Il benessere degli insegnanti in una scuola che Promuove Salute
a cura di Simonetta Lingua, Vincenzo Rubino - DORS

Le scuole che promuovono salute si devono occupare di benessere

La pandemia da covid19 ha frammentato e destrutturato gli ambienti di apprendimento scolastici, che sono anche il luogo di lavoro degli insegnanti. Lo spazio policentrico dell’aula, proprio di alcuni modelli innovativi di riorganizzazione dell’ambiente scolastico, è diventato uno spazio pluricentrico dell’aula, ovvero distribuito in tutti gli ambienti formali e informali della vita di studenti e insegnanti. Questa improvvisa dematerializzazione della scuola e la necessità di adattarsi rapidamente all’uso delle tecnologie, necessarie alla didattica a distanza, hanno avuto un impatto negativo sulla motivazione allo studio degli studenti, oltre ad aver aumentato la forbice delle disuguaglianze. Infatti, gli studenti più fragili, si sono allontanati dai luoghi dell’insegnamento tradizionale, per effetto della pandemia, e quindi hanno perso il sostegno attivo, presente e partecipe dell’insegnante.

Non solo. La rivoluzione non spontanea della didattica online, ha messo a dura prova anche il benessere degli insegnanti e il loro senso di autoefficacia, per via della perdita dei confini certi dell’aula scolastica e dell’insorgere di nuove forme di stress da lavoro correlato.

La Scuola di oggi, quindi, occupa spazi sia fisici, che appartengono al vecchio apparato istituzionale come l’edificio scolastico, sia virtuali, dislocati in un nuovo apparato socio-educativo che è il web. Lì, nell’immateriale contenitore della nuova scuola, si sono ricostituite le relazioni psicosociali e affettive tra docenti e studenti, tra insegnanti e leader pedagogici, tra famiglie e scuole. Lì c’è un nuovo spazio organizzativo del lavoro scolastico, abitato forse da molte più voci e fenomeni sociali dello spazio materiale, che con esso deve ancora imparare a dialogare e integrarsi.

L’organizzazione “scuola” e la didattica a distanza

La larga maggioranza delle persone trascorre buona parte della propria vita all’interno di organizzazioni, ed é perciò fondamentale che questa vita abbia valore in termini di benessere, salute psicofisica, crescita personale e soddisfazione lavorativa.

Partiamo da una definizione più ampia di organizzazione per ricollocare quella scolastica:

“L'organizzazione è un sistema complesso, ossia un sistema aperto, attraversato da un flusso incessante di energia, materiali ed informazioni, costituito da numerose componenti (anch’esse eventualmente complesse, come gli esseri umani nei sistemi sociali), che agiscono e retro-agiscono tra loro in multiple interazioni (struttura a rete), costituendo circuiti di feedback positivo (ossia trasformativo: il cambiamento tende a generare ulteriore cambiamento) e negativo (ossia auto-conservativo: lo stesso cambiamento tende a riportare all’equilibrio il sistema). […] i sistemi complessi manifestano sorprendenti capacità autorganizzanti in grado di consentire sopravvivenza e sviluppo nel proprio ambiente di vita. Essi sono cioè sistemi adattivi, in grado di modulare il proprio equilibrio fra stabilità e trasformazione, in modo tale da sintonizzarsi con, modificarsi e modificare un ambiente continuamente mutevole.” (Gnudi, 2017) 

In un’organizzazione scolastica, vista secondo i principi della complessità e della trasformazione descritti da franco Gnudi, l’attenzione oggi va posta anche su quel ripensare l’educazione nel XXI secolo che deve includere l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nell’opinione di Mario Pireddu[1], lo sviluppo della Didattica A Distanza (DAD), intesa come “DO” -la Didattica Oltre-, l’insegnante ha il compito di diventare abile e competente nell’utilizzo delle tecnologie informatiche, per completare, senza confliggervi, il suo curriculum di strategie di lavoro con la classe e senza escludere l’esperienza pregressa. Questo presunto salto quantico, in realtà già iniziato durante il primo periodo della pandemia da Covid19, pone la sfida reale di trasformare la didattica “on line” in didattica “on live” e poi “on love”, come auspica Daniela Lucangeli:

<<Nella relazione di apprendimento, l’intelligenza individuale non è mai davvero individuale, perché la trasmissione di conoscenza avviene sempre in un IO-NOI, all’interno di una relazione inclusiva e incarnata tra insegnante e allievi…perché ciascuno di noi intellige nella misura in cui è legato all’altro…ecco perché la classe è l’unità più inclusiva che abbiamo nelle scuole….Il 73% degli adolescenti di 14 anni dichiara malessere a scuola quando la richiesta di apprendimento che riceve viene percepita impersonale, esterna da una relazione inclusiva con i suoi compagni e con il suo insegnante….Essere totalmente immersi in una realtà digitale, immersiva, che ricrea a distanza il rapporto emozionale con l’altro, rende totalmente identiche le reazioni emotive che abbiamo imparato a vivere. Ecco perché anche attraverso la DAD, l’insegnante può trasformare l’on-line in “on-live” e poi in “on-love”>>. (Lucangeli, cit.)[2]

