffusione del virus. Quando non si ha una risposta, meglio dire: “Ottima domanda. Ma non ho ancora una risposta. Dammi il tempo di scoprirla!”, e consultare fonti autorevoli e ufficiale (ad e. WHO)
  3. Spegni la TV. Le notizie possono impaurire, soprattutto per i bimbi di età inferiore ai 10 anni non è necessario che la guardino.
  4. Insegna le regole igieniche. Nuove abitudini quali il corretto lavaggio delle mani, il non toccare il viso, ecc possono essere difficili da seguire, accompagnarle con un’esortazione del tipo “Dobbiamo fare cose nuove, facciamole insieme!”
  5. Dai potere ai bambini (Empower kids). La ricerca dimostra che quando ci sentiamo spaventati o tristi per la situazione, può essere d’aiuto reagire in maniera propositiva, attivarsi per fare qualcosa e migliorare ciò che è possibile migliorare – sostiene l’autrice del manuale. Perciò, utile incoraggiare i bambini ad agire, ad esempio donando i propri giocattoli all’ospedale locale, mettendo da parte dei risparmi per le associazioni locali di volontariato, dedicando pensieri e disegni o altro alle persone (familiari o no) ammalate, ecc.
  6. Sii consapevole del timore di tuo/a figlio/a che tu possa morire. Come rispondere a questa paura? Ad esempio dicendo: “So che alcuni bimbi sono preoccupati per i propri genitori, a causa del virus. Voglio che tu sappia che sto facendo molta attenzione e avendo cura di me…e mi aspetto di vivere fino a quando non diventerò vecchio/a e tu sarai cresciuto/a”.

A volte i bambini possono manifestare l’ansia attraverso comportamenti anomali e/o violenti, un buon modo per affrontare la situazione è giocare: <> - consiglia l’autrice.

  1. Elabora/affronta ogni problema PRIMA di parlarne coi tuoi figli. Se si è in preda a dubbi e paure, è meglio scegliere di consultare fonti ufficiali (ad es. WHO) per recuperare informazioni attendibili e utili, e rendersi conto dell’influenza che fonti allarmistiche possono avere sul nostro stato mentale.
  2. Prepara una limonata! Se la scuola è chiusa, per i genitori può essere ardua o scoraggiante l’idea di trovarsi “reclusi a tempo indeterminato” coi propri figli. Un’ipotesi: provare a considerare la situazione come una sorta di “vacanza casalinga non programmata”. Per molti genitori, infatti, è diventata un’opportunità per trascorrere più tempo coi propri figli impegnandosi in attività artistiche, culinarie, ecc, e rinforzare i legami familiari.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

 

 


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