Per una salute mentale di comunità: l’advocacy di cittadini e associazioni per stimolare le istituzioni
a cura di Rita Longo, Dors

Il progetto “Salute mentale e advocacy nelle comunità”, promosso dal Coripe Piemonte - Consorzio per la Ricerca e l’Istruzione Permanente in Economia, con il sostegno economico della Fondazione Compagnia di San Paolo, ha visto come azione finale l’organizzazione di un seminario tematico l’8 giugno e la pubblicazione del libro "ADVOCACY PER LA SALUTE MENTALE: una guida pratica per cittadine e cittadini, associazioni e istituzioni", in fase di catalogazione presso la Biblioteca di DoRS. Il libro prende spunto da un recente documento dell’Organizzazione Mondiale della Salute sul tema.

DoRS ha partecipato on line, e ha provato a sintetizzare i principali concetti chiave emersi:

  • la salute mentale considerata come branca specialistica della medicina e “letta” attraverso un approccio intrinsecamente riduzionistico, è ben diversa dalla salute mentale come tema/problema di sanità pubblica e di partecipazione comunitaria, che poggia su un approccio bio-psico-sociale;
  • la salute mentale non può più essere ambito/competenza esclusiva della psichiatria: cura e trattamento rappresentano “un pezzo” di un quadro più ampio e complesso, che concerne la quotidianità e la qualità di vita all’interno della famiglia e della comunità, che sono protagonisti e portatori di interesse al pari di medico e utente;
  • Il concetto di salute mentale di comunità assegna un ruolo di protagonista consapevole/informato/critico a tutti gli stakeholder (utenti, familiari, operatori e istituzioni pubbliche), dando valore in particolare all’esperienza delle persone con problemi di salute mentale, usando perciò il loro punto di vista per parlare di benessere sociale e clinico, sofferenza, guarigione (recovery), e può essere riassunto attraverso tre parole: diritti umani, libertà, dignità delle persone con disabilità psicofisica.
  • le ricerche sulla qualità delle cure in salute mentale stanno prendendo sempre più in considerazione il problema dell’inappropriatezza delle prescrizioni farmacologiche, orientando servizi, operatori e utenti verso il “deprescribing”, ossia la riduzione dell’uso di farmaci, nell’ottica di un necessario cambiamento a livello di cultura e prassi, per la riduzione di approcci inutili o potenzialmente dannosi
  • Il ruolo del terzo settore è fondamentale: i movimenti sociali devono essere uniti e portare avanti con forza le richieste per tutelare la salute mentale e il benessere, i cittadini/utenti/famiglie devono diventare consapevoli dei propri bisogni e diritti, lottando per cambiare quel che non funziona, in alleanza con gli operatori sanitari, per un reale miglioramento dei servizi ed efficacia delle cure
  • l’advocacy “dal basso” ha l’obiettivo di promuovere/tutelare la salute mentale, difendere i diritti degli utenti e lo sviluppo di un servizio pubblico “capace”, stimolare il livello pubblico-istituzionale, sostenere l’idea di un dialogo tra i diversi attori coinvolti condividendo regole definite
  • Importante valorizzare il ruolo e riconoscere le competenze acquisite degli “esperti per esperienza” (ESP), persone che hanno/hanno avuto esperienze di disagio psichico, hanno affrontato un percorso di cura e – laddove possibile - di guarigione personale, che possono fare advocacy - sensibilizzando e coinvolgendo l’opinione pubblica, supportare i pari – utilizzando lo stesso linguaggio, aiutare gli operatori – fungendo da intermediari.

E' disponibile un resoconto dettagliato dell’incontro a questo indirizzo.

 


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