La salute mentale di bambini e adolescenti, adulti ed anziani durante la pandemiaa cura di Rita Longo, Marina Penasso, DoRSPubblicato il 25 Marzo 2021Aggiornato il 27 Aprile 2021Sintesi di studi/reviewWebinar: salute mentale e Covid-19Cosa fare?Cosa è protettivo, cosa è rischioso?Accanto il livello individuale, si colloca il livello organizzativoBibliografiaWebinar: salute mentale e Covid-19Il 16 febbraio 2021 si è svolto il webinar su salute mentale e COVID-19 nelle diverse fasce di età, organizzato dall’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità – sezione Europa, a cui DoRS ha partecipato, insieme ad oltre centocinquanta partecipanti “collegati” da varie parti d’Italia e d’Europa, appartenenti al mondo sanitario-ospedaliero e sociale. Obiettivo del webinar era analizzare alcuni dei fattori che hanno influito sulla salute mentale di bambini, adolescenti, adulti e anziani, e condividere con alcune esperienze di misure necessarie per proteggere il loro benessere mentale. Il primo intervento, a cura di Erika Russo, psicologa dell’Unità Emergenza di “Save The Children”, si è concentrato sulla promozione della resilienza come strumento per proteggere il benessere psicosociale dei soggetti in età evolutiva e reagire alla pandemia di Covid-19. A partire dal modello ecologico utilizzato dall’associazione, che prende in esame fattori di rischio e fattori di protezione, sono stati realizzati, da tempo, anche in Italia, programmi di contrasto alla povertà educativa, sociale, culturale per promuovere salute e benessere psicologico e sociale: viene citato come esempio di azione avviata sin dal primo lockdown #ILLUMINIAMOILFUTURO (Campagna di Save the Children di contrasto alla povertà educativa, che mira a spezzare il circolo vizioso della disuguaglianza che priva migliaia di bambini dei loro diritti. Mentre il numero dei bambini in povertà assoluta è triplicato negli ultimi dieci anni la spesa pubblica a loro destinata continua a rappresentare una quota marginale degli investimenti. I recenti studi dell’OMS evidenziano: una enorme stanchezza in bambini e adolescenti causata dall’affrontare la pandemia, che si esprime con una demotivazione a seguire i comportamenti preventivi (covid fatigue) un incremento del disturbo oppositivo-provocatorio, disregolazione emotiva, disturbi alimentari, sintomi somatici, problemi della condotta e di concentrazione, etc. nei bambini (Cellini N, Di Giorgio E, et al. 2021). il bisogno di mettersi in gioco, tipico degli adolescenti, che può portare a esplorare il rischio e sfidare le regole (Musso P, Cassiba R, 2020) Cosa fare?Supportare le famiglie, anche con beni materiali (es. tablet, scorte alimentari), ma soprattutto fornendo informazione, sostegno emotivo e accompagnamento genitoriale: Save the Children ha elaborato una serie di materiali e strumenti per i genitori su come essere vicini ai figli durante e dopo l’emergenza (materiale informativo, webinar, video, gruppi facebook, etc.). Accompagnare e supportare insegnanti ed educatori attraverso webinar con esperti e attraverso materiali, quali ad esempio il kit operativo Le Bussole, strumento educativo complementare alla didattica Sostegno individuale: via telefono per le famiglie con bimbi con problemi di tipo comportamentale, e via chat con le neo-mamme Nel secondo intervento Caterina Gozzoli, direttrice della Alta Scuola di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, ha presentato i risultati di una ricerca sull’impatto Covid sulla fascia adulti / lavoratori, enfatizzando l’Intreccio tra salute mentale e lavoro, e contestualizzando i lavoratori (collaboratori e manager) all’interno del sistema organizzativo. Cosa è protettivo, cosa è rischioso?La pandemia ha evidenziato/estremizzato ciò che era già presente nel tessuto familiare, sociale, organizzativo, e contemporaneamente ha attivato risorse, fungendo così come una sorta di “detonatore”. Gli “spunti protettivi” che la pandemia ha fatto emergere sono rintracciabili nella storia motivazionale delle persone, fattori cioè che hanno portato a scegliere quel lavoro: riconoscimento sociale ma soprattutto percezione di utilità per