Su quali aspetti dell’organizzazione scolastica è dunque possibile riflettere, per individuare elementi utili a ripristinare il valore del lavoro educativo dell’insegnante, e allo stesso tempo, per sperimentare una forma già collaudata ed efficace di accompagnamento all’insegnamento (e allo studio)? Possiamo parlare di coaching scolastico

[1] Mario Pireddu, docente di Pedagogia Sperimentale dell’Università della Tuscia

[2] Daniela Lucangeli, Ordinario di Psicologia dello Sviluppo, Prorettore dell’Università di Padova, in “Ripensare l’educazione nel XXI Secolo”, MIUR, 19 dicembre 2020.

Il sostegno specifico del coaching per la Scuola

Negli ultimi 5 anni, in particolar modo nei paesi anglosassoni, si sono moltiplicati approcci di ricerca, sia quantitativi sia qualitativi, relativi allo studio dei fattori che possono contrastare lo stress lavoro correlato degli insegnanti, agendo sia a livello individuale sia sull’organizzazione scolastica. Uno di questi filoni di ricerca prende in esame il contributo del coaching, in relazione al tema del sostegno specifico all’organizzazione scolastica e al benessere degli insegnanti, sottolineandone le opportunità in chiave salutogenica.

Cos’è il coaching?

Il coaching (“istruire, allenare”) nasce nel contesto sportivo, per la precisione quello del tennis e del golf. Nel 1997 è Timothy Gallwey, pedagogista di Harvard nonché esperto tennista, a offrirne una prima definizione:

L’essenza del coaching è quella di liberare le potenzialità di una persona, perché riesca a portare al massimo il suo rendimento. Il coach aiuta il coachee, all’interno di una relazione paritaria, ad apprendere dalla sua esperienza, più che impartire insegnamenti”

Riportando in auge l’insegnamento di Socrate, Gallwey riporta l’attenzione alla fenomenologia dell’esperienza e dell’apprendimento attivo e consapevole, orientato alla ricerca di soluzioni personalizzate per il soggetto “coachee”, proiettato in una dimensione positiva, ottimista e futuribile, sganciata dall’analisi infinita dell’errore e del problema, ma anche dall’indottrinamento precostituito e impersonale.

Perché il coaching può restituire agli insegnanti l’interesse all’insegnamento anche attraverso la DAD e rimotivare gli studenti ad apprendere?

Innanzi tutto perché il coaching pone l’attenzione sul futuro e sulla ricerca di soluzioni, non lasciando che la mente rimanga imbrigliata nel passato e nell’analisi del problema, laddove le emozioni negative intorpidiscono il movimento della ragione. In secondo luogo, “gettare il cuore oltre all’ostacolo” apre lo sguardo su nuove azioni, progetti, impegni, sia per l’insegnante sia per l’allievo, entrambi complici in una relazione di fiducia, proiettata all’autorealizzazione e alla ricerca del miglior livello di empowerment e benessere inter-personale.

Infine, nella relazione di coaching, insegnate e allievo si incontrano con l’obiettivo condiviso di educare e apprendere per tutto l’arco della vita, in una dimensione di reciprocità propria dell’andragogia a dialogo con la pedagogia[1].

[1] Nel modello andragogico, viene attribuito un ruolo centrale ai discenti: questi diventano parte attiva del percorso, affiancando il formatore nella realizzazione dell'intera attività. Il formatore vede quindi modificato il suo ruolo: viene identificato come un facilitatore, un consulente, una guida, un accompagnatore che deve riuscire a coinvolgere le persone facendole partecipare senza però forzarle, deve sapere lavorare sulle soft skills e porsi "dietro le quinte" per lasciare la scena ai suoi discenti (Knowles, 2008).

Incontro di approfondimento: webinar della rete regionale delle scuole che promuovono salute

In virtù di quanto detto fino ad ora e in merito ai temi sui quali gli insegnanti vorrebbero ricevere formazione, durante l’ultimo incontro di Maggio 2020 parlare di benessere era la prima esigenza emersa nell’analisi dei bisogni, come conseguenza dei cambiamenti improvvisi vissuti dalle scuole durante la pandemia. Nel nuovo anno scolastico, in occasione del secondo incontro della Rete SHE Piemonte, abbiamo affrontato questo tema, mettendo a disposizione risorse e strumenti per gli insegnanti e raccontando come alcune scuole e la Sanità si stiano attivando per tornare a stare bene a scuola.