se stessi e per la società (i medici, ad esempio, hanno abbandonato gli schemi rassicuranti, mettendo da parte il prestigio sociale associato storicamente alla professione); sapere/sentire di poter contare su legami familiari, amicali, di qualsiasi tipo, con valenza supportiva, non necessariamente per parlare o raccontare, ma anche per poter stare in silenzio; un minimo di fiducia sulla pensabilità del futuro (stiamo attraversando una crisi, niente sarà più come prima, come riscrivere il futuro?) Quest’ultimo atteggiamento può a volte avere un risvolto negativo, configurandosi come “un attacco alla dimensione della giustizia sociale”: la persona non riconosce ciò che sta accadendo, non accetta la “nuova realtà”, rimane ancorata al prima, in maniera disperata. Accanto il livello individuale, si colloca il livello organizzativo fenomeno del re-skilling Un coordinatore “flessibile”, che non si irrigidisce sulle procedure standard, chiede aiuto ai propri collaboratori per riscrivere le prassi organizzative, e - senza lasciarsi spaventare -entra dentro la dimensione emotiva dei propri collaboratori, supportando e ascoltando le loro difficoltà), attraversando anche dinamiche conflittuali (costruttive) è un esempio di re-skilling, cioè di ri-apprendimento delle competenze relazionali, che non sono strettamente intrecciate con il sapere tecnico. attribuzione di senso Dare significato ai compiti lavorativi, avendo trasferito il lavoro a casa: la persona può chiedersi “su cosa lavoro adesso? Perché? Me lo impongono, ma per me che senso ha? “ meccanismi di difesa È la reazione opposta: c’è infatti chi sviluppa dimensioni depressive e fobiche, lavoratori che hanno paura di rientrare al lavoro, che mostrano segni di malessere mentale; c’è anche chi considera il problema “superabile” e adotta comportamenti “leggeri” (smuovendo rabbia negli altri). Ma c’è anche una “terza via”, che consiste nell’avviare un processo collaborativo, di supporto reciproco, attraverso un “accompagnamento” formativo. Un altro importante fattore emerso dalla ricerca, che accomuna lavoratori e manager, è la sofferenza estrema dei “tessuti” sociali e familiari: fatica nel non avere più confini, fatica nel trovare senso, nel prepararsi ai licenziamenti, ecc La strategia elettiva è: rendere forte il contesto istituzionale, puntando di meno sul livello individuale, considerando il supporto sociale e collettivo un fattore più “potente” della “cura”. Il terzo intervento era a cura di Silvio Bonfiglio, consulente di ANCeSCAO (Associazione Nazionale Centri Sociali Comitati Anziani e Orti) che ha definito gli anziani l’ “anello debole”, evidenziando come il Covid-19 abbia colpito soprattutto gli anziani “fragili” (che vivevano da soli o in RSA, in condizioni precarie dal punto di vista socio-economico, affetti da comorbidità, etc.). Tra i disagi portati dalla pandemia: l’interruzione dell’assistenza medica, particolarmente dannosa per i malati cronici; l’ isolamento / marginalizzazione, soprattutto per chi era poco esperto di internet; l’amplificazione di disturbi fisici ed emotivi; il deterioramento della salute fisica e psicologica, con un carico maggiore per i caregivers; la disinformazione o la troppa informazione “confusiva”. L’impatto è stato particolarmente grave per gli anziani affetti da problemi psicologici, di tipo neurologico, e neurodegenerativo, che hanno presentato “sintomi atipici”: solo il 47% ha avuto febbre e il 67% delirio e stato confusionale e una generale difficoltà a manifestare malessere. Gli anziani con demenza e le loro famiglie si sono trovati isolati dalle loro reti di supporto sanitario, sociale, psicologico. Viene citato uno studio dell’ospedale di Brescia sugli anziani, secondo cui il 62% dei morti erano affetti da patologie neurodegenerative, solo il 26% erano anziani con funzionamento cognitivo integro. Tra gli aspetti positivi rilevabili: a) nuovi modi di fare medicina (telemedicina), con conseguente rivalutazione della tecnologia; b) solidarietà e coesione da parte delle associazioni (ad esempio: spesa a casa, trasporto, corsi di alfabetizzazione informatica, diffusione di informazioni corrette) Tra le strategie messe in campo da ANCeSCAO (pur se all’interno delle limitazioni imposte al terzo settore a causa della pandemia) viene nominata la “mobilitazione” o “attivazione” delle persone anziane “in grado di fare”, che sono stati sollecitati a contribuire alla ripresa e ad aiutare persone più fragili di loro, sentendosi così utili (ad esempio attraverso la creazione delle “Sentinelle di quartiere”, progetto di sviluppo della comunità per il sostegno degli anziani fragili il cui obiettivo è quello di creare una rete di prossimità per la popolazione anziana); di pari passo è stata avviata una “mappatura dei bisogni” della popolazione anziana residente, ed è stato finanziato dal Ministero del Lavoro il programma PASS (Percorsi Assistenziali per i Soggetti con bisogni Speciali). L’intervento si conclude con una citazione di Marco Trabucchi, Presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria: “La civiltà di una società si misura da come tratta i suoi anziani e i suoi bambini sin dalla nascita” - evidenziando come le persone anziane siano state oggetto di stigmatizzazione definendole “non più produttive”. Al termine degli interventi è stato riservato uno spazio alle domande dei partecipanti: Quali sono le azioni più urgenti che non richiedono un’azione politica, ma a cui possiamo contribuire tutti, ricercatori compresi, in favore dei bambini? Risponde E. Russo: Puntare su figure chiave come insegnanti, per ascoltare e aiutare a rielaborare, andando “oltre” l’aspetto didattico. Bisogna aiutare i bambini a capire che cosa stia succedendo, a rielaborare il loro vissuto e dare strumenti concreti alle figure di riferimento; e bisogna prevedere una maggiore preparazione degli adulti, collaborando, ciascuno con le proprie competenze (i professionisti del settore stanno lavorando in questa ottica per creare formazione e sostegno agli adulti di supporto mettendo anche a disposizione dei kit). La pandemia può diventare un’opportunità per meglio salvaguardare la salute dei lavoratori e per meglio gestire i fattori di rischio psicosociale dei dipendenti? Risponde C. Gozzoli: È finito il tabù del “non si può parlare del malessere di chi lavora”, e questo è importante, in particolare per chi svolge ruoli di cura/educazione verso gli altri; è un passo in avanti nella cultura organizzativa che ha preso atto della situazione dei precari, dei lavoratori, dei badanti, e che ha consentito di avviare iniziative di care da parte delle risorse umane per indagare la dimensione del welfare, del disagio organizzativo, investendo su azioni che non possono essere episodiche. Le situazioni di fragilità sono esplose soprattutto tra i lavoratori precari, lavoratori soli che hanno maggiormente bisogno di attenzione sociale. Anche gli anziani in buone condizioni di salute hanno sofferto; quali soluzioni efficaci da parte di familiari e della comunità per supportarli psicologicamente e facilitare il ritorno alla routine abituale? Risponde S. Bonfiglio Fattori chiave: motivazione, attivazione; è importante non renderli solamente beneficiari di servizi ma che siano loro stessi attori, protagonisti e partecipi della ripresa. I centri sociali possono fare molto nel coinvolgere gli anziani più vulnerabili e fragili ma le istituzioni devono avvalorare questo coinvolgimento; Azioni per salvaguardare la salute mentale di bambini, adolescenti, adulti, anziani: in modo integrato o mirate/specifiche (indipendenti l’una dall’altra)? Risposta unanime dei relatori: devono esserci pensieri e azioni ad hoc (ad es. target adolescenti, con bisogni specifici), ma anche sinergia. Il valore aggiunto sono sicuramente le azioni integrate, tenendo conto delle peculiarità individuali. Bibliografia Il programma del webinar e le slide dei relatori; Sleep and Psychological Difficulties in Italian School-Age Children During COVID-19 Lockdown; Adolescenti in tempo di Covid-19: dalla movida alla responsabilità; Demenza e COVID-19: una relazione pericolosa. DOWNLOAD & LINKSalute mentale e Covid-19: il programma del webinarSalute mentale e Covid-19: le presentazioni del webinarTAG ARTICOLOCOVID19; RESILIENZA; SALUTE MENTALE;