Di seguito riportiamo alcune considerazioni, tratte dai materiali presentati durante il webinar (Gennaio, 2021):

  • Gli stessi progetti di promozione della salute rivolti agli studenti, possono diventare anche occasione di promozione del benessere dei docenti. Alcuni progetti, presenti in tutti i cataloghi delle ASL piemontesi, per il metodo che propongono, tendono a favorire pratiche di benessere, sostenendo la nascita e la crescita di gruppi di lavoro stabili all’interno delle scuole stesse. (ASL CN2 promozione salute)
  • Nell’organizzazione scolastica, è fondamentale che i docenti ricevano sostegno dal Dirigente Scolastico, attraverso una leadership motivazionale, e tra colleghi attraverso gruppi di lavoro e formazione/confronto, che costituiscono valido strumento di lavoro e progettazione condivisa. Un’opportunità per aumentare il proprio livello di autostima, autoefficacia e assertività. A livello comunicativo è importante lo stile assertivo, una competenza relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni e di saperli poi comunicare ad altri. E’ la modalità di interazione maggiormente proficua per affrontare e gestire al meglio lo stress professionale, a livello cognitivo, emotivo e comportamentale (psicologa IC Tommaso Torino)
  • Il ruolo delle istituzioni, come per esempio l’USR – ufficio IV, possono essere dirette e a livello «base»: attraverso comunicazione e diffusione; a livello «sostanziale»: co-progettazione; co-azione. Possono anche essere indirette attraverso formazione, consulenza, sportelli per docenti ed educatori e la messa a disposizione di protocollo e tavoli interistituzionali (USR Ufficio IV)

Conclusioni

Le ricerche internazionali confermano che lo stress degli insegnanti è positivamente correlato con bassi livelli di auto-efficacia e con relazioni interpersonali scadenti con gli alunni. E gli insegnanti stessi, hanno confermato che la gestione emozionale della classe è parte integrante del loro lavoro, così come hanno riconosciuto che una buona capacità di gestire le componenti affettive, è un fattore protettivo contro il burnout e rende migliore la loro efficacia professionale (Gross in Mei Lin-Chang, 2013).

Nella pratica, l’insegnante ha il ruolo di chi può influire e determinare apprendimenti di qualità sui suoi studenti, se egli per primo può fare affidamento sulla cura della sua professione da parte dell’organizzazione scolastica. Il coaching “scolastico” può influire in maniera positiva sia sulla qualità delle competenze degli insegnanti, sia sul benessere psicofisico e relazionale dei singoli studenti, nonché rinforzare il legame di classe (Gibbs&Miller, 2014; Kraft, Blazar & Hogan, 2018).

Le policy scolastiche, come auspicato anche dalle evidenze delle scuole che appartengono allo SHE NETWORK, dovrebbero maggiormente tenere in considerazioni azioni trasformative e innovative soprattutto in questa direzione, ovvero nell’ammodernamento dei percorsi di sostegno e formazione del personale scolastico. La salute e il benessere dell’insegnante hanno bisogno di azioni concrete e innovative di programmazione scolastica, in termini di policy di salute, a cui i partner sanitari devono concorrere, coerentemente con le politiche di salute nazionali.

Bibliografia e Sitografia

  • Lucangeli Daniela in “Ripensare l’educazione nel XXI Secolo”, MIUR, 19 Dicembre 2020: https://www.youtube.com/watch?v=FIpCWBv2E9g
  • Esperienze e modelli USR Campania: “Il coaching nella scuola”, 2009; https://docplayer.it/34138257-Il-coaching-nella-scuola.html
  • Gnudi F., “L’organizzazione intelligente”, SGC Torino, 2017 (https://www.scuolagestaltcoaching.it/organizzazione-intelligente)
  • Gallwey T., “Il Gioco Interiore del Tennis”, New York: Random House, 1974
  • Gibbs S., Miller A., “Teachers’ resilience and well-being: a role for educational psychology”, Teachers and Teaching, 2014, N°20, Vol 5, p. 609-621
  • Knowles M., “Quando l'adulto impara”, Milano, Franco Angeli, 2008
  • Kraft M.A., Blazar D., Hogan D., “The Effect of Teacher Coaching on Instruction and Achievement: A Meta-Analysis of the Causal Evidence”, Review of Educational Research, 2018, n°88, vol.4, p. 547-588.
  • Mei Lin – Chang, Toward a theoretical model to understand teacher emotions and teacher burnout in the context of student misbehavior: appraisal, regulation and coping”, Motivation and Emotion, Springer, 2013, n°37

Per approfondire


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